Vampiro con le sue mani e aveva lottato per proteggere Madam Mina nell’unico modo che conosceva.

Quando ebbe finito di parlare e sospiro ricadendo nell’incoscienza, l’aria era elettrica: noi quattro non dicemmo una parola ma lasciammo quel pazzo coraggioso a morire, e corremmo nelle nostre stanze per prendere i talismani. In pochi secondi eravamo arrivati davanti alla porta della stanza di Harker, che era chiusa dall’interno.

Tutti insieme ci gettammo contro di essa ed entrammo buttandola giu. Io caddi in avanti e gli altri mi oltrepassarono, poi si fermarono improvvisamente. Cadendo, ebbi la sensazione di stare attraversando una nuvola di luccicante indaco, intensa e fredda, sebbene non cosi intensa come quando avevo visto il Vampiro l’ultima volta, e toccata all’interno da una traccia di bianco radioso e di un puro bagliore dorato. Ma non era Vlad, non era Vlad che mi sfiorava, ma qualcos’altro di completamente malvagio e del tutto femminile.

Passo rapidamente; la porta si chiuse con forza dietro di me quando lei se ne ando e, mentre io mi rialzavo a fatica sulle mani e le ginocchia (oh, e se fossi stato in piedi mi ci sarei lasciato cadere!), vidi…

Harker russava sul letto vicino alla finestra e sul bordo estremo del materasso, mentre sua moglie teneva il viso premuto contro il petto nudo dall’Impalatore, i cui occhi erano chiusi nell’estasi piu profonda. Lei volto la testa, soffocando, mostrando alla luce della luna la bocca e le guance scure e gocciolanti di sangue vampiresco. Quella vista mi trapasso come una lama appuntita: era la versione piu crudele del rito del sangue, uno scambio sanguinario che legava completamente la vittima al predatore. Se anche lui aveva bevuto da lei, allora lei era sua.

Ma, nel mezzo del mio orrore, un pensiero mi colse: Non ci ha uditi arrivare. Non ci ha uditi arrivare. E cambiato…

Mi rimisi in piedi mentre il Vampiro, alla fine, diventava consapevole della presenza dei suoi nemici; con un rapido e potente movimento, getto la sua vittima sul letto e balzo verso di noi. Ma prima io avevo alzato l’involto che conteneva l’ostia consacrata e sentii una forza che come un lampo si spostava dal mio cuore alle dita. Anche senza l’apporto della forza di Arminius, non ero mai stato piu determinato, piu concentrato, piu fiducioso, in tutta la mia vita; penso che avrei potuto scacciarlo con la mia sola volonta.

Alla vista dell’involto ebbe paura — ebbe paura con uno spasimo orrendo, come se il potere che emanava da esso gli stesse bruciando la pelle! — e io mi concentrai in me stesso al punto da trovare la mia seconda vista, per cui vidi la sua aura ridotta, consumata, offuscata!

Entrambe le cose sembrarono per lui una rivelazione, poiche un’espressione di incredulita e di rabbia infernale contorse i suoi lineamenti e rese rossi come fiamme i suoi occhi verdi. Era confuso; era stato cosi compreso nel suo atto, che fu sorpreso da quell’improvvisa mancanza! Era accaduto soltanto di recente?

Mentre Jonathan continuava a russare, mi mossi tra gli Harker e il mostro, avanzando pian piano con l’ostia in alto finche Vlad riprese coraggio e si trasformo in una nebbia scura. In quella forma si mosse attraverso quattro guardiani armati e scomparve sotto la porta, poiche la piccola croce d’argento sopra la finestra creava una barriera che non poteva attraversare.

Immediatamente Madam Mina emise un respiro stridulo e si lascio sfuggire un grido che lacero lo stesso velo del Cielo.

Le parole non possono esprimere l’orrore che segui, quando il povero Harker si sveglio, vide il sangue che sporcava il viso e il vestito di lei, e comprese cio che era accaduto; a malapena riuscimmo a trattenerlo dall’afferrare il suo coltello — quella larga lama curva conosciuta in India come kukri — e dall’inseguire il Vampiro a piedi.

Per quanto riguarda la coraggiosa Madam Mina, lei era distrutta, non per paura personale, ma per il timore che potesse essere usata per far del male a coloro che amava. Infatti Vlad, nella sua arroganza, l’aveva tormentata crudelmente, dicendo che ora era ai suoi ordini e che sarebbe venuto il momento in cui sarebbe diventata la sua compagna Vampira e la sua aiutante… e avrebbe corrotto ognuno dei cinque uomini che ora lo stavano combattendo.

Con delicatezza la calmai e la convinsi a raccontare tutto quello che era accaduto, mentre John accendeva la lampada. Anche alla sua luce, non riuscivo a giudicare se fosse stata appena morsa e se il rito fosse stato completato, poiche lei si appoggiava contro il petto di suo marito cosi che i lunghi capelli neri le ricadevano in avanti, nascondendole il viso e il collo.

Quando si fu sufficientemente ricomposta, rivelo il peggio, con una voce coraggiosa che vacillo raramente: il Vampiro l’aveva morsa e lei era stata costretta a ingoiare un po’ del suo sangue. Lo scambio era stato completo, e i nostri sforzi per proteggere Madam Mina avevano avuto come conseguenza il fatto che ora per noi era perduta.

Grazie a Dio, Vlad e piu debole! Anche cosi siamo costretti piu che mai a distruggerlo, prima che possa portare a compimento la promessa fatta a Madam Mina.

E se e piu debole — come io e John discutemmo in privato — puo significare soltanto una cosa: che un altro immortale gli ha rubato il manoscritto. Ma chi?

Prima che Madam Mina avesse finito la sua terribile storia, si stava facendo l’alba. Tutti fummo d’accordo per vestirci e incontrarci dopo poco, onde discutere di cio che doveva essere fatto.

Prima, naturalmente, John e io andammo ancora a controllare Renfield: era morto, pover’uomo! Pazzo o no, e morto coraggiosamente e per amore di Madam Mina, e per questo io onorero sempre la sua memoria.

Premetti quindi il talismano della finestra nella sua mano fredda e recitai silenziosamente una preghiera per i defunti.

Quando fummo tutti vestiti e riuniti, il nostro piano divenne chiaro. Andremo in ognuno dei quattro luoghi: a Carfax, dove si trovano ventinove casse; a Mile End e a Bermondsey, che ne contengono sei, e a Piccadilly, dove ce ne sono nove. Le sigilleremo tutte con l’ostia e cosi provocheremo un confronto tra noi e il Vampiro. Spero nella vittoria ma, anche se l’Impalatore soccombera, dovremo poi affrontare un nemico ancora piu potente…

Capitolo sedicesimo

Il diario di Abraham Van Helsing

3 ottobre, notte. Debbo continuare con l’avventura di oggi. Ce ne eravamo andati alle sei e mezzo del mattino per incontrarci a colazione, essendo stato deciso che tutti avevamo bisogno di un nutrimento sostanzioso per gli eventi del giorno. Cosi ci affollammo nella sala da pranzo e facemmo colazione con focacce, salsicce e te.

Sebbene tutti si sentissero esausti e prostrati, lavorammo sodo per mantenere una parvenza di buonumore; Mina era allegra e sorridente come sempre, e Arthur e Quincey scherzarono un po’ con lei e la fecero ridere. Io bevvi del caffe, come un bravo olandese, e sorrisi meglio che potei mentre sorseggiavo dalla mia tazza, guardandoli. Jonathan era quello che, chiaramente, incontrava piu difficolta. Di tanto in tanto, rivolgeva lo sguardo sulla sua affascinante moglie, con gli occhi pieni di lacrime, e distoglieva lo sguardo rapidamente, per timore che lei vedesse la sua preoccupazione e si perdesse di coraggio.

Nel mezzo di tutto cio, mentre gli altri erano distratti dalla briosa conversazione, il campanello della porta suono. Un minuto dopo, la governante mi venne vicino e mi disse piano:

«Dottor Van Helsing? C’e una signora alla porta che desidera parlare con voi».

Questo tranquillo annuncio mi lascio — e insieme a me John, che mi sedeva accanto — sbalordito. Ci scambiammo uno sguardo profondo. Chi altri poteva sapere che ero li? Tastai il talismano nella mia tasca mentre mi alzavo, chiedendomi se era qualche trucco di Vlad… o se era Frau Koehler che era venuta per annunciare la morte di mamma di persona, invece che mandare un telegramma.

Me ne andai e John mi segui in silenzio. Gli altri stavano conversando, e Mina rideva con falsa gioia per qualcosa che aveva detto Quincey.

Comunque, prima che raggiungessi l’ingresso, John mi aveva sorpassato, affiancandosi alla governante, che lo rassicuro:

«Stanno aspettando fuori, dottore; so che mi avete chiesto di non lasciare entrare nessuno senza il vostro permesso…».

Quando John apri la porta appena di un dito se ne ando. Da dove mi trovavo, non potevo vedere oltre lui,

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