Risi e arrossii contemporaneamente. «D’accordo, d’accordo, mettiamoci una pietra sopra.»
«No, sono serio, penso che cambiero l’insegna sulla porta: INDAGINI ACCURATE MEDIANTE NONSENSE FILOSOFICI.»
«Lavoro, condivido la vita del gruppo, cerco di dare un contributo, e che cosa ricevo in cambio?»
«INVESTIGATORI SEMPRE AL VOSTRO SERVIZIO, CHE CI SIANO O CHE NON CI SIANO.»
«Niente altro che derisione e mancanza di rispetto.»
Weiss era in piedi accanto a me con le mani in tasca, visibilmente divertito. Dopo pochi secondi indico il giornale con il mento e disse: «Allora, che ne pensi?»
«Di che cosa?» replicai. «Del caso Spender? Proprio non lo so.»
«Dai, sei tu il pensatore qui dentro. Si tratta di una di quelle stronzate psicologiche? Si sentiva in colpa per via delle fantasie? Voleva punirsi?»
Feci una smorfia. «Forse. Ma a me sembra semplicemente che preferisse la morte alla realta. Sono in molti a pensarla cosi, ma in pochi riescono a rendersene conto.»
Fui gratificato dall’espressione pensosa di Weiss. Stava allontanandosi, ma all’ultimo istante si giro e disse: «A proposito, ti affianco a Sissy nel processo Strawberry».
Non capii subito, o almeno non credetti a quello che avevo sentito. Poi l’eccitazione crebbe. «Vuol dire che…?»
«Ha bisogno di un assistente per seguire un paio di testimoni.»
L’aveva detto sul serio, mi aveva assegnato un caso vero. Era la prima volta ed era un bel passo in avanti per me. «Grazie, grazie mille», dissi. «E fantastico, davvero, grazie ancora.»
«E la ricompensa per aver risolto il caso della vergine.»
«Bene, perfetto! E fantastico!»
«Ora mi giro, d’accordo? Non scomparire.»
«Oh, basta!»
Raggiunse il suo ufficio e lascio la porta aperta. Sentii che faceva un sospiro profondo e si calava pesantemente sulla sedia. Iniziai a organizzare il lavoro sulla scrivania, sorridendo. Intanto sentii che aveva acceso il computer e stava controllando la posta. Il caratteristico suono annuncio l’arrivo di un messaggio. Bishop, pensai.
Ci fu una pausa di silenzio, in cui probabilmente Weiss lesse la posta. Io presi il ricevitore per chiamare Sissy Truitt e annunciarle che aveva un nuovo assistente.
In quel momento fui raggiunto da un grugnito di Weiss.
«Ma che cazzo mi combina?» lo sentii esclamare, e udii il rumore della sua mano che picchiava sulla scrivania.
Qui la situazione e molto instabile. Chris Wannamaker sta per essere messo da parte. Abbiamo avuto un confronto e Hirschorn sicuramente l’ha saputo. Molte incognite: quando Kathleen cedera e dira tutto al marito, come lui reagira, quale decisione prendera Hirschorn. Non vedo pero altro modo per procedere. Parlando con Kathleen ho avuto la sensazione che neanche Chris sappia che cosa sta accadendo. Solo Hirschorn ne e al corrente e devo cercare di stargli addosso. Qualsiasi cosa stiano organizzando, accadra presto. C’e poco tempo, faro del mio meglio. JB.
27
Quel mattino Driscoll era avvolta in una luce pallida e tersa. Era presto e la calura non era ancora salita. Il quartiere era tranquillo, gli uomini stavano andando al lavoro e anche qualche donna, i bambini erano ai campeggi estivi. Un cane abbaiava e, qua e la, si sentiva il ronzio degli irrigatori. Una tortora appollaiata sui fili del telefono cantava la sua lamentosa canzone.
Bishop era seduto davanti alla finestra della camera da letto e guardava Chris che picchiava Kathleen. Erano di sotto, in soggiorno, e stavano litigando da dieci minuti quando Chris l’aveva colpita con uno schiaffo sulla guancia.
«Ah, maledetto!» urlo la donna, cercando di colpirlo in faccia con un pugno. Ma Chris schivo il colpo e, piu furente che mai, la picchio ancora, cosi forte che Kathleen cadde al suolo, sul fianco. La fronte sbatte sullo spigolo imbottito del divano.
Bishop contrasse l’angolo della bocca quando la vide cadere: per uno come lui era la massima espressione di disagio. Tuttavia non si mosse, rimase a guardare, seduto alla scrivania, fumando nell’ombra. Le luci della stanza non erano accese e la finestra era appena aperta; poteva pero vedere bene i Wannamaker e udirne anche le voci, quando gridavano.
«Voglio quella testa di cazzo fuori da quella casa, subito!» grido Chris alla moglie, a terra.
Lei gli rispose urlando, fra le lacrime: «E casa mia e l’affitto a chi cazzo mi pare!»
Gli occhi di Chris esprimevano tutto il suo furore. Camminava avanti e indietro incombendo su di lei e, anche da una certa distanza, Bishop poteva vedere i segni che gli aveva lasciato due sere prima, al Clover Leaf. Un ematoma rosso-violaceo copriva un’intera guancia; era li che gli aveva assestato la gomitata. Con quel livido in faccia, Chris sembrava un mostro, soprattutto mentre camminava in quel modo, come un animale in gabbia, agitando il dito davanti alla moglie, urlando e digrignando i denti.
Aveva abbassato la voce, ma alcune parole arrivavano ancora a Bishop: «… ti ronza intorno…»
Kathleen rispose. Bishop non senti le sue parole, ma intui che fossero altri insulti, perche Chris la colpi con un calcio dietro la coscia. La donna urlo, strisciando via sul pavimento, e rimase piegata su un fianco, ansimante, tenendosi la gamba. Chris continuava a camminare avanti e indietro, sovrastandola. «Puttana!» urlo a un certo punto. Bishop vide il corpo della donna scosso dal pianto.
Aspiro un’altra boccata di Marlboro. Gli occhi chiari, freddi e privi di espressione, si strinsero a fessura mentre il fumo saliva.
All’improvviso il telefono squillo rumorosamente. Bishop afferro il ricevitore, spense la sigaretta e rispose. «Si?»
«Parlo con Frank Kennedy?»
Bishop si distese sulla sedia. Non riconobbe la voce sottile e affettata che proveniva dall’altro capo del filo, tuttavia intui di chi potesse trattarsi. Si giro per non farsi distrarre dalla scena nella casa vicina. «Si, sono Kennedy.»
«Bene, signor Kennedy, mi chiamo Alex Wellman e sono l’assistente personale di Bernard Hirschorn.»
«Ho capito. Che cosa posso fare per lei?»
«Il signor Hirschorn mi ha detto di combinare un incontro fra voi, se possibile.»
Bishop sorrise a denti stretti e rispose con distacco: «Certamente. Quando vuole che ci incontriamo?»
«Oggi a mezzogiorno, il suo ufficio e alla fondazione Driscoll.»
«Ci saro.»
«Perfetto, grazie.» La comunicazione fu interrotta.
Bishop ripose la cornetta e appoggio i gomiti sulle ginocchia. A pensarci bene, la situazione era positiva. Hirschorn voleva vederlo e cio significava che, probabilmente, il suo piano aveva avuto successo. Forse, quando gli era giunta notizia del diverbio al Clover Leaf, Hirschorn aveva gia dei dubbi sull’opportunita di impiegare Chris come pilota. Forse stava addirittura considerando di assumere Bishop per sostituirlo. Bene, penso, potrebbe essere un’ottima cosa.
Bishop si alzo e torno alla finestra, a osservare quanto accadeva nella casa a fianco.
Non si udivano piu le grida e Chris era in ginocchio. Kathleen era ancora a terra, sdraiata sul dorso, con le gambe piegate come per difendersi. Chris le parlava gentilmente, con l’espressione contrita, e Bishop penso che stesse piangendo. Muoveva le mani avanti e indietro come se volesse spiegarle qualcosa, o farsi perdonare. Poi le mise una mano sul polpaccio, ma Kathleen si ritrasse. Lui continuo, facendo salire la mano verso la coscia e poi piu su, cercando di costringerla con il corpo ad aprire le ginocchia. Si chino su di lei.
Kathleen gli mise la mano sul petto per allontanarlo e volto la faccia. Ma lui insistette con dolcezza, parlando con calma, cercando di spiegare. Le braccia di lei si rilassarono, gli appoggio le mani sulle spalle. Teneva