La sua volonta era forte, ma non in modo eccessivo; nell’istante in cui il suo sguardo incontro il mio, cadde sotto il mio incantesimo e sospiro, felice di essere liberato da ogni ingombrante inibizione.

«Siete la creatura piu squisitamente bella che abbia mai visto», bisbiglio, e allungo la mano verso di me.

Ci baciammo, unendo le nostre labbra febbrilmente, lui con passione tale da eguagliare la mia, come se anche a lui fosse stata negata l’esperienza dell’amore per due decenni. Pensai che sarei diventata pazza, tanto grande era il mio desiderio per il suo corpo e il suo sangue: i miei baci affamati divennero presto dei piccoli e rapidi morsi sul suo collo e sulle spalle. Si alzo gemendo, e mi sollevo insieme a lui in modo che i suoi baci potessero scendere verso il basso, dal viso al collo, ai seni…

Allora indietreggiai, con suo sgomento (poiche tentava di afferrarmi disperato), e mi appoggiai contro il lato della vasca, chiamandolo perche venisse da me. Cosi fece e, anche sotto la trance, fece trasparire una temporanea confusione su cio che, con precisione, doveva accadere poi: il mio inglese sembrava fosse vergine. Ma, quando si avvicino, mi raddrizzai per sedermi sul bordo della vasca e circondai con le mie ginocchia i suoi fianchi.

Intenta a mostrargli come fare, mi ero del tutto dimenticata della presenza di Elisabeth finche lei non apparve accanto a noi: ora splendidamente nuda e piu gloriosa di me. Mi trovai a fissare nel profondo dei suoi occhi blu elettrici, semplicemente attonita per la sua bellezza. Per quanto fossi occupata dal nostro ospite, fui ancora piu presa dalla sua pelle nuda, luccicante come neve fresca nella luce del sole. E, lo confesso, dai suoi seni… grandi e pieni, ma sodi come quelli di una ragazza giovane, con il loro latteo biancore coronato da capezzoli di un rosa delicato come un cammeo.

Desiderai ardentemente allungare una mano e toccarli, ma ero cosi sorpresa nello scoprirmi a desiderare una donna, che mi trattenni e, invece, la guardai mentre aiutava l’inglese nei suoi sforzi di esplorare nuovi territori.

Mentre, con le dita che lo tenevano saldamente, lo guidava verso di me, io inclinai le anche per permettergli di entrare; nell’istante in cui cio accadde, lui ansimo di gioia stupefatta. Era il suono puramente grato di chi, infine, sa: «Ah, allora e questo cio che mi e stato tanto a lungo negato!».

Comincio a spingere… selvaggiamente, con insistenza, pieno di un tale intollerabile desiderio che non riusciva a trattenersi; anch’io non riuscii a resistere e mi aggrappai a lui disperatamente, gridando a ogni movimento. Nel mio delirio, ero solo vagamente cosciente del braccio di Elisabeth tra di noi, con il pollice e l’indice che, formando uno stretto anello, stringevano alla base il membro di lui, in modo che la sua crescente rigidita potesse garantire al mio amante e a me maggiore piacere.

Ma troppo presto, troppo presto, lui si inarco contro di me gridando, mentre io venivo invasa da un calore interno. In quell’istante, il mio urgente desiderio lascio il passo a una fame ancora piu urgente: lo morsi selvaggiamente nella pelle calda e umida, alla giuntura tra collo e spalle, e bevvi il sangue piu dolce, piu delizioso che abbia mai bevuto, poiche il gusto era esaltato dall’intensa estasi virginale dell’inglese e dal mio stesso affamato desiderio.

Lui si lamento, inarcandosi ora per il suo piacere di vittima; ricevere il Bacio Oscuro e, infatti, un piacere infinitamente sensuale.

«Fallo a pezzi!», grido Elisabeth accanto a me. «Fallo a pezzi, fallo sanguinare… Vlad non lo sapra!».

Lo lacerai con i denti ben conficcati nella sua carne (facendo attenzione a stare lontano dal collo, per non ucciderlo inavvertitamente), scuotendo la testa come fa un cane quando ha preso un topo.

Il mio amante gemette di nuovo, poiche il dolore, adesso, era per lui gioia. Forte e scuro sangue mi sporco le guance, le palpebre, il petto e le mani: bevvi! Bevvi finche fui ebbra, finche fui cieca, finche dimenticai del tutto me stessa e cio che mi circondava, sorda a tutto tranne che al lento pulsare del cuore dell’inglese.

Avrei continuato incurante finche il battito del suo cuore fosse cessato, ma delle forti braccia mi tirarono via. Alzai gli occhi, abbagliata come un gufo al chiarore di una lanterna, e vidi Elisabeth che afferrava l’uomo mentre questi cadeva, sollevandolo dall’acqua e deponendolo su un telo di lino aperto sul pavimento.

Bella Elisabeth, con il viso coperto di sangue inglese.

Nessun angelo, nessuna dea, potrebbe osare aspirare a una tale bellezza. E poi mi mise quelle sue forti braccia intorno alle spalle, sotto le ginocchia, e mi sollevo dall’acqua tinta di rosso. Mi afferrai ai suo collo: Psycho salvata da Eros.

E, quando mi ebbe deposto accanto al mio amante con infinita gentilezza e mi ebbe porto un telo, si chino tra me e la mia vittima svenuta e con trasporto strofino le sue guance, la lingua, i seni e il ventre contro la ferita di lui, coprendosi di sangue. Poi infilo le dita nelle ferite e allungo le mani gocciolanti, per dipingermi le labbra sorridenti, il ventre, i seni. Si avvicino a questi ultimi con grande delicatezza e il tocco di una piuma, avanzando lentamente a spirale verso l’interno dall’esterno di ogni seno, fino a raggiungere il suo centro. Li indugio, tracciando cerchi sempre piu piccoli e piu interni finche io non resistetti piu e rabbrividii per la piacevole attesa, con le gambe che si agitavano contro la pietra fredda come se desiderassero fuggire.

Ma il mio cuore non me lo permise.

Ero gia una felice prigioniera, anche prima che Elisabeth si chinasse per abbracciarmi. Ero satolla di sangue, languida ed elettrizzata per l’eccitazione di nutrirmi. Ma, quando lei premette la bocca contro la mia e sentii la sua lingua lavorare con forza contro le mie labbra, assaporando li il sangue, compresi che la mia fame era stata placata… ma non il mio desiderio fisico.

Era la trasgressione del nostro amore che mi riempiva di un fuoco piu caldo di quello che avessi mai conosciuto? Mi protesi per premere un palmo contro la sua schiena, e l’altro contro la sua nuca, quindi la tirai verso di me. Fu in quel momento che ebbi un’altra rivelazione: oggi, per la prima volta nei miei ottant’anni di esistenza, avevo fatto esperienza dell’amore nel vero senso della parola… carne calda contro carne calda.

Lei mi bacio il viso, i seni, il ventre, usando la lingua per pulire ogni parte con grazia sensuale e consapevole. Poi si alzo e si avvicino nuovamente alla ferita dell’inglese; ancora una volta, intinse le dita nel suo sangue.

Gridai piano quando lei (le mani mi tremano talmente al ricordo, che posso appena scrivere) mise quelle dita insanguinate tra le mie gambe e ripuli il sangue nel posto dove l’inglese era stato poco prima. Poi con quelle dita penetro dentro di me e si chino di nuovo per leccarmi via il sangue.

Ricordo poco altro tranne l’istante in cui caddi fuori dal mondo in quel grande e glorioso abisso di piacere, talmente poco consapevole delle mie urla che sembrava come se le avesse emesse qualcun altro.

Ma mentre giacevo con gli occhi chiusi, disfatta dal piacere, udii le sensuali grida di qualcun altro: era Elisabeth, la mia cara Elisabeth, che giaceva accanto a me. La accarezzai allontanandole i riccioli bagnati dalla fronte finche si riprese e apri gli occhi blu per sorridermi.

Mi chinai e la baciai teneramente. Poi intrecciammo le braccia e restammo abbracciate a lungo in silenzio.

Finalmente ho cio che Vlad mi promise tanto tempo fa ma che non mi ha dato mai: un amore eterno.

Quando infine ci alzammo, abbassai lo sguardo sull’inglese addormentato e vidi che le ferite inflitte sulle sue spalle erano completamente guarite.

Elisabeth mi condusse nel salotto, dove vi erano una mezza dozzina di grossi bauli accanto a un’altra mezza dozzina di valige, e ne apri una. Per se prese una stupefacente vestaglia giallo pallido bordata di un ampio merletto; per me, una vestaglia di raso blu elettrico bordata di velluto nero. Insieme ritornammo nelle mie stanze. Nell’aprire la porta mi fermai ed esclamai sgomenta:

«E Dunya? Abbiamo dimenticato la povera Dunya!».

Elisabeth mi diede dei colpetti sulla spalla, con fare rassicurante.

«Avra molte piu possibilita: finche sono qui, non puo morire di fame, dimenticata, a prescindere da quello che Vlad potrebbe fare, ma per ora, mia cara, e meglio che nessun altro sappia dei nostri incontri segreti».

Sospirai con riluttante sottomissione sebbene, in effetti, considerassi estremamente egoista negare alla mia fedele serva la possibilita di nutrirsi.

Al vedere l’infelicita nei miei occhi che tenevo bassi, Elisabeth mi mise un dito sotto il mento e lo sollevo teneramente finche i nostri sguardi si incontrarono.

«Ora vai a riposarti», disse per consolarmi, «e, quando verra la notte, ti alzerai ancora in modo che Vlad non sospetti. Dubito che ci permettera di incontrarci, ma ti prometto che faro tutto il possibile per convincerlo che tu e Dunya dovete nutrirvi. E, se sara d’accordo, allora tu potrai darle tutta la tua cena».

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