quattrocentomila dollari per la sua realizzazione.

Lugosi rimase in attesa del suo turno per il provino. Era vestito con l’abituale costume da vampiro: frac nero e attillato, papillon bianco di seta, cipria bianca e occhi evidenziati da linee di nerofumo.

La produzione era molto preoccupata dal fatto che la vedova di Bram Stoker avesse chiesto la cifra di duecentomila dollari per la cessione dei diritti cinematografici, ma Lugosi aveva scritto lunghe lettere alla signora Stoker nella lontana Inghilterra, convincendola a rivedere le sue pretese: la richiesta iniziale era stata ridotta a un quinto.

Forte del successo diplomatico, l’attore arrivo dinanzi agli esaminatori della Universal. Ma non dovette sostenere nemmeno il provino: la sua discreta fama e le doti di intraprendenza che avevano ridotto enormemente il budget di spesa della Universal fecero si che il ruolo fosse suo.

Nella Hollywood del cinema muto stava per nascere una nuova stella, e quella stella sarebbe stata un faro per le speranze di tanti immigrati giunti nel paese dove ogni sogno poteva diventare realta.

Lugosi non era il solo ungherese ad aver percorso la via del successo nel mondo della celluloide: nomi come Curtiz, Benedek, Korda e, non ultimo William Fox, fondatore della omonima casa di produzione, lo avevano preceduto. Nessuno di loro aveva voluto cancellare le proprie origini balcaniche, anzi per lo piu tutti ne andavano fieri. Cosi sarebbe stato anche per l’ex tenente dell’esercito d’Ungheria.

Nell’ambiente si mormorava che la parte di Dracula, al momento dell’avvio della produzione, fosse gia stata affidata dal regista Tod Browning a Lon Chaney. L’attore aveva scarsa dimestichezza col cinema sonoro ed era stato riluttante ad accettare, poi, finalmente, l’amico regista Browning era riuscito a convincerlo. Ma non appena sciolta la riserva, Chaney era stato portato via da un cancro alla gola in pochissimo tempo.

La scelta del grande regista, proveniente da un’oscura quanto misteriosa carriera di clown, sarebbe quindi ricaduta, dopo un attento casting, su un attore poco conosciuto che aveva pero gia diretto in una parte secondaria di una sua pellicola: Bela Lugosi.

Da quel giorno l’ascesa dell’immigrato ungherese sarebbe stata fulminante: nel solo 1931, Bela Lugosi avrebbe preso parte a sette pellicole con ruoli da protagonista.

Dagli appunti raccolti da Asher Breil

a Cortina d’Ampezzo, 1967

Minhea Petru stava camminando di buon passo lungo la Cinquantunesima, verso il luogo fissato per l’appuntamento. Era tormentato dall’ansia di non riuscire a ottenere cio che piu al mondo desiderava. Niente di quanto accadeva intorno a lui era ormai in grado di suscitare il suo interesse: fino a che non avesse messo le mani sul suo bottino non sarebbe stato tranquillo.

Il giovane fornitore gli aveva promesso che quel pomeriggio gli avrebbe consegnato qualche preziosa bottiglia distillata clandestinamente.

Minhea stringeva nella mano una borsa di pelle vuota: tra poco l’avrebbe riempita di recipienti colmi di felicita.

Nella sua stanza al Plaza, nascosta dentro l’armadio, era rimasta l’ultima bottiglia con poche dita di liquore. Ma si disse che non c’era ragione di temere: Cesare — il cameriere italiano imparentato con alcuni produttori di alcolici — non aveva mai deluso il suo facoltoso cliente.

Minhea giro a destra sulla Nona e busso a una porta di legno verde, all’apparenza l’ingresso di un vecchio negozio chiuso da tempo.

Cesare apri e getto un’occhiata circospetta sulla strada, quasi deserta a quell’ora della sera.

«Venite dentro, signor principe», disse l’italiano, guidando Minhea attraverso ambienti polverosi e disabitati da anni.

Quindi il ragazzo busso a sua volta a un’altra porta interna, battendo con un ritmo che sembrava un codice di riconoscimento.

Un uomo dalla carnagione scura li accolse e si trovarono in un altro mondo: lampadari a goccia scendevano dal soffitto e illuminavano l’ampio salone. Il bancone della mescita era in legno scuro e il piano era ricoperto di marmo bianco. Dietro al banco stavano allineate decine di bottiglie, anonime solo per coloro che non conoscevano il forte piacere dell’alcol nelle vene.

Il bar clandestino era ancora chiuso ma avrebbe aperto da li a poco: gli avventori sarebbero arrivati alla spicciolata, passando attraverso il negozio dismesso, e si sarebbero attardati, appoggiati al bancone, a degustare il nettare proibito.

Minhea non condannava — e non sarebbe stato possibile — i suoi compagni di sventura. Non riusciva pero a condividere il loro modo di esibire la dissolutezza. Forse era il rigore della sua educazione aristocratica che spingeva il rumeno a non indulgere in pubblico al suo vergognoso vizio. Preferiva restare solo a pregustare il momento in cui i dubbi e le sofferenze della sua esistenza scomparivano in un attimo per lasciare il posto all’oblio.

La lingua italiana con la quale Cesare si rivolgeva a Petru risveglio i ricordi di quel signore aristocratico: erano trascorsi tredici anni dalla fine della guerra e il mondo stava vivendo in maniera traumatica gli strascichi di una crisi economica senza precedenti.

Usci di nuovo in strada, costeggio alcuni isolati della Cinquantatreesima sino a Broadway.

Noto il cartellone fuori dal cinema quasi per caso. Il nome dell’antico antenato non fu la sola cosa ad attirare la sua attenzione. Minhea osservo ancora una volta il manifesto su cui spiccava il ritratto del protagonista. Scrollo la testa, come se cercasse di allontanare le allucinazioni di cui spesso era preda. No, non aveva ancora bevuto, fatta eccezione per il bicchiere colmo che gli avevano offerto gli italiani della distilleria. Non aveva dubbi: l’attore che interpretava il ruolo di Vlad Dracula si faceva chiamare Bela Lugosi, ma altri non era se non Bela Blasko, l’ufficiale ungherese a cui stava dando la caccia da oltre un decennio.

«Faccia attenzione, Asher», disse Sciarra. «Il treno per Calalzo transita di rado, ma comunque transita. Stia attento a camminare lungo la strada ferrata.»

«Non si preoccupi, generale. L’unico pericolo che corro e quello di essere tanto trascinato dagli avvenimenti del suo racconto da non accorgermi dell’arrivo del treno.» Asher Breil sorrise. «Puo continuare, generale, la prego?»

«Dove eravamo rimasti?»

«Al cartellone del film.»

«Gia… le coincidenze… Un uomo trascorre la vita con l’angoscia di non poter compiere la missione che si e prefissato, per poi accorgersi che la persona che cerca e sotto ai suoi occhi… o meglio, sotto agli occhi di tutti.»

Tenendo ben stretta la borsa, Minhea si mise in coda per acquistare il biglietto del successo cinematografico del momento: sembrava che la gente fosse in preda alla frenesia di assistere alle gesta del famoso vampiro.

Ma non furono le pose terrificanti di Bela Blasko con le mani protese e le dita piegate ad artiglio a far trasalire Minhea Petru sulla sedia: aveva finalmente trovato il suo acerrimo nemico e ora doveva solo escogitare il sistema per recuperare il tesoro della sua famiglia.

Minhea usci dal cinema due ore piu tardi. Si incanalo nel fiume di persone che stavano abbandonando la sala. Probabilmente, quando fu sul marciapiede, inciampo tra la folla. La borsa di pelle cadde a terra ai piedi di un poliziotto che sorvegliava il traffico. L’agente raccolse la borsa con gesto cortese, ma subito l’espressione gentile si tramuto in uno sguardo indagatore. L’odore del whisky aveva raggiunto le narici del poliziotto.

Poco piu tardi Minhea Petru sedeva su una panca del distretto di polizia di Manhattan.

«Ve lo ripeto, signor Petru», disse il detective puntandogli contro un dito minaccioso, «se ci dite dove avete preso quelle bottiglie, vi lasciamo andare senza procedere nei vostri confronti e vi assicuriamo che nessuno fuori di qui verra a conoscenza di questo episodio. Avete capito?»

«Vi ho detto che ho trovato la borsa di pelle dentro al cinema», menti il rumeno.

«Non penserete davvero che io ci creda! Ve lo chiedo per un’ultima volta. Dove avete trovato quelle bottiglie?»

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