«Naturalmente», balbettai, e mi raddrizzai mormorando: «Permetti, allora, che vada a prendere qualcosa dalla cucina. Hai bisogno di mangiare».

E me ne andai, desiderosa di liberarmi dall’atmosfera soffocante, velenosa, della stanza. Varcai la soglia, chiusi la porta dietro di me, e respirai profondamente l’aria piu pura del corridoio.

Mentre stavo li, tremante e confusa, con la testa china e la mano contro il muro per sostenermi, sentii un movimento alla fine del corridoio. Guardai, e vidi Dunya.

«Ho mandato Bogdan a prendere il dottore», disse.

I suoi occhi avevano un accenno di paura, ma quell’emozione era eclissata da un’altra piu intensa: la determinazione, che era tradita dalla fermezza della sua mascella quadrata e dalla sua posizione eretta. Era una ragazza minuscola, piu bassa di me di tutta la testa, che nondimeno riusciva a sembrare alta. Le sue mani erano serrate a pugno. In quel momento, la sua inferiorita culturale era superata dalla sua naturale testardaggine, e io fui confortata dalla forza che vidi nella sua espressione.

Mi raddrizzai e mi forzai di far cessare il mio sciocco tremore. Non c’e niente che odio piu della debolezza; se fossi stata debole quando mia madre e mio padre morirono, non sarei sopravvissuta. Dunya ed io ci scambiammo uno sguardo triste.

«Le ho visto il collo», dissi.

Lei annui, comprendendo perfettamente.

«Stamattina ho trovato Bruto di nuovo in cucina. L’ho liberato in modo che potesse fare il suo dovere». Tiro un respiro, poi disse in fretta: «Ha rotto lo Schwur».

Sembrava considerare quelle parole come una spiegazione. Dapprima rimasi confusa, pensando che si riferisse al cane, poi una misteriosa certezza mi invase e seppi, dal modo furtivo in cui abbassava le palpebre e la voce, e dal modo in cui lanciava occhiate alle spalle con la stessa timorosa espressione, che si riferiva a Vlad.

«Non conosco questa parola», dissi, riconoscendola come una che aveva usato in precedenza.

«Schwur, Bund», Dunya sostenne il mio sguardo con il suo, cupo, fermo. Era chiaro che considerava la questione cosi importante da trascendere ogni maniera servile. «Lo ha rotto e, se non lo fermiamo, Zsuzsanna morira».

«Allora dobbiamo fermarlo», dissi, non piu sicura di cosa credere ma sapendo solo una cosa: che Vlad aveva fatto del male a Zsuzsanna e che non gli doveva essere permesso di farlo di nuovo. «Ma che cosa e lo Schwur

«E che lui non ci fara del male, purche noi gli obbediamo». Emise un rapido e turbato sospiro, mentre il suo sguardo vagava su un punto lontano, come se stesse osservando un oggetto che non riusciva a identificare. «Non capisco il motivo per cui cio e accaduto. Lui e uno strigoi, ma si e sempre comportato con onore. Non ha mai fatto del male ai suoi, ma se l’ha morsa…». Guardo in su rapidamente, verso di me, e io vidi nuovamente la scintilla della paura nei suoi occhi.

«Nessuno di noi e al sicuro, doamna. Nemmeno voi e vostro marito».

Logicamente, non riuscivo a dare molto senso alle sue parole, e un centinaio di domande razionali affollavano la mia mente tutte insieme, ma furono annientate da una sola, irresistibile, divorante frase che mi invase la mente, l’anima e il cuore, e non li voleva lasciare: Mio figlio… Mio figlio… Mio figlio!

Il pensiero di quel mostro che poneva la sua mano sul mio bambino mi fece accapponare la pelle sulla nuca, sulle braccia, e fece si che un brivido freddo e caldo percorresse, in profondita, tutta la lunghezza del mio corpo. Pensai che mi sarei accasciata a terra; non so come, riuscii a restare in piedi. In quel momento, mi permisi di entrare nel mondo magico e superstizioso di Dunya e vidi tutto molto chiaramente, fin troppo bene.

Seppi, allora, perche aveva morso sua nipote: perche voleva andarsene. L’avevo capito al pomana, nella momentanea furia rossa dei suoi occhi, quando Zsuzsanna aveva gridato che non doveva andare in Inghilterra. Vlad non avrebbe permesso a nessuno, nemmeno a un parente amato, di interferire con la sua volonta.

Purche noi obbediamo…

Cominciai a esprimere i miei pensieri ad alta voce.

«Stai dicendo che Zsuzsanna morira se non lo fermiamo».

«Morira», ripete Dunya, «e lei stessa diventera uno strigoi. Avete visto, Doamna? Sta gia cominciando a cambiare, e la sua schiena sta gia cominciando a raddrizzarsi, ma cio non e mai stato permesso: non ci sono altri strigoi oltre lui, per il bene della gente».

Mi portai una mano alla fronte, ricordando le spalle ormai alla stessa altezza di Zsuzsanna, cercando di calmare i miei pensieri febbrili.

«Che possiamo fare?»

«Permettetemi di aiutarvi, doamna. La sua stanza dev’essere resa sicura in modo che lui non entri. La notte scorsa ha messo il cane in cucina; dice che la disturba con il suo abbaiare».

«Allora, dobbiamo fare in modo che stanotte dorma con lei».

«Si», disse Dunya. «E ci sono altre cose per impedire che lo strigoi entri nella sua stanza».

«Che cosa?».

Ripresi un po’ del mio antico senso pratico; qualunque cosa Dunya facesse, avrebbe dovuto essere talmente scaltra che mio marito non avrebbe potuto scoprirla e irritarsi. Sapevo di essere terribilmente spaventata, ma sapevo anche che non ero ancora certa in che cosa credere, e non volevo fare nulla che potesse accrescere l’infelicita di Arkady.

«Il Knablauch», disse. «Lo mettero vicino alla finestra, poi il crocifisso intorno al collo, e bisognera fare in modo che il cane dorma con lei. E tutto… tutto quello che possiamo fare ora. Sara abbastanza per ora, purche viva. Ma dovete sapere, doamna che, se mai in questi anni a venire si ammalera e morira…».

S’interruppe, incerta se dirmi quello che sentiva come ovvio, ma io non continuai e la guardai, aggrottando la fronte, perplessa. Infine, dopo un lungo silenzio, domandai:

«Che succede, se si ammala e muore?»

«Diventera uno strigoi, come lui. Ma c’e qualcosa che lo puo evitare e risparmiarle la vita».

Di nuovo fece silenzio e io la incitai:

«E che cos’e?»

«Ucciderla, doamna, con il palo e il coltello. E l’unico modo».

Non so cosa dire, cosa pensare, cosa sentire. Alle volte, rido di me stessa per aver ceduto alle ridicole richieste di Dunya e penso: ho avuto un brutto incubo riguardo a Vlad perche sono turbata per aver scoperto la sua relazione con Zsuzsanna. E solo questo, la sensibilita della mia mente alle tetre superstizioni dei contadini, la fatica del viaggio, e la morte del padre di Arkady. Gli uomini non si trasformano in lupi, e Zsuzsanna si e solo punta accidentalmente con uno spillo, proprio come ha detto.

Altre volte penso: so cosa ho visto fuori dalla finestra di Zsuzsanna; ero sveglia come lo sono ora. Ricordo il richiamo ipnotico degli occhi di Vlad e la repulsione che ho provato. Ricordo il tocco gelido della sua lingua sulla mia pelle.

Nessuno spillo, nessuna spilla, nessun cane fa dei segni come quelli.

Quando e venuto il dottore, ho pensato: “Ecco un uomo istruito. Lui spieghera i segni, spieghera l’improvvisa debolezza di Zsuzsanna, e smascherera le mie preoccupazioni per quelle assurdita che sono”.

L’ho accompagnato fino alla camera da letto e sono rimasta per la visita. Era di mezz’eta, borghese, apparentemente intelligente e razionale. Ma, nel momento in cui lo ricevetti in casa, lo vidi a disagio e, quando lo condussi nella camera di Zsuzsanna e gli posi delle domande sui segni alla gola, quel disagio si trasformo in paura. Lascio delle prescrizioni per la sua dieta e per darle da bere una medicina che la facesse dormire ma, quando gli posi direttamente delle domande nel corridoio, fu evasivo riguardo alla causa della malattia e non volle incontrare il mio sguardo.

Almeno non si e fatto il segno della croce come i domestici.

Non mi sembra di far male lasciando che Dunya faccia a modo suo, purche Arkady non lo sappia.

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