Melanie mise i panini e gli hotdog sui piatti. Bodie aggiunse un po’ di senape ai panini. Poi sedettero al tavolo in cucina.

«Dovresti preparare la roba di Pen, quando avremo finito.»

Melanie continuo a masticare.

«Vuoi che ti aiuti?»

«Ti piacerebbe, eh?» replico lei.

Eccome mi piacerebbe, penso lui. «Allora posso aspettarli qui.»

E chiamare Pen?

Senza parlare, solo respirare.

Sarebbe per il suo bene.

Ma quando finirono di mangiare, fu Melanie ad avvicinarsi al telefono. La ragazza compose il 411.

«A chi telefoni?»

«All’Ufficio Informazioni.»

«Questo l’avevo capito.»

«Santa Monica», disse lei nel ricevitore. «Harrison Donner. Ventunesima Strada.»

Bodie s’irrigidi.

Melanie premette il tasto per togliere la comunicazione e comincio a comporre un altro numero.

«Che accidenti vuoi fare?» sbotto Bodie.

«Vedrai.»

«E proprio quanto temo.»

«Pronto, Harrison? Sono Melanie Conway… Bene, grazie. Papa ne e uscito… Si, chiamo dall’ospedale. E appena uscito dal coma… Non e fantastico? A ogni modo ti ho chiamato per dirti che deve parlarti… No, non so di che cosa, ma suppongo che sia abbastanza importante. Potresti venire subito? Magnifico. Allora ci vediamo fra qualche minuto.» Melanie riappese.

Bodie la fisso.

«Andiamo», suggeri lei.

«Che cosa…»

«Andiamo a dare un’occhiata alla sua Porsche», spiego Melanie.

«Cristo, Mel!»

Pen sedeva sul divano con la pesante scatola contenente il fucile sulle ginocchia. L’apri e sollevo l’arma. Il legno e l’acciaio luccicavano alla luce che entrava dalla finestra dietro di lei. C’era un vago odore di lubrificante.

Non aveva mai sparato con un fucile da caccia. Solo una volta Paul, un amico, l’aveva portata sulle colline vicino a Valentia, e si era divertita un mondo a sparare ai barattoli con la rivoltella e il fucile automatico di lui. Era un fucile automatico calibro 30 con azione a leva. Pen ricordava come le schiacciava la spalla, quando sparava. E che rumore assordante.

Il fucile da caccia probabilmente era uguale.

Lo sollevo, lo appoggio sulla spalla, e guardo attentamente lungo la stretta striscia di acciaio che correva per la lunghezza della canna fin a un punto sull’imboccatura.

Il fucile di Paul aveva un mirino telescopico. Con quello lei aveva centrato innumerevoli barattoli.

Con questo, se mai avesse dovuto usarlo, il suo bersaglio non si sarebbe trovato a piu di tre o quattro metri di distanza. Non poteva fallire.

Aziono la pompa. Scivolava perfettamente. Mise il dito sul grilletto, ma non lo piego.

Non e carico, si disse. Non dovrebbe. Ma se lo fosse, farebbe crollare il muro.

Poso il fucile sulle ginocchia e per alcuni minuti studio il libretto delle istruzioni. Poi controllo la camera di scoppio.

Vuota. Tiro il grilletto. Clic. Infine apri una scatola di munizioni e inseri quattro pallottole nel caricatore.

Lasciando l’arma con il cane abbassato, premette un tasto per attivare la sicura. Riprovo alcune volte finche l’operazione le fu familiare.

A posto, penso.

Aveva gia deciso qual era il miglior luogo per tenere il fucile. Lo porto in camera da letto e lo nascose sotto la coperta.

Poi si sdraio sul letto.

C’e qualcuno.

Balzo dal materasso, afferro il fucile, sollevo alta la canna e la punto in direzione della porta.

«Pum!» sussurro.

Pen scosse la testa. Si sentiva un po’ sciocca, come un bambino che giocava ai soldatini, ma rimise il fucile al suo posto. Stavolta si levo le scarpe e s’infilo sotto le coperte. Riprovo la manovra. Le coperte rallentavano i suoi gesti, ma non troppo.

Si esercito altre volte, poi disfece il letto e poso lenzuola e federe sul pavimento.

Domenica, giorno di bucato.

Sei a casa, ora, non scappi, puoi fare le solite faccende come se niente fosse cambiato.

Bodie passo davanti alla casa di Harrison. La Mercedes non era piu nel viale.

«Ha funzionato», osservo Melanie.

«Certo che ha funzionato. Ma che cosa succedera quando lui arrivera all’ospedale e scoprira che hai mentito?»

«E chiaro che si stupira, no?» Melanie non sembrava curarsi eccessivamente della cosa.

«Certamente», rispose Bodie che trovo da parcheggiare nello stesso spazio dove prima c’era la Lincoln Continental.

«Che ore sono adesso?» s’informo Melanie mentre si avviavano verso casa.

Bodie guardo l’orologio. «Le dodici e quaranta.»

«Bene.»

«Questa storia non mi piace, se vuoi saperlo», disse Bodie, affrettando il passo per restare accanto alla ragazza.

«Nessun problema. Ho telefonato alle dodici e trenta. Diciamo che abbiano impiegato cinque minuti per prepararsi. Dovrebbero impiegare un quarto d’ora per raggiungere l’ospedale, altri cinque minuti per scoprire che era un trucco e un altro quarto d’ora per tornare qui. Sempre che si muovano in fretta. Percio dovremmo essere al sicuro fino all’una e dieci.»

«Giusto. Percio controlliamo il garage e andiamo via puliti puliti. Solo che diavolo dirai a Harrison quando vorra sapere perche gli hai telefonato?»

«Dipende dalle condizioni della sua Porsche, non ti pare?»

«Speriamo che sia fracassata.»

Il cancello del viale era chiuso a chiave. Bodie osservo il meccanismo. «Si apre con un telecomando», annuncio.

Melanie non esito. Scavalco il muretto e si lascio cadere nel viale dietro il cancello.

Con un gemito di disperazione, Bodie la imito. La segui verso il garage.

Questa e una vera follia, pensava.

Il viale era costeggiato da un alto recinto, la casa vicina era a due piani. Si vedevano le finestre del piano superiore.

Se per caso qualcuno guardava giu…

Immagino un’auto della polizia che imboccava il viale e lampeggiava davanti al garage.

Melanie tiro la maniglia cercando di alzare la porta del garage.

«Anche questa deve alzarsi con il telecomando», disse Bodie alla ragazza.

«Provaci.»

Non serve, penso lui. Ma tiro forte la maniglia. La porta non si sposto.

La porta non aveva spioncini.

Un marciapiede girava attorno all’angolo del garage. Conduceva a una porta laterale con i pannelli di

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