del Palazzo di Gae non appena fara giorno. Per quanto riguarda invece il metterci in contatto con l’Arcimago Lohiro, temo che questo sia molto difficile: i tuoi colleghi sembrano essersi nascosti, ed e persino al di la dei poteri di Bektis il raggiungerli.»

«C’e un incantesimo che pesa sulla citta di Quo», intervenne il Mago trattenendo il respiro e sbirciando la reazione di Ingold da dietro il suo lungo naso adunco. «Con tutti i miei incantesimi e la Magia del Fuoco e del Gioiello, non sono stato capace di oltrepassare quello schermo.»

«La cosa non mi sorprende affatto,» rispose Ingold dolcemente.

Lo sguardo scuro e freddo del Vescovo scivolo per un attimo su entrambi.

«Il Diavolo sa badare a se stesso…»

Ingold chino il capo verso la donna con gentilezza.

«Come fa il vero Dio, mia Signora. Ma noi Maghi non apparteniamo a qualche universo in particolare, e cosi dobbiamo difenderci come possiamo. Quo, la roccaforte della Magia come tutti la considerano, e sempre stata immune dalla distruzione e dalle invasioni. Dubito che qualsiasi Mago, per quanto abile, possa oltrepassare in questo momento le difese della citta.»

«Ma questo e cio che proponi di fare?», chiese Alwir con una nota di maliziosa curiosita nella voce. Aveva pur vinto la sua battaglia, o almeno questa particolare scaramuccia, e poteva ora permettersi di lasciar cadere il suo atteggiamento severo e divertirsi, cosa che Gil sapeva essergli familiare e abituale.

«E cio che propongo di tentare. Subito dopo che — come ho gia detto — avro messo al sicuro il Principe. Ma prima, mio Signore Alwir, ho bisogno di riposo per me ed i miei giovani amici. Essi hanno camminato a lungo lontani dalle loro case, e sicuramente non le vedranno prima di molti tramonti. Inoltre, con il tuo permesso, vorrei vedere la Regina.»

Un’improvvisa agitazione pervase la sala. Qualcuno apri la porta dell’entrata secondaria e l’improvvisa ventata gelida che entro, rigetto indietro il fumo facendo tossire il Vescovo con un suono secco e stridulo. L’oscurita, oltre la porta, appariva sfumata di un colore grigio pallido.

Quasi che l’apertura di quella piccola porta avesse lasciato entrare un invisibile turbine di vento, la folla comincio a tremare, mentre l’aria stessa della sala cominciava ad agitarsi tra le colonne ed il grande soffitto a cupola. Alcuni si misero a dormire, sicuri in quell’ambiente protetto per la prima volta dopo tante notti; altri invece si alzarono, ed iniziarono a muoversi qua e la, mentre il suono delle loro voci era simile a quello cupo del mare quando cambia la marea.

Il filo d’aria che penetrava dalla porta fece oscillare la luce delle torce che si ando a riflettere sugli archi di pietra e sui volti stralunati di una parte della folla. Uomini e donne che fino a quel momento si erano tenuti distanti dal cerchio di luce rossa intorno al quale erano raccolti i potenti del Regno, si avvicinarono silenziosamente, e Gil pote sentire il loro mormorio tra i varchi delle colonne alle quali si era appoggiata con il roseo Principe addormentato tra le braccia.

«E la Piccola Maesta?»

«E Sua Piccola Signoria…»

«Non esiste un bambino piu dolce…»

«Grazie a Dio che ha voluto risparmiarlo…»

«Dicono che il vecchio Ingold lo abbia protetto dal Buio, ma quello e un tipo strano, vero?»

«E un vecchio, scaltro bastardo, dico io…»

«E lo Specchio di Satana, come tutti gli altri Maghi…»

«Ha grandi poteri, ed ha salvato il Principe, che sarebbe di sicuro morto, sicuro come il ghiaccio del Nord…»

«E il Re ora… il solo figlio di Lord Eldor…»

Gentaglia, penso Gil, e raddrizzo la schiena indolenzita dalle lunghe ore passate in piedi, e sulla quale gravava anche il peso del bambino che teneva addormentato tra le sue braccia.

La gente si avvicinava sempre piu anche perche lei era una straniera: forse pensavano che fosse una creatura soprannaturale. Gil respiro quel tanfo di sudore stantio che emanava dalla folla, e l’odore sgradevole si assommo a quello della sporcizia del viaggio.

Pero, non appena si mosse, Tir si sveglio, afferro un ciuffo di capelli e comincio a piagnucolare. Rudy, che fino a quel momento era rimasto disteso a terra, addormentato su un gradino di granito davanti ai suoi piedi, apri gli occhi e la guardo, poi si alzo con le giunture irrigidite ed allungo a fatica le braccia.

«Dammelo,» disse il ragazzo. «Lo terro io per un po’. Questo bambino sta morendo di fame.»

Gil stava per ubbidirgli, quando Alwir si giro verso di loro e si apri un varco attraverso la folla per avvicinarsi ai due ragazzi.

«Prendero io il bambino», disse a Gil e Rudy, neanche fossero stati due servi, «e lo daro alla sua balia.»

«Fallo vedere prima alla Regina», esclamo Ingold apparendo silenziosamente al suo fianco. «Forse la vista del bambino potra aiutarla piu di qualunque medicina.»

Il Cancelliere annui distrattamente.

«Forse hai ragione. Andiamo.»

Quindi si giro e sali le scale immerse nell’ombra, mentre il bambino si agitava e piangeva debolmente tra le sue braccia. Ingold fece per seguirlo, ma Janus lo afferro per un lembo del mantello e lo tiro indietro.

«Ingold, posso chiederti un favore?»

La sua voce era tanto bassa da essere incomprensibile per tutti, tranne per chi gli stava piu vicino. Govannin era gia andata a parlare con un paio di monaci incappucciati, mentre Bektis stava salendo le scale nella scia di Alwir, le mani infilate nelle maniche orlate di pelliccia ed un’ombra di rassegnazione sul volto.

Normalmente, penso Gil, il Comandante delle Guardie deve essere un uomo grande ed imponente, quasi come i recipienti di rame irlandesi…

La tensione e la preoccupazione pero avevano piegato la sua prestanza, stendendo un velo di vecchiaia polverosa su quel viso squadrato.

«Partiremo per Gae tra mezz’ora. Il Falcone di Ghiaccio sta gia radunando le truppe. Per adesso disponiamo di tutte le Guardie che riusciremo a trovare, alle quali devi aggiungere i soldati di Alwir. I boschi sono pieni di banditi e di profughi, tutta gente che per mangiare ammazzerebbe anche la madre… Ora e tardi per imporre ancora la legge, e a Gae sara anche peggio: il Codice e stato infranto e, anche se Alwir sostiene di riuscire a tenere ancora unito il Regno, sono convinto che sappia quanto noi che cio non e possibile.»

Ingold annui, stringendo le mani per il freddo che proveniva dall’esterno. Insieme a quell’aria gelida giunse anche il mormorio delle voci, il rumore rimbombante delle ruote dei carri sui ciottoli della strada, ed il lontano cigolio delle corazze di cuoio.

«So che e pazzesco chiedertelo,» continuo Janus, «dopo tutto quello che hai fatto: nonostante quello che dice Alwir, ti sei comportato eroicamente… Ma vuoi venire con noi a Gae? Il magazzino, come ben sai, si trova sottoterra, e tu puoi aiutarci a riportare indietro il cibo. Forse tu non puoi nuocere al Buio, ma puoi pero chiamare la Luce e, inoltre, sei il migliore spadaccino dell’Ovest. Abbiamo bisogno di ogni lama… ho gia chiesto a Bektis di venire con noi, ma non ha voluto…» Il Comandante sbuffo contrariato. «Dice che non vuole rischiare di lasciare il Regno senza un Mago che possa consigliare i suoi governanti!»

Ingold sogghigno, e nessuno riusci a capire se si trattava di divertimento o di indignazione, poi tacque. Fuori si udivano le voci delle Guardie ed il frastuono della gente che si radunava nella piazza, mentre sempre nuovi profughi stavano entrando in citta. Negli angoli piu lontani del fumoso salone risuonava il sordo picchiettio delle pentole delle cucine da campo, la voce lamentosa di qualche uomo, ed il pianto dei bambini.

Lo Stregone sospiro a lungo, poi annui stancamente.

«Va bene. Posso dormire in uno dei carri lungo la strada. Prima pero devo vedere la Regina. Voi, intanto, radunate piu armi e carri che potete.» Si giro quindi verso le scale, ed il bianco dei suoi capelli si uni al luccichio dorato della torcia. Gil lo segui, incerta se chiamarlo per nome, e lui si fermo come se l’avesse sentita parlare. «Saro di ritorno prima di notte», le disse con calma. «Di giorno sarete abbastanza al sicuro voi due, ma non andate in giro da soli. Come ha detto Janus, la citta non e sicura… Prima del tramonto saro tornato, e vi aiutero a ripercorrere il cammino attraverso il Vuoto.»

«Non e un po’ presto?», chiese Rudy in tono dubbioso. «Voglio dire, che eri tu a sostenere che due passaggi nel Vuoto potevano essere dannosi, e mi sembra che siano trascorse soltanto», conteggio con le dita, «quindici o sedici ore.»

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