lavoretto.»
«Forse e stato un proiettile a provocare l’infarto.»
«Non credo. Se Louie D fosse stato coinvolto in qualcosa ne avremmo sentito parlare. E il genere di notizie che viaggia veloce. Soprattutto visto che la sorella abita qui.»
«Chi e sua sorella? La conosco?»
«Estelle Colucci. La moglie di Benny Colucci.»
Porca miseria. «Quant’e piccolo il mondo.»
Riagganciai e mi chiamo mia madre.
«Dobbiamo andare a scegliere un abito per il matrimonio» disse.
«Non mi vesto in lungo.»
«Potresti almeno provare.»
«Okay, lo faro.» Neanche per sogno.
«Quando?»
«Non lo so. Al momento sono impegnata. Sto lavorando.»
«E sabato» protesto mia madre. «Com’e possibile che lavori anche di sabato? Devi rilassarti di piu. Io e tua nonna siamo subito da te.»
«No!» Troppo tardi. Era gia partita.
«Dobbiamo andarcene» dissi al Luna. «E un’emergenza. Dobbiamo andare via.»
«Che genere di emergenza? Non e che vogliono spararmi un’altra volta?»
Tolsi i piatti sporchi dal piano della cucina e li buttai nella lavastoviglie. Poi presi il piumone e il cuscino del Luna e li portai di corsa in camera. Mia nonna aveva abitato con me per un po’ ed ero quasi sicura che avesse ancora la chiave del mio appartamento. Guai se mia madre fosse entrata in casa mia e l’avesse trovata in disordine. Il letto era sfatto ma non volevo perdere tempo con quello. Raccolsi i vestiti e gli asciugamani sparsi qua e la e buttai tutto nel cesto della biancheria. Attraversai di corsa il soggiorno, poi tornai in cucina, presi la borsa e la giacca e gridai al Luna di darsi una mossa.
Incontrammo mia madre e mia nonna nell’atrio.
«Non c’era bisogno che ci aspettassi di sotto» disse mia madre. «Saremmo salite.»
«Non vi stavo aspettando. Stavo uscendo. Mi dispiace, ma stamattina devo lavorare.»
«Che stai facendo?» domando mia nonna. «Sei sulle tracce di qualche pazzo omicida?»
«Sto cercando Eddie DeChooch.»
«Ci avevo quasi azzeccato» disse la nonna.
«Eddie DeChooch puoi trovarlo un’altra volta» affermo mia madre. «Ti ho fissato un appuntamento alla boutique di abiti da sposa “Da Tina”.»
«Ti conviene cogliere l’occasione al volo» suggeri la nonna. «E stato possibile solo perche qualcuno ha disdetto all’ultimo minuto. E poi ci serviva una scusa per uscire di casa perche non se ne poteva piu di cavalli al galoppo e nitriti.»
«Non voglio un abito da sposa» dissi. «Voglio un matrimonio in piccolo.» O nessun matrimonio.
«Si, ma non costa nulla dare un’occhiata» insiste mia madre.
«La boutique “Da Tina” e uno sballo» commento il Luna.
Mia madre si rivolse al Luna. «Ma questo e Walter Dunphy? Santo cielo, non ti vedo da una vita.»
«Piccola!» disse il Luna a mia madre.
Poi lui e nonna Mazur si esibirono in una di quelle complicate strette di mano che non riesco mai a ricordare.
«Sara meglio che ci muoviamo» incalzo la nonna. «Non possiamo fare tardi.»
«Non voglio un abito!»
«Andiamo solo a dare un’occhiata» disse mia madre. «Staremo una mezz’oretta e poi te ne puoi andare.»
«Va bene! Mezz’ora. Non un minuto di piu. E andiamo solo a
La boutique «Da Tina» e nel cuore del Burg. Occupa meta di una bifamiliare in mattoni rossi. Tina abita in un appartamentino al piano superiore mentre il negozio e nella parte bassa dell’edificio. L’altra meta della bifamiliare, sempre di proprieta di Tina, viene affittata. Tina e rinomata come padrona di casa superstronza e gli affittuari se ne vanno puntualmente allo scadere del contratto annuale. Ma dato che le proprieta in affitto sono mosche bianche nel Burg, Tina non ha mai difficolta a trovare la vittima di turno.
«Sembra fatto apposta per te» disse Tina facendo un passo indietro e fissandomi intensamente. «E perfetto. Meraviglioso.»
Ero tutta agghindata in un abito di raso lungo fino ai piedi. Il corpetto era stato aggiustato con degli spilli per adattarlo alla mia taglia, la scollatura a U mostrava appena un po’ di decollete e la gonna a mongolfiera aveva uno strascico di oltre un metro.
«E incantevole» esclamo mia madre.
«La prossima volta che mi sposo potrei comprarmi un vestito come questo» disse la nonna. «O magari potrei andare a Las Vegas e sposarmi in una di quelle chiese dedicate a Elvis.»
«Coraggio, piccola, vai cosi!» fece il Luna.
Mi girai appena per vedermi meglio nello specchio a tre ante. «Non vi sembra troppo… bianco?»
«Assolutamente no» rispose Tina. «Questo e panna. Il panna non e per niente uguale al bianco.»
L’abito mi stava davvero bene. Assomigliavo a Rossella O’Hara che faceva le prove per un matrimonio di lusso a Tara. Feci qualche passo, come se stessi ballando.
«Prova a saltare, cosi vediamo come va quando dovrai aprire le danze» disse la nonna.
«E carino, ma non voglio un abito lungo.»
«Posso ordinarne uno della tua taglia senza impegno» propose Tina.
«Senza impegno» ripete la nonna. «Meglio di cosi.»
«Visto che e senza impegno» disse mia madre.
Mi serviva della cioccolata. Una montagna di cioccolata. «Oh diamine» esclamai «guardate che ora e. Devo andare.»
«Grandioso» fece il Luna. «Andiamo a combattere il crimine? Stavo pensando che mi serve una cintura multiuso per il mio super costume. Potrei metterci tutta la mia attrezzatura da lotta contro il crimine.»
«Di che attrezzatura parli?»
«Non ci ho ancora riflettuto bene, ma pensavo a qualcosa tipo calzini anti-gravita per poter camminare sui muri. E uno spray che mi renda invisibile.»
«Sei sicuro che non ci sia niente che non va dove ti hanno sparato? Per caso hai mal di testa o le vertigini?»
«No, sto benone. Ho un po’ fame, forse.»
Quando io e il Luna uscimmo dalla boutique di Tina stava piovigginando.
«Questa si che e stata un’esperienza memorabile» disse il Luna. «Mi sono sentito una damigella d’onore.»
Quanto a me, non ero sicura di cosa mi sentivo. Provai a pensare a me stessa come a una
«Piccola» disse il Luna.
Basta con le stronzate. Girai la chiave dell’accensione e infilai un CD dei Godsmack nello stereo dell’auto. Non volevo pensare al fallimento del mio presunto matrimonio e non c’e niente di meglio dell’heavy metal per sgombrare la mente da tutto quello che assomiglia anche lontanamente a un ragionamento. Mi diressi verso casa del Luna e quando arrivammo sulla Roebling, io e il Luna stavamo gia agitando furiosamente la testa su e giu a tempo di rock.
Stavamo mimando un assolo di chitarra elettrica con i capelli davanti agli occhi e ci manco poco che mi lasciassi sfuggire la Cadillac bianca. Era parcheggiata davanti alla casa di padre Carolli, accanto alla chiesa. Padre