Piu emozionato di quanto non fosse stato da anni, Matt usci dal garage in sella alla sua Kawasaki. La Honda 250cc era piu adatta per i boschi e la Harley non aveva pari sulle strade, ma la Kawasaki poteva portare due persone e le sue sospensioni erano adatte a qualsiasi tipo di pista. Era una Vulcan 900cc, nera e argento, con un motore bicilindrico a quattro tempi e cinque marce, e rispetto alla Harley era cio che una Corvette era in confronto a una berlina Lexus.
Era passata l’una di notte. L’aria, resa umida da una sottile nebbia, era gelida. Il buio era di buon augurio, penso Matt, mentre percorreva il vialetto coperto di ghiaia e s’immetteva nella strada a due corsie. Da qualche parte dietro quelle dense nuvole c’era la luna piena.
Quella era la seconda volta nel giro di poche ore che si recava alla fattoria degli Slocumb. La prima volta c’era andato verso le sedici per controllare Kyle. Dopo che il piu giovane dei fratelli si era decisamente rifiutato di farsi fare un altro esame rettale dal gastroenterologo, Matt aveva faticato a convincere lo specialista che valeva la pena fare una gastroscopia. L’esame aveva rivelato suppergiu cio che Matt aveva previsto: una gastrite emorragica, un’infiammazione erosiva della parete dello stomaco di Kyle. Non era comunque il caso peggiore che avesse visto, per cui, quando i segni vitali e il conteggio sanguigno di Kyle si furono stabilizzati, accetto con una certa riluttanza di dimetterlo, benche stesse assumendo farmaci per bloccare la produzione di acidi e di antiacidi per lenire il tessuto danneggiato. Gli aveva assolutamente vietato di bere alcolici di qualsiasi genere, ma specialmente quel torcibudella a 150 gradi prodotto nella distilleria dei fratelli. Sorprendentemente, per quello che poteva dire Matt, Kyle aveva seguito tutte le sue prescrizioni e stava abbastanza bene.
Tenendo al minimo il motore, percorse lentamente l’ultimo mezzo chilometro della strada dai profondi solchi che portava alla fattoria degli Slocumb. Lewis lo aspettava sulla veranda. Un uomo brizzolato e muscoloso sui sessant’anni, indossava una tuta intera in tela jeans, una sbrindellata felpa nera con la scritta WVU, stivali da lavoro e un berretto nero. Si era annerito volto e mani con una specie di cerone.
«Ecco qui», esclamo, mostrando un vasetto di quella roba, «lascia che ti spalmi un po’ di questo sulla faccia.»
«Cos’e?»
«Vernice nera», rispose Lewis.
«Puah! Puzza come… Lewis?»
«Mettitene un po’ anche sulle mani.»
«Non posso credere che ti stia permettendo di fare questo», sbotto Matt. «Prevedi guai? E per questo che ci stiamo camuffando come dei commandos?»
«Che t’aspettavi? La gente che dirige quella miniera non e sopravvissuta comportandosi da sciocca. Hai portato fatto cio che ti ho chiesto?»
Matt diede un colpetto allo zaino. «Corda, coltello da caccia, macchina fotografica, torcia elettrica, fuochi di segnalazione, una bussola e alcuni vasetti per portare via campioni.»
«Se ce la facciamo ad arrivare tanto vicini», borbotto Lewis.
«Sei proprio un ottimista.»
Sbuffo e sali sul posto del passeggero della Kawasaki.
«Vai da quella parte», disse, indicando una pista fangosa che attraversava il campo completamente buio dietro la casa.
«Questa non e un fuoristrada, sai», osservo Matt. «Non e stata neppure costruita per passare sopra la merda di vacca.»
«Laggiu c’e un sentiero», disse Lewis. «Una scorciatoia bella larga. Continua sempre diritto.»
Seguendo il raggio dei fari abbaglianti della moto, attraversarono a sobbalzi il campo e s’infilarono nel bosco. Per circa venti minuti viaggiarono in silenzio, seguendo quella che forse era stata una vecchia strada per il trasporto di tronchi d’albero. Era difficile viaggiare in due, ma Lewis era un ottimo passeggero.
Il bosco nero come la pece era spaventoso. A un certo punto una civetta gigantesca, con ogni probabilita un assiolo, attraverso il fascio di luce a non piu di tre metri da loro, facendo quasi prendere un colpo a Matt.
«Un uccello implume», commento Lewis, ridacchiando.
Per quanto riusciva a intuire, stavano viaggiando verso ovest, parallelamente alle alte colline, sul lato opposto delle quali vi era la miniera. Matt s’aspettava che lo stretto sentiero scomparisse di colpo, continuava invece ad attraversare il fitto bosco, diritto come un righello. La foschia gli rendeva arduo scrutare attraverso il visore in plexiglas, per cui aggancio il casco al manubrio.
«Sei certo di sapere dove stiamo andando?» chiese.
«Lo so.»
«Quanto manca?»
«Ci siamo. Spegni i fari.»
Ubbidi. Immediatamente li avvolse l’oscurita. Lewis si porto un dito alle labbra. Per parecchi minuti rimasero seduti in quella che pareva una radura, ad ascoltare.
«D’ora in avanti si sussurra», ordino Lewis. «Non so se quelli della miniera hanno mandato qui qualcuno, ma non mi sorprenderebbe. I loro uomini della sicurezza sono figli di buona donna piu cattivi di quanto tu possa pensare.»
«Quanto e lontano il crepaccio?»
«Un po’. Questa moto non e esattamente silenziosa.»
Matt la trascino nel bosco e la lego a un albero. Prese poi la bussola dalla tasca dei jeans e la esamino con una pila.
«In quale direzione e la tua fattoria?»
«Da quella parte.»
Sudest, a otto chilometri circa, noto Matt.
«Noi andiamo da quella parte», lo avviso Lewis, indicando la pista.
Camminarono per una decina di minuti, per circa ottocento metri. Da qualche parte a destra senti scorrere dell’acqua. Quel suono era coperto dai rumori di insetti e uccellini e di tanto in tanto dal richiamo di una civetta. Il bosco di notte.
«Dove va quel ruscello?» domando Matt.
«Scende nel crepaccio della collina verso cui siamo diretti. Scorre sottoterra per un bel po’, poi esce nella valle.»
«Da dove viene?»
«Scorre vicino alla fattoria. E tutto cio che so. Pronto?»
«Pronto.»
Lewis indico un punto davanti a loro. Matt riusci a notare un leggero cambiamento nell’oscurita. Pochi attimi dopo si rese conto che la differenza di tonalita era il fianco ripido di una collina rocciosa. Alla loro destra, il torrente, largo forse due metri, si tuffava in un’apertura nella roccia.
«Ci sono un sacco di vie che portano nelle grotte», spiego Lewis. «Ma questa e il crepaccio ed e quello di cui ha scritto il tuo uomo misterioso. E anche la via che con ogni probabilita non e sorvegliata. Non mi sembra ci sia qualcuno, ma faremo meglio a stare in guardia.»
Entrarono nel ruscello e si abbassarono sotto una cengia per infilarsi nella collina attraverso un’apertura alta circa due metri e larga uno, il crepaccio. L’acqua ribolliva e ora arrivava loro fino alle ginocchia, poi virava bruscamente a destra per cadere in una pozza lunga e scura da un’altezza di circa trenta centimetri.
«Come ho detto, questa qui e solo una delle vie che portano dentro la collina», gli sussurro Lewis. «Non possono introdurre i bidoni per questa via, e troppo stretta e ci sono troppi strapiombi.»
«Come fanno allora?»
«Ci sono altri sentieri piu larghi, oppure li portano attraverso la miniera.»
«Questa galleria attraversa tutta la collina fino alla miniera?»
«Proprio cosi. E tutta in discesa. L’entrata della miniera e molto piu in basso di dove siamo noi. Le cave di deposito sono a meta strada.»
«Lewis, quanto tempo fa lavoravate per la miniera?»
«Ecco… non abbiamo piu fatto niente da dieci anni o piu.»
«Mi sorprende che vi abbiano lasciati vivi, con tutto quello che sapete.»
«Oh, avevano pensato di mandarci qualcuno, una stupidata, poi si sono fatti furbi e hanno mandato soldi.»