Con quel sonnifero non si sarebbe svegliata per parecchio tempo.

Pen penso a suo padre in coma.

Sono stata io ad addormentare Melanie.

Lei si svegliera, papa no.

Si che si svegliera. Deve svegliarsi.

Si accovaccio e prese il fucile da sotto il letto. Lo porto in soggiorno. Bodie sbarro gli occhi. «Che c’e, hai paura?» disse lei.

«Dio santo!» esclamo Bodie. «Di certo mi guarderei bene dal farti arrabbiare.»

«Giusto. Sono una ragazza cattiva.»

«Posso vederlo?» chiese Bodie.

«Certo. Guarda che e carico.»

«Non servirebbe, altrimenti.»

Lei gli consegno il fucile, poi prese la tazza del caffe e sedette all’altra estremita del divano. Si volto sul fianco per guardarlo in faccia e sollevo le gambe contro il cuscino dello schienale.

«E una meraviglia», disse Bodie. Imbraccio l’arma e prese la mira, abbasso il fucile sulle ginocchia e sfrego il calcio di legno. «Veramente bello.»

«L’ho comperato stamattina.»

«Calibro 12?»

Pen annui. «Con proiettili speciali magnum.»

«Ottimi. Meglio che Harrison non ti incontri sul suo cammino.»

«Non pensavo a lui quando l’ho acquistato», confesso Pen e bevve un po’ di caffe mentre Bodie si voltava a guardarla.

«Pensavi a quello delle telefonate?»

«Si.»

«Me n’ero quasi dimenticato. Con tutto quello che sta succedendo…»

«Vorrei scordarmene anch’io», disse lei e bevve altro caffe.

«Sara meglio che sistemi il fucile da qualche parte.» E poso la tazza sul tavolo.

Bodie si chino di fianco e le diede il fucile.

Lei si alzo. «Voglio tenerlo a portata di mano, nel caso.»

«Tu non vuoi che Melanie lo trovi», preciso Bodie.

«Si vede che sai leggere nel pensiero.» Pen appoggio il fucile contro la parete fra la porta d’ingresso e l’estremita del divano, dietro la tenda. Poi tiro il cordone. Le tende si richiusero. «Un sintomo di paranoia», disse. «Non voglio che la gente guardi dentro.»

«Un mio zio e stato ucciso una sera mentre era in soggiorno con le luci accese e le tende aperte. Qualcuno dalla strada gli ha sparato», disse Bodie.

«Oh Dio, davvero?»

«E stato solo un caso. Probabilmente lui costituiva un bersaglio irresistibile.»

Pen scosse la testa. «Cose che succedono in questo mondo.»

«Non si e mai troppo prudenti.»

«E il mio motto», convenne lei. Accese una lampada e disse: «Vuoi ancora caffe?»

«Volentieri.»

Lei porto le tazze in cucina, le riempi e torno. Diede a Bodie la sua tazza e si sedette di nuovo all’estremita del divano. «E tutto vagamente pauroso», confesso.

«Stiamo qui a parlare di allarmi, di lotte e aggressioni…»

«Mentre sentiamo strani rumori», osservo Pen.

Bodie le rivolse un largo sorriso. «Ehi, che ne diresti di farmi leggere una delle tue storie?»

Pen provo uno strano vuoto allo stomaco. «D’accordo, se proprio vuoi.»

«Certo.»

Bevve nervosamente un altro sorso di caffe. Poi si alzo, si avvicino allo scaffale. Tiro fuori una copia di Ellery Queen’s Mystery Magazine e la diede a Bodie. «Ricordati che non sono William Faulkner.»

«Ti pagano per questo, giusto?»

«Si.»

«Allora, Faulkner o no, e pur sempre una meta raggiunta.»

«Grazie», mormoro lei. «Pagina 93.»

Lui apri la rivista e comincio a leggere.

Il mio racconto, penso Pen. Era contenta anche se imbarazzata. Non sapeva che cosa fare mentre lui leggeva, percio si accovaccio sopra la valigia e tiro fuori il libro che aveva cominciato a leggere il venerdi sera nella vasca.

Sedette sul divano e lo apri.

Bodie volto una pagina.

Lei si chiese se finora gli piacesse il racconto.

E un po’ scarno, veramente.

Pen cerco di leggere il suo libro, ma il suo sguardo continuava a scivolare verso Bodie seduto all’altra estremita del divano. Lui aveva un’espressione solenne. Si tiro indietro una ciocca di capelli dalla fronte, che pero ricadde.

Pen scordo il libro che teneva in grembo e scordo di preoccuparsi della reazione di Bodie al suo racconto breve. Lo fisso: i capelli lucidi alla luce della lampada, la camicia arricciata sul petto per come stava seduto, un piede appoggiato sull’altro ginocchio, il mocassino che gli penzolava dall’alluce. Aveva un buco nel calzino.

Avrebbe voluto sedersi al suo fianco.

Ah, ma non lo farai, si disse.

Se e per questo, Melanie non puo vedere.

Non pensarci nemmeno.

Bodie, con gli occhi ancora sul racconto, scosse la testa e borbotto: «Oh, Dio». Poi chiuse la rivista. Guardo Pen e scosse la testa. «Accidenti, ero in ansia per la protagonista e invece per tutto il tempo e stata lei a dar la caccia agli altri.»

«Vuoi dire che ti e piaciuto?»

«Hai capovolto ogni situazione, specialmente nel finale. Mi sembra favoloso. Anche una bella prosa. Mi pareva di essere dentro di lei, di sentire tutto cio che provava la protagonista. Davvero affascinante. Se mi consegnassi il lavoro come studentessa, ti darei un A meno.»

Pen, felice, si costrinse a mostrare un cipiglio. «Perche il meno?»

«Per impedirti di diventare vanitosa.»

Lei rise. «Grazie, a ogni modo.»

«Ne hai altri da farmi leggere?»

«Quello e l’unico pubblicato.»

«Peccato».

Abbiamo solo stanotte, penso Pen. Non voglio trascorrerla a guardarlo leggere i miei racconti. «Ecco, forse ne ho un altro.»

Lei bevve il resto del caffe, poi ando nello studio e accese la luce. Si sentiva eccitata.

Aveva bisogno di andare in bagno… con tutto quel caffe. Ma sedette sulla scrivania e apri l’ultimo cassetto. Ciascuna cartelletta portava un’etichetta con il titolo di un racconto. Le sfoglio con le dita tremanti.

Meglio sbrigarsi a sceglierne uno, prima che scoppi a piangere.

Scelse la cartelletta con scritto McDougal Stone, e l’apri. Attaccato con una graffetta al manoscritto c’erano tre foglietti che qualcuno aveva scritto per respingere il lavoro.

Forse Bodie puo dirmi che cosa non funziona.

Diavolo, questo mi sembrava buono.

Tiro fuori il manoscritto e mise via la cartelletta.

Mentre si alzava i suoi occhi si posarono sulla segreteria telefonica. La voce le riempi la testa lacerando i suoi buoni sentimenti, dentro provava caldo e freddo allo stesso tempo. Si affretto a guardare verso la finestra. Le

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