che, una volta in cima, la pietra sarebbe inesorabilmente rotolata a valle.

La notte era quasi trascorsa. Il vento aveva cambiato di intensita e suono, e si poteva capire che presto avrebbero lasciato quelle gole per trovarsi in un luogo piu aperto.

La sua mente e la sua volonta stavano annegando in quell’oscurita cieca. Con le ultime forze rimaste, tento di chiamare a se un po’ di luce magica, ma questa volta non ci fu neanche un luccichio.

Basta mettere un piede avanti all’altro, penso. Vedrai che cosi ce la farai…

Il vento lo colpi come una clava. Cadde, e questa volta decise di non rialzarsi. Potevano raggiungere il Torrione anche senza di lui. Adesso avrebbe potuto anche dormire un poco…

Si lascio trasportare dai ricordi: le colline calde della California, l’oro ondeggiante dell’erba bruciata dal sole, e il modo con il quale l’aria calda gli scivolava sulle braccia nude quando di sera attraversava l’Highway 51 sul suo chopper mentre il vento gli accarezzava i capelli… Si chiese se avrebbe potuto farlo ancora.

Probabilmente no… decise. Ma neppure quel pensiero aveva molta importanza. Chi avrebbe immaginato che andare a prendere un po’ di birra mi avrebbe portato a morire di freddo in mezzo ad una catena di montagne mai viste da nessun altro? La vita e veramente strana…

Un gigante alto sette piedi comparve all’improvviso dall’oscurita e lo colpi sulle costole con un calcio simile a quello di un mulo. Il freddo ritorno, ed un dolore acuto si diffuse in ogni suo muscolo ed in ogni giuntura. Borbotto qualcosa protestando e il gigante lo colpi ancora.

«Alzati, moccioso!»

Perche un gigante cosi alto ha la voce di Gil?… E una cagna arrogante.

«No!»

Quelle poche settimane di allenamento con la spada avevano gia reso le sue braccia forti come quelle di un orso. Rudy fu sorpreso che uno scricciolo di ragazza — non poteva pesare piu di novantotto libbre — avesse la forza di sollevarlo e lanciarlo con violenza contro il carro in movimento in modo da impedirgli di aggrapparvisi.

«Ora muoviti!», gli ordino.

Quant’e sciocca. Non capisce…

«Non ci riesco…», spiego debolmente.

«Che ti prenda un accidente!», impreco Gil, infuriata. «Potrai anche essere un maledetto Mago, ma sei un vigliacco e un debole. Che io sia dannata se ti lascero morire qui per strada! Morirai quando raggiungeremo il Torrione, non prima. Siamo soltanto ad un paio di miglia.»

«Huhn…» Rudy cerco di afferrarsi alla fune con le dita intirizzite, ma l’appiglio stava per sfuggirgli. Infilo il braccio tra la fune e il legno del carro. «Che cosa hai detto?»

Quasi a rispondergli, ci fu un mutamento improvviso nell’aria. Il vento cambio improvvisamente, e la sua forza implacabile e martellante scemo di colpo facendolo barcollare quasi gli fosse venuta meno la terra sotto i piedi. La neve, invece di mitragliargli crudelmente il viso, cadde per pochi istanti ancora e poi smise. Rudy poteva sentire il rumore del vento tra i pini al di sopra della strada ed il suo sibilo stridente ma, sebbene l’aria intorno a lui fosse gelida, ora era ferma.

I carri si arrestarono, ed un bue emise un profondo muggito di dolore. Gli stivali affondavano nella neve alta e il cuoio di qualche bardatura cigolava piano. Rudy riusci a sentire il proprio respiro affannoso unito a quello di Gil.

«Cos’e?», sussurro. «E finita la tempesta?» «Non proprio, ma lo fara. La puoi ancora sentire lassu in alto.»

Il ragazzo ammicco nell’oscurita, ed alzo una mano tremante per togliere i cristalli di ghiaccio che gli serravano le palpebre.

«Allora cosa…»

Poi comprese cos’era accaduto. La paura gli invio una potente scarica di adrenalina nelle vene che contribui a schiarirgli la mente.

«Oh, Cristo!», disse piano. «Ingold…»

«Ha fermato la tempesta, non e vero?», disse Gil accanto a lui. «Devono essere morte moltissime persone…»

«Sai cosa vuol dire?», disse Rudy. «Vuol dire che il Buio non potrebbe scegliere un momento migliore per attaccarci.» Fece un passo di prova staccandosi dal carro e scopri che riusciva a stare in piedi anche se doveva appoggiarsi al bastone. «Dobbiamo muoverci.»

Le Guardie si stavano stringendo intorno a loro. Erano quasi una trentina, e si potevano distinguere le loro voci nell’oscurita. Soltanto Dio sapeva dove fosse finito il resto del convoglio. La tempesta li aveva divisi gli uni dagli altri, ed ognuno aveva cercato scampo a modo suo.

Rudy strinse la mano destra e provo una fitta di dolore dovuta alla circolazione del sangue che riprendeva normalmente. Gil stava parlando alle Guardie e, in risposta, giunse la risata breve e fredda del Falcone di Ghiaccio.

Gil si avvicino.

«Puoi chiamare un po’ di luce?», chiese. «Il cammino e pianeggiante da qui in poi. Potremmo perdere del tutto la strada: guarda…»

Davanti a loro si stendeva a perdita d’occhio la buia pianura e, in lontananza, si scorgeva un piccolo cerchio di luce arancione che appariva e scompariva nell’aria nebbiosa.

«Tomec Tirkenson e arrivato al Torrione. Quella luce e certamente quella dei falo accanto alle porte.»

«Bene!», esclamo Rudy. «Se non altro, possiamo muoverci.»

Cerco subito di chiamare la luce e ripete molte volte il tentativo, ma la sua coscienza affaticata non gli consenti di farlo. Iniziarono egualmente la marcia verso quella piccola stella arancione, e i loro passi stentavano su quel terreno irregolare.

Dal carro alle loro spalle sentirono venire i gridolini di protesta di Tir che non gradiva gli scossoni, seguiti subito dalla voce dolce di Alde che cercava di farlo tacere.

Rudy inciampo in qualcosa di duro che rotolo con un tonfo sotto i suoi piedi. Barcollo e, nel cadere, ci mise una mano sopra: era una pentola di ferro. A dispetto del freddo e del pericolo, riusci a sorridere come stavano facendo gli altri.

L’intera valle doveva essere probabilmente cosparsa di mercanzie abbandonate nel compiere l’ultimo sforzo. Pero indicava che anche degli altri erano riusciti a farcela.

Ci riusciremo anche noi!, penso rincuorato Rudy.

Poi si accorse di qualcosa. Era un alito di vento nell’oscurita, un refolo che non aveva la stessa potenza della tempesta. Piuttosto si trattava di un filo d’aria, esile e umido, che parlava di pietre e di ocurita. L’aria comincio a vorticare intorno a loro. Girandosi, scorse i Guerrieri del Buio.

Il giovane non era sicuro di come avesse fatto a scorgerli: forse a causa del suo Potere, ancora acerbo, ma sufficiente.

Svolazzavano sulla neve verso il carro: le loro sagome erano tutte uguali, indistinguibili l’una dall’altra. Le loro code simili a fruste ferivano l’aria e li guidavano. Quelle creature si muovevano come gelide meduse oscure solcando l’aria con un fluire sinuoso: le loro zampe unghiute si piegavano come strutture di bambu sotto i leggeri tentacoli sgocciolanti che pendevano dalle bocche sbavanti.

Per un attimo quei fantasmi l’affascinarono. Si chiese come mai potessero essere delle creature di materia, e quale materia componesse quei corpi striscianti e pulsanti. Quali cervelli o menti potevano aver concepito le scale che conducevano sottoterra, nell’oscurita?

Uno dei buoi emise un tonante muggito di terrore e cerco di fuggire. Cadde trascinando a terra anche il suo compagno in un groviglio di finimenti: il timone del carro si ruppe sotto il loro peso combinato.

«I Guerrieri del Buio!»

L’urlo usci violento dalla bocca di Rudy, ed intanto il giovane tentava di chiamare a se la luce, qualunque tipo di luce gli fosse possibile evocare. Senti Alde gridare, poi, alle sue spalle, una lama accecante di luce magica trafisse l’oscurita e il fiume di ombra si dissolse in un grande anello di fumo quasi fosse stato sciolto da quella luminosita intensa.

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