«Va bene.»

Sebbene fosse di solito piuttosto sospettosa, Gil non provo alcun desiderio di fargli altre domande, ma non si senti sorpresa. Provava un istintivo senso di fiducia nei confronti dello Stregone, neanche lo conoscesse da molti anni. Ingold allungo una mano attraverso il tavolo ed afferro la sua.

«Grazie!», disse. «Tu sei una straniera per il mio mondo, e non ci devi niente. E gentile da parte tua aiutarci!»

«Ehi!», protesto Gil. «Non devi pensare a me come una straniera. Io il tuo mondo l’ho visto, e ho visto anche il Buio! Ho anche quasi incontrato Re Eldor!»

Si fermo confusa: ricordo di colpo, provandone vergogna, l’amicizia che legava lo Stregone al Re, e c’erano fin troppe possibilita che quest’ultimo morisse nel giro di una settimana.

Ingold non diede nessun peso alle sue parole, pur accorgendosi del rossore che copriva le guance di Gil.

«So che Eldor sarebbe contento di fare la tua conoscenza, e poi tu avrai sempre la sua gratitudine e la mia per…»

Un rumore proveniente dagli ultimi scampoli di buio lo fece trasalire, e si zitti alzando la testa per ascoltare.

«Chi e?», sussurro Gil.

Ingold si giro a guardarla.

«Temo di dover andare,» disse gentilmente. La sua voce era sempre stata tranquilla, e raramente ne era trasparsa una qualsiasi preoccupazione. Avrebbe potuto, con lo stesso tono, fare le sue scuse a causa di un precedente impegno per il te con la Regina di Numenor? Gil pero sapeva che qualcosa stava accadendo aldila del Vuoto, nel palazzo fortificato di Gae.

Lo Stregone si alzo per andarsene, e la sua spada ruppe la linea dritta del mantello. Gil non pote impedirsi di pensare al pericolo in agguato dall’altra parte del Vuoto, e lo afferro per un braccio. Con una voce piu sottile e commossa di quanto volesse, gli sussurro:

«Stai attento…»

Il sorriso di risposta di Ingold fu luminoso come il sole.

«Grazie mia cara, puoi stare tranquilla: sono abituato da sempre a farlo…»

Poi fece pochi passi verso il centro della cucina ed alzo le mani come per scostare una tenda. Fatto cio, sguaino la spada, e Gil scorse una luce fredda infiammare la lama, mentre lo Stregone si dileguava nella nebbia e nel fuoco dei labirinti dell’Universo.

CAPITOLO SECONDO

Era quella stramaledettissima pompa della benzina!

Rudy Solis capi immediatamente quale fosse l’ennesimo guaio del motore della vecchia Chevy. Controllo lo specchietto retrovisore e poi fisso di nuovo lo sguardo nell’oscurita, lungo la linea dello spartitraffico che sembrava perdersi in lontananza; non c’era niente da fare pero: nel raggio di cinquanta miglia, non c’era niente che somigliasse ad una luce!

Con tutta la California del Sud a disposizione, la cosa migliore che era riuscito a fare era stata quella di scegliere quella strada, sperduta in quello sperduto deserto tra Barstow e San Bernardino, per rendere l’anima a Dio in quella notte domenicale deserta e silenziosa…

Rudy si chiese se sarebbe mai riuscito a farcela a tornare alla festa. Avrebbero certo rimpianto in molti la sua assenza, penso tra se, gettando un’occhiata al di sopra della spalla destra verso le dieci casse di birra accatastate tra macchie di schiuma, vecchi giornali ed articoli di abbigliamento ormai non piu identificabili ammucchiati sopra al sedile posteriore.

Il motore tossi e scoppietto. Rudy maledisse il proprietario di quel catorcio, una stella nascente del rock, alla cui festa aveva bevuto ed oziato allegramente per tutto il fine settimana, nonche gli amici che gli avevano affidato il compito di andare a prendere la birra trenta miglia piu in basso, a Barstow. Non furono maledizioni veramente sentite, ma picchio con forza il pugno sul volante ed impreco con se stesso per quella sua decisione di andare.

Bene, gli serva di lezione! La prossima volta che mandano qualcuno a comprare birra, ci penseranno due volte prima di dargli una macchina come questa!

Purtroppo, la maggior parte degli invitati alla festa di Tarot era arrivata in motocicletta, come aveva fatto anche Rudy. E Tarot — il suo vero nome era James Carrow ed era noto come Jim quando non vestiva gli abiti da palcoscenico — non era abituato a prestare la sua Eldorado, non importa quante casse di birra fossero rimaste.

Okay! Vada all’inferno anche lui!

Rudy si scosto i lunghi capelli dagli occhi e diede una occhiata alla monotona oscurita che scorreva nello specchietto retrovisore. Ormai tutti quelli che si erano rintanati in quel nascondiglio da centomila dollari tra i canyons dovevano essere talmente ubriachi da non accorgersi se mancavano o meno dieci casse di birra. Se le cose fossero peggiorate — e sembrava che ormai fosse inevitabile considerato il rumore di ferraglia che proveniva dal motore — avrebbe sempre potuto trovarsi un buco tra le colline dove ripararsi fino al mattino per poi cercare un passaggio che lo portasse al telefono piu vicino. Stando a quello che poteva ricordare, a circa dieci miglia doveva esserci una strada secondaria che lo avrebbe condotto sino ad una baracca diroccata nascosta tra quello che rimaneva di un antico aranceto. Insonnolito e stanco, Rudy nemmeno penso a fare qualcosa per il vecchio motore quella notte, ne si sentiva attratto dal pensiero di dormire per strada.

Bevve quindi un lungo sorso dalla bottiglia di vino mezza vuota che teneva poggiata sul sedile accanto a se e continuo a guidare.

Guidava da molto tempo e da molto tempo aveva avuto a che fare — non sempre legalmente — con i motori, ma gli ci volle tutta la sua esperienza per riuscire a far andare avanti la cadente Chevy dalla tabella indicatrice luminosa fino alla strada secondaria battuta dai camion.

Lo scoppiettio e gli strattoni che venivano dagli otto cilindri consunti della macchina mentre si inerpicava tra pendii ghiaiosi ed i letti di ruscelli scavati dall’acqua, gli fecero chiedere se si trattasse soltanto di qualche pezzo rotto. Desidero all’improvviso di aver gia finito quella salita per fermarsi a controllare — sebbene non avesse nulla con se per illuminare, neanche una torcia tascabile — ma era sempre piu convinto che niente di meno di una revisione totale avrebbe fatto ripartire quella stupida macchina.

Il debole bagliore dei fari fece risaltare i punti di riferimento che aveva ben fissi in testa fin dai tempi in cui percorreva quella strada in motocicletta: una quercia che si contorceva con l’aspetto di un monaco che sembrava disapprovasse vivacemente le coppiette che usavano fermarsi li, ed una roccia, simile ad un bufalo dormiente, che si stagliava nettamente contro lo sfondo del cielo stellato.

L’hobby della caccia con arco e frecce aveva consentito a Rudy di familiarizzarsi con quasi tutta la solitaria campagna della California del Sud: una conoscenza casuale, ma reale come quel maledetto motore che lo aveva condotto nell’ombra densa delle colline.

Era sorprendente quanto fosse silenziosa quella notte. Di solito, il mondo intorno, al calar del sole, si popolava di migliaia di rumori. Anche lontano dalla folla di una citta si potevano udire areoplani, macchine, l’eco della civilta lontana. Adesso invece udiva solamente il picchiettare del metallo della carrozzeria, ed il fruscio del vento attraverso l’erba secca. Finalmente gli occhi di Rudy, sforzandosi nel pallido chiarore delle stelle, riuscirono a distinguere il profilo della baracca tra l’erba, ed un mucchio disordinato di alberi contorti.

Scese, e il rumore dei suoi passi gli sembro assordante in quella oscurita. Cammino lentamente, quasi vacillando, e porto con se una confezione da dodici lattine di birra e la bottiglia di moscato che gli aveva tenuto compagnia durante il viaggio. La testa cominciava a dolergli.

Proprio cio di cui ho bisogno: una pompa della benzina rotta ed un mal di testa da sbornia. Gli altri probabilmente penseranno che mi sia preso i soldi della birra e me la sia filata in Messico.

Si avvicino alla baracca che si ergeva solitaria nel buio delle colline. L’erba alta intorno alle pareti nascondeva i resti fossilizzati dell’attrezzatura, ormai arrugginita, della fattoria. Le tegole logore del tetto avevano ceduto sotto il peso di una quantita incredibile di foglie marce.

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