La stava ancora fissando. «Hai capito?» «Certo,» rispose lei, allargando le mani. «Che cosa…» «Il caso Sarah Becker,» disse lui e il cuore di Nina sprofondo. Anche se si collegava a quello di cui lei voleva parlargli, questo non era il modo in cui lei contava di affrontare l’argomento. Non di fronte a qualcun altro, e soprattutto non davanti al tizio nell’angolo. Tra parentesi, perche non sedersi da un lato o dall’altro? Quell’uomo aveva fatto di tutto per farsi notare e tuttavia Monroe non l’aveva presentato. Sembrava poco desideroso anche solo di riconoscerne la presenza. Era come se all’estremita del tavolo ci fosse un fantasma che Nina poteva vedere e Monroe no.
«Okay,» disse lei. Monroe apri il fascicolo che aveva davanti a se. Nei fogli all’interno c’erano appunti ordinati, ma lui non fece riferimento a essi.
«La famiglia Becker sostiene che la loro figlia e riapparsa sulla soglia di casa,» disse. «Spuntata dal nulla, dopo essere sparita dalla circolazione per una settimana. Dice che la ragazza e stata rilasciata vicino al luogo del rapimento, dalle parti di Santa Monica, e di essere ritornata a casa a piedi. Un vicino e di diverso avviso, e secondo la sua testimonianza la ragazzina e stata riaccompagnata alla porta dei Becker da un uomo e una donna e che una macchina guidata da un terzo individuo li aspettava sull’altro lato della strada. Questo vicino e anziano e di norma non presterei attenzione alla sua testimonianza se non fosse che un’adolescente che risponde alla descrizione e alle condizioni fisiche di Sarah ricevette cure mediche in un ospedale di Salt Lake City la sera precedente. Venne ricoverata contemporaneamente a una donna che aveva una ferita da arma da fuoco nella parte superiore destra del torace. Entrambe le pazienti sparirono alle prime ore del mattino dopo. E tutto questo quasi contemporaneamente al periodo in cui tu hai riportato una ferita analoga, apparentemente in un incidente di caccia nel Montana.»
Nina sentiva un dolore alla testa e il cuore pesante come una pietra. Scosse le spalle, sapendo che non sarebbe stata in grado di dire nulla a Monroe. Ne ora, ne mai.
«E la segnalazione dell’ospedale a destare il mio interesse,» continuo, «perche tra quel posto e una cittadina chiamata Dyersburg, nel Montana — la citta verso cui eri volata solo la notte precedente — si trovava un complesso residenziale chiamato The Halls, ormai ridotto a una buca nel terreno, un fatto su cui tutti, dai poliziotti locali all’NSA, vorrebbero una spiegazione. La polizia e interessata in modo particolare perche si sono ritrovati tra le mani un agente scomparso, un mediatore immobiliare ucciso e altre due morti inspiegabili.»
Nina non disse nulla. Monroe la fissava e cosi anche l’uomo nell’angolo. La cosa aveva cominciato a farla incazzare definitivamente.
Si volto verso l’uomo e domando: «Si puo sapere chi e lei, esattamente?»
L’uomo le restitui lo sguardo come se Nina fosse il piano delle ferie di una societa per cui lui non lavorava.
Quando lei si volto, lo sguardo di Monroe era gelido. «Nina, tu credi che io sia uno stupido, vero? E cosi?»
«No Charles, certo che no,» rispose. «Questa e una storia vecchia. Del ritorno di Sarah Becker non so niente piu di te.» Lui rimase in silenzio costringendola a proseguire. «Mi trovavo nel Montana per fare visita a John, come dissi allora e come ho ripetuto numerose volte.»
«Giusto,» disse lui con un tono distrattamente affabile che ebbe il potere di far sentire Nina ancora piu sconcertata. Qualcosa nell’improvviso cambio di tono del suo superiore le aveva fatto capire che sotto c’era molto di piu di quanto lei avesse creduto e che ora era sul punto di scoprire di cosa si trattasse.»
A quel punto non fu Monroe a parlare, ma l’uomo nell’angolo. La sua voce era asciutta e monotona, vagamente nasale.
«Sta parlando di John Zandt, vero?»
«Si.» Nina teneva lo sguardo fisso su Monroe, rendendosi sconsolatamente conto che il suo capo poteva essere piu astuto di quanto lei credesse. L’aveva servita su un piatto d’argento a quest’uomo, e non appariva a disagio sotto il suo sguardo.
«L’ex detective della Omicidi di Los Angeles ora coinvolto in un assassinio a Portland. La cui figlia venne rapita nel maggio 2000 e non fu mai ritrovata. Che lascio il servizio attivo e scomparve, prima di riapparire tre mesi fa nei panni, mi sembra di capire, del suo amante.»
«Una situazione non piu attuale. Ma in quali termini questo dovrebbe riguardarla?»
La pausa che Nina aveva fatto prima di porre questa domanda doveva servire, teoricamente, a farla sentire piu decisa. La cosa non ebbe pero molto effetto perche evidentemente la sua voce era diventata inudibile, dato che nessuno dei due uomini aveva ribattuto nulla.
Nina guardo Monroe cercando di mantenere un tono di voce disteso. «E di questo che si tratta? Una bacchettata punitiva in ritardo di tre anni? Tenni informato John sul caso del Ragazzo delle Consegne, una cosa che non avrei dovuto fare. Questo lo sai gia. Sai anche che credevo che lui meritasse di sapere quanto avevamo sul caso perche la scomparsa era sua figlia — e perche in precedenza ci aveva aiutato ad arrestare un uomo che uccideva ragazzi di colore, mentre noi brancolavamo nel buio e i media ci prendevano a pesci in faccia dalla mattina alla sera. Tu mi spiegasti come il mio comportamento aveva infranto il protocollo dell’FBI, andando contro le tue idee sulla compartimentalizzazione e da allora non mi hai piu trattato nello stesso modo. Ho mandato tutto a puttane. Ho ricevuto il messaggio, ma credevo che ci avessimo messo una pietra sopra. Passiamo oltre.»
Monroe guardo fuori dalla finestra.
«Non siamo qui per passare oltre, Ms. Baynam,» disse l’uomo nell’angolo. «Siamo qui per tornare indietro.»
«Che cazzo sta dicendo?»
«Nina…»
«Vaffanculo Charles. Mi avete stancato. Non so chi diavolo sia questo tizio o perche si senta in diritto di parlarmi in questo modo.»
Monroe mise sul tavolo una borsa dalla quale estrasse un computer portatile. Lo apri e rivolse lo schermo verso Nina. Ne lui ne l’uomo nell’angolo fecero alcun tentativo di spostarsi in una posizione che permettesse loro di vedere, e Nina capi che avevano gia visionato quello che lei stava per vedere, qualunque cosa fosse.
Lo schermo si illumino automaticamente, mostrando al centro una finestra di dialogo nera. Monroe premette una combinazione di tasti e la finestra comincio a mostrare una rapida successione di colori. Ci volle un secondo per capire che si trattava dell’inquadratura di una videocamera, posizionata di fronte a una strada.
La strada rimase vuota per qualche momento, rivelando il retro di una fila di case situate sul lato opposto. Poi l’inquadratura si strinse per mettere a fuoco un particolare. Una casa a due piani, in legno, dipinta in color sabbia con finiture bianche, fatte non di recente. Era ripresa di tre-quarti, e mostrava le finestre sul retro e su un lato, tutte con le tende tirate, e una porta posteriore.
Per alcuni istanti non accadde nulla. Passarono delle macchine, una da destra a sinistra e due in senso opposto. Non si sentiva l’audio, ma Nina non riusciva a capire se questo era perche mancava sul file o se il volume del computer era a zero.
L’inquadratura strinse ulteriormente. Ci volle un secondo per vedere quello che aveva attirato l’attenzione del cameraman: la porta posteriore della casa. Era aperta di qualche centimetro, sufficiente per rivelare l’oscurita all’interno. Si richiuse, per un secondo, e poi si riapri quel tanto che bastava per permettere che ne uscisse un uomo. Era di altezza leggermente superiore alla media e di spalle larghe. Chiuse la porta e segui il lato posteriore della casa. Si muoveva in modo tale che un osservatore casuale non avrebbe colto i lineamenti del suo viso e probabilmente non avrebbe nemmeno notato la sua presenza.
Evidentemente, pero, il cameramen non era un osservatore di quel tipo, e ingrandi l’inquadratura. Nina si morse il labbro.
L’uomo era John Zandt.
Usci sulla strada e il video lo segui fino a una macchina che Nina riconobbe, un’auto che lui non possedeva piu, ma che qualche anno prima aveva passato alcuni pomeriggi parcheggiata fuori da casa sua.
Zandt apri la portiera dal lato del guidatore e, proprio prima che entrasse, il video fece un primo piano del suo viso al di sopra dell’auto. Era pallido e con gli occhi socchiusi. Assomigliava a molti uomini che lei aveva visto in fotografia, mentre camminavano con le mani ammanettate davanti a loro. Non aveva praticamente piu nulla in comune con l’uomo che lei per breve tempo aveva creduto di amare.
L’inquadratura del video si allargo lentamente fino a mostrare meta della strada, poi si interruppe bruscamente.
Con il viso studiatamente inespressivo, Nina si appoggio nuovamente allo schienale. «Da dove arriva