«E certamente un Mago, Rudy! Deve esserlo, per trascinare con se altra gente in simili imprese disperate!»

Rudy le lancio un’occhiata pensierosa.

«Sai bene che in California pensavo ad una farsa, ma anche allora gli ho creduto. Tu lo hai sempre fatto…»

Gil capi. Ingold riusciva a rendere tutto possibile, persino realizzabile, tanto che anche un motociclista senza futuro era riuscito a chiamare il fuoco dal nulla, ed una studentessa in Filosofia, timorosa del vuoto e dai modi gentili, lo aveva seguito ai confini del mondo per combattere contro nemici indescrivibili ed invisibili. Come se non bastasse, la sua forza era tale da spingere un mucchio cencioso e spaurito di profughi, divisi da timori e paura, morti di freddo ed allo stremo delle forze, ad affrontare una marcia di quindici miglia in un tormenta per cercare un rifugio che nessuno di loro aveva mai visto.

La ragazza sospiro e si strinse il mantello intorno alle spalle. Il vento stava ancora soffiando e Gil si sentiva stanca e spossata. La notte che avevano di fronte poi, sarebbe stata terribile, al di la di ogni possibile immaginazione… Inizio a muoversi cercando le Guardie, poi si fermo.

«Hei, Rudy?»

«Si?»

«Abbi cura di Minalde. E una brava ragazza.»

Rudy la fisso sorpreso. Non l’avrebbe mai creduta capace di dire una cosa del genere. Ma si rese conto di avere ancora molto da imparare sulle ragazze insensibili con pallidi occhi da insegnante.

«Grazie…», disse balbettando, intenerito dalla voce preoccupata di Gil. «Non sei male neppure tu… per essere un fantasma…», aggiunse con un sorriso che Gil gli restitui insieme ad una smorfia cattiva.

«Non so come abbia fatto a invaghirsi di uno stupido incompetente come te, ma questo e affar suo. Ci rivedremo al Torrione.»

Rudy la lascio e si allontano. Trovo Alde in compagnia dei pochi servi rimasti della Casa di Bes che stavano caricando l’unico carro. La giovane Regina stava riponendo delle coperte. Se Medda fosse stata ancora viva, sarebbe svenuta per l’indignazione…»

«Hei, sei dinamite!», esclamo, baciandola per salutarla.

«Dinamite?»

«Sei stata… grande…», spiego. «Non pensavo che Alwir avrebbe ceduto.»

Lei si giro, arrossendo di colpo.

«Non mi interessava che fosse d’accordo, come dici tu. O che non lo fosse. Ma io non avrei dovuto chiamarli sciocchi, ne Alwir ne il Vescovo. E stato… scortese.»

«Ti farai dare una penitenza alla prossima confessione.» Rudy abbraccio la ragazza. «Comunque hai raggiunto il tuo scopo.»

Lei lo fisso negli occhi per un momento, in silenzio.

«Ha ragione?», chiese all’improvviso. «E vero? Il Buio e sulle montagne?»

«E quanto mi ha confermato anche Gil. Ingold ha ragione, sono piu vicini di quanto possiamo pensare.»

Si fermo un attimo, le mani intrecciate dietro la nuca, fissando quel viso con occhi disperati. Non voleva che quel momento terminasse, per tutto cio che doveva ancora avvenire…

Udendo un rumore che proveniva dal carro, lei corse verso il retro per riportare Tir nella piccola cesta, tra le coperte.

Rudy la senti sussurrare:

«Stai giu…»

Un attimo dopo riapparve tra le tende.

«Avrai bisogno di un guinzaglio per quel bambino, quando avra imparato a camminare,» commento Rudy.

Alde tremo e strinse gli occhi ridendo.

«Non ricordarmelo», disse.

Il convoglio comincio a muoversi. Il vento era diventato ancora piu violento ed ululava nelle gole precipitandosi addosso ai profughi con i suoi artigli acuminati. Rudy si teneva stretto al carro, accecato dalla neve, con le dita che anche all’interno degli spessi guanti di pelliccia, diventavano via via insensibili. La strada era in disuso, ma migliore di quella che scendeva da Karst. Il manto non era percorso da radici e non c’erano grandi buche o fango. La neve accumulatasi pero, rendeva il cammino pericoloso, e Rudy sapeva che quelli in coda al convoglio avrebbero dovuto affrontare un vero e proprio fiume di fanghiglia gelata. La visibilita era diminuita di molto: le figure delle Guardie che circondavano il convoglio ed il carro di Alde, divennero scure e opache come ombre appena intraviste in qualche incubo.

Ricordando gli insegnamenti di Ingold, Rudy cerco di chiamare a se la luce. Proietto una grande sfera a circa tre passi di distanza in modo da illuminare il cammino, ma la necessaria concentrazione lo privo di buona parte delle sue forze e, al primo scivolone dovuto alle sferzate brutali del vento, la luce si affievoli e si spense.

La neve riempiva l’aria come una turbinante farina grigiastra, tranne dove passava attraverso il globo di luce magica, ma li veniva trasformata in una minuscola tempesta di diamanti il cui baluginio gli feriva gli occhi.

Il mantello e gli stivali ben presto divennero zuppi d’acqua e le sue mani passarono dall’insensibilita al dolore. Una volta, non appena il vento allento un attimo il suo ritmo feroce, senti distintamente la voce di Minalde all’interno del carro che cantava dolcemente al suo bambino:

Taci Piccolino, non dire una parola…

Papa ti comprera un buffo pagliaccio…

Col passare del tempo, Rudy perse la cognizione delle ore. Non sapeva ne poteva sapere da quanto stava lottando attraverso quella landa desolata. Immagino che fossero trascorse molte ore da quando avevano tolto il campo, ma il terreno continuava ad essere scivoloso, ed il vento ormai sembrava una bestia scatenata.

Si aggrappo ancora al carro appoggiandosi ed aiutandosi con il suo bastone. A volte sembrava che quel pezzo di legno fosse l’unica cosa capace di tenerlo in piedi. Cadere li equivaleva a morire!

Ad un certo punto, non avrebbe saputo dire quando, Gil gli si avvicino preoccupata, e Rudy si chiese stolidamente cosa fosse venuta a fare da lui.

La ragazza gli grido al di sopra dell’ululare del vento:

«Stai bene?»

Rudy annui.

Una signora e una studentessa, penso, temprate dalla strada…

Gli uomini che li oltrepassavano spesso venivano poi superati mentre lottavano contro la forza del vento cercando di opporgli una disperata resistenza. Rudy vide un vecchio proveniente di certo da Karst con le sue ceste di polli accatastate sulla schiena curva, avvolto in un mucchio informe di coperte ed appesantito da un vero e proprio strato di neve. Passo anche il gruppo degli orfani del campo: erano tutti legati insieme come oche dietro al loro capo. Una donna robusta che trascinava una capra li sorpasso. Un po’ piu avanti, la ritrovarono con il volto immerso nella neve e la capra in piedi sul suo corpo.

Continuavano ad andare avanti. Rudy barcollo e cadde. Era tanto intirizzito da non essersi nemmeno accorto di essere caduto a terra. Qualcuno si chino su di lui e lo aiuto a rialzarsi scuotendolo da quel torpore con una violenza che lo sorprese. Era una figura cupa e spaventosa, avvolta in un mantello enorme, con un bastone sulla cui punta bruciava una chiara luce blu.

Rudy barcollo senza dire una parola verso il retro del carro afferrandosi alle funi per sorreggersi, e la figura scomparve nell’oscurita.

Nella confusione riusci a scorgere altre figure che si muovevano intorno. Erano sbandati che a fatica riuscivano a tenersi in piedi incitandosi a vicenda a proseguire con parole, implorazioni, maledizioni e colpi.

Strinse con forza le corde ricordandosi che aveva promesso di portare Alde al Torrione. Quella fatica aveva uno scopo, una precisa ragione, che al momento gli sfuggiva in quel buio universo di freddo implacabile. In certe circostanze la morte avrebbe potuto anche essere dolce…

Il tempo era diventato assolutamente ingannevole. Ogni movimento sembrava fatto al rallentatore, e Rudy penso alla leggenda di quel vecchio greco che doveva spingere una pietra enorme su una montagna, ben sapendo

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