49

«Santo cielo», ripete Bishop.

Avanzo a passi lenti nel capannone e perlustro ogni centimetro dell’apparecchio che stazionava minaccioso sotto le luci al neon.

«E bellissimo o no?» disse Hirschorn alle sue spalle, sorridendo.

Bishop non rispose, ma «bellissimo» non era la parola piu adatta. In quel punto sperduto di una sconfinata distesa di foreste, a Bishop sembrava di trovarsi davanti a un’enorme locusta, un insetto venuto dallo spazio, cattivo almeno quanto era grosso. Il parabrezza, come un occhio incupito dal riflesso della notte, sembrava scrutare con diffidenza l’uomo che si avvicinava. I grandi rotori spioventi e le corte ali, benche immobili, parevano pronti a un attacco feroce e fulmineo.

Era da molto che Bishop non ne vedeva uno da vicino: un Apache Longbow AH-64D, un elicottero da guerra in dotazione all’esercito. Questo era completo di missili, e che missili: i missili terra-aria conosciuti con il nome Hellfire, fiamme dell’inferno. Ce n’erano quattro (su una capacita di otto) sotto ognuna delle ali. Per non parlare delle mitragliatrici da 30 mm che sbucavano da sotto la fusoliera.

Bishop si accosto al muso dell’elicottero. Nella mano sinistra teneva ancora la borsa da viaggio, e quindi alzo la destra per passarla sulla fredda armatura metallica. Scosse lievemente la testa: Hirschorn doveva aver speso milioni di dollari per procurarselo, e di sicuro c’erano volute settimane per farlo arrivare di nascosto fin li. Guardo, senza celare una certa ammirazione, il vecchio dai capelli argentei rimasto nell’ombra, fuori del raggio delle luci.

«Chi e lei, Hirschorn, una specie di terrorista?» chiese con voce pacata.

L’altro si irrigidi. «Ehi, attento a come parli, sono americano al cento per cento.»

«D’accordo, ma, se mi e permesso chiederlo, che cosa cazzo vuole farci con questo aggeggio?»

Hirschorn si rilasso e rise. «Sii paziente, amico. Ti sara spiegato tutto. E una missione semplice: si va e si torna. E io saro con te per tutto il tempo.»

«Semplice…» gli fece eco Bishop. Guardo di nuovo l’elicottero, e sul suo viso torno la caratteristica espressione maliziosa. «Posso dare un’occhiata alla cabina?»

«Certo», rispose Hirschorn in tono cordiale. «Fai pure. Voglio che ti senta a tuo agio.»

Bishop non lascio a terra la borsa ma la isso sopra una delle piccole ali del velivolo prima di salire a sua volta. Apri il portellone, butto la borsa sul pavimento e si abbasso per prendere posto sul sedile del pilota. Attraverso il parabrezza, le persone nel capannone erano solo delle sagome ritagliate nella luce al neon.

«Dio onnipotente», disse a voce alta.

Un altro uomo, al suo posto, avrebbe forse perso la testa, chiedendosi in che diavolo di storia era andato a cacciarsi, per di piu in un posto cosi sperduto. Ma Bishop era calmo; in quell’istante provava persino una sensazione di sicurezza. Qualunque fosse la missione che intendevano compiere con quella macchina da guerra, lui l’aveva gia mandata a monte, almeno per quella notte. Perche era l’unico pilota che avevano a disposizione, e di certo avrebbe preferito farsi sparare piuttosto che far volare quella roba nei cieli di casa sua. Il problema era che, se si fosse rifiutato, quelli gli avrebbero sparato sul serio. Dunque la prima cosa da fare era levare il culo di li e comunicare a qualcuno il nascondiglio di quel mostro.

Non sarebbe stata un’impresa facile, con i due uomini armati all’interno del capannone e altri, probabilmente, fuori. Cosi, senza scomporsi, per precauzione Bishop abbasso la mano — che era fuori dalla vista degli scagnozzi — fino alla cerniera della borsa da viaggio e comincio ad aprirla. Intanto, controllo i vari sistemi operativi del mezzo. Noto che erano incompleti. Dovunque avessero comprato o rubato quel velivolo, non erano riusciti a ottenere la strumentazione da guerra completa, per esempio i sistemi antiradar. Ma il GPS e i sistemi di puntamento computerizzati erano a posto: sembrava proprio che avessero intenzione di usarli, quei missili Hellfire.

«Dio onnipotente», ripete Bishop.

Estrasse il computer dalla borsa, se lo mise in grembo e lo accese. Mentre lo faceva, continuava a girare la testa in ogni direzione e a mettere le mani sui vari comandi, per far vedere, se stavano osservandolo, che stava davvero esaminando l’apparecchio. Penso che Hirschorn, essendo cosi orgoglioso del suo gioiello, gli avrebbe dato il tempo di ispezionarlo per bene.

Non appena il computer si fu avviato, Bishop apri il programma di posta e si accorse, finalmente, di non aver spedito l’ultimo messaggio che aveva scritto. Questo fatto lo turbo per un istante e gli fece maledire Kathleen, che l’aveva distratto dal suo lavoro. Cosi, Weiss non sapeva che era partito con Hirschorn.

D’altro canto, avere un messaggio pronto ora gli permetteva di agire piu velocemente. Lo apri.

Weiss, ha funzionato. Wannamaker e fuori, io sono in gioco. Stasera alle sei saro in volo verso una destinazione ignota. Quando saro la, mi daranno le istruzioni sul mio incarico e ti faro sapere. Se abbiamo fortuna, possiamo portare a termine la missione senza comprometterci…

Muovendo le dita nel modo piu impercettibile che gli riusci, aggiunse: «c150kmnoah-64d».

Non ci fu il tempo di scrivere altro, perche Hirschorn gli stava facendo segno di scendere.

«Dai, Kennedy! Avrai tutto il tempo per giocarci. Ora dobbiamo metterci al lavoro.»

Bishop premette il comando di invio e attese per alcuni secondi che gli sembrarono secoli, perche Hirschorn lo aspettava li fuori. Il computer stava ancora aspettando il collegamento e Bishop penso che avrebbe potuto aspettare all’infinito, in quella zona sperduta. Avrebbe provato a inviare l’e-mail fino all’ultimo impulso di vita delle batterie.

Mise il palmare sul pavimento dell’elicottero e lo spinse sotto il sedile, ben nascosto. Il tentativo di invio era ancora in corso.

Un attimo dopo scese dal velivolo con la sua borsa in mano e si avvio verso Hirschorn.

«Volevo cominciare a fare conoscenza», disse.

«Oh, non manchera l’occasione», rispose il vecchio, e gli diede una pacca sulla spalla sorridendo con i suoi denti bianchissimi. «Credimi. Chase, mostra a Kennedy i suoi alloggi.»

Chase era uno dei due uomini che li avevano scortati. Fece segno a Bishop di seguirlo con la torcia che teneva nella mano destra, mentre l’altra non abbandonava la mitraglietta.

«Dopo di te», disse con voce rauca.

Bishop ando con lui mentre Hirschorn e l’altro uomo armato rimanevano nel capannone per spegnere le luci e chiudere la porta.

Avanzarono lentamente fra gli alberi, alla luce della torcia che illuminava il cammino di Bishop da dietro. Chase non era uno sprovveduto e si teneva a una giusta distanza, in modo da non farsi cogliere di sorpresa. In effetti, Bishop aveva pensato di stordirlo, prendergli l’arma e scappare tra gli alberi. Se fosse riuscito a tornare al Cessna e a farlo partire, sarebbe potuto tornare in citta per raccontare dell’elicottero alla polizia. Ma Chase era prudente, e a Bishop non rimase che aspettare.

Cosi raggiunsero la baracca a due piani con una scala su un lato. Bishop era ancora abbastanza tranquillo, pronto ad aspettare un’occasione migliore per filarsela, certo di avere ancora un po’ di tempo.

Sempre che Chris fosse morto, e che gli avessero sparato prima che tornasse in se e raccontasse tutto. In questo caso, Bishop calcolava di avere tutto il tempo necessario.

50

In quel momento Weiss entro in ufficio, e si accorse subito che qualcosa non andava. I pensieri che gli affollavano la mente si zittirono, lasciando il posto alla cautela. Si fermo sulla soglia, gli occhi fissi nel buio.

L’Agenzia era chiusa, erano passate le otto. Le luci erano spente e dalle stanze non proveniva alcun rumore. Eppure l’istinto, il suo istinto da poliziotto, gli diceva che non era solo.

Il corpulento detective, che sapeva muoversi con la massima leggerezza, quando voleva, percorse il

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