«Se e innocente…»
«Non e innocente.»
«Allora se non e innocente, sara ancora peggio.»
Quando rientrarono a casa, Bodie precedette Melanie. «Devo orinare», dichiaro.
«Ehi, ho lasciato la borsa sul furgone.»
Lui le getto le chiavi e corse in bagno. Chiusa la porta, abbasso la lampo dei pantaloni e finalmente si libero. Sospiro e conto i secondi: sessantatre. Non era un record. Il suo record l’aveva battuto con novantotto secondi quando era tornato nel suo appartamento dopo una bevuta di birra da
Rialzo la lampo, fece scorrere l’acqua e si lavo le mani.
Anche Melanie dovrebbe lavarsi le mani, penso. Ha toccato quella roba, l’ha annusata.
Quella ragazza e decisamente matta.
Si asciugo le mani e usci dal bagno.
Melanie non era ancora rientrata. Bodie ando in cucina. Il pensiero di
Non sto mica rubando, penso. Joyce ha detto di fare come se fossimo a casa nostra.
In un cassetto trovo un apribottiglie e fece saltare il tappo.
Forse lei non sarebbe tanto generosa se sapesse cio che abbiamo fatto.
Diavolo, non e sua la birra, comunque. E di Whit. E lui che paga, qua dentro, compresa la birra. Di certo non mi lesinerebbe una birra. Guarda che cosa ho fatto per lui.
Bodie bevve un sorso. La birra era fredda e squisita. Sedette al tavolo e continuo a bere.
Povero diavolo, quei due ti hanno cornificato, Whit. Il tuo socio e la tua cara moglie. Avrai delle brutte sorprese, se mai guarirai.
Ma sono stati loro a investirti? Ecco la questione.
Sarebbe bello fargliela pagare, se sono stati loro.
E come? Harrison era abbastanza furbo da non usare la sua auto. Percio come la mettiamo?
Suppongo che non dobbiamo far niente. Melanie ha gia lanciato il sasso nello stagno. Dobbiamo solo restar seduti e guardare che cosa succede.
Bodie capi improvvisamente.
Poso la bottiglietta della birra sul tavolo e sospiro.
«Melanie», mormoro. «Oh, Cristo!»
Usci nella strada. Il furgone era sparito.
16
Pen scese le scale con il cesto della biancheria da lavare, passo davanti alla piscina nel cortile. L’edificio era silenzioso e lei non vide nessuno. Un tipico pomeriggio di domenica. Gli inquilini era usciti, oppure se ne stavano tappati in casa.
Imbocco il breve passaggio fra il cortile e il vicolo. La porta di servizio comune era socchiusa: invece avrebbe dovuto essere chiusa per impedire atti di vandalismo e l’uso non autorizzato del macchinario. Alicia, che abitava nell’appartamento all’angolo, le aveva detto che una volta aveva visto una donna entrare a fare il bucato con un carrello per la spesa, un tipo poco raccomandabile che si era agitata mettendosi a sbraitare come una pazza, quando Alicia l’aveva affrontata.
Pen poso il cesto e spalanco la porta. Sbircio nella penombra. Poiche non vide nessuno, allungo il braccio e accese la luce. La stanza sembrava deserta. Le due lavatrici e le due asciugatrici erano silenziose. Raccolse il cesto ed entro nello stanzone.
Le lavatrici si caricavano dall’alto. Le apri e guardo dentro. Vuote.
E un giorno fortunato, penso Pen.
Pen aveva separato la biancheria prima di scendere. Si chino sul cesto e tiro fuori un mucchio di panni bianchi. Un calzino cadde a terra mentre stava per gettarlo nella macchina. Pen si chino per raccoglierlo.
«All’inferno.»
Si ritrasse di colpo, giro la testa di scatto con tanta rapidita che provo un gran dolore al collo.
Sulla porta stava Manny Hammond, l’inquilino del 202. Aveva giocato a football nell’USC e solitamente indossava una tuta sportiva per ricordare a tutti i suoi giorni gloriosi. Quel pomeriggio non portava la tuta, solo un paio di short da ginnastica sbiaditi. Estremamente attillati.
«Mi hai spaventata», disse Pen. Raccolse il calzino e lo mise nella lavatrice.
«Dovresti essere piu rilassata.»
«Me lo ricordero.»
Accidenti, da dove e sbucato?
«Non c’e una partita alla TV?» s’informo lei.
«Perche dovrei guardare una partita quando posso guardare te?» L’uomo si appoggio allo stipite della porta, incrocio le caviglie e piego le braccia poderose sul petto.
Con un sospiro, Pen si chino a prendere il detersivo. Si sentiva addosso lo sguardo di lui. Si alzo. La sua mano tremava quando riempi il misurino.
«Siamo nervosi, eh?»
«Non devi piombarmi alle spalle a quel modo», ribatte lei senza guardarlo mentre lasciava cadere il detersivo nella lavatrice. Poi chiuse il coperchio e accese la macchina. Senti l’acqua entrare.
«Perche non butti dentro anche il resto?» suggeri lui con un gran sorriso. «Anche l’altra roba e da lavare.»
«Un’altra volta.»
«Ma oggi e giorno di bucato, tesoro. Tutto deve essere pulito.»
Lei lo fisso, il rossore le si diffuse sulla faccia. «Perche non vai a fare una passeggiata, Manny?»
Lui sogghigno. «Scommetto che l’hai suggerito a un sacco di uomini.»
«Solo ai rompiscatole.» Imbarazzata e furibonda, Pen raccolse il cesto e getto il contenuto nell’altra lavatrice.
«Non sarai mica lesbica per caso?»
«Piantala.»
«Voglio dire, sarebbe un gran peccato, una ragazza come te. Una vera perdita per il genere maschile.»
Lei non si curo di misurare il detersivo, lascio cadere la polvere nella macchina e mise da parte il cesto.
«Si, credo che tu sia lesbica.»
Pen sbatte giu il coperchio e si giro di scatto. «Non sono lesbica e tu sei un pezzo di m…»
Lui sembrava divertito. «Che maniera di parlare. Mi fa piacere sapere che non sei lesbica, pero. Allora che cos’e, sei solo frigida?»
Furente, Pen torno a voltarsi. Avvio la lavatrice e raccolse il cesto vuoto. Con mano tremante vi mise dentro la scatola del detersivo. Tenne il cesto contro il ventre e affronto Manny.
«Non te ne andrai gia…» L’uomo si piazzo in mezzo alla porta.
«Per favore, scostati», ordino lei.
«Quand’e stata l’ultima volta che hai fatto l’amore?»
«Fuori dai piedi.»
«Questo deve essere il tuo problema. E io sono proprio l’uomo in grado di aiutarti.» Manny abbasso la mano e si diede un colpetto sul davanti degli short. Dal rigonfiamento, era chiaro che aveva un’erezione. «Sono bene equipaggiato per risolvere quel problema, bellezza. Vuoi vedere?» Sogghignando abbasso i calzoncini di un centimetro.