Bodie si risveglio e gemette per il gran dolore alla testa. Aveva l’impressione di avere le palpebre incollate, temeva che, se le sollevava, gli occhi gli schizzassero fuori per la pressione che sentiva dietro.
Aveva anche voglia di vomitare.
Non ricordava di esser stato colpito, ma…
Dove diavolo giaceva? Non era su un letto?
Tocco la superficie.
Erba. Erba e rugiada.
Apri gli occhi. Il dolore e la nausea si dilatarono. Si sollevo carponi e vomito. Gli spasimi lo annientarono, come se qualcuno gli conficcasse le unghie nel cranio. Quando ebbe finito, si mise in ginocchio e si strinse la testa. La mano che premeva sopra l’orecchio destro sfioro un enorme bernoccolo.
Non e una sbornia. Sono stato…
Stava guidando, per riportare Melanie a Phoenix.
Uno schianto? Doveva aver sbattuto contro qualcosa ed era stato sbalzato fuori dall’auto. Melanie!
Giro la testa, gemendo per il dolore. Il suo furgone non si vedeva. E neppure la strada. Bodie stava in ginocchio dietro una siepe. Alla sua destra c’era un campo da gioco. Voltandosi ancora di piu vide un edificio. Una scuola?
Dove diavolo sono e che cosa ci faccio qui?
Bodie si rialzo e rimase immobile aspettando che la nausea passasse. Prese un fazzoletto dalla tasca, si soffio il naso e lascio cadere il fazzoletto sull’erba. Poi cammino lentamente attraverso un’apertura fra i cespugli.
Si ritrovo su un marciapiede. Davanti a lui c’era una stretta via, qualche casa sull’altro lato. Alcune auto erano parcheggiate lungo la strada, ma non la sua. A sinistra, a circa un isolato, una strada affollata, con le macchine che sfrecciavano all’incrocio. Si avvio verso l’incrocio e cerco di ricordare.
Ero in casa di Pen. Con lei sul divano. Ci siamo baciati. Oh, si, ci siamo baciati. Era stato cosi… E poi e entrata Melanie. Lei avrebbe dovuto dormire, ma non aveva preso le pillole. Avrebbe dovuto prenderle, quelle maledette pillole. Aveva un comportamento strano. Il tempo di portarla via e ripartire per Phoenix. Lei era dietro, non parlava. Mi sono fermato a far benzina. E poi?
Si ricordava di aver firmato, ma niente altro.
Non abbiamo sbattuto, altrimenti dov’e il mio furgone?
Tocco con cautela il bernoccolo sulla testa.
Melanie… Puo avermi colpito con qualche cosa? Per forza. Mi ha messo k.o. Mentre guidavo? Forse m’ero fermato a un semaforo. Lei puo avermi colpito, spinto sul sedile del passeggero e aver preso il mio posto al volante.
Non era pronta per tornare a Phoenix.
Ha trovato il cortile di quella scuola, mi ha scaricato e mi ha trascinato dietro i cespugli.
E abbastanza forte per fare una cosa simile.
Dicono che i pazzi…
I pazzi.
Lei va a caccia di qualcuno.
Una faccenda incompiuta.
Pen?
Bodie sentiva martellare la testa.
E andata a cercare Pen.
No, forse no. Forse si tratta di Harrison e Joyce. Cosi va bene. Chi se ne frega?
Ma se si tratta di Pen? Che cosa le fara Melanie?
Bodie si fermo all’angolo della strada affollata. Era Robertson Boulevard, proprio come aveva sospettato, e in lontananza poteva vedere l’autostrada.
Doveva avvertire Pen.
Alzo la mano destra per guardare l’orologio.
L’orologio era sparito.
Non c’era modo di sapere quanto tempo era rimasto svenuto nel campo.
Se era stato solo per pochi minuti, forse faceva in tempo ad avvertire Pen.
Vide una cabina telefonica sull’altro lato della strada.
Tocco la tasca posteriore dei pantaloni. Il portafoglio era sparito. Infilo una mano nella tasca anteriore. Niente spiccioli.
Non c’era modo di telefonare per avvertire Pen.
Bodie comincio a correre.
Fitte di dolore gli lancinavano la testa, ma non rallento.
Non arrivero in tempo. Forse e gia troppo tardi.
Che cosa le fara, Melanie?
Tutta colpa mia.
Che dolore!
Devo salvarla.
Davanti a Bodie un uomo usci da una tavola calda con un sacchetto, attraverso il marciapiede e si avvicino a una Cadillac parcheggiata.
«Ehi!» chiamo Bodie correndo verso l’uomo. «Signore! Puo darmi un passaggio? Per favore, e urgente.»
«E matto?»
«Qualcuno sara ucciso. Mi serve solo un passaggio. Non ci vorra molto. Per favore!»
L’uomo ridacchio, scosse la testa e infilo la mano in tasca per prendere le chiavi. «Le sembra un taxi questa, amico?»
«Non sto scherzando, signore. E un’emergenza!»
«Va’ all’inferno.» L’uomo si giro verso la portiera della macchina.
Bodie gli agguanto la giacca, lo fece piroettare e gli mollo un pugno nello stomaco. Lo sconosciuto era grasso e flaccido. Si piego in due e Bodie lo colpi alla nuca. L’uomo cadde in ginocchio sul marciapiede. Bodie lo strattono e l’uomo crollo.
«Mi dispiace, signore. Le faro riavere la sua auto.»
Strappo le chiavi dalle dita inerti del poveraccio, apri la portiera e salto in macchina. Mentre avviava il motore, la faccia dell’uomo apparve davanti al paraurti.
Bodie ingrano la retromarcia. L’uomo striscio verso l’auto urlando come un pazzo.
La strada era sgombra.
Bodie compi una curva a U e premette il pedale dell’acceleratore.
Dio santo, penso, che cosa ho mai fatto?
Rapina, lesioni e furto. Gesu.
Speriamo che i poliziotti non mi fermino.
Sebbene l’istinto gli suggerisse di premere al massimo l’acceleratore, ridusse la velocita.
Guardo nello specchietto retrovisore.
Nessuna macchina lo seguiva.
Nessuno lo aveva visto portar via l’auto di quel tale e lo seguiva. Per fortuna.
Semaforo rosso. Maledizione.
Non oso passare con il rosso.
Batte il pugno sul volante mentre aspettava che scattasse il verde.
«Avanti, avanti!»
Scatto il verde. Bodie balzo avanti.
Ho rubato questa macchina.
Ho picchiato quel poveraccio e gli ho rubato l’auto.
C’e un’ondata di criminalita, amici.
Dio santo.
Ieri ero un tranquillo studente, oggi sono un criminale.