bambino.»
«Vedo che la vita dei vostri fedeli sudditi vi sta a cuore, maesta. Si, e vero: tra poco verra al mondo il mio secondogenito.»
Dalle parole del voivoda s’intuiva che avrebbe riposto molte speranze su quel nuovo nato: il suo primogenito Mircea si avviava a diventare un rude combattente, ma poco interessato alle sottili arguzie della politica. Al secondogenito Vlad avrebbe dato il suo stesso nome e, anche se lo scettro del potere sarebbe stato raccolto, per diritto di nascita, da Mircea, Vlad aveva deciso che al suo secondo figlio avrebbe impartito un’educazione rigorosa e completa. Voleva che diventasse insuperabile nell’arte della diplomazia, anche se sapeva bene che molto difficilmente avrebbe infilato al dito l’Anello dei Re.
Quando Vlad II fece ritorno al castello di Sighisoara, venne festeggiato per giorni dai sudditi entusiasti.
Il motivo ufficiale dei festeggiamenti era la nomina di Vlad a principe di Valacchia. Il Cavalierato del Drago era un patto di fedelta segreto tra il voivoda e Sigismondo di Lussemburgo, l’imperatore che da sempre aveva sostenuto il neoprincipe.
Vlad volle riunire all’interno del castello tutte le quattordici corporazioni che avevano contribuito alla sua costruzione: ognuna delle torri merlate riportava il nome di una confederazione di commercianti.
Sighisoara era un centro commerciale molto attivo e una via di congiunzione tra la Germania occidentale e Costantinopoli e tra le regioni baltiche e il resto dell’Europa. Buona parte dei suoi piu ricchi abitanti era rappresentata da mercanti tedeschi, trasferitisi li nel corso del tempo perche attirati dalla sua importante funzione commerciale.
Fu in quel 1431 che la principessa Cnejana, moglie di Vlad II, diede alla luce il bambino che portava in grembo.
La nomina di Vlad a principe aveva inevitabilmente provocato dissapori profondi: Alexandru Aldea, fratellastro del nuovo voivoda, era stato scalzato dal trono che occupava come reggente.
La nobile famiglia dei Basarab si schiero in parte con l’uno e in parte con l’altro dei pretendenti e ne nacque una lunga lotta segnata da una scia di sangue.
Furono necessari cinque anni perche quello che tutti chiamavano con un termine dialettale, Dracul, nome che poteva avere il duplice significato di drago oppure di diavolo, riuscisse ad avere la meglio sul fratellastro.
Per i primi cinque anni di vita il figlio del principe, chiamato Vlad III Dracula, venne educato e accudito senza che potesse mai uscire dal maniero di Sighisoara. Ma la storia di Dracula non si sarebbe esaurita tra le mura di un castello ai confini del ducato transilvano del Fargas. Sin dalla piu tenera eta Dracula dimostro le doti di un condottiero senza paura: egli sarebbe divenuto uno spietato guardiano della Cristianita con cui gli invasori infedeli avrebbero dovuto fare i conti.
Con essi, pero, Vlad II aveva stretto una strana alleanza, venendo meno al giuramento prestato all’Ordine del Drago: un incomprensibile patto legava il principe di Valacchia col sultano turco Murad.
Quando le armate del voivoda valacco, affiancate da quelle turche, avevano compiuto scorribande e saccheggi nella stessa Transilvania, la clemenza usata dal principe nei confronti dei prigionieri aveva insospettito i turchi: nessuno doveva essere risparmiato dai vincitori.
Dracul stava attraversando il ponte sul Danubio. Sulla sponda era convenuto quello che il voivoda avrebbe creduto fosse un comitato di accoglienza. Il sultano Murad aveva espresso la volonta di incontrarlo, assieme ad alcuni membri della sua famiglia.
Vlad III Dracula aveva appena otto anni; suo fratello minore, Radu, non aveva che pochi mesi. Entrambi erano al seguito del padre in quella visita di cortesia. Dracula cavalcava fiero.
Non appena Vlad raggiunse i turchi, questi lo circondarono e gli puntarono contro le spade e le picche.
«Che cosa state facendo?» chiese il voivoda.
«Eseguiamo gli ordini del nostro sultano», rispose il comandante del drappello. «E ti esortiamo a non opporre resistenza, Vlad di Valacchia.»
«Una vile trappola, io vi maledico.» Cosi dicendo Vlad sprono il cavallo, travolgendo il soldato che voleva disarmarlo.
«Ti conviene stare calmo», disse il comandante, indicando il giovane Dracula e il carro su cui si trovava Radu, circondato dai turchi, «se ti preme la vita dei tuoi figli.»
Vlad si inchino al cospetto del sultano.
Murad ostentava i modi insinuanti delle genti d’Oriente quando hanno in mano il bandolo della trattativa.
«Io ti ho appoggiato in ogni tua spedizione militare. Perche mi hai riservato questo trattamento, Murad?»
«Non temere, mio fedele Vlad. Non ho nulla contro di te… avevo soltanto necessita di assicurarmi la tua… devozione.»
«Che cosa significa? Perche questa trappola?»
«I miei informatori mi hanno riferito che hai risparmiato gli abitanti di Sebes…»
«Mi sembrava inutile infierire contro di loro: erano ridotti allo stremo e la citta era stata razziata.»
«Sai che questo non fa parte delle nostre abitudini: un nemico lasciato in vita restera per sempre un uomo in armi contro di noi. Mi hanno detto che non hai nemmeno voluto fare schiavi.»
«Erano rimasti soltanto alcuni vecchi e dei feriti: quasi tutta la popolazione valida di Sebes, comprese le donne e i bambini, era perita in battaglia.»
«Non mi risulta che sia andata proprio cosi, mio buon Vlad. Ho anche appreso che tu fai parte di un ordine cavalleresco che si prefigge di sconfiggere i figli del Profeta ovunque essi si trovino. Non e vero?»
«No, Murad. Ti hanno riferito il falso», provo a mentire Vlad, ormai alle strette.
«Comunque, ho deciso: dato che sei un fedele servitore della nostra causa, dovresti essere felice che i tuoi figli piu giovani vengano educati nella devozione del Corano e del Profeta.»
«Che cosa vuoi dire, Murad?»
«Voglio dire che il giovane Vlad Dracula e il piccolo Radu verranno con me… cosi da suggellare in maniera indissolubile il nostro patto.»
Il regime a cui Dracula e Radu furono sottoposti era simile alla prigionia: i due bambini erano liberi di scorrazzare ovunque, all’interno del palazzo di Murad a Gelibolu, sui Dardanelli, ma non potevano uscire senza permesso del sultano e senza essere accompagnati da guardie armate.
Dracula cresceva sano, forte e abile con le armi. Il suo carattere chiuso e fiero ne faceva un allievo non facile da addomesticare: spesso gli insegnanti si dichiaravano impotenti dinanzi alla difficolta di comunicare con lui.
Dracula non avrebbe mai scordato che il mondo dorato intorno a se era solo una prigione lussuosamente mascherata.
Radu si era invece mostrato ben piu remissivo del fratello: sin dall’adolescenza si erano manifestate le sue inclinazioni poco virili. Tali tendenze incontravano l’incondizionato favore del sultano: pareva che Murad non fosse insensibile alle attenzioni dei membri del suo stesso sesso, specie se in tenera eta.
Dracula si era quindi trovato a combattere da solo un mondo che disprezzava: questo lo aveva reso ribelle, violento e molto crudele.
A uno dei suoi insegnanti, che gli chiese perche avesse ucciso un piccolo uccello impalandolo sino a fare uscire dal becco la punta acuminata del paletto, Dracula rispose che si era annoiato di quella compagnia e aveva punito il passero con il metodo che usava Murad contro coloro che gli venivano a noia.
La sua spiegazione non era del tutto incoerente: quello era il mondo nel quale Dracula stava crescendo.
Fu cosi che il giovane si tempro e imparo quanto scarso fosse il valore della vita del singolo di fronte alla sopravvivenza di una nazione o di un’intera civilta. Negli anni della sua educazione, Dracula apprese a diffidare di chiunque e a conoscere e apprezzare il piacere della piu feroce vendetta.