«Posso provarci», rispose Lewis.
Con cautela, il piu silenziosamente possibile, scesero lentamente la collina, scivolando sul didietro. Giunti in fondo, aspettarono di nuovo, con le orecchie tese. Infine Matt mise il braccio attorno alla vita di Lewis e lo aiuto, prima ad alzarsi, poi ad attraversare la stretta radura tra la collina e il bosco. Da qualche parte, in lontananza, sentirono delle voci, ma la minaccia di venire scoperti, almeno per il momento, si era allontanata.
Penetrarono per una cinquantina di metri nel bosco, poi capirono che Lewis non sarebbe riuscito a raggiungere la moto. Respirando piu velocemente, si lascio cadere contro la base di un pino.
«Non e una cosa maledettamente assurda?» commento, costellando la sua osservazione con brevi accessi di tosse. «Ho trascorso due anni in Vietnam senza un graffio. E ora questo.»
«Mi sembra ti riesca piu difficile prendere fiato.»
«Andra tutto bene.»
«Lewis, devo portarti in ospedale.»
«Io non ci andro.»
Tossi di nuovo, ma questa volta non riusci a reprimere un gemito di dolore. Matt controllo le ferite, che non sanguinavano piu, e il battito, che pareva ancora piuttosto forte.
«Ascolta», disse, «devi rimanere qui mentre vado a prendere la moto. Poi ti portero all’ospedale.»
Gli occhi di Lewis lampeggiarono.
«C’e qualcosa che non va con il tuo udito, ragazzo? Ho detto che non sarei andato all’ospedale. E probabile che quelle guardie non sappiano a chi hanno sparato, ma il mio arrivo in ospedale con un maledetto foro di proiettile in corpo sarebbe una condanna a morte, probabilmente anche per te.»
Rimase senza fiato prima di poter continuare.
«Senti, vado a prendere la moto, se la trovo. Dopo ne riparliamo.»
«Ho detto tutto quello che avevo da dire», ribatte Lewis, incrociando le braccia sul petto.
Gli diede indicazioni per raggiungere il sentiero che avevano preso per arrivare al crepaccio. Matt raccolse la torcia elettrica e la bussola e si accinse ad andarsene. Prima pero s’inginocchio accanto a Slocumb.
«Lewis, sono veramente dispiaciuto per quello che ti e successo», ammise. «Vorrei fosse capitato a me.»
«Ehi, io non lo vorrei proprio», ribatte Lewis con voce nasale. «I miei fratelli mi ucciderebbero in un battito di ali, se pensassero che ho lasciato che ti sparassero. Tu sei il nostro medico.»
«Tornero presto», promise. «Tu resta qui.» «Era quello che avevo intenzione di fare.» Con tutti i sensi tesi, Matt aggiro la collina, tenendosi alla larga dagli uomini che ne perlustravano la base. Non aveva mai usato una bussola e, dopo un po’, smise di provarci. Erano passate da poco le quattro. Con ogni probabilita, al mattino avrebbero intensificato la loro ricerca. Al buio era stato impossibile capire se Lewis fosse ben nascosto o no. Spronato dal pensiero che forse non lo era, Matt si mise a correre, inciampando piu di una volta in grosse radici che sporgevano dal terreno. Era ancora rischioso usare la torcia, ma, dopo essere inciampato ed essere finito di testa in un cespuglio di ginepro, decise che valeva la pena correre quel rischio.
Sapendo vagamente dov’era la collina, continuo la sua corsa alla ricerca della piccola radura dove aveva incatenato la Kawasaki Vulcan. Arrivarci voleva dire avere un’ assoluta fiducia nelle indicazioni di Lewis e un sacco di fortuna, ma non tanta quanta gliene sarebbe servita per fare attraversare il fitto bosco a una moto che pesava ben duecentocinquanta chilogrammi.
Con sua gran sorpresa, fu facile trovare la motocicletta. Il trucco era stato ricordare dove fosse rispetto alle colline e proseguire finche non avesse raggiunto il torrente. Poi aveva svoltato a destra, imboccato uno stretto sentiero e scrutato con attenzione il bosco, finche non aveva scorto la moto.
Matt sblocco il veicolo e lo spinse per circa sei metri sul terreno irregolare. Le radici gli intralciavano il cammino, e piccole pietre gli facevano perdere l’equilibrio. Aveva calcolato che dalla base della collina al punto in cui aveva incatenato la motocicletta vi fossero circa ottocento metri. C’era la possibilita che l’aria pesante e umida soffocasse il rumore del motore, a patto che lui non si avvicinasse troppo agli uomini che li stavano cercando. Ma anche se fosse riuscito a portare la moto attraverso il bosco fino a un punto equidistante da dove Lewis lo stava aspettando, avrebbe sempre dovuto svoltare a destra e dirigersi verso le colline dove le guardie stavano perlustrando.
Non c’era proprio altra possibilita?
Avrebbe potuto ignorare i desideri di Lewis e coinvolgere immediatamente la polizia e una squadra di soccorso. Oltre ad avere sconfinato in una zona che comunque non era segnalata, non avevano fatto realmente nulla di male e, avessero agito legalmente o no, quello che avevano trovato dimostrava che la miniera ammassava e depositava rifiuti tossici. Sentiva, tuttavia, che era rischioso coinvolgere la polizia di Belinda. Non c’era una grande affinita tra gli Slocumb e i pubblici ufficiali della citta ed era cosa nota che il capo della polizia, Bill Grimes, era strettamente legato ad Armand Stevenson.
Forse valeva la pena contattare suo zio, penso. Hal era in rapporti amichevoli con Grimes, come lo era con la maggior parte degli abitanti di Belinda.
Matt sapeva che, se non avesse chiesto aiuto e fosse successo qualcosa di grave a Lewis, gli sarebbe stato per sempre difficile vivere con se stesso. Gli sarebbe, tuttavia, stato altrettanto difficile farlo, se avesse tradito la sua fiducia.
Con lo stomaco sottosopra, Matt verifico la posizione della collina con la bussola, avvio il motore e lancio la motocicletta nel fitto bosco. Al diavolo la valutazione clinica.
Attraversare la boscaglia in una notte senza luna e in sella a una motocicletta di duecentocinquanta chili costruita per viaggiare su strada, era stimolante quanto una esercitazione antisciagure al pronto soccorso, ma molto piu pericoloso. Tenendo i piedi staccati dalle pedane e le gambe tese in avanti per bilanciarsi, serpeggio tra alberi e rami bassi, cercando disperatamente di non mandare troppo su di giri il motore. Rovi frustavano la visiera e gli graffiavano mento e labbra. Una volta, la Vulcan sbando di lato su una grossa radice e cadde. Matt riusci a stento a evitare che la gamba gli rimanesse sotto la moto o si bruciasse con il tubo di scappamento. Cinque minuti… dieci… Di certo il rumore del motore aveva ormai attirato l’attenzione. Con ogni probabilita avevano delle ATV, le grosse moto a quattro ruote motrici, e stavano gia seguendo il rumore. Quindici… Penso fosse ora di svoltare a destra verso la collina.
Matt controllo la bussola, quindi spense i fari e illumino la strada con la torcia elettrica. Se ancora non avevano udito il brontolio del motore da 900cc, l’avrebbero sentito presto. Ottocento metri percorsi all’andata, ottocento da percorrere al ritorno. Per ora, tutto bene. Quando mancavano solo duecento metri, si fermo e spense il motore. Immediatamente venne avvolto da un pesante silenzio. Attese un minuto per rimettere a punto i sensi. In lontananza, credette di udire delle voci. Aveva lasciato Lewis a circa settanta metri dalla collina: era ora di cercarlo a piedi.
Matt appoggio la motocicletta contro un albero e, cautamente, avanzo. Le voci degli uomini, ora piu chiare, provenivano da qualche parte alla sua destra. Non riusciva ancora a comprendere le parole, ma il tono pareva urgente.
«Lewis», sussurro ad alta voce. «Lewis, sono io.»
Avanzo di un’altra decina di metri verso la collina. Da qualche parte alla sua destra udi il rumore acuto, sibilante, di un motore, con ogni probabilita quello di una moto ATV.
«Lewis! Dove sei?»
Gli pareva di trovarsi alla giusta distanza dalla collina, ma in nessun modo se aveva svoltato a destra troppo tardi o troppo presto. Vi era anche la possibilita che Lewis fosse stato catturato o, peggio, non potesse piu rispondere.
Il motore sibilante pareva ora piu vicino e Matt senti che stava per soccombere al panico. Impreco e chiamo di nuovo Lewis, questa volta con un tono di voce quasi normale. All’improvviso venne afferrato da dietro e trascinato a terra. Cadde pesantemente, ma non si perse d’animo, si libero dell’aggressore e si giro, pronto a parare il colpo. Lewis s’inginocchio accanto a lui, un dito sulle labbra.
«Per essere un gran bravo dottore, a volte non sei molto sveglio», lo rimprovero Lewis, interrompendosi ogni due parole per riprendere fiato. «Non sono piu tanto lontani da non sentirti, se tu strillassi un po’ piu forte di