sembrava avesse contratto un’infezione batterica intestinale, forse salmonella o Shigella. Si spoglio poi in camera da letto, con un calcio mando i vestiti sporchi sotto una sedia, quindi s’infilo sotto una doccia, la piu calda possibile. I graffi e le escoriazioni sul viso non erano brutti come aveva pensato, ma dovette fregarsi per alcuni minuti prima di rendersi conto che il nero attorno agli occhi non aveva nulla a che fare con l’unguento mimetizzante di Lewis e che non sarebbe scomparso lavandolo.

Mentre si asciugava, lancio un’occhiata al libro che teneva sulla cassetta del water: Manuale di medicina e chirurgia d’urgenza. Sarebbe passata una vita intera prima che dovesse eseguire di nuovo uno di quegli interventi. Eppure… lo sfoglio brevemente, quindi lo mise in un posto piu prestigioso, il comodino in camera da letto.

L’agricoltore con febbre e diarrea era disidratato e aveva moderati disturbi addominali. Matt lo esamino, prescrisse una serie di esami e detto la lunga cartella clinica di ricovero. Prego che la giornata non fosse troppo convulsa, ma non venne esaudito. Venti minuti dopo, da una casa di riposo arrivo in ambulanza una novantenne colpita da ictus, che le aveva paralizzato il lato destro e tolto la capacita di parlare. Un tipico incubo medico ed etico, e naturalmente il suo medico di fiducia era in vacanza. Matt si chiese se fosse giusto sottoporla a trattamento. Rimase accanto al suo letto, tenendo la mano nodosa nella sua, fissando i suoi occhi appannati, ma senza ricevere alcun messaggio preciso. Sua madre era molto piu giovane di quella donna e non era ancora arrivata a quel punto, ma l’Alzheimer stava progredendo costantemente e non sarebbero passati molti anni prima che lui dovesse chiedersi se il trattamento che le facevano era crudele o no. Per sua madre, tuttavia, oggi era oggi, proprio come lo era per quella povera donna. Sospirando, prese la cartella e prescrisse cure per l’idratazione, esami diagnostici e un consulto neurologico. Avrebbe avuto bisogno di saperne di piu su di lei, prima di indossare il camice e iniziare a fare la parte di Dio.

Quando ebbe terminato una seconda lunga cartella di ricovero e visitato parecchi pazienti nel suo ambulatorio, il pomeriggio stava svanendo. Tornato al pronto soccorso, rilesse l’elenco di attrezzature e farmaci che avrebbe «sottratto» dall’ospedale per Lewis. Aveva appena messo insieme un vero apparato di drenaggio polmonare, quando vide avvicinarglisi di corsa un tecnico del servizio di emergenza su ambulanza. Si chiamava Gary Lydon ed era un giovane poco piu che ventenne, serio, dal viso infantile.

«Dottor Rutledge», disse ansimando, «e appena arrivato un avviso via radio. La polizia ha ricevuto una telefonata da un automobilista in Wells Road. A quanto pare alcuni ragazzi si sono immersi e hanno tirato su dal fondo del Crystal Lake una donna. Stavano pescando sotto la Niles Ledge quando lei e precipitata dalla cengia proprio sopra di loro ed e affondata.»

«E viva?»

«Cosi dicono.»

Kirsten Langham, il secondo tecnico medico dell’ambulanza, si uni a loro. Aveva piu esperienza di Gary, ma era ancora alle prime armi. Mettere insieme una simile squadra non era tipico della societa di soccorso. Matt accompagno i due all’ambulanza.

«Per quanto e rimasta sott’acqua?» domando.

«Il messaggio non l’ha specificato. Ma c’e un problema.»

«Quale?»

«Rick Wise e il paramedico di turno, ma e andato a recuperare un motociclista. Se questa donna avesse bisogno di essere intubata, ne io ne Kirsten siamo qualificati a farlo.»

Crystal Lake e vicino a Wells Road. Matt valuto che i due tecnici ci avrebbero messo perlomeno mezz’ora, se non piu, per raggiungere la donna, portarla fuori del bosco, caricarla sull’autoambulanza e tornare all’ospedale. Se avesse avuto bisogno di un tubo respiratorio, cosa piu che certa, a meno che non fosse stata sveglia e in grado di parlare in modo sensato, i due avrebbero dovuto effettuare l’intubazione appena arrivati da lei.

«Aspettate un minuto», li fermo. «Vengo con voi.»

«Che Dio la benedica, dottore», esclamo Gary. «Le tengo un posto davanti.»

«No. Voglio stare dietro per verificare l’attrezzatura.»

«Kirsten l’aiutera. Io mi metto al volante.»

Matt torno di corsa al pronto soccorso, spiego all’infermiera dove andava, quindi salto nella cabina posteriore dell’ambulanza. Gli Slocumb avrebbero dovuto aspettare. Spero che Lewis fosse ancora stabile, in caso contrario Frank avrebbe dovuto raccogliere tutto il suo coraggio e il suo buonsenso e ricoverarlo in ospedale.

A sirene spiegate, raggiunsero Wells Road in dieci minuti. Una macchina della polizia di Belinda, bianca e nera, era parcheggiata, vuota, sul bordo della strada, i lampeggianti accesi. Gary Lydon supero l’auto della polizia prima di accostare accanto a uno stretto sentiero che Matt sapeva portare alla Niles Ledge. Aveva preparato una grande cassetta di pronto soccorso in plastica con tutta l’attrezzatura che gli sarebbe servita se avesse dovuto intubare la donna. Con la cassetta in mano, corse attraverso il bosco, provando una forte, spiacevole sensazione di deja vu. Sembrava fosse passato un anno dalla sua avventura con Lewis. Dopo quattrocento metri, il sentiero sinuoso si divise in due rami, uno che portava alla cengia, l’altro al lago.

«Prendete a destra», grido, temendo che i due tecnici medici non fossero cresciuti in quella zona.

«Capito», rispose Gary.

La scena sotto l’enorme cengia era impressionante. Numerose barchette da pesca erano ormeggiate lungo la riva e i loro occupanti attorniavano due poliziotti in divisa e due adolescenti. Il Crystal Lake era lungo e piuttosto largo. La cengia, situata in una larga baia vicino all’estremita meridionale del lago, era difficile da raggiungere, ma forniva la possibilita di tuffarsi in cinque metri d’acqua e tutt’attorno la pesca era buona. I due ragazzi, che ancora indossavano jeans inzuppati d’acqua, ma si erano tolti camicia e scarpe, se ne stavano in disparte. Un poliziotto era inginocchiato accanto alla donna supina e le stava facendo la respirazione bocca a bocca, interrompendosi di tanto in tanto per guardarla trarre un respiro lento, da sola.

«Questi ragazzi sono stati degli eroi, dottore», disse con orgoglio il poliziotto in piedi. «L’hanno salvata.»

Ma che e rimasto di lei? si chiese Matt mentre s’inginocchiava accanto all’altro poliziotto.

«Agente Gibbons, signore», si presento il giovane poliziotto. «Credo che ci siamo gia conosciuti.»

«Che cosa e successo?» chiese Matt, gia intento a esaminare la donna.

La donna, snella, bianca, sulla trentina, era priva di sensi e respirava debolmente. I capelli neri erano appiccicati sulla fronte, le labbra rosse. Matt disse all’agente di continuare a respirare per lei. Le pupille erano in posizione intermedia, ma non reagirono al lampo della penna luminosa, un segno pessimo o il risultato di un esame tecnicamente limitato. Indossava jeans, scarpe da ginnastica e una T-shirt nera con un’ondeggiante scala musicale sul davanti; sopra l’occhio sinistro noto un livido e una escoriazione. Vi era anche una lunga lacerazione, anzi un’incisione, lungo l’attaccatura dei capelli, appena sopra la tempia destra.

Quando arrivarono i due tecnici dell’ambulanza, Matt ordino loro di iniziare a farle immediatamente la respirazione artificiale con il palloncino.

«Questi ragazzi stavano pescando proprio qui», comincio a raccontare l’agente, «quando all’improvviso hanno visto questa donna precipitare dalla cengia sopra di loro. Uno di loro, Harris, il figlio di Percy Newley, giura di avere sentito qualcosa come uno sparo un istante prima di vedere la donna volare giu e finire in acqua.»

«Sono riusciti a tirarla fuori al primo tentativo?» domando Matt, mentre le auscultava il torace con lo stetoscopio.

«Come, scusi?»

«Il figlio di Percy e il suo amico, l’hanno tirata fuori alla prima immersione?»

L’imbarazzata espressione dell’agente rivelo che aveva appena afferrato l’importanza di quella domanda che, ovviamente, non aveva posto.

«Harris, quanti tentativi avete fatto prima di portare su la donna dal fondo?»

«Due. Michael ci ha provato per primo, poi l’abbiamo fatto insieme. L’abbiamo tirata su per i capelli.»

«Grazie», disse Matt, preparandosi a intubarla.

Valuto che fosse rimasta sott’acqua per circa due minuti e spero di non avere dato troppo credito ai ragazzi. Nel frattempo, Gary stava sistemando la coppetta triangolare del palloncino per la respirazione sulla bocca e sul naso della donna, mentre Kirsten inseriva un ago endovenoso. Dopo avere sistemato il tubo di ventilazione, avrebbe spostato la coppetta e collegato il palloncino direttamente al tubo endotracheale.

«Soluzione salina normale?» chiese Kirsten.

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