volatili e l’odore acre del loro guano si mescolavano al resto in un pervicace attacco ai sensi dei nuovi arrivati.

Gil scorse una ragazzina di circa dieci anni, seduta su un letto a castello, che cullava tra le braccine un gattone marrone. Piu in la una donna, con un vistoso abito di seta gialla ed una elaborata capigliatura che adesso le scendeva sul volto in riccioli scompigliati, cullava una cesta di polli e continuava a biascicare qualche preghiera.

La luce dei fuochi riverberava tutt’intorno coprendo di sfumature dorate l’intera scena, e circondava i corpi in un alone fiammeggiante, trasformando ogni cosa in uno spettacolo degno dell’anticamera dell’Inferno.

Il fumo irrito gli occhi di Gil e li fece lacrimare, mentre la ragazza procedeva con cautela nella scia di Ingold attraverso le file di persone, schivando barattoli, padelle, secchi d’acqua, fagotti di vestiti, biancheria, piedi di uomini, bambini e donne, finche non furono giunti all’imponente scala che portava dal centro della sala fino al piano superiore.

Qualcuno riconobbe Ingold e lo chiamo con un grido di sorpresa. Ben presto quel nome fu ripetuto dappertutto, come una eco continua che risuonava dagli angoli piu lontani di quella stanza colma di ombre. Era un suono di sgomento, di meraviglia, di paura.

Mentre Ingold avanzava, la gente si scosto per lasciarlo passare; qualcuno porto via un bambino addormentato, qualcun’altro raccolse un fardello di vestiti od una borsa di denaro, al suo passaggio. Davanti ai tre si apri, quasi per magia, un sentiero contornato da forme scure e dal luccichio degli occhi che li osservavano. Il sentiero li condusse rapidamente verso un tavolo ai piedi della scalinata e verso il gruppo di persone riunite intorno ad esso.

La sala intanto, terminate le eco di sorpresa, era piombata nel silenzio, se si eccettuava il chiocciare del pollame ed il pianto isolato di qualche bambino svegliato all’improvviso.

Gli sguardi di tutti erano puntati sulla sagoma incappucciata dello Stregone e sulla sua tunica marrone ancora bruciacchiata, ma anche sui suoi compagni, i due stranieri con i loro abiti di cotone azzurro consumato, e sul fagotto di logoro velluto nero che la ragazza stringeva a se: Gil non si era mai sentita cosi al centro dell’attenzione in vita sua!

«Ingold!» Un uomo gigantesco, in uniforme nera — Gil la riconobbe immediatamente come quelle che aveva gia viste nei suoi sogni — usci a grandi passi dal gruppo per incontrarli. Afferro Ingold e lo strinse in un abbraccio da spaccargli le ossa. «Ti avevamo dato per morto!»

«Pensare cosi di me e poco saggio, Janus,» rispose lo Stregone tentando di riprendere fiato. «Specialmente quando…»

Lo sguardo dell’omaccione pero si era gia spostato su Rudy, Gil, e sul fagotto stretto tra le braccia della ragazza, che ancora recava, piuttosto sdrucito, un emblema d’oro. La sua espressione muto allora dal sollievo e dal piacere trasformandosi in una sorta di meraviglia dolorosa e, allo stesso tempo, abbandono lo Stregone, quasi lo avesse dimenticato.

«Lo hai salvato…», sussurro. «Lo hai salvato, dopotutto!»

Ingold annui. Janus sposto lo sguardo dal bambino all’imponente vecchio al suo fianco, quasi si attendesse che Ingold svanisse o mutasse forma dinanzi ai suoi occhi. Il mormorio della folla si gonfio come un’onda, e s’infranse fin negli angoli piu lontani della sala. Intorno al tavolo pero rimase un’isola di silenzio.

In quell’istante Ingold parlo, perfettamente calmo.

«Questa e Gil e questo e Rudy. Sono stati cosi gentili da aiutarmi nel proteggere il Principe. Sono stranieri, provengono da un’altra Terra e non sanno nulla del Regno e delle sue costumanze, ma sono ugualmente leali e coraggiosi.»

Rudy chino la testa, imbarazzato da quella presentazione. Gil, dal canto suo, aveva da sempre evitato di pensare a qualcosa di positivo nei propri confronti negli ultimi quindici anni, e quindi, colta di sorpresa, arrossi profondamente.

Ingold prosegui come nulla fosse.

«Gil, Rudy: Janus di Weg, Comandante delle Guardie della citta di Gae…» Il suo gesto incluse anche i due personaggi ancora seduti intorno al tavolo. «Bektis, Mago di Corte della Casa di Dare; Govannin Narmelion, Vescovo di Gae!»

Visto che Ingold non forniva ulteriori chiarimenti, Gil guardo Bektis, e scorse un uomo allampanato, dai modi goffi, paludato in un mantello di velluto grigio con sopra incisi i segni dello Zodiaco. Il Vescovo invece la sorprese molto: il suo volto senza un’ombra di barba, dalla severa espressione simile a quella di un antico amanuense egizio, il severo vestito rosso che copriva un corpo dritto e snello… era senza dubbio una donna, ma altrettanto indubbia era la sua qualita di Vescovo. Quel severo viso ascetico esprimeva una profonda forza spirituale, e non avrebbe certo ceduto a nessuno l’onere di difendere il suo Dio.

Appena terminate le presentazioni — il Vescovo stese la mano con il grande anello di ametista per farlo baciare — Gil senti alle sue spalle il basso mormorio della voce di Janus che si era subito rivolto a Ingold.

«… combattimento nella sala… I rifugiati di Alwir hanno messo il campo qui… Si, sono state mandate pattuglie nella citta… anche per i viveri… Portate tutta la gente qui…»

«Il Signore Alwir ha assunto il comando allora?», chiese bruscamente Ingold.

Janus annui.

«E il cancelliere del Regno e fratello della Regina.»

«E Eldor?»

Janus sospiro e scosse il capo.

«E stata una carneficina, Ingold. Abbiamo raggiunto Gae poco prima dell’alba. Le ceneri erano ancora calde ed il Palazzo stava bruciando. E cosi anche il resto: era tutto bruciato!»

«Lo so!», annui stancamente Ingold.

«Mi dispiace. Avevo dimenticato che eri la. Il tetto della sala aveva ceduto, ed il locale era diventato peggio di una fornace: le ossa e i corpi erano sepolti sotto le macerie. Era troppo caldo per fare altre ricerche. Abbiamo trovato questo pero, accanto alla porta della piccola stanza dietro il trono. Era nella mano di uno scheletro carbonizzato e semi nascosto sotto una trave caduta».

Janus indico qualcosa su un tavolo.

Con la padronanza che nasce da una lunga abitudine nel maneggiare quelle cose, il Vescovo alzo la lunga e dritta spada dall’impugnatura a due mani per porgerla a Ingold dalla parte dell’elsa. Sebbene annerita dal fuoco, Gil pote distinguere lo scintillio e la forma dei rubini che vi erano incastonati. Una volta, in uno dei suoi sogni, lei aveva visto quelle gemme luccicare alla luce di una lampada e spandere intorno la loro lucentezza in armonia con il respiro dell’uomo che reggeva quella spada. Ingold sospiro e chino il capo, affranto.

«Mi dispiace,» disse ancora Janus. Il suo volto rude e squadrato era segnato dalla stanchezza e dalla rabbia, e la sua ispida barba era irta. Aveva perso un amico che stimava ed aveva anche perso nello stesso istante un Re!

A Gil torno il ricordo di una stanza illuminata, e di un uomo alto, vestito di nero, che stava parlando.

«… quale tuo amico, ti chiedo…».

La ragazza provo una sensazione cocente di dolore per quella voce, per quel vecchio.

«E la Regina?»

Il tono della voce indico che Ingold conosceva gia la risposta.

«Oh…», Janus trasali, intimorito, alzando la testa. «E stata fatta prigioniera…»

Ingold fece un balzo per la sorpresa.

«Prigioniera?» Le sue sopracciglia si corrugarono. «Allora avevo ragione…»

Janus annui.

«Abbiamo cercato di afferrarla… Quelle creature pero possono trasportare dei pesi, e quelle loro code taglienti sono simili a catene. Il Falcone di Ghiaccio ed una dozzina di ragazzi sono rimasti intrappolati nella sala principale. Sono rimasti a guardia delle Scale fino a che la volta non e caduta…»

«Certo, certo», lo interruppe Ingold con impazienza. «Pensavo che fossero rimasti uccisi durante il primo attacco, ma li avevo sottovalutati. Non e stato come pensavo», aggiunse con l’ombra di un ghigno dipinto sul volto. «A parte il Falcone di Ghiaccio… Continua!»

«Il fuoco, dalla Sala, si e diffuso in tutto il Palazzo. Tutti quelli che erano rimasti intrappolati hanno iniziato a bruciare qualsiasi cosa avevano a portata di mano per creare luce. I Guerrieri del Buio sono piombati giu dalle volte come un fiume nero trascinando con loro circa una cinquantina di prigionieri, e la maggior parte delle donne si lamentava neanche fossero bestie… Il Falcone di Ghiaccio e i ragazzi non pensarono di appiccare il fuoco alla

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