cattive azioni.
Quelle due pazze pensano di poterlo fermare.
Nonostante la mia debolezza sento l’avvicinarsi di una forza che non ho mai conosciuto, l’accenno di un corpo libero dall’infermita che ha afflitto tutta la mia vita. Sento la mia spina dorsale muoversi, raddrizzarsi, allungarsi; siedo piu alta e piu dritta, ogni giorno. C’e un sordo battito nella mia caviglia e, quando Dunya e Mary lasciano la stanza, guardo il piede sotto le coperte e vedo che anch’esso si sta raddrizzando. Sorrido, nonostante il dolore.
Finalmente essere libera! Essere forte! Do il benvenuto a quest’altra Zsuzsanna; sto cambiando in qualcosa di nuovo, qualcosa di meraviglioso. Non sono sicura di cosa potrebbe essere; so soltanto che e molto meglio di qualunque vita abbia mai conosciuto. A volte la debolezza mi lascia e io ne colgo una fuggevole visione. Essere forte e libera, e unita a
Che la storpia muoia! Che finalmente riesca a liberarmi di lei!
Papa e Arkady si sbagliavano: c’e una vita dopo la morte. Non l’eternita leziosa, con arpe strimpellanti, angeli alati e nuvole su cui sedersi, immaginata dai Cristiani, ma qualcosa di profondamente oscuro, di fuoco, cosi audace e puro nella sua appassionata devozione di se, quanto lo stesso Lucifero!
Non vinceranno. Lui mi istruira e, quando il tempo sara maturo, lo chiamero. Devo solo essere paziente e aspettare…
Zsuzsanna, oggi, e molto migliorata. Le cure del medico — o quelle di Dunya — sembrano aver funzionato. E ancora estremamente debole ma, stamattina, quando sono andata a vedere come stesse, era seduta e mangiava la colazione.
L’alleviarsi della mia preoccupazione per Zsuzsanna ha fatto si che le paure riguardo allo
Eppure, di notte, sogno gli occhi di Vlad e so che e tutto vero. Di notte e piu difficile spiegare il fatto che la spina dorsale storta di Zsuzsanna si stia raddrizzando sotto i nostri stessi occhi.
Cosi continuero ad assecondare Dunya e permettero che le corone d’aglio rimangano sulla finestra (di notte; astutamente le togliamo la mattina ed e una cosa ben fatta, poiche Arkady a mezzogiorno e andato a far visita alla sorella). Non possono fare alcun male (e quando il sole tramonta, mi convinco che facciano molto bene). Fatto estremamente importante, mi assicurero che Bruto rimanga in camera di notte.
Ma, per il momento, e Arkady che mi preoccupa di piu. Dapprima ho scritto di Zsuzsanna sperando di calmarmi, ma di nuovo sono vicina alle lacrime. Oggi abbiamo litigato per la prima volta.
E stata colpa mia. Sono stata una sciocca a menzionare la relazione tra Vlad e Zsuzsanna cosi presto. E passata soltanto una breve settimana dalla morte di Petru, e Arkady e ancora in lutto. E del tutto naturale. Eppure…
Eppure non riesco a dimenticare il fatto che, da quando siamo venuti in Transilvania, e diventato di umore nero e solitario. Mi racconta ben poco in questi giorni, mentre in Inghilterra amava avere lunghe conversazioni e cercava il mio consiglio perche, cosi diceva: «Sei cosi freddamente logica sulle cose, Mary, mentre io non lo sono». E sempre stato emotivo, ma in un modo positivo, gioioso, pieno di energia e di passione.
Ora e silenzioso, chiuso in se, e rimugina. Ogni notte, dopo essere ritornato dal castello, resta alzato fino a tardi per scrivere nel suo diario, piuttosto che venire a letto a parlare con me. So che la e infelice, che e accaduto qualcosa con Vlad che lo turba.
Quando mi alzo, al mattino, lui dorme ancora, con la testa scura sul cuscino, il suo bel volto con gli occhi grandi, le nere sopracciglia marcate, e il dritto e stretto naso aquilino, che diventa ogni giorno leggermente piu pallido. Ci sono linee e ombre che si addensano sotto quegli occhi. In una settimana e invecchiato di dieci anni. Non riesco a fare a meno di pensare a quanto assomigli a sua sorella, e a come Vlad risucchi le loro emozioni.
Mi sento sola a causa sua. Il marito che conoscevo sta cambiando in un lontano e malinconico estraneo. Mi preoccupo che questo Arkady possa rimanere anche dopo che il dolore per suo padre si sia dileguato.
Questa mattina si e alzato poco prima del pranzo e abbiamo condiviso un pasto in un silenzio quasi totale. Sembrava esausto, piu emotivamente che fisicamente e, sebbene fosse distrattamente gentile verso di me secondo le sue abitudini, i suoi pensieri erano chiaramente altrove.
Qualcosa lo turbava, e cosi ero riluttante a disturbarlo ma, quando il pasto e finito, ho osato infine parlare. Il fatto che Zsuzsanna fosse seriamente malata non poteva piu essergli tenuto nascosto; prima o poi lo avrebbe scoperto (anche se, attualmente, e stato troppo preoccupato per chiedere perche non si presenti piu ai pasti). Come fratello, ha il diritto di sapere.
«Caro», ho detto, mentre eravamo seduti al grande tavolo da pranzo che un tempo aveva visto una grande famiglia e ora sembrava tristemente troppo vasto con soltanto noi due, «per favore, non ti allarmare, ma dovresti sapere che le condizioni di Zsuzsanna sono peggiorate e che e stata seriamente malata. Ieri sera siamo andati a prendere il dottore a Bistritz».
Aveva cominciato ad alzarsi. All’udire la notizia si fermo nel mezzo del movimento e resto cosi un istante aggrondandosi per l’enorme sforzo di portare la sua attenzione da quel punto infinitamente distante in cui era, al presente, e alle parole che avevo appena pronunciato. Per alcuni secondi i suoi occhi a mandorla rimasero velati, poi si aprirono quando, alla fine, prese atto delle mie osservazioni e le comprese. La linea tra le sopracciglia si approfondi, si allungo.
«Zsuzsanna e ammalata?»
«Si», ammisi, facendo attenzione a mantenere il tono allegro e ottimistico. «Ma oggi sta molto meglio».
Il suo sguardo vago incerto sopra di me, sopra il tavolo, la sala da pranzo, il piccolo raggio di sole che filtrava attraverso la lontana finestra.
«Oh», disse. «Bene, sono contento che stia meglio. Forse dovrei andare a farle visita».
«Penso che le farebbe piacere». Approvai con un piccolo sorriso d’incoraggiamento, da donna intrigante quale sono, compiaciuta nel sapere che le corone di aglio erano state rimosse con attenzione e nascoste nel ripostiglio. «Permetti che venga con te».
Mi alzai e passai il mio braccio intorno al suo prima che potesse alzarsi in piedi. Volevo essere certa che Zsuzsanna non dicesse nulla che potesse rattristarlo; suppongo temessi che aveva notato l’aglio e che avrebbe detto qualcosa o che avrebbe, tra le lacrime, confessato a Arkady di Vlad. Volevo che qualsiasi notizia scioccante gli fosse comunicata con delicatezza.
Entrammo nella stanza di Zsuzsanna, dove lei era seduta sul letto, a scrivere ancora in un diario che di nuovo si affretto a chiudere prima che potessimo leggere. Strisce di sole entravano attraverso le persiane chiuse, illuminando la rientranza dove avevo visto abbracciarsi Vlad e Zsuzsanna, e il pannello della finestra era stato tirato su per lasciar entrare il piacevole tepore fuori stagione. La stanza sembrava gaia e piacevole, come se il sole lucente avesse sconfitto il male. Persino Bruto sembrava sollevato, e ci accolse agitando la coda e ciondolando la lingua. Io sentii, con imbarazzante disagio, un vago odore di aglio, ma Arkady sembro ignorarlo del tutto.
Fortunatamente, Zsuzsanna non gli rivelo nulla, e fu dolce e sollecita verso suo fratello, rassicurandolo che non avrebbe dovuto neppure per un istante preoccuparsi per lei. Il crocefisso che Dunya le aveva legato intorno al collo era scivolato sotto la camicia da notte, e lei non ne fece parola con Arkady.
Tutto ando piuttosto bene finche, in seguito, quando lasciammo insieme la stanza di Zsuzsanna e ci dirigemmo verso la grande scala a chiocciola, Arkady si mise nella parte interna in modo che io potessi appoggiarmi con tutto il mio peso sulla lucida balaustra di legno.
Sottovoce, come se temesse che sua sorella o i domestici potessero udire, mi chiese:
«Che cos’ha detto il dottore? Sembra cosi pallida».
«Forse si tratta di un qualche tipo di anemia», risposi, e la mia voce era quasi un bisbiglio. Il mio battito