«Cosa possiamo fare?»
«Tornare al piu presto possibile al convoglio. Non sappiamo ancora cosa stiano tramando, ma almeno sappiamo da dove potrebbe provenire l’attacco. In ogni caso qui e possibile ostacolarli, e al tempo stesso coprire la ritirata di Tir verso il Torrione.»
Gil lo guardo.
«E come?»
«E stata un’idea di Rudy… Una volta… Se noi…»
Ingold tacque di colpo e le afferro il polso. Gil segui la direzione del suo sguardo lungo il sentiero che si perdeva nella valle e scorse qualcosa che si muoveva nei boschi accanto a quelle strane forme scure di pietra nera che erano disseminate dappertutto. L’ombra scomparve velocemente alla vista, ma Gil sapeva cosa era. E poteva trattarsi soltanto di una cosa.
«Ci hanno visti?», chiese.
«Senza dubbio. Anche se mi sorprende il fatto che siano gia cosi vicini.»
Aiutandosi con il suo bastone, Ingold comincio cautamente a scendere, imitato da Gil che lo segui con circospezione.
Una volta alla fine del pendio, Ingold scruto di nuovo la valle, ma questa volta non scorse nulla.
«Non significa niente», disse, spostandosi verso il ciglio della strada. «Il solo fatto di non vedere i Razziatori Bianchi non vuol certo dire che non ci sono!»
«Cosa facciamo?»
Ingold punto il suo bastone verso il groviglio di crepe che conduceva dalla valle del Buio verso altre valli. Era un mucchio confuso di vecchie spaccature create, forse, da qualche valanga.
«Ci deve essere un’ottima strada da quella parte,» continuo con calma, fermandosi all’ombra delle viti che crescevano accanto alla parete nera e liscia.
«Mi stai prendendo in giro!», esclamo Gil.
«Non scherzo mai in queste situazioni, mia cara», rispose Ingold, ed inizio la sua salita sul pendio pietroso.
Gil rimase ancora un po’ dov’era, guardandolo scomparire dietro l’angolo della montagna. Il sentiero saliva e girava intorno alla base della scheggia di basalto e, qualunque sconvolgimento avesse creato quel passaggio, ormai era passato tanto tempo da far si che la valle stessa sembrava aver avuto origine in quel punto.
Il pensiero del tempo trascorso infastidiva Gil.
Chi avrebbe potuto risponderle se quelle creature non possedevano ossa?
Gil rimase immobile per qualche attimo con le braccia conserte mentre l’ombra si avvicinava, e continuo a meditare sul Buio.
Dopo un po’ alzo gli occhi, e scorse Ingold che appariva e spariva tra i macigni e gli alberi fitti in fondo alla valle.
Qualche cataclisma primordiale aveva spezzato le vette piu alte delle montagne li intorno, ed aveva lasciato soltanto una landa di desolato granito e abissi senza fondo. Il tempo poi aveva provveduto a ricoprire tutto con una vegetazione estremamente rigogliosa, forse troppo.
Quel paesaggio le ricordava i dipinti cinesi con alberi che spuntavano indifferenti sul lato scosceso della montagna. Ma qui tutto era sgradevole, sporco, scuro. Qui i fusti secchi erano caduti a marcire in gole irte di spighe aguzze di un bianco malato.
Il mantello marrone di Ingold spiccava tra le rocce strette, mentre il Mago si muoveva arrampicandosi su quei pendii pietrosi.
Ingold la vide fermarsi a guardare stando seduta sulla roccia.
«Vieni», le grido. «C’e un sentiero da questa parte.»
Non le erano mai piaciute le altezze e, mentre si arrampicava, invidio il bastone di Ingold. In alcuni punti il sentiero si restringeva fino a diventare non piu largo di pochi centimetri. Altrove invece la vegetazione cresceva dovunque, nascondendo il terreno. Piu di una dozzina di volte pensarono di dover tornare indietro evitando contemporaneamente di guardare in alto, in basso o da qualsiasi altra parte. Le loro mani a poco a poco si spellarono e cominciarono a diventare insensibili, mentre la loro strada diventava sempre piu angusta: un sentiero promettente all’improvviso scompariva trasformandosi in una crepa tra le rocce enormi dove si poteva passare a fatica. Oppure si trovavano dinanzi a viluppi enormi di foglie all’interno delle quali si nascondevano certamente creature, certamente meno mortifere, ma non meno terrificanti del Buio…
Infine si fermarono vicino ad una crepa tra le rocce, dopo una ripida salita intorno alla superficie convessa di un macigno piantato sull’orlo di una voragine colma di cespugli spinosi e pietre frantumate.
Gil sudava abbondantemente mentre cercava di mantenere l’equilibrio su quel terreno friabile ed infido.
Lo spostarsi del sole sulla verticale del Rampart Range aveva gettato nell’oscurita piu profonda quel baratro. Ingold era a malapena visibile, e soltanto grazie al pallore del viso ed al bianco della sua barba oltreche per il luccichio degli occhi.
«Benissimo Gil!», ansimo il vecchio Mago. «Riusciro a fare di te una scalatrice.»
«Per niente al mondo», rispose, respirando a fatica e guardando in basso. Se c’era qualche altro sentiero da scalare, certamente non sarebbe riuscita a percorrerlo ora.
«Potremmo seguire questo baratro fino alla vetta di quella montagna la,» continuo Ingold indicandola con il bastone. «Una volta raggiunta quella cima, saremo vicini alle nevi, e credo, finalmente lontani dal Buio. Con un po’ di fortuna, potremmo anche trovare un sentiero sull’altro lato che ci conduca nella valle di Renweth e da li al Torrione di Dare.»
Gil calcolo approssimativamente la distanza per quanto glielo consentiva la luce ingannevole nell’aria rarefatta di montagna. Sembravano essersi arrampicati fin sopra la foschia che stagnava nella valle. Qui le cose erano chiare, e le ombre che avanzavano rendevano difficile stabilire la posizione apparente delle vette e delle montagne.
«Non penso che ce la faremo prima di notte.»
«Oh, neanch’io lo penso», replico Ingold «Ma non credo proprio che sia consigliabile trascorrere la notte giu in basso.»
Gil sospiro rassegnata.
«Stavolta hai vinto tu!»
Il Mago appoggio cautamente il bastone ad un macigno che copriva il sentiero e la pietra rotolo pericolosamente creando un fiume di sabbia e di ghiaia intorno ai loro piedi e sui bordi del sentiero. Brontolando sull’opportunita di portare una fune la prossima volta, impreco contro gli invisibili Razziatori ed inizio subito a cercare un’altra strada.
Mentre lo faceva, Gil si giro a guardare la montagna che le sembrava diversa dopo quella scalata da suicida. Scruto la valle di sotto e fu presa da un attimo di smarrimento e di paura.
«Ingold», chiamo con voce tremante. «Vieni qui a guardare…»
Il tono di Gil spinse il Mago ad avvicinarsi in fretta.
«Che cosa c’e?»
Gil allungo il braccio.
«Guarda la. Cosa vedi?»