«Ehi, le scarpe» disse il Luna.
Strabuzzai gli occhi e tirai un sospirone mentre il Luna torno borbottando nell’appartamento per prendere le scarpe. Benone. Non mi facevo, eppure mi sentivo anch’io in preda alla sindrome premestruale.
Capitolo 5
Starmene seduta al bar a sorseggiare un cappuccino come se niente fosse non rientrava nelle mie abitudini mattutine, cosi optai per il McDonald’s, il cui menu offriva cappuccini alla vaniglia e frittelle. Certo non erano all’altezza di quelle di mia nonna, ma non erano neanche cosi male, e piu facili da avere.
Il cielo era coperto e minacciava pioggia. Niente di strano. La pioggia e di rigore nel New Jersey in aprile. Una pioggerellina grigia e costante che incoraggia in tutto lo Stato una mentalita del tipo «teniamoci i capelli sporchi e passiamo tutta la giornata stravaccati davanti alla TV». A scuola ci dicevano che gli acquazzoni di aprile facevano sbocciare i fiori a maggio. Gli acquazzoni di aprile causano anche maxitamponamenti di dieci e piu macchine agli incroci e nasi chiusi e pieni di muco. Il lato buono della faccenda e che in New Jersey abbiamo spesso motivo di comprare un’auto nuova e ci riconoscono in tutto il mondo per il nostro accento nasale.
«Come va la testa?» chiesi al Luna mentre tornavamo a casa.
«Piena di cappuccino. Mi sento tutto ovattato, piccola.»
«Mi riferivo ai dodici punti che ti hanno messo sulla ferita.»
Il Luna si passo il dito sul cerotto. «Mi sembra che vada bene.» Rimase seduto per un momento a labbra leggermente socchiuse e con gli occhi che vagavano nei recessi del cervello in cerca di qualcosa. Poi gli si accese la lampadina. «Oh, si» disse. «Quella vecchia spaventosa mi ha sparato.»
Questo e il lato positivo del fumare erba in continuazione… niente memoria a breve termine. Ti capita una cosa terribile e dopo dieci minuti neanche te ne ricordi.
Ovviamente fumare erba ha anche il suo lato negativo, perche quando succede qualcosa di brutto, per esempio ti scompare un amico, c’e la possibilita che messaggi e fatti importanti si perdano nell’annebbiamento mentale. E c’e anche la possibilita che le allucinazioni ti facciano vedere un viso alla finestra quando in realta il colpo e stato sparato da un’auto in corsa.
Nel caso del Luna, la possibilita era una buona probabilita.
Sulla via del ritorno passammo davanti a casa di Dougie per controllare che non fosse andata a fuoco mentre dormivamo.
«Sembra tutto tranquillo» dissi.
«Sembra triste» osservo il Luna.
Quando tornammo nel mio appartamento, Ziggy Garvey e Benny Colucci erano in cucina. Avevano in mano una tazza di caffe e un pezzo di toast.
«Spero che non ti dispiaccia» disse Ziggy. «Eravamo curiosi di sapere come va il nuovo tostapane.»
Benny agito la mano in cui teneva la fetta di pane. «Questo toast e ottimo. Vedi come e dorato uniformemente. Non e bruciacchiato ai bordi. Ed e bello croccante.»
«Dovresti metterci della marmellata» disse Ziggy. «Della marmellata di fragole ci starebbe proprio bene.»
«Siete entrati di nuovo in casa mia! E una cosa che non sopporto.»
«Non eri in casa» si giustifico Ziggy. «E non volevamo far vedere ai tuoi vicini che hai degli uomini che ti aspettano fuori dalla porta.»
«Gia, non volevamo infangare il tuo nome» aggiunse Benny. «Secondo noi tu non sei quel genere di ragazza. Anche se da anni girano un sacco di voci su te e Morelli. Dovresti stare attenta con lui. Ha una pessima reputazione.»
«Ehi, guarda» disse Ziggy. «C’e il nostro piccolo finocchio. Dove hai lasciato la tua uniforme, ragazzo?»
«Gia, e perche hai quel cerotto? Sei caduto dai tacchi alti?» chiese Benny.
Ziggy e Benny si diedero una gomitata e risero come se avessero detto qualcosa di molto spiritoso.
Mi salto in mente un’idea. «Non e che per caso voi due sapete qualcosa sul perche il mio amico ha un cerotto in testa?»
«Io no» rispose Benny. «Ziggy, tu ne sai qualcosa?»
«Non ne so niente» disse Ziggy.
Mi appoggiai all’indietro contro il piano della cucina e incrociai le braccia. «Allora che ci fate qui?»
«Abbiamo pensato che dovevamo fare un salto» disse Ziggy. «E passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ci siamo visti, e volevamo sapere se per caso e venuto fuori qualcosa.»
«Non sono passate neanche ventiquattro ore» gli feci notare.
«Gia, proprio come abbiamo detto. E passato un po’ di tempo.»
«Non e venuto fuori niente.»
«Accidenti che peccato» disse Benny. «Ci eri stata consigliata tanto caldamente. Speravamo proprio che potessi aiutarci.»
Ziggy fini il caffe, sciacquo la tazza nel lavello e la sistemo nello scolapiatti. «E ora di andare.»
«Maiale» disse il Luna.
Ziggy e Benny si fermarono sulla soglia di casa.
«E una brutta parola» disse Ziggy. «Faro finta di non aver sentito solo perche sei un amico della signorina Plum.» Guardo Benny perche lo appoggiasse.
«Esatto» disse Benny. «Facciamo finta di niente, ma dovresti imparare un po’ di educazione. Non sta bene parlare
«Mi avete dato del finocchio!» urlo il Luna.
Ziggy e Benny si guardarono perplessi.
«E allora?» fece Ziggy.
«La prossima volta rimanete pure tranquillamente fuori dalla porta» dissi. Una volta usciti, chiusi la porta a chiave. «Voglio che tu ti metta a pensare» dissi al Luna. «Hai idea di perche qualcuno ti ha sparato? Sei sicuro di aver visto la faccia di una donna alla finestra?»
«Non lo so, piccola. Mi riesce difficile pensare. Ho la mente, come dire, occupata.»
«Hai ricevuto strane telefonate?»
«Ce n’e stata una, ma non era poi cosi strana. Ha chiamato una donna quando ero da Dougie e ha detto che secondo lei avevo qualcosa che non era mio. E io… si, insomma, tutto qui.»
«Ti ha detto qualcos’altro?»
«No. Le ho chiesto se voleva un tostapane o un costume da supereroe e lei ha riattaccato.»
«E tutta la la merce che ti e rimasta? Che ne e delle sigarette?»
«Me ne sono sbarazzato. Conosco un fumatore incallito…»
Era come se il Luna fosse rimasto impigliato in una curvatura del tempo. Me lo ricordavo ai tempi del liceo e non era cambiato di una virgola. Capelli castani, lunghi e sottili, con la riga in mezzo e legati a coda di cavallo. Carnagione chiara, costituzione snella, altezza nella media. Indossava una camicia hawaiana e un paio di jeans che probabilmente erano finiti a casa di Dougie con il favore del buio. Aveva passato gli anni di scuola superiore a galleggiare in un costante annebbiamento da fumo che gli dava un rilassato benessere, lo faceva parlare e ridacchiare durante la pausa pranzo, sonnecchiare alle lezioni di inglese. E ora eccolo qui… che continuava a vivere sospeso su una nuvola. Niente lavoro. Nessuna responsabilita. A pensarci bene, non era per niente male.
Di sabato, Connie lavorava generalmente la mattina. Chiamai in ufficio e aspettai che terminasse un’altra conversazione.
«Stavo parlando con la zia Flo» disse. «Ti ricordi quando ti ho detto che c’erano stati dei problemi a Richmond quando Eddie DeChooch era la? Secondo lei ha a che vedere con il fatto che Louie D ha tirato le cuoia.»
«Louie D. E un uomo d’affari, giusto?»
«Si, e di quelli importanti. O almeno lo era. E morto di infarto mentre DeChooch stava facendo il suo