dovuto aspettare, avrebbe dovuto mostrare quel misterioso biglietto alle autorita.

Altri spari. Matt penso che non sarebbero mai riusciti a sfuggire ai loro inseguitori, ma Lewis aveva altri propositi. Girarono bruscamente a destra, quindi si calarono in una serie di corridoi bassissimi che Matt non ricordava d’avere preso all’andata. Il martellamento nel petto e l’oppressione in gola si accentuarono come capitava sempre quando si trovava in uno spazio ristretto. Si sforzo di continuare a strisciare. All’improvviso si ritrovo a pensare a suo padre. Come erano stati per lui quegli ultimi secondi dopo il crollo? Aveva avuto il tempo di provare paura? Avrebbe avuto paura se ne avesse avuto il tempo? L’esplosione l’aveva ucciso immediatamente, o era stato schiacciato dalle pietre?

I proiettili continuavano a rimbalzare dalle pareti rocciose e a schiacciarsi sulle pietre sotto di loro. Poi, bruscamente, la sparatoria fini.

«Da questa parte!» grido Lewis, spegnendo la torcia. «Non possono piu vederci. Ecco perche hanno smesso di sparare.»

Venne scosso da un accesso di tosse, ma esito solo pochi secondi prima di riprendere a correre.

«Sai dove siamo?» chiese Matt.

«Mettiamola in questo modo. Io so dove sono io.»

Fece una risata gorgogliante e riprese a tossire.

«Lewis, tutto bene?» domando Matt.

Non rispose. Si lascio, invece, cadere sulla pancia e inizio a strisciare attraverso una fenditura lunga due metri, non piu alta di una cinquantina di centimetri e larga una sessantina di centimetri. Borbottava ad alta voce, ma continuava ad avanzare coraggiosamente. Matt chiuse gli occhi e lo segui in quello stretto passaggio, con la paura che, da un momento all’altro, sarebbe svenuto, avrebbe vomitato o sarebbe semplicemente rimasto bloccato e sarebbe impazzito. Alla fine della fenditura, una sessantina di centimetri in piu sopra la testa gli diedero lo stesso tipo di sollievo che si prova quando il dentista smette di trapanare.

Dopo un’eternita di tempo che strisciavano con le mani, le ginocchia e la pancia, il soffitto s’inclino verso l’alto e l’aria prese un sapore piu fresco. Lewis si alzo, traballando, in piedi, e testa e spalle furono nascoste dal soffitto. Matt striscio fino a lui, inclino la testa all’indietro e senti una fine pioggia sul viso. Due metri circa sopra le spalle di Lewis, in cima al piano inclinato, vide una sfumatura piu chiara di oscurita, il cielo.

«Puoi arrampicarti lassu?» gli chiese, sussurrando di nuovo, Lewis.

«Se non rimango incastrato, credo di si.»

«Puoi spingermi su?»

«Certo. Infilo la testa tra le tue gambe e mi drizzo. Ma tu non tirarmi un pugno se divento intraprendente.»

Lewis non colse la pallida battuta di Matt, perche stava tossendo di nuovo.

«Sei certo di farcela?» chiese appena riprese fiato. «Non sono un peso mosca, sai.»

«Se vuole dire uscire di qua, posso sollevare un elefante. Poggiami le mani sulla testa, quindi, appena riesci ad afferrare qualcosa per tirarti su, fallo. Io t’aiutero spingendoti i piedi. Pronto. Okay, uno, due, tre.»

Lewis non pesava piu di sessantacinque, settanta chili al massimo e Matt aveva sufficiente energia nelle gambe per drizzarsi e tenere saldo Lewis stringendogli prima i fianchi, poi i piedi. Lewis gemette, emise un debole urlo, quindi si tiro su per lo scivolo e usci.

«Svelto ora, e non fare rumore», mormoro verso il basso.

Matt alzo gli occhi e questa volta temette di non avere la forza o l’appiglio sulla roccia bagnata per tirarsi su. Mentre stava esaminando le pareti, si rese conto di avere la mano destra bagnata e appiccicosa. Annuso il palmo e cerco di vederlo, ma senza sforzarsi troppo. Aveva visto un numero sufficiente di incidenti al pronto soccorso per riconoscere l’odore e la sensazione tattile del sangue.

Puntello schiena e spalle contro un lato del piano inclinato, allungo le braccia fino a che non riusci a piegare le dita attorno a una roccia, quindi tiro su le ginocchia per incunearsi. Centimetro dopo centimetro fece scivolare la schiena su per la roccia, finche non pote tirare di nuovo su le ginocchia e ripetere la manovra. Finalmente senti la punta dello stivale premere contro una piccola sporgenza. Un attimo dopo, Lewis l’afferro per il colletto e lo aiuto a uscire.

Si trovavano sul fianco della collina, tra alberi fitti. Sei metri sotto di loro, due uomini con torce elettriche stavano ispezionando la base del pendio. A quanto pareva, le guardie avevano chiesto aiuto via radio.

«Te lo ripeto», stava dicendo uno dei due, «se ce la fanno a uscire, sara attraverso uno dei posti giu da quella parte. Non serve a nulla continuare a cercare qui.»

Il secondo uomo scruto il fianco della collina, ma si fece sfuggire la sua fiaccata preda per solo una quarantina di centimetri.

Matt, che aveva trattenuto il fiato, si avvicino a Lewis che giaceva pressoche immobile sul terreno umido e coperto di foglie, respirando pesantemente.

«Stai sanguinando da qualche parte», osservo Matt.

«Come se non lo sapessi», ribatte Lewis, grugnendo e reprimendo un colpo di tosse. «Se esamini il fianco destro, proprio tra le costole, credo che troverai il foro di una pallottola.»

11

Trascorsero dieci minuti d’assoluto silenzio e buio, prima che Matt osasse accendere la torcia elettrica ed esaminare Lewis che giaceva immobile, faccia in giu, il fiato corto. La parte sinistra della tuta, della felpa e della T-shirt erano impregnate di sangue. Un foro di proiettile, la ferita d’entrata, ipotizzo Matt, era vicino alla scapola, all’altezza della sesta costola. Sanguinava ancora, anche se lentamente. Pian piano, attento a tenere la torcia il piu possibile riparata sotto la maglia insanguinata, fece rotolare Lewis sul fianco destro.

Con le maniche della camicia, Matt lavo via un po’ del sangue. Sospiro di sollievo quando vide il foro di uscita, appena a sinistra del capezzolo. Mentalmente, traccio una linea tra i due fori. Se la pallottola aveva fatto un percorso diritto, aveva attraversato direttamente il lobo piu grande del polmone sinistro. Sapeva, tuttavia, per esperienza, che, a seconda del calibro della pallottola e di altri fattori, raramente il percorso attraversava in linea retta un corpo. Aveva visto un colpo sparato al petto la cui pallottola di basso calibro era entrata vicino alla spina dorsale ed era uscita accanto allo sterno senza neppure attraversare il petto. Il proiettile aveva percorso meta strada attorno al torace, nel muscolo appena sotto la pelle. In un altro caso la vittima, un anziano negoziante che era stato rapinato, non aveva avuto altri sintomi a parte dolore alla spalla e insensibilita al mignolo. La ferita d’entrata era nel braccio sinistro, ma mancava la ferita d’uscita, e i raggi X non avevano evidenziato la pallottola ne nella spalla ne nell’avambraccio. Alla fine il proiettile fu trovato nello stomaco dell’uomo: era rimbalzato tra le costole e il polmone, perforandolo quattro volte prima di bucare il diaframma e, infine, la parete dello stomaco.

Matt pose le mani sulla schiena di Lewis e cerco, senza riuscirvi, di capire se il polmone sinistro fosse dilatato. Appoggio poi l’orecchio vicino alla ferita d’entrata e ausculto i rumori del respiro. La situazione era semplicemente troppo strana per poter dire qualcosa.

«Lewis, come va il respiro?» chiese, controllando i battiti nel braccio e nel collo dell’uomo, pulsazioni forti e regolari.

«Andrebbe meglio se potessi avere una di quelle sigarette che sono nella tasca posteriore», borbotto Lewis, interrompendosi due volte per tossire.

«Saranno zuppe d’acqua. Tutto e inzuppato», osservo Matt, addolorato per cio che, a causa sua, era capitato al vecchio amico.

«Le avevo messe in un sacchetto di plastica. Anche i fiammiferi.»

«Come mai non ne sono sorpreso? Ascolta, Lewis, appena ce ne saremo andati di qui, te ne daro una. Promesso.» Matt spense la torcia. «Che dobbiamo fare ora, secondo te?»

«Non rimanere qui, questo e certo.»

«Riesci a camminare, se ti aiuto?»

Matt penso che fossero passati quindici minuti o piu da quando Lewis era stato colpito da una di quelle pallottole rimbalzanti. In quel lasso di tempo avevano percorso parecchia strada attraverso gallerie strette, basse e sinuose. L’uomo aveva superato la sessantina ed era di esile costituzione, ma era anche forte come un toro.

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