«Due o tre miglia. Potremmo anche vederla se la strada non fosse tortuosa. La cosa che mi preoccupa di piu e che non li abbiamo ancora incontrati. Se avessero attraversato il ponte sani e salvi, sarebbero gia qui.»
«La tempesta puo aver rallentato la marcia del convoglio.»
«Probabilmente. Ma non sara un grande problema fino al tramonto. Se si fermano ora, sara un vero suicidio!»
«Non puoi fare niente per questa neve?», chiese improvvisamente la ragazza. «Non sei stato tu a dirmi che i Maghi hanno la capacita di chiamare o allontanare le tempeste?»
Ingold annui.
«Lo possiamo fare», rispose. «Se vogliamo.»
Gil noto che aveva sostituito i vecchi guanti con degli spessi guantoni. Erano anche loro vecchi e logori, ma si vedeva chiaramente che erano di fattura elaborata, ed era ovvio che erano stati fatti per lui, su misura, da qualcuno che teneva molto alla sua sorte.
«Possiamo mandare tempeste dappertutto, o chiamarle quando ne abbiamo bisogno… tranne le tempeste di neve delle pianure che giungono senza preavviso e questa, in fondo,» indico le raffiche turbinanti di neve, «somiglia piu ad una brezza primaverile… Credo di aver detto a Rudy una volta, e forse l’ho detto anche a te, che i Guerrieri del Buio non amano attaccare durante le tempeste. Cosi, non facendo niente per la tempesta, scelgo il male minore.»
Si alzo e si avvolse il mantello piu stretto intorno al collo, alzando il cappuccio per proteggersi il viso. Stava aiutando Gil a camminare, quando udirono il rumore sordo degli zoccoli sulla strada, ed il tintinnio delle briglie che echeggiava tra le crepe dei macigni e l’erba secca che fino a un attimo prima aveva attutito il passo sonoro della truppa.
Oltre le rocce Gil scorse la massa confusa dei profughi. In testa riconobbe un uomo alto e coperto di cicatrici che avanzava a cavallo con la testa china per la stanchezza. Scambio un’occhiata veloce con Ingold, poi il Mago corse tra le rocce, verso la strada, gridando:
«Tirkenson! Tomec Tirkenson!»
L’uomo alzo il capo e si drizzo in sella alzando una mano per fermare i soldati.
Gil segui Ingold sulla strada, affrettandosi. Il Capo di Gettlesand li sovrastava in quel crepuscolo plumbeo, e sembrava un capo brigante, grosso e scarno, alla testa dei suoi banditi. Guardando lungo la strada, Gil si accorse che quelli che lo seguivano, un gruppo di famiglie, una mandria enorme di mucche e pecore, ed una banda di figuri tozzi e laceri, erano appena un sesto del convoglio principale.
«Ingold!», li saluto Tirkenson. La sua voce era simile ad una lastra di pietra in una buca piena di ghiaia e non stonava affatto con il suo aspetto. «Ci stavamo chiedendo se saremmo riusciti a incontrarvi. Gil-Shalos…», la saluto abbassando il capo.
«Dove hai lasciato il resto del convoglio?»
Tirkenson grugni rabbiosamente, ed i suoi occhi castani e luminosi si strinsero per la stizza.
«Dall’altra parte del ponte,» brontolo. «Si stanno preparando per accamparsi, quegli sciocchi!»
«Preparano il campo?», grido Ingold sbigottito. «E una pazzia!»
«E chi ha detto che quella gente sia sana di mente?», grugni Tomec. «Ho detto loro di lasciare i carri e le mercanzie. Potrebbero sempre tornare indietro a riprenderli…»
La voce di Ingold torno calma.
«Cosa e successo?»
«Un inferno, Ingold.» Tirkenson si passo stancamente una mano tra i capelli e sul viso. «Cosa non e successo, dovevi chiedermi. Il ponte e crollato. I piloni principali: hanno ceduto sotto il peso dei carri di Alwir, ed hanno portato tutto con loro.»
«E la Regina?»
«No!», rispose l’uomo aggrottando le sopracciglia al pensiero. «Era a piedi e, per qualche ragione, si trovava alla testa del convoglio. Camminava con il Principe imbracato dietro le spalle come qualsiasi altra donna. Non so perche. Ma so che, se fosse stato su uno di quei carri, non si sarebbe salvata. Cosi Alwir ha iniziato le operazioni di salvataggio tirando su tutto quello che poteva dalla gola, e adesso sta costruendo dei pontoni da sistemare sul fiume. Il Vescovo poi ha detto che non abbandonera i suoi carri, ed ora li stanno smontando per trasportarli a pezzi. La gente se ne sta divisa da una parte e dall’altra del fiume e continua a litigare sulla roba e gli animali che bisogna traghettare. Insomma hanno deciso di non muoversi durante la notte!»
«Ho cercato di dirgli che sarebbero morti per il freddo», continuo Tomec. «E questa e una cosa sicura come il ghiaccio del Nord. Ma quel Mago prediletto da Alwir, quell’idiota di Bektis, disse che poteva allontanare la tempesta e, dopo qualche istante, cominciarono a litigare anche Alwir e il Vescovo. Cosi nessuno si e piu mosso.»
Tomec Tirkenson gesticolo disgustato e si appoggio alla parte posteriore della stella.
Ingold e Gil si scambiarono un’occhiata veloce.
«Allora li hai lasciati?»
«Oh, diamine!», esclamo l’uomo. «Forse avrei dovuto rimanere. Ma Alwir tento di requisire il carro grande del Vescovo, quello che trasportava le registrazioni della Chiesa, e sono certo di non aver mai assistito ad un simile alterco in vita mia. Govannin cerco di scomunicare Alwir, e il Cancelliere ha minacciato di metterla in catene. Sai quanto tenesse a quelle carte, Ingold. La gente si e schierata da una parte o dell’altra, e gli uomini di Alwir ed i Monaci Rossi erano sul punto di tirar fuori le spade. Ho gridato che erano dei pazzi: il campo non poteva essere diviso per questioni simili, soprattutto con una tempesta in arrivo, i Razziatori ed il Buio tutto intorno. Ma nessuno mi ha dato ascolto, ed allora ne ho avuto abbastanza. Ho preso la mia gente e tutti quelli che volevano venire con me, e me ne sono andato via. Forse non e stata la cosa migliore da fare, ma certamente sarebbe stato peggio trascorrere un’altra notte all’aperto. Ho immaginato che avremmo potuto raggiungere il Torrione prima di mezzanotte.»
Ingold guardo il cielo quasi riuscisse a superare il manto di nubi e potesse consultare un sole invisibile per scoprire che ora fosse. Le nuvole ora erano diventate di un marrone sporco, giallognolo, e l’odore della neve era inequivocabile.
«Penso che tu abbia fatto bene,» disse. «Ora andremo giu e cerchero di parlar loro per farli muovere. Dovrai lottare contro il tempo per raggiungere la valle ma, se puoi, convincili a tenere le porte aperte, e fai accendere dei falo su entrambi i lati. Metti tutti gli uomini disponibili a sorvegliarli. Con un po’ di fortuna, arriverai la stanotte!»
«Ne avrai piu bisogno tu di fortuna», borbotto il Capo di Gettlesand. «Comunque ci rivedremo al Torrione.»
Quindi alzo di nuovo la mano, ed il suo gruppo si rimise in marcia come una grande bestia ferita che si trascini allo stremo delle forze. Tirkenson allento le redini e si allontano da Gil e Ingold incoraggiando il suo cavallo stanco. Si fermo un attimo e guardo indietro verso i due che rimanevano sulla strada battuta dal vento.
«Un’altra cosa», aggiunse. «Solo perche tu lo sappia. Guardati dal Vescovo: va dicendo in giro che tu e Bektis siete legati al Diavolo… anche Alwir, ma non ha importanza… La sua parola ha un certo peso sul convoglio… Sai, dice che i Maghi barattano la loro anima per il Potere, e la gente ha paura. Vedono l’incapacita di Alwir di reagire, ma nessun potere di questo mondo potrebbe difendersi in queste condizioni. Cosi, se moriranno, almeno saranno convinti di farlo nel giusto, sacrificandosi per cio in cui credono… Anche se la gente impaurita non riesce mai a combinare molto…»
«Neanche i Maghi, Tomec. Neanche i Maghi.» Ingold sorrise all’indirizzo del Comandante. «Grazie per il tuo avvertimento. Fai buon viaggio e che il cammino non ti sia faticoso.»
L’uomo si giro e se ne ando imprecando contro il suo cavallo e incitandolo a muoversi. Gil guardo gli speroni di Tomec e vide come erano affilati. Ma i fianchi del cavallo apparivano assolutamente integri. Capi in quell’istante che l’augurio rivolto da Ingold all’uomo e alla sua gente conteneva degli Incantesimi per allontanare gli incidenti, per far fronte alle circostanze avverse, e per aiutare il Capo di Gettlesand e quelli che erano sotto la sua protezione…
CAPITOLO QUATTORDICESIMO