responsabile.»

«L’unico ad avere colpa per quanto e accaduto sono io, non certo lei o chiunque altro, Cesare.»

«Grazie, signore, sono felice di darle il bentornato. L’hotel Plaza e lieto di mettere a sua disposizione la solita suite all’ottavo piano, signor principe.»

59

Romania, 1462

Stavano in silenzio, nascosti tra la fitta vegetazione, a poca distanza dalla riva. Simili a un branco di lupi famelici, gli uomini di Dracula osservavano le operazioni di sbarco dell’esercito nemico. E come lupi uscirono dai nascondigli, spronando i cavalli sino a sfiancarli, manifestando il desiderio di uccidere che avevano nel cuore, sguainando le lame lucenti che riflettevano i raggi di un timido sole primaverile.

Le truppe turche avevano utilizzato settanta tra zattere e imbarcazioni leggere per attraversare il Danubio. Lo scontro era inevitabile, Dracula lo sapeva bene e sperava che il re d’Ungheria, Matthias, gli inviasse al piu presto rinforzi e truppe fresche. Ma i soldati tardavano ad arrivare e i turchi nel frattempo avevano scavato delle trincee e puntato i loro micidiali cannoni contro le postazioni valacche.

Non c’era tempo da perdere.

«Pronti ad attaccare i turchi non appena sbarcheranno il secondo contingente», aveva detto Dracula ai suoi, indicando le zattere che si accingevano a effettuare un nuovo trasbordo.

Il primo assalto di cavalleria fu devastante: mentre l’esercito del sultano Mehmed II era intento alle operazioni di sbarco, la cavalleria guidata da Dracula si abbatte sugli invasori con una forza dirompente. Almeno trecento turchi furono uccisi in una sola carica, prima che avessero avuto modo di organizzare la loro difesa.

Ci volle qualche tempo perche i musulmani si riprendessero dallo smarrimento, poi si asserragliarono alle spalle del centinaio di cannoni che avevano gia trasportato al di la del fiume e misero i pezzi in batteria. Allora i generali turchi ordinarono il fuoco e dispersero la cavalleria assalitrice.

La battaglia lungo le rive del Danubio non duro a lungo: Dracula sapeva bene che, perso l’effetto sorpresa, il suo esercito era estremamente vulnerabile. Fu sufficiente un ordine del principe di Valacchia, e i suoi uomini scomparvero in brevissimo tempo nella foresta. La ritirata di Dracula verso l’interno della Romania era iniziata.

La tecnica della guerriglia era stata usata da Dracula nel corso di tutte le ultime battaglie: il principe era consapevole dell’inferiorita numerica del suo esercito rispetto a quello del nemico, per questo mirava all’annientamento psicologico dell’avversario. I suoi uomini sbucavano all’improvviso dal nulla e colpivano come predatori. Dopo aver causato morte e terrore, cosi come erano venuti i soldati valacchi scomparivano di nuovo, simili a fantasmi capaci di svanire nel nulla dopo ogni assalto.

I turchi avanzavano incerti: nelle truppe si era diffusa la leggenda di un esercito nemico invincibile e formato da fantasmi immortali e ferocissimi.

Dracula, tenendo a freno l’irruenza del suo destriero nero e lucente, aveva ordinato: «Dovete abbandonare il villaggio e rifugiarvi sulle montagne».

«Perdonatemi, altezza, ma noi qui abbiamo tutto quello che possediamo», gli aveva risposto il boiaro che reggeva la cittadina. «Molti di noi preferiscono resistere e combattere per tentare di salvare le loro case e le loro famiglie.»

«Da quella direzione», aveva detto Dracula indicando la strada che portava al Danubio, «stanno arrivando oltre trentamila soldati turchi agli ordini di Mehmed. E voi sperate che i vostri sporchi e inesperti uomini e le fragili mura di questa citta possano fermarli? Avete ancora qualche ora di tempo. Radunate i cittadini, dite loro di portare con se tutto cio che possono e mettetevi in salvo. E un ordine. Voi sapete dopo quali e quanti supplizi i turchi uccidono i loro prigionieri, non e vero?»

Cosi come aveva fatto per ogni altro villaggio o citta incontrati nel corso della sua ritirata, Dracula, una volta che gli abitanti si erano allontanati, aveva appiccato il fuoco alle case e aveva avvelenato l’acqua dei pozzi.

«I turchi dovranno incontrare soltanto terra bruciata lungo il loro cammino», diceva il principe mentre i bagliori dell’incendio ne illuminavano gli occhi freddi come il ghiaccio.

E cosi era stato: l’esercito invasore, sempre piu demoralizzato e stanco, si era visto costretto a marce forzate per approvvigionarsi d’acqua e di viveri che si erano ormai resi irreperibili. Le avanguardie di soldati turchi incaricate della ricerca, inoltre, costituivano la piu appetibile preda per gli attacchi dei guerriglieri di Dracula.

Ma il peggio doveva ancora venire: la sottile mente del principe aveva in serbo alcune sorprese per piegare definitivamente il nemico.

La tenda del sultano si trovava al centro dell’accampamento. Era riconoscibile dall’esterno per le sue dimensioni e per la ricercatezza delle finiture. I soldati musulmani avevano marciato per sette giorni senza trovare un pozzo che non fosse contaminato, ne viveri freschi, e l’esercito stremato godeva finalmente di alcune ore di riposo. Il caldo, in quell’estate del 1462, rappresentava un altro nemico da combattere: molti turchi erano morti a seguito del propagarsi di malattie dovute alla malnutrizione, alla mancanza d’acqua e al clima torrido. Ma finalmente la meta sembrava a portata di mano: la capitale Tirgoviste distava ormai pochi giorni di marcia.

Ancora una volta il branco famelico di lupi assali i turchi all’improvviso. Dracula, alla guida di un piccolo manipolo, piombo sull’accampamento armi in pugno. L’intento del principe era quello di raggiungere la tenda del sultano e assassinarlo.

Come furie i valacchi lanciavano i destrieri negli spazi tra le tende e si accanivano contro ogni soldato nemico che osava pararsi loro dinanzi.

Mehmed II era un abile combattente, ma fu colto di sorpresa: i suoi nemici stavano raggiungendo il centro del campo.

«Presto, armatevi e difendiamoci!» disse il sultano, impugnando la scimitarra e ponendosi alla guida dei suoi che sbandavano in preda al terrore.

Quell’incitamento fu da sprone alla riscossa: seguendo il loro condottiero, i turchi organizzarono la difesa, riuscendo infine a respingere l’assalto a pochi passi dalla tenda di Mehmed. Il prezzo che pagarono fu pero altissimo: un migliaio di soldati persero la vita e innumerevoli furono i feriti.

Tra i valacchi caddero un centinaio di cavalieri.

«Avanti, parla: quali sono i piani del tuo principe Dracula?» aveva chiesto il gran visir Machumet a un cavaliere che i suoi uomini avevano catturato.

L’altro rimase in silenzio, mentre una folla di soldati si raccoglieva intorno a loro per vedere come si sarebbe concluso l’interrogatorio. Il cerchio si apri, il sultano Mehmed sopraggiunse per rivolgere alcune domande al prigioniero.

«Il gran visir ti ha chiesto di rivelarci i piani di Dracula e in cambio avrai salva la vita. Mi hai compreso?»

Il fedele soldato di Vlad continuo a tacere.

«Vediamo se questo riuscira a scioglierti la lingua», disse il visir mentre due enormi soldati si avvicinavano tenendo una grossa sega di quelle utilizzate per abbattere gli alberi. «Ti faro segare in due se non parli.»

Per tutta risposta il cavaliere si sdraio, invitando il gran visir a dare subito l’ordine di ucciderlo.

Non un lamento usci dalla sua bocca mentre veniva tagliato in due pezzi all’altezza dello stomaco.

Buona parte dell’esercito turco aveva assistito ammutolito all’eroismo con cui il soldato aveva affrontato una morte atroce: quel comportamento aveva rafforzato nei musulmani il timore di trovarsi di fronte a una leggendaria armata di invincibili.

L’attacco era fallito: il sultano era ancora vivo, ma Dracula era certo che gli animi dei nemici avessero subito un fiero colpo.

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