rendersi conto di cio che la faccenda comporta. Quanti sono i bambini che sognano di cadere sulle rotaie di un treno?»

«Un sacco, sono pronto a scommetterlo.»

«Subito dopo che e realmente accaduto a Topeka?»

«Come sarebbe a dire?»

«Una bambina cadde, o fu sospinta, giu da un traliccio a Topeka, poche ore prima che Annie si ammalasse. Poi Annie ebbe questa visione.»

Goodpaster si strinse nelle spalle. «Il mio campo e la psichiatria», rispose. «Si rivolga a quelli che pubblicano certe cose.»

«Non stimola il suo interesse, proprio per niente?» chiese Birch.

«No, no davvero. Probabilmente qualche infermiera ha accennato a quell’episodio mentre Annie era semicosciente. Lo ha registrato nel cervello. Ecco tutto.»

«Impossibile.»

«Perche?»

«Perche l’episodio non fu riferito in nessun modo da New York se non la mattina seguente… dopo che Annie aveva raccontato il suo, gia, il suo sogno. Nessuno poteva avere saputo la notizia in precedenza.»

«Be’», ribatte Goodpaster, «allora il mistero lo risolva lei. La terra occupato.» Sguscio oltre Birch e si precipito in studio, salutando, strada facendo, qualche bambino e la sua assistente.

«Ehi, dottore», gli grido dietro Birch, ma Goodpaster fece orecchie da mercante. «Dottore», ripete Birch, «che cosa significa ‘ci protegge lei’?»

Goodpaster ignoro la domanda e Birch lascio l’ospedale, chiedendosi quale potesse essere la risposta. Decise di tenere in sospeso il suo articolo. Spesso aveva come norma di accumulare e tenere da parte il materiale finche non disponeva di un qualche elemento essenziale. Dapprima aveva pensato che si trattasse soltanto di un articolo tipo ‘famiglia sconfigge la cattiva sorte’. In quel momento intui che era molto di piu. Si rendeva conto che i sogni di Annie potevano essere davvero solo sogni e che forse gliene sfuggiva la spiegazione ovvia. Era cosi che di solito andava a finire in quelle storie piu strane di un romanzo. Ma nel caso di Annie McKay c’era qualcosa che lo attirava. Non riusciva a togliersi dalla testa il terrificante rapporto tra la tragedia di Topeka e la visione di Annie. Forse, penso, ma solo forse, era qualcosa che giungeva da un’altra dimensione, da una potenza ultraterrena.

O forse lui era soltanto un cronista annoiato che aveva lasciato una famiglia del cui dramma si era gia occupato sul giornale, un cronista che attribuiva un significato assolutamente inesistente a delle circostanze che erano solamente bizzarre.

5

Vera e Ned affiancarono la sedia a rotelle di Annie, mentre un’infermiera la spingeva verso l’ascensore. Annie tornava a casa. I suoi occhiali erano solo leggermente scuri e la bimba sarebbe probabilmente stata in grado di farne a meno di li a qualche settimana. Il leggero ematoma era scomparso.

Annie indossava una camicetta di velluto rosso e una gonna in tinta. Teneva in grembo il suo cane di pezza. Cronisti e fotografi le si affollarono attorno. La piccola che aveva riacquistato la vista era una celebrita, un argomento che emozionava sempre i lettori.

Le infermiere applaudirono, secondo una tradizione del reparto pediatrico, mentre Annie passava. Altri piccoli pazienti erano fermi sulla soglia delle loro stanze, con l’aria di chi e dimenticato, desiderando di poter tornare a casa anche loro. Annie li saluto gioiosa, agitando le mani e promettendo di farsi viva.

Un radiocronista piazzo davanti al viso di Annie un registratore portatile. «Annie, che effetto fa vedere di nuovo?»

La faccia di Ned assunse un’espressione sdegnata per la cinica domanda.

«E bello», rispose Annie, sorridendo.

«Ti sei fatta degli amici qui in ospedale?»

«Si. Mi hanno dato il loro numero di telefono e verremo a trovarli.»

«Hai pregato molto?»

«La mia mamma lo fa per me.»

«E tuo papa?»

Cadde di colpo il silenzio. Vera e Ned fissarono il cronista. Ned stava per intervenire quando Annie rispose.

«E andato via.»

Il radiocronista accuso il colpo e arrossi. «Buona fortuna, Annie», concluse, «da tutti i nostri ascoltatori.»

Annie fu condotta nell’ascensore, le cui porte si chiusero.

Dato che l’auto di Vera era ancora in riparazione fu Ned a portare a casa lei e Annie attraverso le tranquille vie di Tarrytown. Alla vista di luoghi a lei familiari Annie si rianimo: i movimenti del suo corpicino divennero piu scattanti, piu eccitati, piu simili a quelli di ogni altro bambino.

La casa dei McKay era un edificio a due piani, di arenaria rossastra e con stucchi, situata in uno dei quartieri piu vecchi della citta. Aveva, diceva qualcuno, un aspetto abbastanza comune, poco appariscente, che rifletteva la determinazione di Harry di non gareggiare con la gente nuova e brillante di Tarrytown. Il prato era ben tenuto, ma piccolo, e le macchie di arbusti esprimevano, piu che il gusto di un giardiniere, il tocco dilettantesco di Harry e Vera.

Quel giorno, sebbene in strada fossero parcheggiate parecchie automobili, Annie non sospetto che fosse stato organizzato in suo onore un party di benvenuto. Quando la bambina fece il suo ingresso in casa, una folla di amici e vicini la circondo. La confusione era enorme, quasi insopportabile. Annie ricevette baci e pacche sulla schiena da averne a sufficienza per tutta la vita. Arrivo anche il dottor Laval a portarle, come le aveva promesso, la torcia elettrica. C’erano i suoi insegnanti e molti compagni di scuola a raccontarle in lungo e in largo che cos’era successo a scuola durante la sua assenza.

Roberta Moran era una donna ben piazzata, di trentacinque anni, amica intima di Vera. Abbraccio Annie, cosi come fece sua figlia, che era nella stessa squadra delle Giovani Esploratrici di Annie. Roberta diede a quest’ultima un pezzo di torta e poi ando ad aiutare Vera. «Siamo amiche per che cosa?» le disse quando Vera volle opporsi.

Anche Lily Singleton, capo dell’Associazione genitori e insegnanti, una delle donne piu impegnate della citta, capito li per qualche minuto. Raramente faceva visite di convenienza e Vera fu particolarmente commossa dalla sua premura. Snella, sulla quarantina, dai modi sbrigativi, Lily Singleton diede per quasi tutto il tempo una mano a Roberta Moran, bisbigliando con lei, cosa che sorprese Vera, che non sapeva neanche che Roberta e Lily si dessero del tu. Vera si rese conto che era stata cosi assorbita dalle vicende di Annie da aver perso ogni nozione degli avvenimenti locali.

La bambina ricevette molti regali, ma continuo a tenersi stretto il cane di pezza che lo zio le aveva portato. Ned scatto fotografie e Annie era al settimo cielo per tutte quelle attenzioni… e per i doni.

Ma, mentre Ned stava per scattare un’altra istantanea, la bambina sembro di colpo estraniarsi e sbarro gli occhi nel vuoto. Ned abbasso la Nikon. «Che cosa ti succede, tesoro?» domando ansiosamente. «Annie, non ti senti bene?»

Lei lo guardo, ma non rispose. Nella mente, pero, vedeva una scena nuova e paurosa: la madre che scivolava sul pavimento della cucina e batteva un polso contro un armadietto. Ma, nella confusione che le era intorno, lascio che la visione svanisse, senza dire niente anche se assalita dall’impulso disperato di gridare e correre dal dottor Laval. Il baccano degli ospiti era addirittura intimidatorio, l’atmosfera troppo eccitata. La visione spari come se non fosse avvenuta.

«Annie, stai bene?» insiste Ned.

«Si», rispose lei quasi impercettibilmente.

«Allora girati da questa parte e sorridi.» Ned punto di nuovo la macchina fotografica.

Qualche minuto piu tardi Vera scivolava sul pavimento della cucina, picchiando forte il polso contro la dispensa. La botta era dolorosa, ma non grave, per cui Vera non ne parlo con nessuno.

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