vetro.
Melanie uni le mani a imbuto contro una finestra e sbircio nell’interno. «Eccola», disse.
«Com’e?»
«Non si vede nulla, e troppo buio.» Lei provo la maniglia, scosse la testa e infine si volto verso Bodie.
«Rinunciamo», propose lui.
«Puoi aprire la porta a calci?»
«Stai scherzando? Cristo, stiamo gia compiendo una violazione di domicilio. Vuoi finire in galera?»
Lei sbircio di traverso. Poi tiro indietro il braccio. Bodie ammicco incredulo mentre il gomito di Melanie si abbatteva sulla finestra piu bassa. Il vetro ando in frantumi, i frammenti caddero sul pavimento del garage.
«Mel!»
«Io non mi arrendo», dichiaro lei. Allungo il braccio attraverso la finestra rotta e apri la porta. «Puoi aspettare qui, se hai paura.»
«Facciamo presto e andiamocene.»
L’interno del garage era freddo e buio. Bodie si affretto a chiudere la porta.
Melanie fece scattare un interruttore. Si accese una lampada sopra di loro. La Porsche, in fondo al garage, era di un rosso fiamma.
Bodie si guardo attorno mentre avanzavano verso la vettura. Lungo la parete c’erano delle bacinelle, una lavatrice, scaffali dove erano state ammucchiate alcune scatole di cartone. Piu vicino alla porta, alcuni rastrelli, una falciatrice per il prato, badili e sacchi di fertilizzanti. L’odore di umidita del garage si mescolava con quello dei fertilizzanti e della benzina.
Bodie rabbrividi. Faceva freddo, cosi al chiuso. O forse era il fatto di trovarsi li.
Dio, tutto questo e pazzesco.
Melanie si fermo davanti alla Porsche. I suoi occhi sfrecciavano dal parabrezza al cofano.
A Bodie sembrava tutto normale. Si sposto al suo fianco mentre Melanie si accucciava per esaminare i fari, il radiatore e il paraurti.
«Neppure un graffio», osservo Bodie.
«Vuol dire che probabilmente non ha usato questa macchina. Puo sempre averne rubata o noleggiata una.»
«Sara piuttosto difficile provarlo.»
«Maledizione!»
«Vieni, usciamo di qui.»
Lei segui Bodie fino alla porta. Dopo averla aperta, lui sfrego la maniglia interna per cancellare le impronte digitali. Poi chiuse l’uscio e compi la stessa operazione sulla maniglia esterna.
Melanie, davanti a lui, si avvio a passo rapido verso la porta di servizio. L’apri e rimase immobile sbirciando nell’interno mentre Bodie la raggiungeva di corsa.
«No!» esplose. E le afferro la spalla.
«Che ore sono?»
«Mel, no. Non possiamo.»
«Piantala. Che ore sono?»
Lui guardo l’ora. «Dieci minuti all’una.»
«Abbiamo almeno un quarto d’ora.»
«Che cosa vuoi fare la dentro?» chiese lui. Gli tremava la voce e gli martellava il cuore.
«Solo dare una rapida occhiata.»
«Dio, Mel.»
«Potrebbero esserci delle prove. Io entro.»
«No!»
«Lasciami andare.»
Bodie le tolse la mano dalla spalla.
Entro in cucina dietro Melanie. Si sentiva male. Introdursi in un garage era gia un reato, ma questa era pura follia.
Si accorse di aver bisogno di orinare.
Se ci colgono qui…
Perche diavolo Harrison non ha chiuso a chiave la porta di servizio?
Forse c’e in casa qualcuno.
Non pensarci nemmeno.
La casa era silenziosa.
E se lui ha un sistema d’allarme?
«Che succede se Harrison ha un sistema d’allarme silenzioso?» bisbiglio Bodie. «Potrebbe essere collegato direttamente con la polizia o con una pattuglia di sicurezza.»
Melanie lo ignoro.
«Due minuti», concesse lui. «Hai due minuti e poi ce ne andiamo a costo di trascinarti fuori.»
Passarono davanti a un bagno. Lui poteva usarlo, ma prosegui.
Segui Melanie in una camera da letto.
Le coperte e il lenzuolo sopra erano rovesciati ai piedi del letto matrimoniale. I cuscini erano acciaccati. Al centro del lenzuolo di seta blu, si vedeva un punto bagnato.
Melanie si chino, sollevo il lenzuolo con la punta delle dita e annuso.
Bodie fece uno sforzo per non gridare.
Melanie si giro verso di lui. Le tremava un angolo della bocca. «Immagino che avrai capito che cosa facevano.»
Bodie le afferro il polso. «Ora ce ne andiamo.»
«Okay, okay, non tirare.»
Lui la lascio andare e si precipito fuori dalla camera, lungo il corridoio fino al soggiorno, fino all’anticamera. Apri la porta d’ingresso. Melanie usci… Bodie puli le impronte, ricordandosi che lei aveva lasciato le sue sulla porta di servizio. Si chiese se dovesse riattraversare la casa per andare a cancellarle.
Un’auto di pattuglia poteva dirigersi verso la casa proprio in quel momento.
Usci e chiuse la porta tirandosela dietro.
Presero a camminare lentamente sui lastroni di pietra verso il marciapiede.
Quando raggiunsero l’estremita dell’isolato, Bodie si rese conto che erano salvi. Si riempi i polmoni d’aria. Il cuore gli batteva ancora forte e aveva bisogno di orinare, ma non era un bisogno urgente come prima.
Salirono in macchina. Lui si allontano dal marciapiede. «Grazie a Dio e finita.»
«Non abbiamo ottenuto molto», osservo lei.
«Abbiamo constatato che l’auto di Harrison non ha sbattuto. E dopo il tuo test del lenzuolo si possa eliminare la possibilita che la loro relazione sia puramente platonica.»
«Vorrei essere presente quando torneranno dall’ospedale.»
«Senza dubbio faranno qualche commento sul tuo conto.»
«Esatto.»
«Avresti dovuto pensarci prima di fare quella telefonata.»
«Ci ho pensato, infatti. Il mio messaggio non si proponeva solo di liberarmi di loro. Aveva anche lo scopo di metterli in agitazione, di smuovere le cose.»
«Sono sicuro che ci sei riuscita. E quando Harrison scoprira la finestra rotta del garage, si mettera in grande agitazione. Sapra esattamente chi e stato. E perche.»
«Esatto» ripete lei, calmissima.
«Forse ci conviene trasferirci da Pen.»
«Ti piacerebbe, eh?»
«Quello che non mi piacerebbe e affrontare Harrison dopo quanto abbiamo fatto. Lui capira che cosa cercavamo.»
«Non m’importa di quello che pensa.»
«Non t’importa neppure di cio che potrebbe fare?»
«Non chiamera la polizia, se e questo che temi.»