servizio infermieristico di telefonare al dipartimento di polizia di Belinda e di chiedere che un agente si recasse al pronto soccorso per iniziare le indagini su una possibile sparatoria e anche per cercare di scoprire l’identita della sua paziente. Mentre chiudeva il contatto radiofonico, si chiese se i potenti alla BC C avessero presentato un reclamo contro di lui alla polizia.
Il genere di notizia amato dalle piccole citta.
Quando entrarono a marcia indietro nello spazio riservato alle ambulanze, in loro attesa vi era la squadra di pronto soccorso. Per i successivi quindici minuti, Matt passo in secondo piano. I principali sanitari divennero gli infermieri e il tecnico dell’apparato per la respirazione artificiale, mentre il flebotomo e il tecnico di radiologia raccoglievano informazioni diagnostiche. La loro comatosa Jane Pincopalla venne sollevata dalla barella e stesa su un lettino del pronto soccorso, spogliata e coperta con un camice e un lenzuolo. I tubicini della flebo e del monitoraggio vennero trasferiti sull’attrezzatura ospedaliera. Nella vescica le venne inserito un catetere per seguire le emissioni urinarie e l’idratazione e venne attaccata a un apparecchio per la respirazione artificiale. Vennero poi fatte radiografie del torace e del cranio con un apparecchio portatile.
Alla fine, la squadra si ritiro e Matt riprese il suo posto accanto al letto. Questa volta, l’esame sarebbe stato piu dettagliato e avrebbe incluso l’esame del fondo degli occhi della donna con l’oftalmoscopio. Si senti sollevato nel notare pulsazioni nelle vene in fondo agli occhi e nitidezza ai bordi dei nervi ottici. La loro assenza sarebbe stata un brutto segno, dato che avrebbe indicato la presenza di un notevole edema cerebrale causato da trauma e/o da prolungata mancanza di ossigeno.
«Allora, dottor Rutledge? Ho saputo che ha telefonato.»
Grimes.
Matt si volto lentamente per affrontare il capo della polizia di Belinda. I due uomini avevano avuto alcune discussioni nel corso degli anni, di solito concernenti qualche azione di Matt contro la BC C. Matt si era inoltre lamentato piu di una volta di essere tormentato da multe, per parcheggi e velocita. Grimes era un ex militare e teneva ben a freno la citta. Trapiantato dal Nord, con un diploma in diritto criminale, aveva adottato un certo accento montanaro. Era divorziato, con un figlio da qualche parte in Florida che, secondo quello che aveva sentito Matt, non vedeva mai. La diversita di stile di vita avrebbe messo a dura prova il loro rapporto, ma il legame di Grimes con Armand Stevenson e gli altri dirigenti della miniera aveva segnato la loro inimicizia.
Nel corso degli anni, il capo della polizia si era autonominato presidente della commissione di sorveglianza formata da una sola persona per intervenire ogni qualvolta Matt non avesse un adeguato permesso o affiggesse volantini contro un’ordinanza cittadina. Matt sospettava che Grimes o i suoi lacche avessero qualcosa a che fare con la sparizione della maggior parte, se non di tutti, i volantini color cremisi.
«Ho solo chiesto un poliziotto», riprese Matt, «non il poliziotto.»
«Lei e una persona molto importante per noi», ribatte Grimes, sorridendo garbatamente. «Che cosa c’e?»
Matt indico la paziente. Nel vederla, Grimes strinse con forza le labbra.
«Questa donna e caduta dalla Niles Ledge nel lago», spiego Matt. «Uno dei due ragazzi che l’ha salvata ha detto di avere sentito parecchi spari. L’altro non e d’accordo. Ha un grosso livido sopra l’occhio. Forse e per questo che e priva di sensi, ma ha anche una ferita al cuoio capelluto che potrebbe essere stata provocata da un proiettile. Per legge, devo riferire qualsiasi possibile sparatoria.»
«Grazie per avermelo detto, dottore. Di tanto in tanto dimentico alcune leggi. Per quanto tempo e stata sott’acqua?»
«Due minuti al minimo, quattro al massimo. Non aveva con se un documento d’identita, per cui, oltre a riferire la possibile ferita d’arma da fuoco, speravo che potesse scoprire chi e.»
Grimes fece un passo avanti, pose le mani sulla sbarra del letto. E abbasso lo sguardo sulla donna.
«Si chiama Nikki Solari», disse con voce piatta. «E venuta qui da Boston per assistere alla funzione religiosa in memoria di Kathy Wilson, tenutasi questa mattina. Ho parlato con lei al cimitero. La Wilson era la sua compagna d’appartamento. Sa chi era?»
«So chi era e ho ascoltato la sua musica, ma non la conoscevo di persona.»
«E stata investita da un camion a Boston ed e morta sul colpo.»
«Ho sentito qualcosa da Hal Sawyer. A quanto pare, lui conosceva Kathy e la sua famiglia.»
«Gia, c’era anche lui alla funzione. Questa donna suonava il violino nel complesso di Kathy.»
Matt decise che suonare il violino era quasi come suonare il piano. Si stava mentalmente dando pacche sulle spalle per avere capito che le mani di Nikki Solari erano quelle di un’artista, quando Grimes soggiunse: «Suonava solo per hobby. In realta e una patologa, un coroner su a Boston. Trascorre il suo tempo immersa fino ai gomiti nel sangue coagulato e nelle budella».
Smise immediatamente di darsi pacche.
«Che ne pensa di questa ferita sopra l’orecchio?»
Grimes la esamino.
«Penso possa essere stata causata da una pallottola», rispose. «Ma potrebbe trattarsi altrettanto facilmente di qualcosa d’altro, come un ramo spezzato.»
«Lo scopriremo senz’ombra di dubbio, quando si svegliera.»
Grimes si giro di colpo per guardarlo negli occhi.
«E lei faccia in modo che si svegli!» disse di scatto.
15
Gran parte di cio che scrivo sulla malattia virale, la febbre di Lassa, e sulla mia miracolosa guarigione l’ho racimolato qua e la dalle conversazioni avute con coloro che mi hanno curata durante i trenta giorni di ricovero in ospedale. Utilizzo i loro resoconti perche, per la maggior parte del tempo, io ero in delirio e non ricordo quasi nulla.
Quelle parole erano della dottoressa Suzanne O’Connor, medico missionario. Stava lavorando a Jos, una citta della Nigeria centrale, nella primavera del 1973, quando una paziente, Lila Gombazu, resa pazza dalla febbre, l’aveva graffiata e le aveva escoriato il dorso della mano, che pure era coperta da guanti di gomma.
Appartata in un angolo della biblioteca di medicina dell’Istituto Nazionale della Sanita, Ellen Kroft leggeva lo straziante racconto della O’Connor con la bocca amara e uno spiacevole nodo al petto.
La povera donna che mi aveva graffiato cadde in convulsioni il giorno seguente. Malgrado tutti gli eccezionali provvedimenti presi, inizio a perdere sangue dal naso, dal grembo e dal retto, e mori in modo orribile, chiamando fino alla fine i suoi figli, due dei quali, anche se lei non poteva saperlo, stavano gia mostrando i sintomi di quella stessa malattia. Dodici giorni dopo quell’incontro con Lila, la mia buona salute e il carico di lavoro clinico avevano relegato quell’incidente in fondo alla mia mente. Quel giorno, un lunedi, dissi a una delle infermiere che avevo il naso intasato e la gola raschiante e che pensavo mi stesse arrivando l’influenza. Il martedi fu una giornata come le altre, ma il disturbo in gola era peggiorato. Non potevo, tuttavia, assentarmi dal lavoro. L’ospedale era pieno zeppo. Presi una grossa dose di penicillina e cercai di fare scendere liquidi oltre l’infiammazione e le bianche e vive piaghe che ora mi punteggiavano il palato e la faringe.
Mercoledi stavo facendo il giro dei pazienti quando venni colta da un tremore incontrollabile e da una intensa debolezza. Il sudore m’inzuppo i vestiti come se fossi sotto un temporale. In quel momento la temperatura, presa da una delle infermiere, era a 40. Un’ora dopo ero una paziente nel mio stesso ospedale, mi lamentavo per il dolore ai muscoli e alle articolazioni, non riuscivo a ingollare liquidi a causa delle profonde e aperte piaghe in gola e sporcavo me stessa e il letto a causa di una incontrollabile diarrea. Il mattino seguente ero delirante. La febbre era salita a 41,5 malgrado tutti gli sforzi per tenerla bassa. Giacqui priva di sensi per giorni, cosi mi dissero, incapace di assumere cibo o liquidi, perdendo sangue rosso dal retto ed espellendo sangue anche tossendo.
Fin dall’inizio, si temette che la diagnosi fosse febbre di Lassa. La mia socia, la dottoressa Janet Pickford, fece di tutto per fare arrivare in Nigeria alcuni esperti del CDC, il Centro di controllo delle malattie, con il siero ricavato da una donna che era guarita dalla malattia e che aveva gli anticorpi circolanti. Sfortunatamente, il