posto solo un rossetto, un paio di preservativi e qualche banconota. La donna si volto verso il finestrino. Nel buio, remoto, tremolava un lume, niente altro in vista.
Si lascio andare contro lo schienale, esaurito da quei pensieri che lo ossessionavano a ciclo continuo, ragionamenti che non riguardavano l'indagine, ma il suo matrimonio fallito. In lui si produceva sempre una specie di crollo interiore ogni volta che sbatteva contro il muro delle parole di Ines: «
In seguito avrebbe concluso che era stato un mutamento nella sua chimica cerebrale a dargli quella prima nuova idea a proposito di Ines, o piuttosto una vecchia idea di colpo afferrata: non sarebbe stato in grado di andare avanti, non sarebbe stato in grado di corteggiare una donna nello scompartimento di un treno finche non avesse provato a se stesso che le parole di Ines non erano vere, che non si adattavano a lui. Il pensiero lo colpi con una violenza maggiore di quanto avrebbe immaginato, avverti perfino un improvviso flusso di adrenalina e questo forse avrebbe potuto significare paura, non fosse stato per il fatto che in quel momento egli era semplicemente seduto nello scompartimento di un treno, a vagare all'interno della sua testa che conteneva un solo pensiero: il pensiero scomodo che, forse, sua moglie aveva ragione.
Scivolo nel sonno, un uomo in un treno simile a un proiettile d'argento che correva nel buio verso una destinazione ignota. Sogno di nuovo di essere un pesce, di guizzare nell'acqua inseguito dalla paura mentre il morso nelle viscere lo lacerava dentro lentamente. Si sveglio battendo la testa contro il sedile. Il vagone era vuoto, il treno gia in stazione, una folla di passeggeri si riversava sul marciapiede sotto il finestrino.
Ando a casa e guardo un film senza seguirlo affatto, spense il televisore e crollo sul letto senza aver mangiato nulla, pieno d'inquietudine. Entro e usci dal sonno, non volendo ritrovare di nuovo quel sogno, ma timoroso al tempo stesso di svegliarsi per trovare un mondo fatto d'angoscia fuori dalle sue mura. Le quattro del mattino lo sorpresero in una veglia buia e Falcon, mentre ascoltava gemere le travi della sua grande casa, come ricoverati piu sfortunati in un'ala distante del manicomio, comincio a preoccuparsi dei cambiamenti che stavano avvenendo in lui, temendo che potessero alterare il suo equilibrio mentale.
Si alzo alle sei gia stanco, i nervi che tintinnavano come il mazzo di chiavi di un carceriere, tanto che comincio a pensare sul serio alle chiavi della casa e a dove fossero quelle che avrebbero aperto lo studio di suo padre. Nella scrivania ne trovo un cassetto pieno. Possibile che vi fossero tante porte? Porto il cassetto fino al cancello di ferro battuto che chiudeva la parte della galleria di fronte allo studio di suo padre e le provo tutte, ma nessuna era quella giusta; se ne ando lasciando il cassetto li sul pavimento, le chiavi sparse.
Fece la doccia, si vesti, usci di casa, compro un giornale —
I sei funzionari del Grupo de Homicidios erano presenti alla riunione, non uno escluso, cosa piuttosto insolita per un sabato di Pasqua. Falcon li mise al corrente dell'esito della conversazione con Calderon, quindi mando Perez e Fernandez nell'area della Feria di fronte all'Edificio Presidente, Baena nelle strade intorno al condominio e Serrano a compilare un elenco di laboratori e di negozi di forniture mediche che avrebbero potuto segnalare una vendita insolita di cloroformio o la mancanza di strumenti. I quattro uomini lasciarono la stanza. Ramirez, a braccia conserte, era appoggiato al davanzale della finestra.
«Qualche altra idea, Inspector Jefe?»
«Abbiamo la deposizione di Marciano Ruiz?»
Ramirez fece cenno di si indicando la scrivania, e disse che la deposizione non aveva apportato niente di nuovo. Falcon la lesse fino in fondo solo per evitare di dover parlare a Ramirez del suo viaggio a Madrid e degli orrori della famiglia Jimenez. La cosa non aveva abbastanza attinenza con l'omicidio; Ramirez avrebbe cominciato a indebolire la sua posizione e altri funzionari avrebbero preso a guardarlo con aria compassionevole, come il primo poliziotto che aveva affrontato un'indagine per omicidio partendo da un episodio di trentasei anni prima.
«Ieri pomeriggio sono stato a trovare Eloisa Gomez», disse Ramirez.
«E riuscito a tirarle fuori qualcosa?»
«Non mi ha fatto un pompino gratis, se e questo che intende.»
«Non dopo quello che le ha fatto ieri», commento Falcon. «E crollata?»
«Non parlerebbe con me nemmeno se lo fosse, e adesso e spaventata.»
«Sembravate andare cosi d'accordo», ribatte Falcon, «credevo quasi che volesse invitarla a casa.»
«Forse avrei dovuto essere piu paziente», disse Ramirez, «ma credevo davvero, sa, che l'avesse lasciato entrare lei e che un attacco verbale duro avrebbe potuto funzionare.»
«Inizieremo la giornata con le Mudanzas Triana», annuncio Falcon, passando ad altro, «poi andremo al funerale di Raul Jimenez con una videocamera, per filmare i presenti. Li controlleremo spuntando l'elenco degli indirizzi e continueremo i colloqui. Dobbiamo ricostruire il quadro della sua vita.»
«Ed Eloisa Gomez?»
«Perez puo interrogarla di nuovo questo pomeriggio. Saranno passate quasi quarantotto ore da quando e stata con Raul Jimenez. Se e una complice, a quest'ora l'assassino si sara gia messo in contatto con lei e questo potrebbe aver cambiato il suo modo di pensare.»
«O aver cambiato ben altro», osservo Ramirez. «In peggio.»
Presa la videocamera, Ramirez si diresse alla macchina per andare con Falcon alle Mudanzas Triana, in avenida Santa Cecilia. Parlarono con il proprietario, Ignacio Bravo, il quale li ascolto mentre esponevano lo scenario da loro immaginato, gli occhi immobili sotto le palpebre gonfie, fumando una Ducados dietro l'altra.
«Prima di tutto e impossibile», disse alla fine. «I miei uomini sono…»
«Hanno firmato una dichiarazione», lo interruppe Ramirez, annoiato a morte, porgendogli il foglio.
Bravo lesse il documento, scuotendo la sigaretta in direzione di uno pneumatico in miniatura che conteneva il posacenere.
«Saranno licenziati.»
«Ci parli del suo accordo con il signore e la signora Jimenez», disse Falcon. «Puo cominciare col dirci perche avevano voluto traslocare durante la settimana santa, che deve essere il periodo di maggior lavoro per i ristoranti.»
«E non a buon mercato per i traslochi. Le nostre tariffe raddoppiano. Io l'ho spiegato chiaramente alla signora, Inspector Jefe. Ma non potevano farlo la settimana prossima quando i ristoranti erano chiusi, perche eravamo gia impegnati… noi come tutti gli altri. Percio lei ha pagato senza discutere. Non le importava.»
«Quando e andato a dare un'occhiata al lavoro da svolgere?»
«La settimana scorsa sono andato a vedere il posto, la quantita di mobili di grosse dimensioni, il numero di scatoloni necessario, quel genere di cose. Poi l'ho chiamata il giorno dopo per dirle che si sarebbe trattato di un lavoro di due giorni e le ho comunicato la cifra.»
«Un lavoro di due giorni?» intervenne Ramirez. «Quando avete cominciato?»
«Martedi.»
«Allora i giorni sarebbero stati tre.»
«Il signor Jimenez ci ha chiamato per dire che non voleva far portare via i mobili dello studio prima di giovedi. Io gli ho detto che gli sarebbe costato piu del doppio e che saremmo riusciti a finire il lavoro come previsto, ma lui ha insistito e io non discuto con i ricchi, mi accerto solo che paghino. Sono i peggiori…»
Quando vide l'espressione dei due poliziotti non fini la frase.
«In quanti sapevano del cambiamento di programma?» domando Falcon.
«Capisco dove volete arrivare», disse l'uomo, evidentemente a disagio. «Certo, dovevano saperlo tutti qui, voleva dire programmare spostamenti di personale. Non pensera che uno dei miei uomini sia l'assassino?»
«Quello che ci da da pensare», soggiunse Falcon lasciando il sospetto di Bravo ad aleggiare nella stanza, «e che, se il nostro quadro e corretto, l'assassino deve aver saputo del cambiamento di programma. Deve essere stato al corrente del fatto che il signor Jimenez sarebbe rimasto una notte in piu nell'appartamento, e da solo. Puo averlo saputo soltanto dallo stesso signor Jimenez o da qualcuno di qui. Quando ha confermato il lavoro, la signora Jimenez?»