reciproca e non passa molto tempo prima che io scopra di che cosa sia capace quel suo corpicino nervoso, o meglio la sua mente. Si avverte una certa perversione nei suoi comportamenti. Quando e vicina al momento, viene presa da una frenesia assoluta, non esiste piu niente altro per lei (certo non io, martellato dal suo bacino) e ulula come una lupa. Crolliamo sul pavimento dove rimane a giacere, gli occhi vitrei, le guance infiammate, le labbra pallide e una vena nel collo, spessa come una fune, dove scorre rombando sangue scuro, carnale. Rinvigorisce scoprire in quella raffinatezza fondamentali istinti animaleschi. Ne avverto anche il pericolo. M. sembra capace di trascinarmi in regioni dove i limiti non esistono. Non mi sfugge l'ironia dell'essere noi a Tangeri, rinchiusi nella Zona Internazionale del Marocco sulla costa africana dove si sta creando una nuova specie di societa, una societa priva di regole. Il comitato di governo delle nazioni europee, sospettose per natura, ha creato un caos ammissibile dal quale sta emergendo una nuova specie di umanita, che non aderisce alle consuete leggi della convivenza sociale, ma cerca soltanto di soddisfare se stessa. Lo sviluppo degli affari senza limitazioni e senza tasse della Zona Internazionale si rispecchia nel rifiuto di ogni forma di morale da parte di questa societa. Noi siamo il microcosmo del mondo del futuro, brodo di cultura del laboratorio dell'umanita di domani. Nessuno potra dire: «Ah, Tangeri! Quella era vita!», perche saremo tutti in una nostra Tangeri personale. Proprio per arrivare a questo negli ultimi quattro decenni ci siamo azzannati come cani in tutto il mondo.
15 marzo 1953, Tangeri
R., dopo aver venduto tutte le nostre barche, si e comprato uno yacht, un bel giocattolo su cui farsi vedere e fare la figura dell'uomo ricco e di successo. Probabilmente potrei permettermene uno anch'io grazie ai proventi della societa e delle vendite dei miei lavori per mezzo dei contatti di M. a New York, ma non ne trarrei nessuna soddisfazione. Ho quasi quarant'anni e apparentemente ho raggiunto il successo, ma sono consapevole del mio problema, anche se i miei pensieri fuggono lontano da questa consapevolezza alla prima occasione. Nulla di cio che ho ottenuto e opera mia. R. ha organizzato tutta la mia vita come aveva fatto la Legione prima di lui. P. e stata la mia musa, senza di lei i disegni a carboncino non sarebbero mai nati. M. mi ha costruito una reputazione tra gli americani, permettendomi di vendere bene a New York. Ma io sono un guscio. Provate a bussarvi sopra e sentirete come rimbomba il vuoto dentro di me.
2 aprile 1953, Tangeri
Il successo di Paul Bowles ha attirato una folla di scrittori e di artisti americani nella nostra piccola Utopia. Ho conosciuto un certo William Burroughs, il quale, cosi pare a me, non ha fatto niente di notevole se non farsi precedere da una reputazione imponente. Ha sparato alla moglie in Messico, in una specie di prova alla Guglielmo Tell, nella quale, invece di centrare il bicchiere che le aveva posato sulla testa, le ha infilato il proiettile nel cervello. L'americano che me lo racconta ha un tono divertito e spaventato insieme, come se si trattasse di un film appena visto. Io guardo al di la del pavimento sudicio del bar Mar La Chica il tavolino al quale e seduto W.B., pronto a farmi affascinare dall'uxoricida, ma vedo soltanto un impiegato di banca, proprio come quelli che lavorano qui, tranne che questo ha il cranio della figura dell'«Urlo» di Edvard Munch. Ci conosciamo e io gli dico questo, e lui: «Come abbia fatto quel bastardo a sapere quello che sarebbe successo, non lo sapremo mai. Merda. E io ti dico che qualche volta vedo cosi il cielo… esattamente cosi. Come sangue, capisci… come fottuto sangue…» Il suo magnetismo consiste nell'immediatezza delle reazioni selvagge che scatena su chi trova antipatico tra quanti gli stanno intorno, anche se credo che la ferocia vera la riservi a se stesso. E come un animale ululante e mi fa pensare a quel ragazzo folle che R. aveva visto in quel villaggio della sierra anni fa, incatenato al muro di una casa con un collare di ferro. Sono piu vicino a capire perche io faccia correre la penna sulla carta.
28 giugno 1953, Tangeri
Ho tre vite. Con P. e i bambini sono decoroso, i parametri di comportamento sono regolati per anime infantili. Con loro sono mite e piu o meno allegro mentre il torace mi si spalanca in sbadigli frementi. Guardo P., la madre perfetta, e mi domando come abbia potuto essere la mia musa. Un'altra vita e nello studio. Il lavoro procede, i paesaggi di Tangeri si sono trasformati in qualcosa di diverso, vasti cieli rossi sanguinanti su un massiccio continente nero e tra i due la macchia di una temporanea civilta. Il lavoro e interrotto da una processione di ragazzi che passano di li per guadagnare qualche peseta. La mia terza vita e con M., la mia compagna in societa e compagna sulla via della perversione.
23 ottobre 1953, Tangeri
C.B. invita me e P. a una serata con B.H. Non mi piace l'idea che una vita confluisca nell'altra. Andiamo al palazzo di Sidi Hosni e come sempre aspettiamo la nostra ospite tra le sue favolose ricchezze. P. si annoia e C.B. si occupa di lei; essendo l'uomo che e, riesce ad affascinarla perfino con il suo spagnolo difficoltoso. B.H. fa il suo ingresso quando io sto per proporre di andare via. Viene verso di noi e, vedendo P., ha un'idea. Ci conduce alla sala sorvegliata dal nubiano imponente e soltanto quando stiamo per entrare mi rendo conto di non aver mai detto a P. della vendita del disegno. B.H. la porta subito davanti a quello, al suo posto d'onore accanto a Picasso. P. batte le palpebre, fissandolo come se avesse visto picchiare uno dei suoi figli. So dagli occhi verdi che arrivano fino a me che lo considera una specie di tradimento della sua fiducia. B.H., che ha bevuto un po', non si accorge della sua pena ed e C.B. a portarci via di li. Sulla via del ritorno a casa P. e silenziosa mentre percorre le vie della casbah, i tacchi sonori sui ciottoli, e io mi trascino dietro di lei, mentendo alla sua schiena come un mendicante al quale siano stati negati pochi spiccioli.
19 febbraio 1954, Tangeri
R. e andato a Rabat e a Fez per parlare agli amministratori francesi e marocchini. Mi ha chiesto di accompagnarlo, ma io sto lavorando a un enorme quadro astratto che spero mi fara uscire da quella che M. definisce la «lista B» degli artisti rispettati. Vuole che il mio nome raggiunga quelli di oltre Atlantico come Jackson Pollock, Mark Rothko e Willem de Kooning. Pensa che i miei paesaggi abbiano la forza dei lavori di Rothko. A me sembra che Rothko si avvicini ai suoi soggetti da un angolo diverso. Mira in alto, cerca un elemento spirituale, io punto verso l'oscurita e la decadenza.
3 marzo 1954, Tangeri
R. e tornato dai suoi viaggi, molto rincuorato dai burocrati. Mi mette in allarme dicendomi di essersi imbarcato in un affare con i marocchini. Gli dico che lui non capisce la natura impenetrabile dell'animo marocchino: riescono a irretire perfino gli operatori piu brillanti. Lui esclude una simile possibilita e mi dice di non preoccuparmi. Io non saro coinvolto.
18 giugno 1954, Tangeri
Un pomeriggio passo da casa mia nella medina e sono sorpreso nel constatare che P. non c'e. I bambini giocano nel patio, Paco fa il torero, la sorellina il toro. Paco fa prodezze con la sua camicia e lei trotterella contro il drappo sventolante, felice quando sbuca dall'altra parte. Come abbiano escogitato questo gioco non so, perche Paco non ha mai visto una corrida. Vivo staccato dalla loro vita. Ma dov'e P.? Nessuno lo sa. Gioco con i bambini, offrendo a Paco un toro un po' piu pericoloso. Sono sorpreso della destrezza di mio figlio con quella camicia e in un certo senso capisco la soddisfazione di Manuela. Mi stufo presto, pero, e torno allo studio.
20 dicembre 1954, Tangeri
Siamo stati fortunati a sfuggire al peggio della debacle. Il valore delle proprieta immobiliari e crollato. La speranza generale di vedere Tangeri trasformata nella Monaco dell'Africa sono svanite. R. ha deciso di portare fuori tutto il nostro capitale e voliamo in Svizzera dove lui apre un conto a mio nome e vi deposita la fantastica somma di 85.000 dollari e cioe la maggior parte dei miei guadagni, frutto della nostra unione commerciale durata dieci anni. Non ho modo di aprire bocca e celebriamo con una cena. E la fine di un'era. R. continuera da solo negli affari. Alla fine del pasto ci abbracciamo.
17 maggio 1955, Tangeri
P. mi ha cercato allo studio per la prima volta da secoli. E stata qui tre giorni di fila e abbiamo