Torre di Dare.»
«Protezione?» Alwir si giro verso il Mago con tono di scherno. «Nascondiglio vorrai dire! Moriremo tutti di freddo…»
«Morirete di freddo anche qui!», lo interruppe seccamente Ingold.
Irritato, Bektis si intromise di nuovo.
«Io sono capace di allontanare tempeste anche peggiori di questa.»
«E anche il Buio?», chiese Ingold schernendolo.
Il Mago lo fisso per un attimo, e sul suo viso comparve un’intensa espressione d’odio, mentre arrossiva visibilmente.
Senza attendere una risposta Ingold aggiunse:
«Neanch’io so farlo. Esistono limiti ad ogni genere di Potere.»
«E alla sopportazione», lo interruppe ancora il Vescovo, imperturbabile. «Da parte mia non scappero per paura come fa la pecora nel mattatoio. Possiamo resistere a questa tempesta e muoverci alla luce del giorno.»
«E se la tempesta non cessa fino al tramonto di domani? E se dura ancora di piu?»
Alwir appoggio la mano inguantata sullo schienale della sua sedia intagliata.
«Non pensi di dare troppa importanza a questa tempesta? Sono pienamente d’accordo su qualsiasi decisione, sempre che si trovi il modo di trasportare le cose del Governo…»
Gli occhi di Govannin si accesero.
«Certo non a costo di…»
«Non siate sciocchi.»
Queste parole furono pronunciate in tono secco, e furono accompagnate da un refolo d’aria gelida quando la porta della tenda si apri ed apparve una figura femminile coperta di seta bianca. Il viso di Minalde spiccava nella cornice dei lunghi capelli neri. Per lottare contro il gelo, si era avvolta in una trapunta ricamata con grandi stelle d’oro, e stringeva Tir al petto nascondendolo sotto la pesante coperta. Gli occhi del bambino, enormi e spalancati, giravano per tutta la stanza meravigliati: erano dello stesso colore blu zaffiro di quelli della madre e di Alwir.
«Vi state comportando peggio di Tir!», disse la Regina a bassa voce. «Si sta alzando la marea, e voi state qui a discutere su chi sara il primo ad entrare nella barca…»
Le narici di Alwir si allargarono in un gesto annoiato. Disse soltanto:
«Minalde, ritorna nella tua stanza.»
«Questa volta no!», rispose lei con lo stesso tono calmo.
«Queste cose non ti riguardano.»
Il tono di Alwir era lo stesso che avrebbe adoperato per averla vinta su un bambino recalcitrante.
«Ti sbagli Alwir. E affar mio.»
La giovane Regina rimase calma, e Alwir e Rudy la fissarono meravigliati, quasi fosse entrata nella tenda facendo delle acrobazie. Il Cancelliere era rimasto senza fiato, come se lei lo avesse schiaffeggiato. Era ovvio che non aveva mai pensato alla sua piccola sorellina come ad una creatura con un proprio carattere ed una propria volonta. Rudy, ricordando come gli avesse spinto una torcia accesa in faccia mentre lottavano sulle scale a Karst, riusci a dominare meglio la sorpresa.
«Tir e mio figlio,» continuo Alde imperterrita. «La vostra testardaggine potrebbe anche causarne la morte!»
Il volto impassibile di Alwir si imporporo. Sembrava fosse li li per dirle di tenere a freno la lingua con coloro che erano piu vecchi e piu saggi di lei. Ma Minalde era pur sempre la Regina.
«Quello che il mio Lord Ingold dice e vero», aggiunse ancora la ragazza. «Io gli credo ed ho fiducia in lui. Andro con lui al Torrione questa notte. Anche se dovro farlo da sola!»
Nascosta nell’ombra, Gil si accorse di quanto stesse costando ad Alde quella prova di coraggio: la giovane Regina stava letteralmente tremando. Non doveva certamente essere facile sfidare un uomo che, in fin dei conti, aveva governato quasi tutta la sua vita. Il rispetto di Gil per quella fragile figura che se ne stava da sola al centro di una stanza sfidando le decisioni dei potenti del Regno, aumento all’improvviso.
«Grazie per la tua fiducia, mia Signora», disse Ingold, e i due si guardarono per un istante.
Gil sapeva per esperienza che lo sguardo del Mago poteva denudare un’anima e renderla indifesa ma, qualsiasi cosa Alde vide in quegli occhi, dovette rassicurarla ed offrirle maggior forza, perche si giro e se ne ando via, risoluta a mantenere quanto aveva detto.
Alwir l’afferro per un braccio e la tiro a se, sussurrandole qualcosa che nessun altro riusci a sentire, ma il suo viso era serio ed arrabbiato. Alde si svincolo con uno strattone ed usci senza dire una parola. Fu meglio cosi: non vide infatti il viso del Cancelliere suo fratello trasformato dall’ira. Era la stessa espressione che Gil aveva visto su quel volto un’altra volta: inumana, nella sua gelida impersonalita.
Quando si rivolse agli altri il sorriso era tornato ad illuminargli i lineamenti.
«Sembra che, nonostante tutto, questa notte dovremo muoverci…», commento scherzosamente, ma con una punta tagliente nel tono.
Era chiaro che quella situazione stava rapidamente degenerando, ma il Vescovo interruppe Alwir tanto dolcemente che la sua intrusione apparve del tutto casuale.
«Se le cose stanno cosi, devo andare subito a preparare i carri della Chiesa.»
Ed usci velocemente dalla tenda vietando a chiunque di richiamarla per qualche ordine o incarico.
Era ormai notte inoltrata quando il campo si accinse a partire. La neve ora scendeva fitta e regolare, ed il vento faceva turbinare piccoli fiocchi granulosi sulle ceneri dei fuochi spenti, ricoprendo di un bianco manto il fango mosso della strada.
Era stato dato l’ordine di attraversare il fiume sul ponte di fortuna, e uomini e donne si stavano accingendo a compiere quell’ultima fatica. Famiglie intere attraversarono le fragili passerelle affidandosi completamente alla ragnatela vacillante di paletti e di funi con i loro carichi sulle spalle.
Stranamente, quando Rudy raggiunse il ponte con Ingold e Gil per occuparsi dell’unico carro che Alwir era riuscito a strappare ad uno dei suoi amici mercanti, trovo che tra la gente si era diffusa una sensazione di allegro ottimismo che contrastava vivacemente con la situazione reale. Ciononostante, quasi tutti continuavano a lamentarsi, e le maledizioni e le bestemmie venivano pronunciate ad alta voce.
La gente, con i pochi averi stretti sottobraccio o assicurati con rozzi legacci, andava avanti stropicciandosi le mani con la neve gelata per riscaldarle, e intanto urlava, litigava, e lottava con il proprio vicino. Era tutto uguale, ma qualcosa era sottilmente cambiato.
In realta era sparita l’amara disperazione che aveva accompagnato la prima parte del viaggio. In quell’aria che bruciava i polmoni e accecava, si poteva respirare un’atmosfera vivace, un senso di speranza che non era mai stata avvertita prima. Erano ancora abbastanza lontani dal Torrione, ma, se ce l’avessero fatta, questa sarebbe stata l’ultima marcia!
«Quello che dovremo fare,» disse Ingold mentre osservava un gruppo di Guardie e le truppe di Alwir che lottavano contro il carro mezzo smontato per spingerlo avanti sul ghiaccio, «e tentare di mettere Alde e Tir tra di noi. Mi rendo conto che in questo modo faremo di loro un ottimo bersaglio, ma e un rischio da correre piuttosto che vederli dispersi nella tormenta. Per quanto riguarda voi due…», si giro verso Gil e Rudy ed appoggio loro una mano sulle spalle, «qualsiasi cosa facciate, rimanete attaccati a quel carro. E la vostra migliore speranza di raggiungere vivi il Torrione. Io dovro andare avanti e indietro lungo il convoglio, e non posso pensare a voi. Capisco che niente di quanto e accaduto avrebbe dovuto interessarvi, che siete stati cacciati in questa avventura contro la vostra volonta, e che nessuno di voi mi deve qualcosa ma, per favore, fate che Alde e il bambino arrivino al Torrione sani e salvi!»
«Tu non ci sarai?», chiese ansiosamente Gil.
«Non so dirti dove saro,» rispose il Mago. La neve ormai gli ricopriva la barba ed il mantello.
«Abbiate cura di voi, ragazzi miei. Se ci rivedremo, pensero io a tirarvi fuori da tutta questa storia…»
Quindi si giro e scomparve nella foschia, mentre le punte ondeggianti della sua sciarpa sventolavano come bandiere al vento.
«Ha un brutto aspetto,» osservo Rudy sottovoce, poi si appoggio al bastone, non appena la notte inghiotti la figura di Ingold. «Voi due dovete aver fatto un ben brutto viaggio.»
Gil ridacchio.