«Chi e Rake?» chiese improvvisamente Matt.
«Come fa…? Ah, mi ha sentita parlare con Bass.»
«Che cosa ha che non va?»
«E… malato. Un cancro che gli ha preso la schiena, hanno detto. Non riesce quasi a camminare e non puo piu usare la motocicletta.»
«Mostrami su di te dov’e localizzato il cancro di Rake», chiese, passando al tu.
Becky esito, poi si giro e indico il fondoschiena.
«Ora devo andare. Grazie per Samuel.»
«Becky, vai da Bass», la imploro disperatamente. «Digli che sono pronto a parlare, pronto a dirgli tutto.»
«Non sei un medico?»
«Lo sono, ma ora, ti prego, portalo qui.»
«Mi spiace», la senti dire mentre chiudeva la porta.
Matt senti la donna allontanarsi di corsa. Avrebbe dovuto essere piu duro con lei. Al suo rifiuto di aiutarlo, avrebbe dovuto minacciarla di dire a Bass che l’aveva fatto.
«Bass, parlero», grido, certo che la sua voce non avesse superato le mura. «Facciamo un patto. Forza.»
Niente.
Passarono dieci minuti, forse piu, prima che la porta si riaprisse. Due motociclisti, entrambi vestiti di nero, anche se nessuno dei due aveva bisogno di vestirsi da duro per sembrare un duro, entrarono e lo misero rudemente in piedi. Uno dei due, testa rasata, naso largo e piatto, collo tatuato, apri la manetta sul tubo e la aggancio al suo polso.
Grazie a Dio, penso Matt. Poi pero, mentre lo conducevano fuori, gli passo per la mente un pensiero molto piu infausto. I motociclisti non si sforzarono neppure di non fargli vedere il campo. Con ogni probabilita, qualsiasi cosa avesse fatto o detto, era un uomo morto. Sparse nel fitto bosco, ben nascoste dall’alto, vi erano dieci strutture in legno di varie dimensioni. Dai due camini della piu grande, che assomigliava a una casa tribale indiana, usciva del fumo. Sopra i camini, da un grande tetto in metallo, appeso agli alberi, proveniva il fumo che aveva un caratteristico odore chimico. Oppio, suppose Matt. Era improbabile che lo lasciassero andare via, dopo quello che aveva visto.
I due uomini gli fecero attraversare un cortile in terra battuta ricoperto di aghi di pino fino a una casetta informe con una piccola e bassa veranda. Bass era la dentro, in piedi accanto a un letto in quello che una volta era forse stato il soggiorno. Disteso sul fianco, in posizione fetale, vi era un uomo tanto simile a Bass che Matt penso fossero gemelli. Una donna robusta, la faccia butterata dall’acne, seduta su una sedia a dondolo in un angolo della stanza, stava allattando al seno un bambino che pareva stesse lottando con lo stesso germe di Samuel. Rake, pallido e bagnato di sudore, era chiaramente ammalato e sofferente.
«Questo qui e mio fratello Rake», disse Bass mentre il pelato apriva la manetta di Matt. «Sta male da un paio di settimane per questa specie di cancro alla schiena. Se sei veramente un medico, curalo. Se non lo sei, ti cavero gli occhi, tanto per cominciare.»
«Mi uccidera in ogni caso», ribatte Matt.
Come pronuncio quelle parole, capi di avere commesso uno sbaglio. Muovendosi come un cobra, Bass lo afferro per la camicia e lo sollevo, i piedi non toccavano il pavimento.
«Non fregarmi», invei con voce stridula. «E non fregare neppure mio fratello.»
«D’accordo, d’accordo. Mettimi giu.»
Pregando che il suo intuito fosse corretto, Matt giro attorno al letto e scosto il lenzuolo. Le cose stavano proprio come aveva sospettato, un gigantesco ascesso di un residuo congenito, conosciuto come cisti pilonidale, situato direttamente sopra il coccige appena sopra la fessura tra le due enormi natiche di Rake. Un grande e geometrico tatuaggio che sembrava dipinto con uno spirografo nascondeva parzialmente l’ascesso, lungo quindici centimetri e profondo fino all’osso.
«Posso curarlo», ammise Matt.
«Nessuno puo curare un cancro», ribatte un motociclista.
«Taci», sibilo Bass.
«Non e un tumore», rispose Matt. «E un’infezione. Devo aprirla e fare uscire il pus. Avete qui qualcosa che possa vagamente somigliare a una vasca da bagno? Una con acqua calda, intendo. Deve essere sufficientemente grande da contenerlo.»
«La vasca e la dietro», disse Bass. «Possiamo prendere tutta l’acqua calda che serve da… ne abbiamo.»
«E sapone, quello con cui si lavano i piatti.»
Bass lancio un’occhiata alla madre che stava allattando, che annui.
«Abbiamo anche quello.»
«E un sacco di pezze, piu pulite sono, meglio e.»
Un’altra occhiata, un altro cenno di assenso, questa volta nella direzione della cucina. Uno dei motociclisti ando in cucina e torno con una bracciata di stracci che poso dove gli indicava Matt, ai piedi del letto.
«Bene. Ora ho bisogno di un coltello ben affilato.»
In un attimo, tutti e tre i motociclisti estrassero delle lame da foderi quasi invisibili, la piu piccola delle quali era lunga almeno quindici centimetri.
«Scegline una e non fare stupidate», lo ammoni Bass.
Matt scelse il coltello piu piccolo e lo soppeso in mano, esaminandone nello stesso tempo la punta.
«Ho anche bisogno di acqua calda saponata. Un mezzo secchio.»
Bass borbotto qualcosa e, nel giro di un minuto, il motociclista rasato era uscito, era tornato e aveva posato ai piedi di Matt un secchio mezzo pieno di acqua saponata.
«Digli che questo gli fara un male tremendo», disse Matt. «Poco dopo il mio intervento, gran parte del dolore che ha avuto dovrebbe svanire.»
«Hai sentito?»
«Digli di fare tutto il cazzo che ha da fare», gemette Rake.
Con quello che c’era nella cisti pilonidale di Rake, non valeva la pena sterilizzare il coltello o la pelle. Matt avvolse un panno attorno alla lama e lo fisso a circa due centimetri e mezzo dalla punta.
«Bene, Rake. Pronto…via!»
Spinse dentro il coltello attraverso il tatuaggio, per almeno cinque centimetri. Rake sibilo tra i denti serrati, ma non emise altri suoni. Il pus, sanguinolento e dall’odore ripugnante, spruzzo dalla ferita e colpi in buona parte il panno attorno alla lama, in parte inzacchero Matt.
«Appena potra muoversi, mettetelo in una vasca piena di acqua calda e saponata», ordino Matt, pulendo al meglio la ferita e lavandosi le mani nel secchio d’acqua. «Brucera, forse, ma giovera molto. Qualcuno ha degli antibiotici? Ora che la ferita e aperta, potrebbero essergli di giovamento.»
«Stronzo, sai che li abbiamo», grido Bass. «Becky mi ha detto cosa hai fatto per Samuel.»
Avendo ovviamente previsto cio di cui avrebbe avuto bisogno, rovescio la federa piena di farmaci rubati e Matt scelse l’antibiotico piu potente.
«Due di queste, quattro volte oggi», ordino, chiedendosi se l’essere stato colto a dire quella particolare bugia sarebbe stato per lui un vantaggio o uno svantaggio, «poi una, quattro volte al giorno. Dovrebbe farsi ricoverare in ospedale, ma, anche se non lo porta la, questa cavita dovrebbe guarire dall’interno entro due settimane, tre al massimo. Mandi qualcuno a comperare dieci o dodici bottiglie di perossido e delle bende. Potete pulire il foro con il perossido e poi tamponarlo con le bende.» Lancio un’occhiata alle sue mani nude e soggiunse: «Prendete anche un paio di scatole di guanti in gomma».
Esito, scegliendo con cura le parole per stringere una specie di patto con Bass. Prima di poter parlare, tuttavia, senza una parola di ringraziamento o di avvertimento, Bass fece un cenno con la testa e Matt venne tirato, quasi trascinato senza cerimonie, fuori dalla casa e riportato nel capanno.
«Aspetta un po’», si lamento mentre Testa Rasata lo ammanettava di nuovo al tubo in rame. «Aspetta un fottuto minuto. Ho appena salvato la vita di quell’uomo. Senti, devo andare via di qui. I miei amici moriranno se non lo faccio. Di’ a Bass che non diro mai a nessuno cio che ho visto qui. Lo prometto.» I motociclisti si stavano gia