Vista da quella posizione, la terra aveva un aspetto diverso; l’angolazione del sole cambiava la prospettiva di quel luogo dominato dall’oscurita. Da quell’altezza era semplice scorgere come le fitte macchie di bosco avessero una strana configurazione, quasi secondo schemi geometrici alieni; i letti stessi dei torrentelli seguivano delle traiettorie dotate di una loro perversa regolarita. I grovigli delle viti selvatiche ed il mutamento progressivo del loro colore e del loro spessore emanavano una inquietante potenza suggestiva.

Quasi a perpendicolo sotto di loro vi era il rettangolo della strada, e la sua posizione, rispetto ai mucchi anomali di pietra scura, era divenuta improvvisamente chiara a Gil, che conosceva i rudimenti dell’archeologia.

Ingold corrugo la fronte fissando la vegetazione.

«E come se… come se ci fosse stata una citta… ma qui non c’e mai stata alcuna citta che la nostra storia riesca a ricordare…» L’occhio ora poteva riconoscere nell’ombra delle erbacce angoli e curve troppo simmetriche per appartenere a della semplice pietra.

«Che cosa ha causato questa rovina? E come se le viti crescessero piu rigogliose nei luoghi dove…»

«Sono radicate in profondita,» gli fece eco debolmente Gil. «Apparentemente i sentieri sono cosi coperti da lasciare appena una traccia. Gli alberi laggiu sono piu bassi perche le loro radici non possono estendersi troppo in profondita. Guarda. Vedi il letto di quel ruscello? E ancora…» Si interruppe. «Sembra quasi che sia stata progettata cosi, con una regolarita che pero non riesco a ricordare in nessuna altra citta che ho visto. C’e una certa configurazione: si puo distinguerla con il sole da questa angolazione, ma il progetto e del tutto sbagliato…»

«Naturalmente,» sussurro il Mago, «non ci sono strade.»

I loro sguardi si incontrarono. La comprensione li raggiunse lentamente come un sussurro che proveniva dagli abissi incommensurabili del tempo.

«Vieni,» disse Ingold in fretta. «Questo non e un posto dove possiamo rimanere una volta che il sole e tramontato.»

CAPITOLO TREDICESIMO

Una volta lontani dalla protezione della valle, il vento comincio a tormentarli con forza maligna gelando le loro mani gia provate dalla precedente scalata. A volte erano costretti ad addentrarsi nei boschi arrampicandosi pericolosamente su sentieri piu adatti a capre che a esseri umani, resi scivolosi da neve e ghiaccio. Altre volte ad ostacolarli trovavano grovigli di vegetazione che li costringevano ad aggrapparsi per sorreggersi alle radici scorticate dal. vento di vecchi alberi, quasi fossero acrobati da circo.

Gil ed Ingold continuarono pero imperterriti il loro cammino in quel mondo dove le uniche costanti erano il freddo, la pietra, il vento, ed il gorgoglio distante dell’acqua. Non avrebbero potuto fermarsi, neanche se l’avessero voluto: non c’era alcun luogo adatto ad una sosta prolungata. Senza i fili di luce magica che Ingold proiettava sui profili delle montagne, Gil era certa che non sarebbero mai riusciti a sopravvivere a quella scalata. Soltanto piu tardi, ricordandola, provo un cupo senso di stupore per il solo fatto di avercela fatta…

Riuscirono a dormire in una profonda crepa su un pendio roccioso, stretti l’uno all’altra per riscaldarsi. Era il primo sonno vero che Gil riusciva a fare dopo oltre quarantotto ore. Nel mezzo della notte senti il tempo che cambiava, e nei suoi sogni avverti l’avvicinarsi della minaccia portata dalla neve.

La mattina il cammino si prospetto piu semplice, non peggiore di un viaggio con qualche carico pesante sulle spalle. A mezzogiorno Ingold scovo la traccia di un sentiero che conduceva sulla parte occidentale a strapiombo e coperta di alberi della Rampart Range, da dove avrebbero potuto raggiungere nel pomeriggio la valle fredda e ventilata di Renweth.

Gil fisso il paesaggio socchiudendo gli occhi. Il vento freddo che spirava, le mozzava il respiro e creava forme simili a lunghe onde sull’erba incolore alta fino alle ginocchia.

«Cos’e quello?»

«E il Torrione di Dare.» Ingold sorrise incrociando le braccia per riscaldarsi, ma continuando lo stesso a tremare. «Cosa ti aspettavi?»

Gil non era piu sicura di nulla. Pensava a qualcosa di piu piccolo, di piu medievale come struttura.

Certo non avrebbe mai immaginato di trovarsi davanti ad un monolito trapezoidale di pietra nera che si ergeva, quasi fosse stato generato dalle stesse viscere della montagna, su una grande collina situata ai piedi di quella lontana vetta dominata ancora dal buio.

La sua sommita superava la cima dei pini; un velo polveroso e sottile di neve fresca s’innalzava verso le nuvole. Non vi erano finestre sulle pareti, che si elevavano lisce e pulite quasi fossero fatte di un qualche genere di vetro.

«Chi diavolo l’ha costruito?», sussurro Gil intimidita. «E quanto e grande?»

Soltanto ora riusciva a credere che in quella costruzione il genere umano sarebbe riuscito a sopravvivere al Buio. La forza dei Guerrieri poteva anche infrangere la pietra o il ferro, ma quella fortezza doveva essere certamente inespugnabile!

Con un senso di malcelata sorpresa, comprese che esisteva in quel mondo un rifugio dove potersi fermare.

«L’ha costruita il Dare di Renweth,» disse Ingold accanto a lei, «usando quanto rimaneva della tecnologia e del potere dei Regni Antichi. Un potere che va molto al di la di quanto siamo in grado di fare oggi. Diede riparo a coloro che erano sopravvissuti al primo attacco del Buio e, da quella costruzione, lui ed i suoi discendenti governarono questa valle, il Passo di Sarda, e tutti i territori che erano rimasti di un impero il cui ricordo era quasi del tutto svanito dalla memoria degli uomini. Per quanto riguarda la sua ampiezza,» guardo in lontananza contemplando il monolito scuro che dominava la distesa della valle, «non e molto grande. Puo ospitare con qualche comodita circa ottomila persone, ma la valle puo essere coltivata e dare cosi da vivere ad un numero doppio di individui. Non esistono documenti — se mai ce ne sono stati — di quanta gente sia riuscita ad ospitare in una sola volta.»

Mentre si avvicinavano tra l’erba bruna della valle, il Torrione sembro diventare piu grande nella luce chiara sotto il cielo grigio e nuvoloso. Gil si fermo ad osservare quel paesaggio: era una serie di campi montani dove crescevano pioppi, betulle e piante di cotone. Le foglie luccicavano spinte dal vento che spirava dalle vette delle montagne intorno. C’era una bellezza intensa e luminosa in quel luogo, primo e ultimo cuore del Regno, culla e tomba delle speranze di molti uomini.

Le ossa le dolevano, ed anche i muscoli allenati a maneggiare la spada le bruciavano per lo sforzo sostenuto durante quella faticosa arrampicata.

Non e male, penso, come posto dove stare rinchiusa per qualche anno…

Tuttavia, quella prospettiva era guastata dalle chiacchiere che aveva udito da tempo. Il suo futuro era inevitabilmente quello di rimanere in un forte impenetrabile, insieme alle stesse persone, per molti anni a venire…

«Il Torrione e qui da molto tempo,» spiego ancora Ingold non appena giunsero sulla strada che conduceva verso il Passo di Sarda, la stessa strada sulla quale, molte miglia piu in giu, Alwir stava conducendo il suo popolo alla ricerca di una salvezza nascosta in una leggenda. «Tuttavia, i Segni Runici del Potere si trovano ancora sulle porte del Torrione, incisi dai Maghi che aiutarono ad erigerlo: la sulla sinistra c’e Yad, e Pern sulla destra, che sono i Segni dell’Autorita e della Legge. Soltanto un Mago puo vederli, e si snodano come una traccia luminosa e argentea. Nonostante tutto questo tempo pero, gli Incantesimi dei costruttori sono ancora efficaci…»

Gil distolse lo sguardo dalla massa rocciosa della montagna che si alzava, parete su parete, ed era ricoperta da gole nere e foreste d’alberi, nonche dalla sella poco profonda ma ben visibile del Passo di Sarda, per tornare all’ombra scura del Torrione. Lei non poteva vedere i caratteri runici: tutto cio che riusciva a scorgere erano dei grandi pannelli di ferro legati con l’acciaio a pesanti perni, intatti da secoli.

Le grandi porte erano aperte. Nella loro ombra c’erano i membri della piccola guarnigione che Eldor vi aveva inviato per tenere sgombro il luogo e conservarlo come un eventuale rifugio, quando Ingold aveva, per la prima volta, suggerito la possibilita di un ritorno del Buio.

Il Capitano della guarnigione, una donna bionda, minuta e graziosa, con occhi umili e tranquilli, saluto Ingold con rispetto, e non sembro sorpresa dalla notizia della caduta di Gae e dell’arrivo ormai imminente della colonna di

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