martello che abbiamo trovato nel suo garage.»

Vera dovette farsi forza per guardare dentro la scatola.

Di colpo si ritrasse.

Una vampata di furore le accese il volto.

«Quello non e mio!» grido.

«Su, Mrs. McKay», disse Simeon, «lei sa…»

«Non e mio!» ripete lei. Poi, con un movimento brusco, si giro verso Ned. Lo guardo, in un primo momento quasi serenamente, come schernendolo. Poi si alzo lentamente e supero la breve distanza che la separava dall’altra estremita del divano, dove il cognato, attonito, era seduto.

Il viso di Vera era tornato ad avvampare di un furore piu intenso, piu bruciante. Di colpo, protese l’indice agitandolo davanti a Ned e poi puntandoglielo direttamente contro.

«E suo!» disse con voce dura come l’acciaio.

Choc per tutti. Ned apparve stupefatto, la bocca aperta. Vera gli si avvicino ancora di piu. Protese l’indice e picchio dritto nel petto di Ned… forte.

«E il tuo», disse tagliente. «Tu l’hai ucciso. Tu hai ucciso il mio Harry!»

16

«Vera», disse Ned, «questa e un’assurdita e tu lo sai.» Si rivolse a Simeon: «Il martello apparteneva a mio fratello. Ce l’aveva da anni. Veniva da casa dei nostri genitori».

«Non e vero!» esclamo Vera. Comincio a percuotersi le ginocchia con le mani, agitando selvaggiamente la testa.

La Neuberger sedeva, silenziosa. Guardo con attenzione Vera, quindi Ned e infine Simeon. «Che prova ha lei», chiese bruscamente, «che questo martello appartenesse a Harry McKay?»

Il detective si strinse nelle spalle. «Era nel suo garage», rispose.

La Neuberger sbuffo, sprezzante. «E questa e una prova? Sarebbe bastata a Sherlock Holmes?»

«Comunque, signor Simeon», disse con forza Ned, «questo non rende colpevole Vera McKay, ne rende colpevole me, naturalmente. Mia cognata e chiaramente sconvolta. Non si rende neanche conto di quello che dice. Non penso che, ora come ora, possa sostenere oltre questo…»

«No!» insiste Vera. «Voglio parlarne. Parliamone finche la faccenda non e chiarita!»

«Vera, ascoltami! Sono il tuo avvocato. Sono…»

«No! Non me ne importa! Questo martello e tuo, Ned.»

Ned sbircio Simeon. «Non e piu lei», commento a bassa voce.

«Signora», domando il detective, ignorando per il momento Ned, «se il martello e di Ned McKay, dov’e quello di suo marito?»

«Non lo so», ribatte Vera. «Come posso saperlo? Non badavo a cose del genere. Forse l’assassino… Dio sa che cosa. Non ho ucciso mio marito. Per quale ragione avrei dovuto farlo?» Scoppio in singhiozzi disperati.

«Be’», rispose Simeon, ritenendo necessario chiarire fino in fondo la propria posizione agli effetti futuri, «moltissime di quelle donne pensavano che una ragione lei ce l’avesse, signora.»

«Non rispondere!» le ordino Ned.

Ma Vera si giro ancora di scatto verso di lui. «Perche non mi difendi?» lo imploro. «Perche non dici niente?»

«Vera, sono un avvocato. C’e tempo e luogo.»

«Tu mi stai abbandonando! Certo, ci sei di mezzo!»

«Vera, smettila!» Ned scatto in piedi. «Nessuno ti sta abbandonando, ma sei nei guai. Lo capisci o no? Hai un problema legale di fronte.»

«Che cosa vuoi dire?» le chiese lei, furibonda.

«La polizia ovviamente ritiene… be’, ne parliamo dopo.»

«No! Adesso!»

Ned abbasso gli occhi, cercando di evitare lo sguardo della cognata. «Vera», disse, «non riesco personalmente a credere che tu abbia ucciso Harry. Ma altri lo credono. Non mi ero mai accorto di nessun serio attrito tra voi due. Forse non vedevo quello che avrei dovuto vedere.»

Vera ascoltava in un silenzio stupefatto.

«Tutti noi vorremmo ignorare quanto hanno affermato quelle donne», prosegui Ned, «e sono certo che ne dimostreremo l’inconsistenza. E il martello… era di Harry, Vera. Quando mi hai accusato d’avere ucciso mio fratello, anche se eri sconvolta, ho capito che si e trattato soltanto di un meccanismo irrazionale di difesa. Stavi cercando di distogliere l’attenzione dal fatto che era il martello di Harry.»

«Perche mi stai facendo questo?» gli domando Vera, disperata.

«Non ti sto facendo niente», ribatte Ned. La sua voce divenne suadente, quasi mielata. Una voce fiduciosa e convinta. «Affronterai il processo, Vera. Io ti aiutero. Mi cavero il sangue per te, se sara necessario. Non posso accettare il fatto che tu abbia ucciso Harry.»

A Simeon parve di scorgere delle lacrime negli occhi dell’avvocato.

Ned si accosto a Vera e le mise una mano sulle spalle. «Qualsiasi cosa tu abbia o non abbia fatto», le disse, «non posso odiarti, nemmeno dopo la tua terribile accusa contro di me. Questa faccenda e una tragedia per tutti noi, e specialmente per Annie, cui adesso voglio bene piu che a chiunque altro, compreso Harry.»

Nella stanza piombo un lungo, pesante silenzio che Simeon aveva sperimentato molte altre volte. Un momento tipico e ricorrente quando non c’e piu altro da dire, quando ha parlato l’evidenza, quando le carte sono tutte in tavola. Nessuno era soddisfatto. Nessuna persona con un po’ di umanita, penso Simeon, poteva rallegrarsi di quanto era successo alla famiglia McKay di Tarrytown.

Il passo successivo fu uno dei piu penosi della sua carriera di detective. Lentamente, con riluttanza, si tolse di tasca un paio di manette.

«No!» si ribello Ned. «Questo non e necessario. Sono sicuro che Mrs. McKay capisce l’importanza di collaborare. Verro e restero con lei, finche sara necessario.»

«Benissimo», rispose Simeon, mettendo via le manette.

L’ufficio «registrazione» al comando di polizia era tipico. Un annoiato e panciuto sergente sedeva a una grande scrivania, posta su una piattaforma alta trenta centimetri. Il locale era scarsamente illuminato, con deprimenti pareti grigiastre. Puzzava di sigari scadenti.

Vera sedeva su una lunga panca di legno, aspettando il suo turno, con Simeon da un lato, Ned dall’altro e la Neuberger vicina al detective. Vera era muta, come in trance, incapace di registrare il fatto che stava per essere formalmente accusata dell’assassinio del marito. Sembrava tutto un incubo, qualcosa che sarebbe svanito all’alba, qualcosa di bizzarro, di cui si sarebbe occupato Ned.

«McKay, Vera», cito il sergente, come se stesse spuntando delle voci dall’elenco della spesa.

Fu Ned a far alzare a meta la cognata dal sedile. Simeon li guido fino alla scrivania in mezzo al chiacchiericcio degli altri arrestati.

Vera senti a malapena quello che segui. Vi fu un rapido scambio di parole tra Ned e il sergente, che butto giu qualche dato. Qualche minuto piu tardi, Vera si trovo in un’altra stanza attigua alla prima, in piedi di fronte a un anziano e indifferente magistrato con tanto di toga, seduto su uno scanno ad ascoltare le imputazioni, al ritmo di una al minuto.

Di nuovo le parole fluirono come un ronzio confuso e Vera non si rese nemmeno conto che veniva messa in liberta provvisoria, sotto la responsabilita di Ned, dietro una cauzione di venticinquemila dollari, che lui stesso verso.

Poi fu riaccompagnata a casa, ma quell’esperienza aveva cambiato per sempre la sua vita.

Sebbene molti della stampa l’avessero previsto, persino sperato, la notizia dell’imputazione di Vera per l’assassinio di Harry McKay esplose come una bomba. I cronisti andarono a nozze con le vicende del caso McKay e munsero tutto il possibile dalla situazione in cui Vera si veniva a trovare. Due giornalisti, addirittura, firmarono un

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