«Nave,» disse Elayne. «Parli come se la nave fosse una persona.»
«Be’, in un certo senso lo e.»
«Ma e ridicolo. Posso capire che, dopo tanto tempo, provi per lei un sentimento d’affetto. Gli uomini hanno sempre personalizzato le loro macchine e gli utensili e le armi, ma…»
«Accidenti,» disse Horton, «non mi hai capito. La Nave e veramente una persona. Tre persone, anzi. Tre cervelli umani…»
Elayne lese una mano unta di grasso e gli afferro il braccio. «Ripetilo,» disse. «Ripetilo, molto lentamente.»
«Tre cervelli,» disse Horton. «Tre cervelli di tre persone diverse. Collegati alla nave. La teoria era che…»
Elayne gli lascio il braccio. «Dunque e vero,» disse. «Non era una leggenda. Quelle navi esistevano veramente.»
«Diavolo, si. Erano abbastanza numerose. Non so quante.»
«Prima parlavo delle leggende,» disse lei. «Dell’impossibilita di distinguere tra leggenda e storia. Dell’impossibilita di essere sicuri. E questa era una delle leggende… navi che erano in parte umane, in parte macchine.»
«Non c’era niente di meraviglioso,» disse lui. «Oh, si, forse lo era, per la verita. Ma si inquadrava nel nostro tipo di tecnologia… una fusione tra meccanico e biologico. Era nell’ambito del possibile. Nel clima tecnologico dei nostri tempi, era possibile.»
«Una leggenda divenuta realta,» disse Elayne.
«Mi da un’impressione strana, essere definito una leggenda.»
«Be’, non tu,» disse lei. «Ma l’intera storia. A noi sembrava inverosimile: una di quelle cose che non si possono credere.»
«Eppure hai detto che furono trovati sistemi migliori.»
«Sistemi diversi,» lo corresse Elayne. «Navi piu veloci della luce, basate su principi differenti. Ma parlami di te. Non sei l’unico umano a bordo della nave, ovviamente. Non avrebbero mai lanciato una nave con un uomo solo.»
«C’erano altri tre, ma sono morti. Un incidente, mi e stato detto.»
«Ti e stato detto? Non lo sapevi?»
«Ero ibernato,» disse Horton.
«In tal caso, se non riuscissimo a riparare il tunnel, a bordo ci sarebbe posto.»
«Per te,» disse Horton. «E anche per Carnivoro, credo, se dovessimo scegliere, portarlo con noi o abbandonarlo qui. Comunque, debbo dirti che non ci sentiamo molto a nostro agio, con lui. E poi c’e il problema della chimica del suo organismo.»
«Non so,» disse Elayne. «Se non si potesse fare altro, credo che preferirei partire con voi, piuttosto di restare qui per sempre. Non mi sembra un pianeta affascinante.»
«Anch’io ho la stessa impressione,» disse Horton.
«Ma dovrei rinunciare al mio lavoro. Forse ti chiederai perche sono arrivata attraverso il tunnel.»
«Non ho avuto il tempo di chiedertelo. Tu hai parlato di mappe. Dopotutto, e affar tuo.»
Lei rise. «Non e un segreto. Non c’e niente di misterioso. Siamo un gruppo che sta preparando le mappe dei tunnel… o meglio, sta tentando di farlo.»
«Ma Carnivoro ci ha detto che sono randomizzati.»
«Perche non ne sa nulla. Probabilmente, moltissimi esseri non informati li usano, ed e logico che a loro sembrino randomizzati. Il robot ha detto che c’e un solo quadro, vero?»
«E esatto,» disse Horton. «Una sola scatola rettangolare. Sembrava un quadro di comando. Con una specie di copertura. Nicodemus pensa che sia uno schermo di forza.»
«Di solito ci sono due quadri,» disse Elayne. «Per scegliere la destinazione, devi attivare la prima scatola. Bisogna inserire tre dita in tre fori e premere i pulsanti d’attivazione. Cosi quello che tu chiami campo di forza scompare dal quadro della selezione. Poi premi il pulsante della destinazione. Stacchi le dita dalla prima scatola e sul quadro riappare lo schermo protettivo. Per arrivare al quadro delle selezioni, devi attivare la prima scatola. E quando hai scelto la destinazione, passi attraverso il tunnel.»
«Ma come fai a sapere dove vai? Ci sono simboli, sul quadro, che ti indicano quale pulsante premere?»
«Li sta il trucco,» disse Elayne. «Non ci sono simboli delle destinazioni, e non sai dove stai andando. Immagino che i costruttori dei tunnel conoscessero un modo per sapere dove andavano. Dovevano avere un sistema che permetteva loro di scegliere la destinazione esatta: ma se e cosi, noi non l’abbiamo scoperto.»
«Allora voi premete i pulsanti alla cieca.»
«La nostra idea,» disse lei, «e che sebbene vi siano molti tunnel, e molte destinazioni per ogni tunnel, ne gli uni ne le altre possono essere infiniti. Se si viaggia per un tempo sufficiente, alla fine un tunnel dovra riportarti in un posto dove sei gia stato; e se annoti scrupolosamente il pulsante che hai premuto su ogni quadro di ogni tunnel che hai usato, e se si e in molti a farlo, e ciascuno lascia una comunicazione accanto ad ogni quadro prima di passare per un altro tunnel, in modo che quando un compagno passera di li… Non mi sono spiegata bene, ma puoi capire che, dopo molti tentativi, e possibile ricostruire, in qualche caso, il rapporto tra tunnel e quadro.»
Horton la guardo, dubbioso. «Mi sembra abbastanza improbabile. Finora, sei mai tornata in un posto dov’eri gia stata?»
«Non ancora,» disse lei.
«In quanti siete? Nella tua squadra, voglio dire.»
«Non so bene. Continuano ad aggiungersi nuovi membri. E una cosa patriottica. Nella misura in cui, naturalmente, noi siamo patriottici. Sono sicura che la parola non ha piu il significato di un tempo.»
«E come fai pervenire le informazioni alla base? Al quartier generale? A quelli cui devi inviarle, insomma? Cioe, se riesci a trovare qualche informazione.»
«Mi sembra che tu non abbia capito,» disse Elayne. «Alcuni di noi, forse molti… non tornano mai indietro, con o senza informazioni. Quando abbiamo accettato l’incarico, sapevamo di essere sacrificabili.»
«Parli come se non t’importasse molto.»
«Oh, ci importa, certo. Almeno a me. Ma e un lavoro fondamentale. Non capisci? E un onore, venire autorizzati a partecipare alla ricerca. Non puo andare il primo che capita. Vi sono requisiti che e necessario possedere, per venire accettati.»
«Per esempio, non preoccuparsi di tornare indietro.»
«No,» disse Elayne. «Ma un senso del valore personale abbastanza forte da farti resistere dovunque, in qualunque situazione possa venire a trovarti. Non aver bisogno di essere in patria per essere te stesso. Essere autosufficienti. Non dipendere da un ambiente o da un rapporto specifico. Capisci?»
«Credo di cominciare a capire.»
«Se riuscissimo a realizzare una mappa dei tunnel, se potessimo accertare le relazioni che li collegano, si potrebbero usare in modo intelligente, senza bisogno di entrarvi alla cieca, come dobbiamo fare adesso.»
«Ma Carnivoro se ne e servito. E anche Shakespeare. Tu hai detto che si deve scegliere una destinazione, anche se non si sa quale sia.»
«Si possono usare i tunnel anche senza selezionare la destinazione. Ad eccezione del tunnel di questo pianeta, puoi semplicemente entrarvi, e andare dove ti portano. In questo caso, i tunnel sono veramente randomizzati. Secondo la nostra ipotesi, se non viene scelta una destinazione, vi e una casualita calcolata, prestabilita, in un certo senso. Tre individui, o magari anche cento, che usano un tunnel in questo modo, non arriveranno mai alla stessa destinazione. Noi riteniamo che fosse un sistema voluto, per scoraggiare l’uso dei tunnel da parte di individui non autorizzati.»
«E i loro costruttori?»
Elayne scosse il capo. «Nessuno ne sa niente. Ne chi fossero, ne da dove venissero, ne come sono costruiti i tunnel. Non c’e nessuna indicazione dei principi basilari. Alcuni pensano che i costruttori esistano ancora, in qualche parte della galassia, e che una parte dei tunnel sia ancora in uso. Forse quelle che conosciamo noi sono soltanto porzioni abbandonate di un antico sistema di trasporto divenuti inutile. Come una strada abbandonata, che non viene piu usata perche conduce in luoghi dove nessuno vuole piu andare, dove non c’e piu ragione di andare.»
«E niente indica che tipi di esseri fossero i costruttori?»