c’e la data, ma e stato pubblicato a… riesci a capire questa parola?»

Nicodemus si chino ancora di piu. «Londra. No, non e Londra. Un altro posto. Un posto che non ho mai sentito nominare. Forse non e neppure sulla Terra.»

«Bene, almeno sappiamo che e Shakespeare,» disse Horton. «Ecco da cosa deriva il suo nome. Era uno scherzo.»

Carnivoro ringhio, dall’altra parte del tavolo. «Lo Shakespeare scherza sempre.»

Horton volto pagina, e ne trovo una bianca, riempita da una grafia minuta, a matita. Si chino, cercando di decifrarla. Erano la stessa ortografia strana e la stessa strana sintassi che aveva trovato nel frontespizio. Tortuosamente, lesse le prime righe, traducendole, quasi fossero in una lingua straniera:

Se leggi questo, probabilmente ti sei imbattuto in quel grosso mostro di Carnivoro. In tal caso, non fidarti neppure per un istante di quel miserabile figlio di vacca. So che ha intenzione di uccidermi, ma saro io a ridere per ultimo. Sara facile, per chi sa che sta per morire comunque. L’inibitore che avevo portato con me ormai e quasi finito, e quando non ne avro piu, il tumore maligno continuera a divorarmi il cervello. E sono convinto che, prima dell’inizio dei dolori piu atroci, sarebbe una morte piu facile lasciare che questo mostro bavoso mi uccida, piuttosto che finire tra le sofferenze…

«Cosa dice?» chiese Nicodemus.

«Non ne sono sicuro,» rispose Horton. «E piuttosto difficile.»

Spinse da parte il volume.

«Lui parlava al libro,» disse Carnivoro. «Con il suo bastoncino magico. Non mi spiega mai cosa diceva. Neanche tu puoi dirmelo?»

Horton scosse il capo.

«Eppure devi essere capace,» insistette Carnivoro. «Sei umano come lui. Uno deve sapere quello che l’altro dice con i segni del bastoncino.»

«C’e il fattore tempo,» disse Horton. «Noi abbiamo viaggiato almeno mille anni, per arrivare qui. Forse molto piu di un millennio. E in mille anni, possono esserci molti cambiamenti nei segni tracciati con i bastoncini. Inoltre, il suo modo di tracciare i simboli non e dei migliori. Scrive con mano tremante.»

«Tenterai ancora? Grande curiosita di sapere cosa dice lo Shakespeare, soprattutto cosa dice di me.»

«Continuero a tentare,» disse Horton.

Tiro di nuovo il volume davanti a se.

…finire tra le sofferenze. Lui finge una grande amicizia per me, e recita cosi bene la parte che occorre un considerevole sforzo analitico per discernere il vero atteggiamento. Per arrivare a capirlo, prima bisogna scoprire che cos’e, e acquisire una certa conoscenza della sua cultura e delle sue motivazioni. Solo poco a poco mi sono reso conto che e veramente cio che sembra, cio che si vanta di essere… non solo un carnivoro incallito, ma anche un predatore. Per lui, uccidere non e soltanto un modo di vivere: e una passione ed una religione. Non soltanto lui: tutta la sua cultura e basata sull’arte di uccidere. Poco a poco, grazie all’intuizione acquisita vivendo con lui, sono riuscito a ricostruire la storia della sua vita e della sua cultura. Se lo chiedi a lui, immagino che ti rispondera, orgogliosamente, di appartenere a una razza guerriera. Ma questo non dice tutto. Nella sua razza, e un essere eccezionale, forse un eroe leggendario… o almeno in procinto di diventarlo. La sua professione, come l’intendo io (e sono sicuro di non sbagliare) consiste nel viaggiare da un mondo all’altro; e su ciascuno sfida ed uccide gli esemplari delle specie piu tremende che vi si sono evolute. Come i leggendari indiani nordamericani della Vecchia Terra, conta un punto simbolico per ogni avversario che uccide e, secondo la mia impressione, ormai e uno dei primi nell’intera storia della sua razza ed aspira a diventare il campione di tutti i tempi, il piu grande uccisore di tutti. Non so bene che cosa ne ricavera, ma posso formulare qualche ipotesi… forse l’immortalita nella memoria razziale, l’apoteosi eterna nel suo pantheon tribale…

«Allora?» chiese Carnivoro.

«Si?»

«Adesso il libro ti parla. Vedo che muovi il dito, riga per riga.»

«Niente,» disse Horton. «Proprio niente. Quasi tutti incantesimi e preghiere.»

«Lo sapevo,» gracchio Carnivoro. «Lo sapevo. Lui dice che la mia magia e una maledetta sciocchezza, ma pratica la sua. Non parla di me? Sicuro che non parla di me?»

«Non ancora. Forse un po’ piu avanti.»

Ma su questo pianeta abominevole, adesso, e prigioniero come me. Come me, e escluso dagli altri mondi in cui potrebbe cercare e combattere e uccidere, a gloria eterna della sua razza, gli esseri piu poderosi che potrebbe scovare. Di conseguenza, sono sicuro di poter captare, nella sua mentalita di grande guerriero, una disperazione crescente, e sono sicuro che verra il momento in cui, dopo aver perduto ogni speranza di raggiungere altri mondi, fara di me l’ultimo nome nell’elenco delle sue vittorie, anche se, Dio lo sa, uccidermi non gli farebbe un grande onore, perche gli sono irrimediabilmente inferiore. Indirettamente, ho fatto del mio meglio per convincerlo, con sottigliezza insinuante, che sarei un avversario fragile e debole. Nella mia debolezza, avevo pensato, sta la mia sola speranza. Ma adesso mi accorgo di essermi ingannato. Vedo la follia e la disperazione crescere in lui. Se continua cosi, so che un giorno mi uccidera. Nel momento in cui la sua follia mi fara apparire come un avversario degno di lui, si avventera su di me. Non so cosa ci guadagnera. Sembrerebbe che non ci sia ragione di uccidere, quando gli altri membri della sua razza non possono saperlo. Ma, non so bene da che cosa, ho ricavato l’impressione che anche se e in questa situazione, perduto tra le stelle, l’uccisione verrebbe conosciuta e celebrata dalla sua razza. Per me e incomprensibile, e ho rinunciato a tentare di capire.

Lui siede al tavolo di fronte a me, mentre scrivo, e vedo che mi sta misurando: sa benissimo, naturalmente, che non sono un soggetto adeguato per il suo modello d’uccisione rituale, ma cerca di convincersi del contrario. Un giorno o l’altro si convincera, e sara fatta. Ma io posso batterlo a mani basse. Ho un asso nella manica. Lui non sa che ho dentro la morte, e che mi resta poco tempo. Saro maturo per morire prima che lui sia pronto ad uccidere. E poiche e un cafone sentimentale — tutti gli uccisori lo sono — lo indurro ad uccidermi, per una missione sacerdotale, che gli chiedero di compiere nel momento del bisogno supremo, perche e l’unico che puo compiere questo gesto di altissima pieta. E cosi otterro due cose: mi serviro di lui per abbreviare la sofferenza finale che so inevitabile, e lo defraudero dell’uccisione finale, perche un’uccisione compiuta per pieta non contera, per lui. Non potra segnare un punto grazie a me. Saro io, invece, a segnare un punto grazie a lui. E quando mi uccidera, per pieta, io gli ridero in faccia. Perche il riso e la vittoria finale. L’uccisione per lui, il riso per me. Questa e la misura, tra noi.

Horton alzo la testa e tacque, stordito. Quell’uomo era pazzo, si disse. Una follia fredda, gelida, glaciale, molto peggiore della pazzia delirante. Non la semplice follia della mente, ma la follia dell’anima.

«Dunque,» fece Carnivoro, «parla finalmente di me.»

«Si. Dice che sei un cafone sentimentale.»

«Non mi sembra un grande elogio.»

«E un’espressione di grande affetto,» disse Horton.

«Ne sei sicuro?» chiese Carnivoro.

«Sicurissimo,» disse Horton.

«Allora lo Shakespeare mi voleva bene davvero.»

«Ne sono certo,» disse Horton.

Torno ad abbassare lo sguardo sul libro, sfogliandolo. Riccardo III. La commedia degli errori. La bisbetica domata. Re Giovanni. La notte dell’Epifania. Otello. Re Lear. Amleto. C’erano tutti. E scarabocchiati ai margini, inseriti negli spazi bianchi parziali, dove finiva una tragedia o una commedia, c’erano quegli appunti minuti.

«Gli parlava moltissimo,» disse Carnivoro. «Quasi tutte le sere. Qualche volta anche nei giorni di pioggia, quando restavamo al coperto.»

Tutto e bene quel che finisce bene, pagina 1038, scarabocchiato sul margine sinistro:

Вы читаете Il pianeta di Shakespeare
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ОБРАНЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату