volta, ed ingaggiarono una lotta infernale. Alla fine, meta dei prigionieri fu sollevata da terra, ed il Buio si diffuse sulle scale. Cinque donne e qualche serva morirono di spavento… almeno lo pensiamo…»
«E la Regina?»
Janus saltello sui piedi quasi stesse calpestando dei carboni ardenti. I suoi occhi tremarono.
«Si e… spaventata…»
Lo Stregone lo fisso attentamente e controllo il suono della sua voce.
«Ha parlato?»
Bektis, il Mago di Corte, si intromise con un tono di voce ancora piu basso.
«Ho temuto e temo ancora che i Guerrieri del Buio abbiano divorato la sua mente, come spesso accade alle loro vittime. Ha cominciato a delirare quasi fosse impazzita e, nonostante abbia impiegato tutta l’Arte in mio possesso, non sono stato capace di farla tornare in se.»
«Ha parlato?», ripete Ingold, guardando alternativamente Janus e Bektis come volesse scoprire qualcosa.
«Ha chiamato spesso suo fratello», rispose calmo Bektis. «Lui e arrivato con i suoi uomini e gran parte dell’esercito poche ore dopo l’alba.»
Ingold annui e sembro soddisfatto.
«E questi?», con un ampio gesto circolare che comprese tutta la silenziosa marea di persone accalcate nella sala fumosa, indico la gente intorno.
Janus scosse il capo, preoccupato.
«Hanno continuato a venire sulla montagna per tutto il giorno,» disse. «Molti di loro si sono uniti a noi quando abbiamo abbandonato il Palazzo. Da allora hanno percorso il nostro stesso cammino. Tre quarti di questa gente e senza alcun mezzo di sostentamento ne cibo… Non e soltanto per paura del Buio che hanno abbandonato Gae! Nonostante tutte le Guardie ed i reggimenti di Alwir, Gae e finita! In citta, anche durante il giorno, regna la pazzia. Tutte le leggi sono state infrante. Noi entrammo appena dopo l’alba per fare un’ispezione del Palazzo e gia c’era della gente che lo stava saccheggiando. Ogni fattoria, nel raggio di dieci miglia dalla citta, e stata abbandonata: i raccolti marciscono nei campi, mentre i profughi sulle strade muoiono di fame… Karst e una citta piccola, e loro lottano per ogni pezzo di pane, per un po’ d’acqua e per un posto al coperto, edificio per edificio… Noi qui possiamo essere al sicuro dal Buio, ma certo non lo siamo l’uno dall’altro!»
«E cosa ti fa credere di essere al sicuro dal Buio?», rispose Ingold con un tono di voce stranamente pacato.
Indignato, Janus fece per protestare, poi si zitti. Il Vescovo allora sposto i suoi occhi sullo Stregone, come un gatto che guatasse una preda, e chiese con voce subdola:
«E cosa sa il mio Signore Ingold del Buio che noi non conosciamo?»
«Soltanto quello che ognuno di noi sa!», replico una nuova voce. Risuono profonda, regale, quasi fosse quella di un possente strumento a fiato, e gli occhi di tutti si rivolsero verso colui che aveva parlato.
L’uomo stava in piedi, con la maesta di un sovrano, illuminato alle spalle dal bagliore delle torce. La sua ombra gli ondeggio davanti come acqua mentre si faceva avanti; il mantello di velluto si alzo come un gran paio di ali nere sulle sue spalle. Il suo volto pallido era freddamente bello, e il suo stesso corpo, regolare e forte, sembrava scolpito dalla profondita della sua mente. I capelli ondulati che gli incorniciavano il viso, ricoprivano quasi per intero la pesante catena d’oro e zaffiri che gli brillava sulle spalle e sul petto come una collana di gelidi occhi blu. «C’e sempre un profitto o del prestigio legati a chi preannuncia un disastro, e noi lo sappiamo bene.»
«C’e profitto solamente per chi da retta a quegli annunci, mio Signore Alwir,» rispose dolcemente Ingold, e si volto verso le ombre fumose della stanza dietro di loro e verso la folla sudicia e scomposta che aveva ripreso a parlottare in sordina mentre i bambini correvano intorno. «E, a volte, nemmeno gli avvertimenti sono sufficienti a salvare qualcosa.»
«Cosi come lo e stato per il mio Signore Eldor…»
Il Cancelliere Alwir si alzo per un attimo, e la sua mole e la sua eleganza dominarono la sagoma piccola e sciatta dello Stregone. Il suo viso, naturalmente passionale, in quel momento era sotto il controllo di una maschera fredda e senza emozioni, ma Gil si accorse che quell’atteggiamento nascondeva la sfiducia e la tensione che esisteva tra i due uomini… quasi un’ostilita, e di antica data…
Alwir sembrava annoiato, ed Ingold profondamente stanco.
«In verita», continuo il Cancelliere, «il suo avvertimento fu il primo. I ricordi della Casa di Dare erano forti nel suo ramo della Famiglia. Tuttavia, non e bastato a salvarlo. Noi tutti pensammo che avessi preso con te il Principe e fossi scappato dalla battaglia, quando non trovammo la tua spada tra le macerie della sala, anche se molti combattenti, specialmente verso la fine, raccolsero le armi cadute e continuarono ad usarle. Come sei riuscito ad assumere la forma del Buio e sfuggire cosi alla loro attenzione?»
«Ti sbagli,» rispose Ingold senza esitare. Ma un mormorio giunse da quelli che si trovavano piu vicini al tavolo: infatti la conversazione tra lo Stregone e il Cancelliere, anche se condotta a bassa voce, era oggetto dell’attenzione di almeno duecento persone, oltre ai cinque che stavano loro vicino.
Gil, dimenticata da tutti e con il bambino che le dormiva tra le braccia, si appoggio con la schiena ad una delle colonne di granito, e pote osservare le occhiate perplesse che molti indirizzavano a Ingold. C’era paura, timore, sfiducia in quegli sguardi: sembrava quasi che stessero osservando un alieno, uno straniero perfino nel suo stesso Paese. La ragazza comprese subito che il loro compagno doveva essere un Mago dissidente che non si era mai assoggettato alle leggi ed al volere del Re. La gente quindi riusciva a credere di lui — ed era evidente che lo faceva — che fosse talmente vicino alle Creature del Buio da riuscire a prenderne la forma.
«Comunque sia, sei riuscito a trovare una scappatoia… anche per il Principe: e di questo ti siamo grati… Rimarrai a Karst?»
«Perche hai lasciato Gae?»
Le sopracciglia curate di Alwir si sollevarono, incuriosite e divertite da quella domanda.
«Mio caro Ingold, quando sei stato la?»
«Quando ci sono stato non ti deve interessare», rispose Ingold calmo. «A Gae pero c’era acqua, cibo, ed edifici sufficienti ad offrire un riparo a tutti. Almeno la questa gente poteva rimanere tranquilla e sicura da ruberie e sopraffazioni.»
«Certo Karst e piu piccola», ammise Alwir, gettando intorno un’occhiata colma di biasimo verso la folla raggruppata nella sala piena di fumo. «Ma qui i miei uomini e le Guardie della citta, sotto l’abile comando di Janus, possono controllare meglio la situazione: sicuramente meglio che in quel pazzesco labirinto semi bruciato che e poi quanto rimane della metropoli piu bella dell’Ovest! Il Buio perseguita le valli del fiume», continuo, «come una malattia da palude. Evita pero le grandi altezze… E anche possibile fare un patto con quelle creature… come puo farlo una pecora delle montagne con un leone delle pianure: per evitare il leone, basta stare lontani dal suo territorio di caccia!»
«Per evitare il cacciatore», replico Ingold con lo stesso tono rilassato, «il cervo sfugge le citta degli uomini, ma gli uomini lo vanno a cercare nelle foreste. Il Buio non si avvicina mai alle localita piu alte perche la vi e meno profitto. Quando pero le prede si spostano, fara di tutto per sorprenderle in campo aperto. E cosi potra trovare un bel boccone pronto sulla strada, fino a Gettlesand, senza muro o fuochi, dato che questi fuggiaschi sono convinti di essere al sicuro!»
Gli zaffiri della collana del Cancelliere scintillarono alla luce delle torce non appena l’uomo si mosse, e i suoi occhi blu, del colore del fiordaliso, divennero duri come quelle pietre.
«Due giorni fa c’era un Re a Gae», disse. «Adesso… non c’e piu nessuno. Ma questa situazione e soltanto temporanea, credimi Ingold Inglorion: una citta non puo andarsene e tornare all’improvviso come fai tu, e noi, ovviamente, non potevamo rimanere a Gae…»
«Perche no?», chiese Ingold in tono di accusa.
L’ira marco la voce di Alwir.
«C’era il caos la! Noi…»
«Sara stata una sciocchezza,» lo interruppe Ingold lentamente. «Il vero caos lo avrete quando i Guerrieri del Buio verranno qui.»
Nel silenzio che segui quella affermazione dello Stregone, Gil pote percepire la presenza frusciante e silenziosa della gente che si era radunata intorno al loro gruppetto per ascoltare, accalcata intorno al tavolo ricoperto di pergamene che costituiva il quartier generale del Regno di Gae. Erano uomini, donne e bambini,