Il dottor Laval volle che Annie non riprendesse la scuola prima di tre settimane, come minimo. La bambina rimase quasi sempre in casa, giocando con i suoi nuovi balocchi o smaltendo con grandi dormite i postumi dell’operazione. Ma il tempo primaverile era una tentazione e lei non vedeva l’ora di uscire e giocare.
In una calda e soleggiata giornata Vera e Annie stavano gustando un gelato in cucina e finalmente la madre annuncio quello che Annie aveva tanto atteso. «Questa mattina ho parlato con il dottor Laval. Ha detto che oggi puoi stare fuori un pochino. Ma, mi raccomando, non stancarti troppo correndo su e giu. Okay?»
«Okay», rispose la bambina. Termino in fretta il suo gelato, facendolo gocciolare sulla maglietta.
«Attenta!» la rimprovero Vera.
Lei non le diede nemmeno retta. «Andiamo!» esclamo.
Vera non si era aspettata l’invito. «Senti, tesoro, ho ancora da fare in casa. Perche non esci da sola? Io ti guardero dalla finestra della cucina.»
«Oh, dai, mammina! E la prima volta che esco.»
Vera si arrese all’entusiasmo della figlia. «E va bene», acconsenti. «Fammi almeno finire il mio gelato… senza sporcarmi il vestito.»
Il gelato di fragola fu inghiottito alla svelta e Vera prese Annie per mano. «Andiamo!» disse con vivacita. «Ti spingero sull’altalena, ma pianino, e niente acrobazie.»
Si avviarono verso la porta, con Annie che tirava sua madre e le saltellava intorno. Vera fece scattare la serratura e giro la maniglia.
In quel momento Annie si immobilizzo.
«No!» grido e indietreggio.
«Che cosa ti prende?» le chiese Vera.
«Non esco!»
La madre, stupita e irritata, le domando: «Che cosa?»
«C’e qualcosa sul prato, mammina! L’ho visto proprio ora. E un pezzo di vetro. Mi tagliera!»
Vera si inginocchio e strinse a se Annie, che aveva cominciato a tremare. «Su, perche pensi una cosa del genere? Sono uscita questa mattina e il prato era bellissimo!»
«C’e un pezzo di vetro!» insiste la bambina.
«E com’e finito li?» ribatte Vera.
«Non lo so, ma c’e!»
«Ascolta», comincio Vera dolcemente, «facciamo cosi. Io esco e ti sto davanti. Guardero proprio bene e anche tu guarderai. Vedrai che non c’e niente.»
Annie si allontano di un passo dalla madre. «No!» ribatte.
«Si, invece», disse Vera, sempre dolcemente. «Devi vedere tu stessa.»
«Ho gia visto.»
Allora Vera si alzo e la prese per mano. Provava una certa irritazione verso la figlia, ma l’attribui alle lunghe settimane durante le quali era rimasta confinata sola in compagnia di una bambina. Si controllo e si mantenne comprensiva ma decisa.
«Su!» esclamo. «Guarda com’e pulito il prato. Vedi nessun pezzo di vetro?»
«C’e!»
«Allora andremo a cercarlo. Se lo troviamo, lo buttiamo via, cosi puoi giocare fuori.» Comincio a tirarsi dietro Annie, chiedendosi perche mai si fosse di colpo spaventata all’idea di uscire di casa.
«E vicino al tavolo da picnic», disse Annie sommessamente. «L’ho visto.»
«Che cosa?» Vera cominciava a rendersi conto che le paure di Annie erano un altro dei suoi ‘sogni a occhi aperti’ o ‘visioni’ o che altro fossero. Preoccupata e smarrita, si diresse cautamente verso il tavolino da picnic.
«Cosi lo vedrai!» sbotto Annie. Si libero dalla mano di Vera e rientro di corsa in casa.
Vera si fermo e ispeziono con lo sguardo ogni centimetro del prato.
E allora vide il riflesso scintillante.
Una scheggia di vetro, aguzza e minacciosa, sporgeva dal terreno, esattamente la dove Annie aveva detto. Chiunque, camminandovi o cadendovi sopra, si sarebbe gravemente tagliato.
«Mio Dio!» mormoro Vera. Sconvolta, si copri il viso con le mani, indietreggiando istintivamente. Si sforzo di padroneggiarsi, dicendosi di non perdere la testa. Sii razionale, si esorto. Ragiona. Doveva esserci una qualche spiegazione, proprio come i medici avevano sostenuto. Erano tutte piccole, banali coincidenze. Non era forse cosi?
Probabilmente Annie faceva un po’ di scena per darsi importanza, per essere al centro dell’attenzione. Magari aveva scorto dalla finestra quel pezzo di vetro. Vera guardo verso casa: il tavolo da picnic impediva assolutamente di notare il vetro. La bambina era rimasta sulla porta del retro a osservarla, evidentemente sconvolta. Per un attimo Vera scordo le proprie supposizioni e torno dalla figlia. La porto sul divano in soggiorno e l’abbraccio.
«Non aver paura di quello stupido pezzo di vetro», le disse. «Mammina lo buttera via.»
Ma era decisa ad andare a fondo sull’episodio.
«Annie», chiese all’improvviso, «voglio che tu dica alla mamma la verita, come hai sempre fatto.»
«Okay.»
«Come sapevi che il vetro era li?»
«Te l’ho detto. L’ho visto nella mia testa.»
«Sei sicura di non averlo gia notato prima?»
«Non l’avevo mai visto», insiste Annie.
«Forse una delle tue amiche lo ha visto e te l’ha detto.»
«Non mi ricordo nessuno che mi abbia detto una cosa del genere», replico Annie.
«Non te lo ricordi?»
«E cosi.»
Vera ne fu stranamente sollevata. Forse un altro bambino aveva visto il pezzo di vetro e ne aveva parlato. Ma cio non spiegava le altre visioni della figlia.
Estrasse dal terreno la scheggia e la mise nella pattumiera mentre Annie la sorvegliava dalla finestra. Poi, lasciandola a divertirsi con un gioco di pazienza, ando in camera da letto e telefono in studio al cognato. Non le piaceva disturbarlo, lui era sovraccarico di lavoro e aveva perso un sacco di tempo quando Annie era stata in ospedale, ma non sapeva a chi altro rivolgersi. Roberta probabilmente avrebbe riso di tutta la faccenda, ma Ned era il fratello di Harry, sicuramente le avrebbe dato retta.
Lo studio di Ned era un ambiente elegante con mobili di noce, quadri di pregio e un grande tappeto orientale. Si diceva fosse il piu bello studio legale della Contea di Westchester ed era stato fotografato per
Nella stanza prima dello studio lavorano due segretarie e un procuratore. Le macchine per scrivere IBM, elettroniche, erano sempre in azione, i telefoni non tacevano mai. L’aura del successo spirava in ogni angolo e la maggior parte dei clienti di Ned riteneva che se lo meritasse. La disponibilita e la premura che lui dimostrava per la cognata erano concesse a tutti coloro che rappresentava.
Quando Vera telefono, stava lavorando a un contratto di vendita per uno stabile di appartamenti. Si fece subito passare la comunicazione.
«Ha avuto un’altra visione», gli riferi Vera, senza preamboli.
«Riguardo a che cosa?» domando lui, diventando improvvisamente teso.
Lei gli descrisse l’episodio. Ned, appoggiato allo schienale della sedia anatomica, ascolto e fece qualche domanda… ma continuo nel proprio lavoro. Prese appunti e riusci anche a riscontrare su un testo un paragrafo del contratto mentre Vera parlava.
«Non vedo problemi», sentenzio alla fine. «Magari Annie fa un po’ di scena. Ultimamente ha ricevuto un sacco di attenzioni e adesso la sua vita sta tornando quella di sempre. Probabile che voglia di piu.»
«Ma queste cose hanno un’impronta comune, Ned», insiste Vera. «In ospedale voleva mettermi in guardia contro quell’auto. Poco fa voleva impedire che io potessi tagliarmi. Sembra, so che e pazzesco, sembra che veda il