piccole guerre. La civilta terrestre ando virtualmente distrutta. La Vecchia Terra c’e ancora. La popolazione rimasta forse sta risalendo la china. Sembra che nessuno lo sappia, e per la verita non importa a nessuno. Nessuno torna mai alla Vecchia Terra. Mi accorgo che tu non sai niente di tutto questo.»
Horton scosse il capo. «Niente.»
«Quindi eri a bordo di una delle prime navi che volavano alla velocita della luce.»
«Una delle prime,» disse Horton. «Nel 2455. O giu di li. Forse all’inizio del secolo ventesimosesto. Non lo so, esattamente. Ci ibernarono; poi ci fu un ritardo.»
«Vi misero in aspettativa.»
«Immagino che si possa dire cosi.»
«Noi non ne siamo assolutamente sicuri,» disse Elayne, «ma pensiamo che sia l’anno 4784. In realta, non si puo esserne certi. La storia si e confusa. La storia umana, cioe. Vi sono molte altre storie, oltre quella terrestre. Vi fu un periodo di confusione, un’epoca della corsa allo spazio. Quando ci fu un sistema ragionevole per andare nello spazio, nessuno di quelli che potevano permettersi di andare decise di restare sulla Terra. Non occorreva un grande acume analitico per capire cosa stava succedendo alla Terra. Nessuno voleva trovarsi nella morsa. Per moltissimi anni non vi furono troppe documentazioni. Quelle che esistevano forse erano errate; altre andarono perdute. Come puoi immaginare, la razza umana attraverso una crisi dopo l’altra. Non solo sulla Terra, ma anche nello spazio. Non tutte le colonie sopravvissero. Alcune ci riuscirono, ma poi per una ragione o per l’altra non poterono stabilire contatti con le altre, e furono considerate perdute. Alcune sono perdute tuttora… perdute o estinte. Gli umani si avventuravano nello spazio in tutte le direzioni… molti non avevano neppure un piano preciso, speravano che con l’andar del tempo avrebbero trovato un pianeta dove stabilirsi. Non si avventuravano soltanto nello spazio, ma anche nel tempo, e nessuno capiva i fattori temporali. Ancora oggi non li comprendiamo. In condizioni simili, era facile guadagnare o perdere un secolo o due, nel conteggio. Quindi non chiedermi di giurarti che anno e. E la storia. E anche peggio. Noi non abbiamo una storia: abbiamo leggende. Una parte delle leggende, probabilmente, e storia, ma non possiamo sapere che cosa sia storico e che cosa non lo e.»
«E sei venuta qui attraverso il tunnel?»
«Si. Faccio parte d’una squadra che traccia le mappe dei tunnel.»
Horton guardo Nicodemus, che stava accosciato accanto al fuoco e sorvegliava la cottura delle bistecche. «Glielo hai detto?» chiese Horton.
«Non ne ho avuto la possibilita,» disse Nicodemus. «Non me ne ha data l’occasione. Era cosi emozionata nel sentirmi parlare quella che lei chiama la lingua antica.»
«Dirmi che cosa?» chiese Elayne.
«Il tunnel e chiuso. Non funziona.»
«Ma mi ha portata qui.»
«Ti ha portata qui. Non ti riportera indietro. E guasto. Funziona in un’unica direzione.»
«Ma e impossibile. C’e il quadro dei comandi.»
«Lo so che c’e il quadro dei comandi,» le disse Nicodemus. «Ci sto lavorando. Cerco di ripararlo.»
«E come te la cavi?»
«Non troppo bene,» disse Nicodemus.
«Siamo prigionieri,» disse Carnivoro, «a meno che quel maledetto tunnel viene riparato.»
«Forse posso aiutarvi,» disse Elayne.
«Se puoi,» disse Carnivoro, «t’imploro di fare del tuo meglio. Avevo la speranza che, se il tunnel non viene riparato, potevo andare con la nave insieme a Horton e al robot, ma ci penso sopra e non mi sembra cosi. Quel sonno di cui parlate, quell’ibernazione mi spaventa. Non voglio essere congelato.»
«Ce ne siamo preoccupati,» gli disse Horton. «Nicodemus se ne intende, d’ibernazione. Ha un transmog da tecnico specialista. Ma lui sa solo ibernare gli umani. Tu potresti essere diverso, avere una chimica organica differente. E non possiamo accertare quale sia.»
«Dunque e escluso,» disse Carnivoro. «Dunque bisogna riparare il tunnel.»
Horton disse ad Elayne: «Non mi sembri troppo sconvolta.»
«Oh, credo di esserlo,» disse lei. «Ma la mia gente non lotta contro il destino. Accettiamo la vita come viene. Il bene e il male. Sappiamo che c’e un po’ dell’uno e un po’ dell’altro.»
Carnivoro, che aveva finito di mangiare, si alzo, soffregandosi con le mani il muso insanguinato. «Adesso io vado a caccia,» disse. «Porto a casa carne fresca.»
«Aspetta che abbiamo finito di mangiare,» propose Horton. «Verro con te.»
«Meglio no,» disse Carnivoro. «Tu fai scappare la selvaggina.»
Si incammino, e poi si volto indietro. «Una cosa puoi farla,» disse. «Puoi buttare la carne vecchia nello stagno. Pero tappati il naso.»
«Ce la faro,» disse Horton.
«Bene,» disse Carnivoro, e se ne ando, verso est, lungo il sentiero che portava al villaggio abbandonato.
«Dove l’hai trovato?» chiese Elayne. «E che cos’e, esattamente?»
«Ci stava aspettando quando siamo atterrati,» disse Horton. «Non sappiamo cosa sia. Ha detto di essere rimasto intrappolato qui, insieme a Shakespeare…»
«Shakespeare, a giudicare dal teschio, e umano.»
«Si, ma di lui sappiamo poco piu di quel che sappiamo di Carnivoro. Pero forse riusciremo a scoprire qualcosa d’altro. Vedi, lui aveva portato con se un volume delle opere complete di Shakespeare, e lo riempiva di annotazioni, scarabocchiando sui margini, in fondo ai testi, dovunque ci fosse spazio libero.»
«Hai letto un po’ di questi scarabocchi?»
«Un po’. Ma c’e ancora parecchio da leggere.»
«La carne e pronta,» disse Nicodemus. «C’e solo un servizio in argento… un piatto e le posate. Uno solo. Non ti dispiace, Carter, se lo do alla signora?»
«Figurati,» disse Horton. «Mi arrangero con le mani.»
«Bene, allora,» disse Nicodemus. «Io vado al tunnel.»
«Appena avro mangiato,» disse Elayne, «verro a vedere come te la cavi.»
«Mi farebbe un favore,» disse il robot. «Io non riesco a venirne a capo.»
«E abbastanza semplice,» disse Elayne. «Ci sono due quadri; uno e piu piccolo. Il piu piccolo controlla lo schermo del quadro piu grande, il quadro dei comandi.»
«Non ci sono due quadri,» disse Nicodemus.
«Dovrebbero esserci.»
«Be’, non ci sono. C’e solo quello con lo schermo di forza.»
«E allora,» disse Elayne, «questo significa che non si tratta di un guasto. Qualcuno ha chiuso il tunnel.»
«Ci avevo pensato anch’io,» disse Horton. «Un mondo chiuso. Ma perche qualcuno dovrebbe averlo chiuso?»
«Spero,» disse Nicodemus, «che non lo scopriremo mai.» Prese la cassetta degli utensili e se ne ando.
«Oh, ma e buona!» esclamo Elayne. Si tolse il grasso dalle labbra. «La mia gente non mangia carne. Comunque, conosciamo popoli che lo fanno, e li abbiamo sempre disprezzati, ritenendolo un segno di barbarie.»
«Qui siamo tutti barbari,» disse Horton, in tono asciutto.
«Cos’era quella faccenda dell’ibernazione per il Carnivoro?»
«Carnivoro odia questo pianeta. Vuole andarsene. Per questo desidera tanto che il tunnel venga aperto. Se il tunnel non si apre, vorrebbe partire con noi.»
«Partire con voi? Oh, si, avete una nave. L’avete davvero?»
«L’abbiamo. Un po’ lontano da qui, sulla pianura.»
«Dov’e?»
«A pochi chilometri da qui.»
«Quindi ve ne andrete. Posso chiedere dove vi dirigerete?»
«Mi venga un accidente se lo so,» disse Horton. «E competenza di Nave. E Nave dice che non possiamo tornare alla Terra. Siamo lontani da troppo tempo, sembra. Nave dice che saremmo obsolescenti, se tornassimo. Che non ci vorrebbero, che saremmo causa d’imbarazzo per tutti. E a giudicare da quel che mi hai detto tu, penso che sia inutile tornare.»
