della tracheotomia di fortuna. Ora, esausta e sempre piu sofferente, si era sdraiata a terra, appoggiata a un grosso masso, la gamba rotta e pulsante sollevata su una pila di pietre. Non poteva fare altro che aspettare. Delle tremende immagini continuavano a invadere la sua mente, visioni di Matt, il suo corpo per sempre incastrato tra due rocce, gli arti che si muovevano senza vita nell’acqua nera. Per di piu, l’aria dolciastra sembrava farsi sempre piu densa e piu difficile da respirare. Si stava gia esaurendo?
Mentre se ne stava li distesa, osservo con stupore Ellen che, mai ferma, si prendeva cura degli altri e parlava allegramente e con ottimismo con loro e con Sara Jane. Di tanto in tanto tornava da Nikki per rassicurarla che i suoi pazienti stavano bene e che Matt ce l’avrebbe fatta, e cosi pure loro. Questa volta pero, Ellen non le reco un simile messaggio e, per la prima volta, la tensione era impressa sul suo viso.
«Ho intenzione di provare a risalire il fiume», disse.
«Cosa?»
«Non andro verso valle, ma qualcosa devo fare. Sono passate quasi tre ore e temo che l’aria si stia esaurendo. Pensa di potercela fare senza di me?»
Che differenza fa? manco poco che Nikki ribattesse ad alta voce.
«Faro cio che posso», disse invece. «Lei non crede che sia riuscito a uscire, vero?»
Ellen si sedette accanto a lei e le prese le mani.
«Non so cosa credere, penso comunque che non possiamo starcene qui e lasciare che loro vincano. In primo luogo, entrambe abbiamo nuovi amori nella nostra vita. Voglio vedere come andra a finire per me. In secondo luogo, entro poche ore quel vaccino diverra lo standard di cura. I pediatri di tutto il paese sono stati istruiti dagli addetti alle pubbliche relazioni delle ditte farmaceutiche, dal presidente e da sua moglie. Non sarei sorpresa se oggi, entro il tramonto, venissero somministrate almeno duemila dosi di quella roba.»
«Ha ragione», ammise Nikki, tirandosi in piedi. «Dobbiamo tentare. Non aveva detto di essere un’ottima nuotatrice?»
«Nuoto come un pesce.»
«Aspetti che abbia saltellato fino a la. Sara Jane e io ce la caveremo benissimo.»
«Lo so.»
I pochi metri percorsi affaticarono loro la respirazione piu di quanto avessero previsto. Non fu necessario alcun commento. La riserva di ossigeno stava decisamente diminuendo.
Nikki guardo Ellen aggirare la pila di legno e detriti che una volta era stato il secondo ponte e scendere in acqua. Una gran donna, penso Nikki, coraggiosa, intelligente, con una grande capacita di recupero e gentile, proprio il genere di persona che avrebbe voluto essere a sessant’anni. L’idea di raggiungere la sessantina la fece sorridere mestamente. Erano passate parecchie ore da quando Matt se ne era andato. Era improbabile che fosse riuscito a uscire dalla montagna e ora quel poco di speranza di sopravvivenza che restava si basava su una donna che aveva quasi il doppio dei suoi anni. Ellen non avrebbe dovuto soltanto trovare una via d’uscita nuotando controcorrente, ma anche evitare Grimes e i suoi pistoleri, trovare persone che volessero e potessero aiutarla e tornare alla grotta prima che diventasse una tomba priva di aria. Le probabilita che ce la facesse erano veramente scarse.
Ma scarse non voleva dire nulle.
Con la lanterna in mano, Nikki si sedette sulla riva e aspetto. Non dovette attendere a lungo. Nemmeno cinque minuti dopo essere entrata diguazzando nel tunnel, Ellen riapparve, i piedi in avanti, a faccia in giu nell’acqua. Nikki striscio carponi e cerco di afferrare la camicia di Ellen. Il tessuto le scivolo dalla mano. Ignorando le fitte di dolore dalla caviglia, si immerse goffamente nell’acqua e riusci a serrare le braccia attorno alla vita della donna, un attimo prima di raggiungere il secondo ponte. Tenendola stretta, Nikki agguanto una manciata di capelli di Ellen e le tiro la faccia fuori dall’acqua. Sostenendosi al ponte, riusci a mettere il piede buono sul fondo. Il fiume le arrivava fin sotto il mento.
Centimetro dopo centimetro, attingendo a una riserva di forza che la sorprese, Nikki spinse Ellen fin sul ponte, dove l’anziana donna giacque supina, le gambe penzoloni nell’acqua. Poi, gridando dal male, si tiro sulla riva e striscio verso Ellen. Una sola pressione su entrambi i lati della schiena fece uscire la maggior parte dell’acqua che aveva nei polmoni. Una seconda compressione ed Ellen ricomincio a respirare da sola, sputando e tossendo automaticamente. In meno di un minuto riprese i sensi. Per un po’ rimase li distesa, con il petto che si sollevava.
«Rocce», spiego infine. «La galleria e bloccata da rocce.» Trascorse un altro minuto, prima che riuscisse a parlare di nuovo. «Ho… ho cercato di smuoverle… il piede si e incastrato… non riuscivo a liberarmi… l’acqua mi e entrata in…»
«Calma», l’interruppe Nikki, cullandole la testa in grembo. «Si calmi. Ci ha provato. Ora si rilassi e riprenda fiato. Sono felice che sia riuscita a tornare.»
Ellen riusci a mettersi in piedi, espellendo ancora acqua del fiume con violenti colpi di tosse, solo dopo parecchi minuti.
«Mio Dio, e stato terribile», esclamo. «Le pietre mi sono crollate addosso. Non riuscivo a liberare la gamba.»
Nikki si tiro in piedi aiutandosi con la ringhiera del ponte. Le due donne, inzuppate e tremanti, si abbracciarono, poi Ellen si stacco.
«Dove va?» domando Nikki.
«Su quella pila di sassi», rispose Ellen, indicando cio che rimaneva dell’entrata che avevano usato Nikki e gli altri. «Mandi qui Sara Jane, mi aiutera a smuovere parte di questa roba.»
Nikki stava per protestare, poi scrollo le spalle e annui.
Aspettare senza fare nulla non era diverso dall’aspettare dandosi da fare.
34
La prima cosa che Matt noto, riprendendo conoscenza, fu l’odore di olio di motore. La seconda, che era vivo e gelato. Si trovava in un grande capannone ed era disteso su un letto di pezze sporche, con ancora indosso i suoi abiti zuppi d’acqua. Le pareti erano in legno trattato con creosoto. La lampadina sospesa sopra di lui era spenta, ma una sottile, grigia luce filtrava da una finestra schermata di trentacinque centimetri per lato, vicino al soffitto. Impilati non molto distanti da lui vi erano dei secchi in plastica chiusi contenenti qualche sostanza chimica e un grande sacco di carta senza marchio pieno forse di semi o fertilizzante. In un angolo del grezzo pavimento in legno vi erano degli attrezzi da giardinaggio, sulla parete erano appesi parecchi tagliaerba a benzina e sotto di loro un grosso motore parzialmente a pezzi.
Solo quando cerco di muoversi, si rese conto che il polso sinistro era ammanettato a un tubo a U che sembrava fosse stato costruito nel muro proprio a quello scopo. Si guardo attorno, cercando di capire chi fossero quelli che lo tenevano prigioniero. Lo stomaco, reagendo agli odori e al capogiro, gli lanciava getti di acre bile in gola. L’orologio era sparito, come pure la pistola che aveva in tasca. Aveva i dorsi delle mani escoriati a vivo e ricoperti di sangue coagulato. Dall’esterno non arrivava alcun rumore di traffico, ma nel giro di un quarto d’ora aveva sentito due volte una motocicletta partire rombando. Due moto diverse, penso, entrambe delle Harley. Pezzetto dopo doloroso pezzetto, i ricordi del suo devastante viaggio nel fiume sotterraneo si cristallizzarono.
«Aiuto!» grido. «Qualcuno mi aiuti!»
Attese una risposta, quindi grido di nuovo. Con esitazione, la porta di fronte a lui si apri e una donna snella sulla ventina sbircio dentro e si pose un dito sulle labbra. Aveva capelli rossi malamente pettinati, spesso ombretto nero e piercing nel naso, nelle sopracciglia e nel labbro inferiore. I pantaloni in pelle nera erano sfilacciati e polverosi, come la T-shirt nera e il gilet in pelle.
«Silenzio!» mormoro in tono pressante. «Si prenderanno cura di te quando saranno pronti.»
«Ma io devo andare…»
La donna si era gia allontanata e aveva chiuso la porta alle sue spalle. Matt fece passare alcuni minuti, quindi riprese a urlare. Questa volta, quando riapparve, la donna teneva un bambino sul fianco, un ragazzino di due anni, sporco e gracile, con un colorito giallastro, una brutta tosse e del muco verdastro che gli colava da entrambe le narici. Lei getto a Matt una coperta militare marrone sbrindellata.