«Mercoledi 4 aprile», rispose l'uomo, dopo aver consultato l'agenda.
«E quando ha cambiato programma il signor Jimenez?»
«Venerdi 6 aprile.»
«Aveva gia assegnato una squadra a questo lavoro?»
«L'ho fatto mercoledi.»
«In che modo procede?»
«Chiamo la mia segretaria che informa il capodeposito e il capodeposito lo scrive su una lavagna al pianterreno.»
Falcon chiese di parlare con la segretaria e Bravo la convoco: una donna minuta e bruna sui cinquant'anni, piuttosto nervosa. Le domandarono che cosa avesse detto al capodeposito.
«Gli ho riferito che c'era stato un cambiamento, che il signor Jimenez non voleva che si toccasse lo studio prima di giovedi e che bisognava lasciare un letto nella stanza dei ragazzi.»
«E il capodeposito che cosa ha risposto?»
«Una battuta volgare sull'uso del letto.»
«Che cosa fa il capodeposito di queste informazioni?»
«Le scrive in rosso sulla lavagna, per indicare con chiarezza che si tratta di un cambiamento di programma», rispose la donna. «E in questo caso ha annotato su una colonna separata le informazioni sullo studio e sul letto.»
«In genere le batte anche a macchina sui fogli di lavoro degli uomini», intervenne Bravo, «in modo che non si dimentichino. Non sono dei gran cervelli quelli che lavorano nei traslochi.»
I tre uomini scesero nel deposito per vedere la lavagna che conteneva tutte le informazioni per i lavori di aprile e di maggio: il trasloco dei Jimenez risultava ancora aperto. Il capodeposito venne loro incontro. La segretaria aveva ragione, l'uomo sembrava il tipo che comincia la giornata con un paio di bicchierini di incoraggiamento.
«Cosi nel deposito tutti avrebbero saputo del cambiamento di programma nel trasloco dei Jimenez?» chiese Falcon.
«Senza dubbio», rispose l'uomo.
«Com'e la sicurezza da voi?» domando Ramirez.
«Non immagazziniamo niente qui, percio e minima», rispose Bravo. «Ci sono un addetto e un cane.»
«Durante il giorno?»
Bravo scosse il capo.
«Nemmeno una telecamera?»
«Non serve.»
«Percio uno potrebbe entrare dal retro, sulla calle Maestro Arrieta?»
«Volendo…»
«Nessuna tuta mancante?» domando Ramirez.
Non mancava niente, nessuno aveva riferito nulla. Le tute erano del tipo consueto, con la scritta MUDANZAS TRIANA stampata sul dorso. Non sarebbero state difficili da imitare.
«Non e venuto nessun estraneo qui?» si informo Ramirez.
«Solo qualcuno che cercava lavoro.»
«Qualcuno?»
«Ogni settimana si presentano due o tre tizi e io rispondo loro sempre la stessa cosa, che non assumiamo gente presa dalla strada.»
«E nelle ultime due settimane?»
«Qualcuno in piu, gente che vuole guadagnare qualcosa per Pasqua e la Feria.»
«Diciamo venti persone?»
«Diciamo dieci.»
«Che genere di persone?»
«Be', per fortuna erano tutti grassi e bassi, altrimenti sarebbe un problema ricordarsi com'erano fatti, per poterlo dire a voi.»
«Senta, signor bello spirito», disse Ramirez, puntandogli contro il dito, «un tizio e venuto qui, ha avuto le informazioni sul lavoro che avreste fatto nell'Edificio Presidente e le ha usate per introdursi nell'appartamento e torturare a morte un vecchio. Percio cerchi di sforzarsi un po' di piu.»
«Non mi avevate detto che era stato torturato a morte», protesto Bravo.
«Non mi ricordo niente comunque», affermo il capodeposito.
«Forse erano immigrati», suggeri Ramirez.
«Forse, qualcuno di loro.»
«Marocchini, per esempio, che lavorano gratis.»
«Noi non impieghiamo…» comincio Bravo.
«L'abbiamo gia sentita e non ci ho creduto nemmeno la prima volta», lo interruppe Ramirez. «Percio, se apprezza il quieto vivere e non vuole visite dell'ufficio Immigrazione, provi a far funzionare le meningi per ricordare chi e stato qui da venerdi scorso in poi e se ha notato che qualcuno guardasse con un certo interesse quella lavagna.»
«Perche», intervenne Falcon, accennando al capodeposito, «tra le persone che abbiamo interrogato, probabilmente lei e il solo che ha visto l'assassino e gli ha parlato.»
«E sa com'e», disse Ramirez, «e una cosa che potrebbe venire in mente anche a lui.
XI
«Aveva ragione, il signor Bravo», osservo Ramirez, «il collegamento e troppo ovvio, ma l'assassino potrebbe essere effettivamente uno dei suoi uomini.»
«Ma solo se e corretta la seconda ipotesi, quella in cui Eloisa Gomez fa entrare l'assassino», obietto Falcon. «Se avesse usato l'autoscala, sarebbe risultato assente dal lavoro nel pomeriggio. Dobbiamo interrogare tutti i dipendenti e aumentare la pressione sulla ragazza.»
«Sa che cosa non mi va giu di questo tizio?» osservo Ramirez. «Del nostro assassino?»
Falcon non rispose, guardando dal finestrino i vari bar e caffe che sfrecciavano lungo la calle San Jacinto mentre l'auto attraversava Triana, dirigendosi verso il fiume. All'improvviso si senti scoraggiato; l'indagine si stava abbassando al livello di minuzie del quotidiano di una ditta di traslochi.
«Non mi va giu che sia fortunato», termino Ramirez. «Perche e davvero molto fortunato, Inspector Jefe.»
«Speriamo che conti su questo», disse Falcon, irritato e di pessimo umore. Era infastidito dal caffe bevuto a stomaco vuoto e privo di energie per mancanza di sonno; e il caso era ancora in alto mare. I suoi uomini non avevano trovato nessuno a Los Remedios, non una sola persona che avesse notato almeno il furgone delle Mudanzas Triana e l'autoscala.
«Che cosa intende dire, Inspector Jefe?»
«La gente che conta sulla propria fortuna in genere continua a farlo anche quando la fortuna si e esaurita da un pezzo. Come i giocatori. In ultima analisi sono poco intelligenti.»
«Lei ha in mente qualcosa, Inspector Jefe.»
«Davvero? Non mi pare.»
«Non crede che abbia finito, vero? L'assassino, intendo.»
«Non lo so.»
«Pensa che voglia mettere alla prova la sua fortuna ancora un po'… per vedere fin dove puo arrivare.»
A Falcon non piaceva, di Ramirez, proprio quel suo fare sempre il bravo poliziotto che osservava, coglieva e definiva parole e frasi. E ora si stava comportando cosi con lui.