«Il fiume deve uscire da qualche parte. Ce la fara.»
«Lei non capisce!»
Ellen le cinse le spalle.
«Mi scusi. Stavo solo cercando di essere ottimista. So quanto questo debba essere terribile per lei. E lo e anche per me.»
«Mi scusi.»
«Nikki, cio che Matt ha deciso di fare e giusto. Entrambe sappiamo che, per come stanno le cose, qui non abbiamo molte possibilita. Aspettero un paio d’ore, poi, se non succede niente e non riusciamo a escogitare nulla di meglio, cerchero di uscire di qui, forse seguendo il fiume a monte. E pronta per tornare a visitare gli altri?»
Nikki scruto la stretta fessura tra la superficie del fiume e il soffitto della galleria. La luce della lanterna fece scintillare l’acqua, poi svani nell’oscurita. Riluttante, prese la lanterna e pose un braccio sulle spalle di Ellen. La caviglia le doleva al minimo movimento, ma non le importava. Aveva sempre sopportato bene il dolore.
«Lei e una brava persona», disse, saltellando verso Colin Morrissey.
«Come lei», replico Ellen, il braccio attorno alla vita di Nikki. «Come lei.»
La ragazza, i capelli biondicci appiccicati e sporchi, era seduta accanto a Morrissey e gli accarezzava la mano. Nikki rabbrividi nel vedere i fibromi che deformavano quello che una volta era stato un bel volto. Morrissey, il cui viso era ancora piu sfigurato di quello della ragazza, era ancora privo di sensi e respirava a fatica. Lo stridore, il segnale che almeno un po’ di aria passava, era ridotto a un sibilo appena udibile.
«E morto», disse la ragazza con voce distante e cantilenante, priva di emozione.
«No. No, non e morto», ribatte Nikki, inginocchiandosi vicino a lui. «Mi chiamo Nikki. Sono un medico. Questa e Ellen. Insegna in una scuola. Tu come tu chiami?»
«Sara Jane Tinsley. Lo aiutera?»
Nessuna paura, nessuna ansia, nessuna domanda su cio che le era successo o sulla loro attuale situazione. Nikki decise di non toccare l’argomento, a meno che la ragazza non ponesse domande dirette. Era evidente che in lei stavano agendo choc e rifiuto della realta, oltre all’effetto residuo della droga che le avevano dato, quale che fosse, e forse anche del morbo spongiforme che le stava distruggendo il cervello.
Tanto meglio, penso Nikki. Meno la ragazza era consapevole della loro situazione, meglio era.
«Ci provero, Sara Jane», rispose.
«Io credo che sia morto, morto, morto.»
«No, vedi, sta fes…»
Nikki si blocco a meta frase. Il sibilo di Morrissey era scomparso. La gola contusa e gonfia si era infine chiusa del tutto. Controllo il polso, che era piu debole di prima, ma ancora presente. Da quel momento fino all’irreparabile danno cerebrale, aveva tre o quattro minuti per scavalcare l’ostruzione e fornire di ossigeno il sangue circolante. Combattuta, esito, la sua mente sembrava incapace di scordare la probabilita che Morrissey avesse gia una irreparabile, progressiva malattia cerebrale.
Rapidamente, tuttavia, quel pensiero svani di fronte al ricordo di Kathy Wilson e Hal Sawyer, di Joe Keller e dei minatori morti e degli altri casi di sindrome di Belinda di cui Grimes e la sua banda si erano di certo gia occupati. Di colpo, tutta la sua ira, tutta la sua frustrazione e la sua paura si concentrarono su quel giovane, che non aveva fatto altro che fare cio che il suo medico e sua madre gli avevano consigliato un decennio prima.
Colin Morrissey non sarebbe morto, lei l’avrebbe impedito!
Silenziosamente, Nikki impreco contro se stessa per non essersi preparata in anticipo per una tracheotomia d’emergenza. Era stata troppo presa dalla sua situazione e dal dolore per pensare con chiarezza e forse era stata influenzata anche dalla certezza che quella malattia incurabile che pensava stesse distruggendo il cervello dell’uomo fosse senza speranza. Ricordo a se stessa che il senno di poi era sempre inutile. Quello che era successo, era successo. Quello che doveva affrontare ora era questo momento.
«Ellen, devo assolutamente fargli entrare un po’ d’aria. Avro bisogno del suo aiuto.»
«Mi dica solo cosa devo fare.»
Nikki inclino all’indietro la testa del giovane, raddrizzandogli la trachea. Morrissey reagi con un unico, sorprendentemente efficace respiro, riguadagnando i preziosi secondi che aveva perso dall’ultimo. Nella mente di Nikki, l’orologio di quattro minuti venne riazzerato.
«La prego di tenergli la testa in questa posizione», disse. «Ha per caso una penna o qualcosa di vuoto?»
«Temo di no.»
«Sara Jane, ora faro alcune cose per aiutare quest’uomo, se posso. Potra sgorgargli sangue dal collo.»
«Ho gia visto sangue», ribatte la ragazza, guardandosi in giro come se fosse la prima volta.
Non c’era piu tempo per le spiegazioni. La pelle sopra la clavicola di Collin Morrissey si stava traendo all’indentro mentre i polmoni si sforzavano inutilmente di inspirare aria. Nikki agguanto la prima cassetta di pronto soccorso e vi frugo dentro freneticamente. Trovo lo scalpello usa e getta che aveva usato per Carabetta e un paio di forbici per bende che avrebbe potuto usare come divaricatore. Ora aveva bisogno di qualcosa di rotondo, vuoto e robusto, abbastanza largo da permettere il passaggio di sufficiente aria, ma non tanto grande da lacerare la trachea. Un ago dal foro grosso le avrebbe fatto guadagnare un po’ piu di tempo, l’ideale sarebbe stato il cappuccio di una penna. Conscia del passare dei secondi, lascio cadere tutta la cassetta sul pavimento. Una siringa da due cc, ancora nel suo involucro sterile, era sepolta sotto alcune bende.
«Si comincia», esclamo.
Nikki tolse il pistone e uso le forbici per tagliare l’estremita del cilindro su cui sarebbe stato attaccato l’ago. Il tubo vuoto lungo tre centimetri e settantacinque era quanto di meglio poteva sperare d’avere.
Mentre si girava per chinarsi sulla gola pallida e gonfia di Colin Morrissey, dalla caviglia parti una fitta di dolore acuto. Ellen cerco maldestramente di sistemare la luce, mantenendo nello stesso tempo la posizione del collo richiesta da Nikki.
«Sara Jane», chiese infine, «puoi puntare la lanterna esattamente su questo punto?»
«Certo.»
«Brava. Abbiamo bisogno di te, Sara Jane. Tienila ben ferma.»
Nikki non aveva idea di quanto tempo dei quattro minuti fosse gia trascorso, ma ora non poteva piu fermarsi.
«Non mentre sono responsabile io», sussurro concentrandosi. «Non mentre sono responsabile io.»
Localizzo con i polpastrelli la membrana cricotiroidea, il punto migliore per l’incisione, appena sopra la laringe di Morrissey. Se avesse sbagliato, avrebbe dovuto improvvisare. Non avrebbe comunque esitato e di certo non avrebbe combinato guai. Erano gia morte almeno dodici persone per rendere Grimes e i suoi uomini ricchi. Centinaia, forse migliaia di persone erano in pericolo, fossero riusciti a immettere sul mercato il loro vaccino.
Ma non quest’uomo, non ora, almeno. Utilizzando il prezioso scalpello, tenuto parallelo agli anelli cartilaginei, incise la pelle fino alla trachea. Immediatamente trabocco del sangue schiumoso e, di riflesso, Morrissey tossi, inzaccherando la camicia e il mento di Nikki. La droga che gli avevano dato stava esaurendo il suo effetto e lui stava riprendendo conoscenza. Abilmente, senza badare al sangue, Nikki inseri le forbici nell’incisione e le divarico per aprire il foro. Infilo poi il tubicino nella trachea. Appena il primo flusso di aria entro nei polmoni dell’uomo, si udi un gorgoglio e un sibilo, poi, rapidamente, la sua respirazione si calmo.
Pochi minuti dopo, Colin Morrissey sollevo un braccio e sbatte le palpebre.
Trascorsero altre due ore, con Ellen e Sara Jane che si prendevano cura dei quattro pazienti. Fred Carabetta era ancora in stato comatoso, anche se sembrava reagire un po’, quando gli veniva passata con una spugnetta sul viso e sulle labbra l’acqua fredda del fiume. Sid, la guardia, giaceva li vicino, e singhiozzava e imprecava alternativamente. Era chiaramente paraplegico e ora tristemente consapevole di quella realta. La donna che aveva aggredito Nikki era ancora legata stretta con il nastro isolante. Dormiva quasi sempre o blaterava incoerentemente quando era sveglia. Apparentemente incurante della loro situazione, Sara Jane strisciava dalla donna a Morrissey e viceversa, confortandoli, passando la spugna bagnata sulla loro fronte, tenendo loro la mano e addirittura cantando loro qualcosa.
«Sono come me», disse, in una delle rare occasioni in cui parlo con Ellen e Nikki. «Sono proprio come me.»
Nikki aveva bloccato le mani di Morrissey con del nastro adesivo alla cintura, per impedirgli di togliersi il tubo