che era apparentemente un qualche documento legale, preparato da un certo Peter Hawkins, Esquire — e firmata dal “conte” V. Dracula.

«Bene!», dissi, con uno sguardo all’uomo che dormiva sotto il baldacchino… ancora una volta, le tende del letto erano state lasciate aperte. Non mi presi la pena di tenere la voce bassa, poiche Elisabeth mi aveva mostrato come impedire ad altri (incluso Vlad) di udirmi. «Il nostro giovane inglese e un avvocato impiegato da un uomo di nome Hawkins, e ha trattato affari legali per conto di un certo V. Dracula».

Gli occhi di Elisabeth si strinsero pensando a un intrigo; immediatamente, si allontano dal letto per venirmi vicino. Mentre io frugavo in un gruppo di lettere, lei ne esamino un altro, poi prese un piccolo diario rilegato in pelle e comincio a leggere.

«Non so dire in che lingua o codice scriveva», disse, dopo un po’. «Ma ha scritto qui il suo nome: Harker. Jonathan Harker, Esquire».

La udii appena poiche avevo esaminato con maggiore attenzione il documento legale e il mucchio di corrispondenza. Fui colpita come Saulo sulla via di Damasco da un’abbagliante rivelazione e, allora, sentii i miei occhi ardere della stessa rossa furia che avevo visto in precedenza in quelli di Elisabeth.

Poiche compresi che quell’uomo non si trovava li semplicemente come ospite per placare la sete di Vlad. No, era li per uno scopo molto piu sinistro: assistere Vlad nel suo trasferimento in Inghilterra.

Mezzo secolo fa, Vlad mi aveva giurato che mi avrebbe portata via da questo tetro paese verso un’eccitante vita a Londra. Soltanto le nostre difficolta con mio fratello Arkady e suo figlio, il maledetto Van Helsing, ci hanno impedito di fuggire finora.

Adesso, finalmente, lui se ne andra… mentre io dovrei restare qui a morire di fame? Per quale altra ragione mi ha impedito di lasciare il castello?

Mi voltai verso di lei, agitando il foglio che avevo in mano.

«Questo», sibilai, «e un documento che stabilisce la proprieta… di un bene che Vlad ha comperato in segreto!».

Smise di leggere il foglio che aveva in mano e mi guardo con un sopracciglio dorato a forma di V invertita, mentre sbirciava il documento che stringevo.

«Sembra Londra», disse pensierosa, restando calma nonostante la mia rabbia. «Purfleet e a Londra». E mi sottopose un altro foglio fumato, la fattura di vendita di un altro immobile. «Carfax. Anche questo e a Londra».

Sopraffatta dalla rabbia, mi sedetti con foga su una sedia di broccato sbiadito.

«Te ne ha parlato?».

Elisabeth si porto dietro di me e mi mise una mano sulle spalle per confortarmi.

Scossi la testa e lei sospiro.

«Mia cara Zsuzsanna… Penso che abbia intenzione di abbandonarti qui».

«Quel bastardo!», imprecai, adirata. «Ci vuole lasciare qui a morire di fame! Ci vuole distruggere: noi che lo abbiamo sempre aiutato!».

Si chino accanto a me, con un’espressione di estrema compassione e mi abbraccio le ginocchia come per confortarmi.

«Zsuzsanna, ti giuro che non ci riuscira! Ho aspettato per molto tempo che cio si verificasse, e ho fatto dei piani».

«Allora perche sei venuta qui, se sapevi che ti avrebbe tradita?».

«Lui mi parlo di te nella sua lettera. Non sono venuta per aiutare lui: sono venuta per liberare te».

Nell’udire cio, mi chinai e l’abbracciai, premendo il suo viso contro la mia spalla, e sentii calde lacrime pizzicarmi gli occhi.

«Mia dolce Elisabeth, sei stata cosi buona con me!».

Lei mi tenne stretta e io tenni stretta lei a tal punto che, quando ci allontanammo, entrambe dovemmo riprendere fiato.

«Lo saro ancora di piu», disse, con uno sguardo di infinita decisione. «Ti chiedo solo di avere fiducia in me».

«Non c’e bisogno di chiederlo. Ma cosa faremo? Non possiamo lasciare il castello».

«Aspetta, dolcezza. Aspetta soltanto. Quando verra il momento giusto, ce ne andremo».

«Non posso aspettare!», gridai, e battei il tacco contro il pavimento come un bambino arrabbiato. «Perche non lo possiamo uccidere adesso? Tu sei cosi potente, Elisabeth! Perche non lo hai ancora distrutto e non ci hai liberato da questo castello?».

Sospiro e rimase ferma per un po’ fissando, oltre me, qualcosa di lontano, di invisibile. Infine, incontro di nuovo il mio sguardo.

«Quando sara passato un altro secolo, o forse due, Zsuzsanna, allora capirai. L’immortalita porta con se un fardello inevitabile, quello dell’ennui. Mi da piacere avere un nuovo passatempo: vendicare la tua sofferenza distruggendo Vlad.

Ma sarebbe troppo semplice distruggerlo ora, anche se, lo confesso, sarebbe difficile, perche il suo potere qui e piu grande che altrove. E sarebbe troppo rapido: lui ti ha inflitto troppa sofferenza, sia in vita che nella Morte Vivente, per morire rapidamente, senza angoscia». Si raddrizzo all’improvviso piena di eccitazione. «Diamogli la caccia! Inseguiamolo fino a Londra e tormentiamolo la, mandiamo a monte i suoi piani. E, quando sara del tutto confuso, solo allora riveleremo che siamo noi la fonte della sua disgrazia».

Mi afferro per la vita e mi tiro vicino a se, poi pianto sulle mie labbra un bacio appassionato.

«Permettimi di portarti a Londra, Zsuzsanna! Conquisteremo Vlad e la citta. Ti vestiro dei rasi e delle sete piu fini, e ti adornero di gioielli: diventerai cosi bella che l’intero paese cadra ai tuoi piedi e ti venerera».

Mi accarezzo quindi la guancia con la mano e mi guardo in modo cosi affettuoso che mi calmai.

In silenzio si alzo e mi fece fare altrettanto, poi mi condusse dal giovanotto. Mi faceva piacere, questa volta, che lui dormisse. In modo quanto mai delicato morsicai la pelle intatta della sua gola e bevvi con altrettanta delicatezza.

E quando, con le labbra sporche del sangue scuro di Mr. Harker, alzai il viso, accanto a me vi era Elisabeth… ansimante di lussuria, con gli occhi pieni di desiderio quanto quelli di qualsiasi uomo che vedesse la mia bellezza. Improvvisamente mi si avvento contro, mi straccio il vestito, e mi lecco le labbra fino a pulirmele. Poi mise nuovamente le dita nella ferita di lui — piccola questa volta e non tanto sanguinante — e mi sporco con il sangue i seni nudi.

Cedetti, ridendo mentre cadevo all’indietro sul letto, contro le gambe di Harker (che, a causa di cio che avevo fatto, non si sveglio ne si mosse). Li le permisi di prendermi come aveva fatto prima, leccando il sangue e mettendone altro nelle zone piu morbide finche caddi ancora, gridando, nel vuoto beato…

Feci lo stesso per lei, sebbene, lo confesso, non fosse del tutto di mio gusto. Ne lei sembro trarne piacere quanto me; chiaramente preferiva essere quella che dava piuttosto che ricevere e, quando la piccola ferita dell’inglese cesso di sanguinare, il suo desiderio sembro venire meno. Ma io riuscii a portarla in uno stato di ebbrezza e, dopo di cio, giacemmo arrossate e calde una nella braccia dell’altra sopra l’avvocato che russava.

«Ora», disse lei piano, «vieni con me nella mia stanza. Diro a Dorka di aggiustare alcuni dei miei vestiti per te, affinche tu li possa indossare quando andremo a Londra. E, quando saremo la, ti comprerai tutti gli abiti e i gioielli che desideri, e poi ne comprerai altri ancora».

Andai con lei nelle sue stanze e provai un vestito dopo l’altro, guardandomi in uno specchio che teneva Dorka. Che piacere! I vestiti erano tutti nuovissimi, all’ultima moda, con una crinolina sul didietro e tutti di gran gusto (sebbene fossero leggermente troppo lunghi e troppo generosi nel petto e alla vita). Ora Dorka me li stava aggiustando.

Poi Elisabeth mi porto con se nelle camere da letto, dove scivolai nuda tra le lenzuola di cotone piu meravigliosamente fini che avessi mai visto, e mi tirai la grande trapunta, ricoperta di raso, fino al collo (ora capisco la ragione di tutti quei bauli: non vi sono lenzuola tanto eleganti in tutta la Romania! Si era portata la sua biancheria).

Lei mi si mise accanto, e io caddi ben presto in un sonno meraviglioso e gradevole.

Quando mi svegliai, era nuovamente il tramonto, ed Elisabeth se ne era andata, senza dubbio in compagnia di Vlad. Avevo dormito per la maggior parte del giorno, ma non ero dispiaciuta, poiche mi sentivo estremamente riposata. Cosi ritornai nelle camere che dividevo con Dunya — che avevo diviso con

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