«Perche la creatura che hai visto e tornata indietro. E ritornata e ha messo quelle erbe dove tu avresti potuto trovarle.»

Tom si fermo. «Un Uomo di Neanderthal mi ha prescritto delle erbe?»

«Hai fatto bingo.» Henrickson tiro fuori le chiavi della macchina e premette un pulsante. Le luci della sua Lexus si accesero. «Salta su.»

«E ora che facciamo?»

«Sali in macchina e te lo dico.»

Tom si sistemo sul sedile del passeggero. Con un’inversione di marcia molto stretta, Henrickson si immise sulla strada principale passando davanti al Big Frank’s e dirigendosi a est.

Tom credette, ma non poteva esserne certo, di vedere Connelly che li osservava dalla vetrina del bar.

«Jim, dove stiamo andando?»

«A parlare con una persona,» disse. «Qualcuno che sa molte piu cose di quanto loro ci hanno fatto credere.»

Nella mezz’ora di viaggio che segui, l’uomo non apri piu bocca. Tom capi dove stavano dirigendosi molto prima che la macchina svoltasse nella strada isolata che conduceva all’interno del complesso residenziale che nessuno aveva voluto occupare. Henrickson parcheggio nella strada vuota, sferzata dal vento, a cinque metri dal cancello della proprieta degli Anders. Lascio il motore acceso, ma spense le luci. L’oscurita piombo come un macigno.

«Aspetta qui.»

Tom osservo l’uomo uscire dalla macchina e allontanarsi. Quando Henrickson giunse all’altezza del cartello di legno divento difficile distinguerlo. Torno dieci minuti dopo.

«Questa volta in casa c’e qualcuno,» disse. Il suo viso era duro e freddo, e aveva del ghiaccio tra i capelli. «Oppure non si sta nascondendo abbastanza bene da ricordarsi di spegnere tutte le luci.»

Attraverso il cancello con l’auto e percorse lentamente il sentiero tra gli alberi.

«Non hai riacceso le luci.»

«Lo so.»

«Quando affrontarono l’ultima curva divenne visibile nella tenue luce solare il lago ghiacciato. Nella sua piattezza aveva qualcosa di soprannaturale, come se fosse fiero del fatto che per lui nulla era cambiato, che tutto era rimasto cosi da sempre. Poi Tom riusci a scorgere la sagoma scura della baita, sprofondata in mezzo agli alberi, con due piccoli rettangoli di fioca luce gialla.

Henrickson arresto l’auto, spense il motore e rimase seduto un attimo a osservare la casa.

«Okay,» disse. «Andiamo. Chiudi la portiera senza fare rumore.»

«Jim, stammi a sentire,» disse Tom. «Non possiamo farlo ora. Avremmo dovuto chiamare prima. Non possiamo saltare fuori cosi, due tizi che si presentano alla sua porta, la spaventeremo a morte.»

A quel punto Henrickson si volto verso di lui e fece un movimento con la bocca, che non era ne un ghigno ne un sorriso. Era pero simile a tutti quelli che aveva fatto fino ad allora, e questo spinse Tom a domandarsi, con un lieve e silenzioso sgomento, se dopo tutto quelli non fossero stati sempre dei ghigni.

«Scendi,» disse l’uomo.

Tom usci al freddo, socchiudendo gli occhi per il nevischio. Chiuse la portiera silenziosamente, guardando verso la casa. Se Henrickson aveva ragione, quella donna aveva mentito per farlo apparire stupido. Almeno una volta, forse due. Naturalmente Connelly avrebbe creduto a lei, soprattutto perche odiava dichiaratamente la sola idea di Bigfoot. E mentendo deliberatamente quella donna aveva distrutto la sua storia.

Se bisognava ricorrere all’effetto sorpresa per venire a capo della faccenda, forse ne valeva la pena.

Si volto quando senti Henrickson aprire il bagagliaio della macchina. L’uomo ne estrasse un grosso zaino e se lo mise sulle spalle con un semplice movimento. Poi si chino nuovamente infilando entrambe le braccia nel vano posteriore dell’auto. Quando si tiro su, Tom rimase a bocca aperta.

«Che cazzo e quello?»

La domanda era idiota perche era evidente quello che l’uomo si era messo a tracolla: era un fucile. Era altrettanto palese che l’altro oggetto piu corto e tozzo che aveva in mano era una pistola di grosso calibro. Nessuna delle due armi sembrava acquistabile in un negozio di caccia e pesca. Erano piu del tipo che si vede nei telegiornali, con colonne di fumo che si alzano sullo sfondo.

Henrickson chiuse il portabagagli. «La foresta e un posto pericoloso,» disse.

«Sicuramente lo e ora,» disse Tom. «Cristo. Sta’ a sentire, non possiamo lasciare questi aggeggi in macchina?»

L’altro si era voltato e si stava dirigendo verso la casa. Improvvisamente molto incerto su quanto stava accadendo, Tom si affretto dietro di lui. Quando lo raggiunse, Henrickson aveva gia bussato alla porta. Rimasero in ascolto. L’altro si stava gia preparando a bussare di nuovo quando si fermo, reclinando il capo nel tipico gesto di chi tende l’orecchio. Tom non aveva sentito nulla.

Si udi il rumore di due chiavistelli che venivano liberati e la porta si apri.

Dentro c’era Patrice Anders e alle sue spalle era visibile una stanza piccola e accogliente. La donna sembrava piu vecchia di quanto Tom ricordasse e piu piccola, ma non appariva spaventata ne tanto meno sorpresa.

«Buona sera, Mr. Kozelek,» disse. «Chi e il suo amico?»

«Lei sa chi sono,» disse Henrickson.

«No,» disse. «Ma so perche e qui.»

«Questo dovrebbe facilitare le cose.»

Lei scrollo le spalle. «Per me sicuramente, perche non le diro nulla.»

«Si invece,» disse Henrickson. C’era qualcosa di strano nella sua voce. Passo davanti alla donna ed entro in casa, perlustrando con gli occhi le pareti. Strappo il cavo telefonico dalla presa nel muro. Poi trovo il cellulare della donna, lo scaravento a terra e lo calpesto.

«Jim,» disse Tom scioccato, «questo non e il modo di affrontare la cosa.»

«Affrontare cosa?» disse la donna. Cercava di apparire impassibile, ma la sua voce era incerta e aveva il viso tirato. «Per quale motivo crede che sia qui?»

«E un giornalista,» disse Tom entrando. «Vuole scrivere una storia su quello che ho visto. Tutto qui.»

Patrice lo guardo. «Dio mio, lei e proprio uno sciocco ingenuo,» disse.

«Cosa intende dire?» sbotto Tom. Era stanco di essere l’unico a non capire cosa accadeva.

«Non e qui per scrivere. E un cacciatore, ed e qui per uccidere.»

«Uccidere cosa?»

«Un orso, credo. E l’unica cosa che abbiamo in questi boschi.»

Tom guardo Henrickson e dovette ammettere che il suo amico non somigliava piu a un giornalista. In parte a causa delle armi che portava, in parte per il modo in cui stava aprendo le credenze che coprivano il muro in fondo alla stanza, frugandovi dentro come se il fatto che il loro contenuto fosse di proprieta di qualcun altro non significasse nulla. «Jim, dimmi che non e vero.»

«Mrs. Anders sta recitando una parte, ma su tutto il resto lei e io siamo in perfetto accordo,» disse Henrickson senza voltarsi. «Sia sulle mie intenzioni sia sulla tua intelligenza. Ah.» Tiro fuori una spessa matassa di corda e la lancio a Tom. «Legale le mani dietro la schiena.»

«Vuoi scherzare,» disse Tom. «Non lo faro.»

Il calcio del fucile compi una piccola e rapida traiettoria ad arco che termino sulla faccia di Tom, che non si accorse del colpo in arrivo.

Ando a sbattere sulla cucina economica, scivolo sul tappeto e cadde a terra. Si accorse a malapena di Henrickson che lo scavalcava, chiudeva con un calcio la porta e poi afferrava l’anziana donna per i capelli. Tom scosse la testa per cercare di ritrovare un po’ di lucidita. Si sentiva come se qualcuno gli avesse piantato un cacciavite in entrambe le narici.

«Puoi farlo anche subito,» senti dire alla donna, mentre era ancora stordito. «Perche io non ti aiutero.»

La risposta di Henrickson fu un colpo che la mando stesa sul divano. Poi fu di nuovo su Tom, con la corda in mano.

«Ora troveremo cio che stiamo cercando,» disse con tranquillita. «E faro quello per cui sono venuto.»

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