debita distanza la fauna piu pericolosa che Alaspin aveva da offrire. I thranx, beati loro, non avevano bisogno di protezioni tanto complicate. Erano pochi gli insetti in grado di penetrare attraverso le loro corazze chitinose. E non avevano neppure bisogno delle strisce raffreddanti allacciate ai pantaloni che lo mantenevano fresco, riciclando il suo sudore. Non era strettamente necessario, ma era un lussuoso antidoto alla miseria della situazione.

Ed era anche molto costoso, ma il denaro era una cosa di cui Flinx non si preoccupava. Anche se non era favolosamente ricco, si era reso finanziariamente indipendente.

Un ronzio a piu voci gli riempi le orecchie. Ne aveva avvertito la presenza molto prima di udirli. Pip si srotolo dalla sua spalla e si innalzo in volo. Eccoli di nuovo, si trovavano negli alberi alla sua destra.

Erano piu grandi del piu grosso colibri e sfrecciarono verso di lui in formazione, danzando intorno alla sua testa. Flinx rivolse loro un sorriso pieno di affetto, poi si volto e riprese il cammino verso il lago di cui aveva scoperto la presenza sulla mappa. Quel luogo gli era sembrato il piu adatto per gli addii finali.

La realta era molto piu bella delle fotografie aeree, penso quando finalmente emerse dagli ultimi cespugli per ritrovarsi sulla riva scoscesa. Era ancora piuttosto presto. Dalla liscia superficie del lago si innalzava la nebbia, che addolciva i contorni degli alberi e delle liane che incorniciavano la sponda opposta. Erano come sagome di sogno, delineate da un contorno dorato e fiammeggiante, una sorta di offerta al sole velato dalla foschia.

Quella distesa ispiro i suoi compagni di viaggio. Essi si slanciarono verso l'acqua, saettando gioiosi intorno a Pip, che era la stella alla quale ancoravano la loro costellazione, almeno fino a quel giorno, perche il momento del distacco si avvicinava.

Flinx lo sapeva perche lo percepiva nella mente del suo animale. Pip era un telepate empatico, in grado sia di trasmettere che di ricevere le emozioni del suo padrone. La mezza dozzina di piccoli che in quel momento saettavano gioiosi intorno a Pip, erano dotati degli stessi poteri.

Erano stati concepiti durante una visita in quel pianeta, il loro mondo di origine, e a quel luogo Flinx li aveva riportati per svezzarli, anche se quello non era un termine che si applicasse del tutto ai serpenti volanti. Aveva sentito dire che quella era la cosa giusta da fare, per quanto non sapesse fino a che punto quell'idea era nata da lui o gli fosse invece stata suggerita da Pip. Ora sapeva di aver fatto la cosa giusta. Aveva goduto della compagnia dei piccoli, ma questi crescevano in fretta. Sei minidraghi, mortalmente velenosi, erano un po' troppo per una persona sola, percio lui aveva deciso di riportare a casa i cuccioli.

Erano serpenti solo di nome, perche era la specie a cui assomigliavano di piu. Persino gli xenotassonomi li chiamavano draghi in miniatura, anche se erano imparentati piu strettamente con gli estinti sauri della Terra, con i celosauri in particolare.

Ritto sulla sponda, con il machete nella mano, percepi la loro confusione.

Ondate di materna repulsione emanavano da Pip, come lievi increspature in una pozza. Si abbattevano sui suoi piccoli, respingendoli, costringendoli ad allontanarsi. Gradualmente, pur senza capire, l'istinto prese il sopravvento. Si misero a volare intorno a Pip in cerchi sempre piu larghi e Flinx percepi il loro legame farsi sempre piu debole. Non si spezzo, ma divenne sempre meno intenso. Era una sensazione ad un tempo meravigliosa e dolorosa, che lo riempi di pace.

Non si chiese piu se avesse fatto la cosa giusta portandoli li. I minidraghi continuarono la loro danza: quelle forme incredibilmente agili guizzavano e roteavano, e le loro scaglie iridescenti catturavano i raggi del sole. Poi, uno alla volta, ruppero la formazione e scomparvero tra gli alberi sull'altra sponda del lago. Adesso erano davvero tornati al mondo che li aveva dati alla luce. Flinx trasse un profondo respiro.

— Questa e fatta — disse ad alta voce, sapendo che nonostante Pip non capisse le parole, avrebbe pero capito perfettamente quello che provava. — Non c'e altro, vecchia mia. E tempo che noi due torniamo indietro, sta cominciando a fare caldo.

Pip sfreccio verso di lui, fermandosi di colpo ad un metro davanti al suo viso. La lingua lunga e appuntita gli sfioro il naso e gli occhi, poi l'animale giro su se stesso, andando a sistemarsi comodamente sul collo e sulle spalle.

Flinx si concesse un ultimo sguardo al lago, a quella superficie immobile come il vetro. Poi si volto, per ripercorrere il sentiero che aveva aperto nella giungla. Se Pip era triste per il distacco dai suoi piccoli, non ne diede alcun segno. L'unica cosa che percepiva in lei era una grande contentezza.

Naturalmente non aveva modo di dire se stesse davvero provando le sensazioni del minidrago o se queste non erano altro che deboli riflessi delle sue. Quella sua particolare sensibilita continuava a restare un mistero, anche se a ogni anno che passava sembrava accettarla un po' di piu. Era come cercare di stringere la nebbia: un momento quel talento era solido e reale come acciaio, e il momento seguente, quando cercava di usarlo, non trovava nulla, assolutamente nulla.

Mentre si trascinava nel fango, cercava di evitare di sfiorare la vegetazione che lo circondava, perche in quella giungla ogni foglia sembrava nascondere qualcosa di spinoso o di tossico. Stava cominciando a provare rispetto per i suoi talenti, invece di temerli e odiarli. Fino a quel momento, le sue abilita gli avevano piu che altro causato guai. Purtroppo, doveva imparare a conviverci. Non poteva disconoscerli, non piu di quanto potesse mutilarsi.

Pip si agito sulla sua spalla nello stesso istante in cui un boato di emozioni si riversava nella sua mente. Flinx si fermo, e si volto quando colse il ronzio.

Un piccolo minidrago era sospeso davanti a lui. Quando si era voltato, il piccolo si era ritirato, portandosi a due metri di distanza ed era rimasto li, fissandolo intensamente.

Flinx sapeva di non essere il primo essere umano ad aver stabilito uno stretto legame emotivo con un minidrago alaspiniano. Si raccontava di altri cercatori che lo avevano fatto. Lui stesso ne aveva incontrato uno poco piu di un anno prima. Il minidrago di quell'uomo, Balthazaar, si era accoppiato con Pip. Ma non aveva mai sentito parlare di nessuno che fosse riuscito ad instaurare un legame con piu di un serpente volante. Un essere umano, un minidrago. Quella era la regola. Il piccolo doveva andarsene.

— Forza, vattene, fila! — grido, facendo un balzo verso l'animale e brandendo il machete. La piccola creatura indietreggio di un altro metro. — Vola via, scompari! la tua casa non e piu con me e con tua madre. E arrivato il momento di salutarci. — Continuo ad avanzare verso il minidrago e quest'ultimo indietreggio di un altro metro, nascondendosi per meta dietro la mole di un albero dalla corteccia blu.

Voltandosi con gesto deciso, Flinx riprese il cammino. Aveva fatto non piu di venti metri, quando udi di nuovo il ronzio. Giro su se stesso, esasperato, e vide il piccolo atterrare su di un ramo, ripiegando le ali scagliose lungo il corpo affusolato e arrotolando la coda al ramo.

— Che cosa ti prende? — Getto uno sguardo a Pip, che fissava in silenzio la sua prole recalcitrante. — Hai un cucciolo che non vuole lasciare il nido. Che cosa intendi fare?

Era per Flinx fonte di meraviglia costante la complessita di pensieri che le emozioni erano in grado di trasmettere. Pip non capiva una sola parola, ma le sensazioni erano chiarissime. Si srotolo, spiego le ali e si slancio verso il piccolo.

Il cucciolo quasi cadde dall'albero cercando di evitare l'attacco. Flinx guardo i due minidraghi girare intorno ai tronchi e tra i rami, spaventando la fauna locale e facendola fuggire in tutte le direzioni.

Alla fine Pip torno, respirando affannosamente e si risistemo sulla sua spalla. Questa volta rimase fermo ad aspettare. Passo un minuto, poi due, e finalmente udi il noto ronzio. Il cucciolo era sospeso all'incrocio di due grandi rami, chiaramente esausto e altrettanto chiaramente deciso a restare. Sentendo Pip agitarsi sulla spalla, le mise una mano sul collo per calmarla.

— Buona. — Lei percepi senza capire e il suo respiro si tranquillizzo. — Va tutto bene.

Il cucciolo colse quella sensazione e si lancio verso di lui, arrotolandosi sul suo polso sinistro.

— No, tu non puoi restare, mi capisci? — Sollevo la mano con un gesto deciso, lanciando in aria il minidrago. Ma non appena la riabbasso, il serpente volante ritorno ad aggrapparsi al suo braccio, come un braccialetto dai colori sgargianti e dagli occhi rossi.

Lo fece volare via parecchie volte, ma ogni volta la bestiola tornava ad aggrapparsi al polso o all'avambraccio. — Che cosa diavolo devo farne di te? — Se un serpente volante poteva rannicchiarsi, allora quel cucciolo stava facendo proprio quello, nascondendo la testa sotto un'ala.

Maledizione, era cosi tenero, penso. Tutti i cuccioli di Pip erano piccole, tenere, delicate sculture di cuoio. E ognuno di loro aveva abbastanza neurotossine nelle sacche del veleno da uccidere una dozzina di uomini in pochi minuti. Per niente teneri.

Le emozioni che emanavano dal minidrago erano deboli e confuse, come quelle della madre. Affetto, confusione, solitudine, paura, sconcerto, tutti insieme. Dal momento che il livello di intelligenza di un minidrago era

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