maggiori servizi federali di intelligence, ma la piega che l’uomo aveva fatto prendere alla faccenda sin dalle prime indagini andava oltre qualsiasi regola.

«Mi dispiace che tu ti sia dovuta trovare in questo guaio, Cassandra. Del resto ti era stato detto in tutti i modi di startene alla larga. Quanto a lei, dottor Breil, sono molto lusingato di riceverla, ma le devo ricordare il carattere del tutto informale di questa visita. Veniamo a noi: mi dicevi che ti e arrivata un’altra lettera.»

«Si, certo, una lettera che reca il sigillo del Giusto e che scagiona Deidra Blasey», rispose Cassandra.

«Posso vederla?»

«Certamente, sono qui per consegnartela.»

Glakas, indossati un paio di guanti di lattice, estrasse la busta dal sacchetto trasparente su cui spiccava stampigliata in bianco la scritta FBI EVIDENCE.

Glakas osservo il timbro postale.

«Come vedi non e possibile che l’abbia spedita la Blasey.»

«Potrebbe averla imbucata un complice, un ignaro dipendente di un centro di logistica o il concierge di un albergo che ha ricevuto istruzioni in merito.»

«Che cosa pensa di fare, signor Glakas? Aspettiamo che saltino in aria qualche altro centinaio di musulmani o ha intenzione di svolgere le indagini che le sono state affidate in esclusiva?» chiese Oswald, che stava perdendo la pazienza di fronte all’evidente malafede del dirigente della CIA.

«Come le ho gia detto, signor Breil», rispose Glakas, che, una volta ottenuta la lettera, non aveva piu alcun interesse a trattenersi con quegli scomodi visitatori, «lei qui e soltanto un ospite e mi auguro che come tale si comporti. Se non sbaglio, il paese che fa della caccia all’arabo uno scopo di vita e quello del quale lei e stato primo ministro. In ogni caso non sono autorizzato a divulgare lo stato delle indagini. Credo che la nostra conversazione si possa considerare conclusa. Buona giornata, dottor Breil. Molti auguri per la tua futura carriera, Cassandra», concluse bruscamente Glakas, senza nemmeno alzarsi dalla poltrona girevole su cui si era dondolato tutto il tempo.

«Abbiamo fatto quanto potevamo con lui. Ora non ci rimane altro che aspettare: spero davvero che Glakas ci dia retta», disse Cassandra, non appena furono fuori dal palazzo sede della CIA, una costruzione progettata negli anni ’50 dal famoso studio di New York Harrison Abramovitz.

«Io non riesco a essere ottimista, Cassandra», rispose Breil. «Sara solo una sensazione, ma ho avuto l’impressione che Glakas non abbia alcuna intenzione di riaprire le indagini per un caso che considera chiuso.»

«Mi auguro che tu ti stia sbagliando. Per il bene di tutti. Hai davvero deciso di partire, Oswald?»

«Si, Cassandra. Credo che qualche giorno dai miei genitori adottivi in Colorado non possa farmi altro che bene. Ho bisogno di staccare per un po’, e poi c’e un’altra questione della quale vorrei venire a capo…»

«Quella di cui mi hai accennato, che riguarda il sigillo con cui il Giusto si firma e che coinvolge i tuoi genitori e non ho capito cos’altro?»

«Esatto, Cassandra.»

«Naturalmente non posso chiederti di piu. Non e vero?»

«Ti prometto che saprai presto ogni cosa. Molto presto, mi auguro.»

«Vorrei anche un’altra rassicurazione da te, Oswald… Non metterai da parte la nostra questione?»

«Come potrei ignorare un problema che mette a repentaglio la vita di tanti innocenti?»

«Vuoi che ti accompagni all’aeroporto?»

«Non ce n’e bisogno. Ma mi dispiace di lasciarti tornare da sola.»

«Avro sicuramente paura senza la tua protezione, Oswald. Il centro di Washington dista da qui ben tredici chilometri!»

«Ti accompagno alla macchina, cosi recupero la mia valigia. Poi prendero un taxi.»

L’auto di Cassandra si trovava nel parcheggio riservato ai visitatori, poco distante dal palazzo.

Non appena furono vicino all’automobile, la donna prese dalla borsa la chiave con il telecomando di apertura.

«Aspetta!» le grido Breil.

«Che cosa succede, Oswald?»

«La tua auto ha un sistema automatico di chiusura dei cristalli? Quei marchingegni tipo sistemi d’allarme che chiudono automaticamente i vetri quando sono stati dimenticati aperti?»

«L’unica diavoleria elettronica e il sistema telecomandato di accensione. Mi hanno detto che questa macchina era destinata ai mercati dell’Alaska e che per questo era stato predisposto un optional in piu. Non l’ho mai usato, ma dicono che sia utile quando le temperature sono molto rigide e si vuole riscaldare l’abitacolo prima di salirvi. Perche me lo chiedi?»

«Non so: ero sicuro d’aver lasciato due dita del mio finestrino aperto, cosa che faccio sempre quando esco da un’auto sulla quale dovro risalire entro breve tempo. Guarda: il finestrino e chiuso. Hai con te il telecomando per la messa in moto a distanza?»

«Si, certo, e questo pulsantino rosso sulla chiave.»

Dall’ufficio di Glakas si vedeva il parcheggio ospiti. Il dirigente della CIA si affaccio, come buona parte dei suoi colleghi, subito dopo che una violenta esplosione ebbe scosso l’intero edificio.

Oswald tolse il braccio con cui aveva protetto il capo di Cassandra, stesa a terra di fianco a lui, quindi si alzo in piedi e si volse verso il palazzo alle sue spalle. Vide chiaramente la sagoma di George Glakas dietro la finestra dell’ufficio d’angolo al quarto piano.

Quello che rimaneva dell’auto di Cassandra ardeva con gli sportelli sradicati dalla violenza della detonazione: la dinamica dell’attentato era la stessa di quella con cui era stato tolto di mezzo l’agente Firenall a Cipro.

«E adesso qualcuno ci raccontera una bella storia di complici o di concierge di un hotel che piazzano bombe nelle auto, mentre il Giusto si trova in una galera federale», disse Breil, guardando fisso in direzione della finestra.

La versione ufficiale fu addirittura piu semplice: gli uomini della CIA che li interrogarono per oltre due ore insistevano sul fatto che persone come loro avessero molti nemici pronti a fargli la pelle e che l’ordigno, con ogni probabilita, non era stato piazzato mentre l’auto si trovava all’interno del parcheggio, ma prima. A riprova della loro teoria gli agenti avevano visionato assieme a Oswald e Cassandra la registrazione di una telecamera a circuito chiuso che riprendeva il parcheggio da una tale distanza da rendere irrilevante qualsiasi immagine.

Oswald aveva perso il primo aereo e non voleva perdere il secondo.

«Credo che non sia opportuno che tu rimanga a Washington, Cassandra.»

«Mazal tov, Oswald! Grazie a Dio, Oswald… non ti e successo nulla. Ho appena sentito alla televisione la notizia. E anche lei, signorina, per fortuna non si e fatta nulla. Se non erro e stata la sua auto a saltare in aria.» Lilith Habar accolse sia Breil che Cassandra con i suoi modi ospitali e la solita allegria.

«Quell’orso di mio marito passa tutto il giorno davanti alla tv, da quando e stato messo in pensione. Ma questa volta sei riuscito a farlo sobbalzare sulla seggiola. Era talmente agitato che non e riuscito nemmeno a spiegarmi che cosa stava succedendo. Adesso che siete qui, pero, sono piu tranquilla. Per Cassandra ho preparato la stanza degli ospiti, tu invece dormirai sul divano, Oswald.»

«Grazie, Mame-loshen, e scusami tanto per questo disagio.»

«Ma quale disagio: un po’ di compagnia e quello che mi ci vuole, dato che il mio appassionato marito me ne dedica ben poca.»

Cassandra si ritiro nella stanza che Lilith aveva preparato per lei, stremata da una giornata che avrebbe messo a dura prova chiunque.

Oswald, invece, sedette dinanzi allo schermo del computer portatile e attivo la connessione: la posta in arrivo conteneva voluminosi file inviatigli da Sara.

George Glakas si allontano dalla finestra per rispondere al telefono.

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