davanti ai finestrini. Ma Lilo conosceva piuttosto bene le carte della superficie. Andavano a nord, attraverso le piane dell’Imbrium, e quando vide dei picchi ergersi all’orizzonte, sapeva che erano i monti Spitzbergen. Cosi il Capo viveva li. Quell’informazione non era proprio un segreto di stato, pero non veniva reclamizzata per il pericolo costante di un omicidio.

La casa di Tweed era in superficie — com’era logico, noto Lilo, per permettergli di vedere sempre la Terra. Tweed era ossessionato dalla Terra, e dagli Invasori. C’era un’enorme cupola geodetica, circondata da gruppetti di cupole piu piccole. All’ombra di una di esse si levava un intricato telescopio con uno specchio di venti metri. Era puntato sulla Terra.

Mari recise l’avambraccio e lo sostitui con quello originale, poi disse che Tweed stava aspettando Lilo nella cupola principale. Le indico il tragitto. Lilo fece con calma, guardando al di la delle porte aperte che incontrava. Ci doveva essere solo una stazione della metropolitana e le tute dovevano essere ben custodite. Si rendeva perfettamente conto che quella era una prigione cosi come lo era stato l’Istituto: era il momento di cominciare a mettere a punto un piano di fuga.

La strada di accesso era invasa dall’acqua. Ci passo in mezzo, finche il viottolo non divento un ruscello che scorreva fra gli alberi, un’artistica, perfetta combinazione di olografie e piante reali. Il letto del ruscello era pavimentato di sassi levigati e di cristalli variopinti e i punti piu profondi erano pieni di pesci. Dalla riva, una pantera la stava studiando; le venne vicino appena fu uscita dall’acqua, e le si strofino contro dopo averle annusato i peli dei polpacci. Lilo la carezzo per un poco, poi la mando via con una pacca sulla testa.

Il sentiero portava a uno spiazzo, e li c’era Tweed, seduto su una poltrona con una donna nuda in piedi accanto. Fra gli alberi ai bordi dello spiazzo, vide un uomo, anch’esso nudo.

Lilo aveva cercato di non lasciarsi impressionare, ma era inutile. Non aveva idea di quanto denaro ci volesse per mantenere una disneyland tascabile come quella, ma sapeva che doveva essere molto.

«Si sieda, Lilo,» disse Tweed, e dall’erba alta apparve una poltrona. Lei lo fece, mettendo un piede sul sedile. Si frugo nelle tasche della tunica, trovo una spazzola, e comincio a pettinarsi i riccioli dei peli bagnati sulle gambe.

«Ha gia incontrato Vaffa,» disse Tweed, indicando la donna in piedi. Lilo la guardo, ne noto la posa e l’atteggiamento delle mani. Quella donna poteva ucciderla in un secondo, e l’avrebbe fatto. Le era sembrato che i suoi occhi avessero qualcosa di familiare.

«Quante ne ha?» chiese. C’era un boa constrictor, lungo almeno venti metri, avvolto nell’erba ai piedi della donna. «E uno strano animale da casa.»

«Non le piacciono i serpenti?»

«Non parlavo del serpente.»

Tweed fece una risatina. «Vaffa e molto utile, fedele, intelligente come puo, e del tutto spietata. Vero, Vaffa?»

«Se lo dice lei, signore.» I suoi occhi non abbandonavano Lilo neppure per un attimo.

«Per rispondere alla sua domanda, ci sono molte Vaffa. Una qui, l’altra che l’ha aiutata a fuggire qualche ora fa. Altre in altri posti.» Lilo non aveva bisogno di chiedere perche Vaffa fosse tanto utile. Sebbene le due che aveva visto avessero corpo e faccia del tutto diversi, la sensazione era la stessa. Era un’assassina. Era possibile che fosse un soldato, sebbene Lilo non fosse esperta di malattie mentali.

«Mi parli degli Anelli,» disse Tweed, inaspettatamente.

«Se ne e discusso al processo,» balbetto Lilo. «Credevo che lo sapesse.»

«Lo sapevo, ma non sono convinto che abbia detto la verita Dov’e la capsula vitale?»

«Non lo so.»

«Abbiamo il modo di farla parlare.»

«Non dica sciocchezze.» Tweed aveva l’abitudine di parlare in quella maniera, come un attore di un giallo scadente. «Non e questione di non volerlo dire,» spiego lei. «Ho ammesso di averla costruita. Se sapessi dov’e, non mi sarebbe molto utile, no?»

In quel momento Lilo capiva che avrebbe potuto esserle» dannoso, non certo utile. Tweed non appariva contento, e la cosa era spiacevole. Renderlo contento era improvvisamente diventato molto importante.

Cinque anni prima, allorche le sue ricerche l’avevano condotta in campi nei quali avrebbe incontrato problemi con la legge, aveva deciso di costruire la capsula. Aveva contatti con gli abitanti degli Anelli e il denaro per fare attuare il progetto. L’idea — le era parsa buona al momento — era stata questa: se fosse stata presa e imprigionata, il suo lavoro sarebbe continuato senza interruzioni. Ora non era sicura che le sue motivazioni fossero state cosi altruistiche. L’impulso a vivere era forte, come aveva appena scoperto.

«Mi hanno interrogato servendosi di droghe,» disse. «Ho un’amica laggiu. Quando lasciai la capsula, lei la sposto. Non posso portarci nessuno. Non so dove sia.»

«Questa complice,» disse lui. «Ha modo di mettersi in contatto con lei?»

«E mai stato laggiu?»

«No, non ne ho mai avuto il tempo.» Scrollo le spalle. Lilo gliel’aveva gia visto fare, al cubo. Tweed era abile nel mettersi in disparte, nel mostrarsi sempre preso dagli interessi del popolo.

«Be’, gli Anelli sono grandi. Se non c’e mai stato, non puo immaginarsi quanto. Potrei cercare di rintracciarla via radio, ma non riusciremmo mai a darle la certezza assoluta che non ci sono pericoli. Voglio dire, con la droga mi si potrebbe estorcere tutto, e lei non avrebbe nessun modo di sapere se c’e qualche tranello. E gia stato abbastanza difficile convincerla ad aiutarmi. Agli abitanti degli Anelli piace la solitudine. Non si interessano molto dei problemi degli altri.»

«Ma puo mettersi in contatto con lei?»

«Se vuol dire se posso trovarla, no. Posso lasciare un messaggio al centralino di Janus. Lo chiama ogni venti anni, come un orologio.»

Tweed allargo le braccia. «Non e molto efficiente.»

«L’idea era proprio questa. Se fosse stato facile per me bloccare il progetto, lo sarebbe stato per chiunque avesse saputo quello che sapevo io.»

Tweed si alzo e fece lentamente qualche passo, guardando in cielo. Il serpente si mosse e si avvolse intorno alla gamba di Vaffa, che si chino per carezzarlo, senza perdere mai di vista Lilo.

«Come si chiama questa complice?»

«Parameter. Parameter/Solstizio.»

3

Il Canto degli Anelli, di Clancy-Daniel-Mitre. Una raccolta di poesie collaborative umano-simb antiche. Circa 240-300 O.E. Lettura aperta.

Fra tutte le cose ricevute attraverso la Linea Calda Ophiucus nessuna e piu meravigliosa del simb. Nella prima parte del terzo secolo, i simb erano considerati la salvezza della razza umana. I futuristi immaginavano il giorno in cui ogni essere umano sarebbe stato associato a un partner simb e si sarebbe liberato per sempre della dipendenza dalle camere stagne, dalle coltivazioni idroponiche e dall’acqua riciclata. Ogni essere umano sarebbe stato un minuscolo modello della Terra perduta, libero di vagare a piacimento per il sistema solare.

E facile capire che cosa ispirasse questo ottimismo. La simmetria del concetto e stupefacente. Ogni coppia essere umano-simb e un sistema ecologico chiuso che ha bisogno solo della luce del sole e di una piccola quantita di materiale solido. Il simb vegetale raccoglie la luce del sole dallo spazio e se ne serve per trasformare i materiali di scarto umani e l’anidride carbonica in cibo e ossigeno. Nello stesso tempo protegge il fragile essere umano dal vuoto e dal calore e dal freddo eccessivi. Il corpo del simb si estende nei polmoni e attraverso il canale di alimentazione. Ogni singola parte nutre l’altra.

Quello di cui non tenemmo conto fu la mente del simb. Privo di cervello, un simb non e che un pezzo di materia organica artificiale finche non viene in contatto con un essere umano. Una volta permeato il sistema nervoso del suo ospite, nasce come essere pensante. Divide il cervello con l’uomo. I primi ricercatori scoprirono che, una volta innestato, il simb non poteva piu essere rimosso. Da allora, relativamente poche persone hanno scelto di rinunciare alla propria intimita mentale in cambio dell’utopia degli Anelli.

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