«Lo stesso sogno che ho avuto anche la notte prima», disse Annie. «La mamma se ne andava via, come papa, ma non era morta.»

«Capisco. E tu, mentre tutto questo succedeva, dormivi sempre?»

«Si. Come la notte ancora prima.»

La Neuberger sondava la bambina per accertarsi che avesse avuto un sogno, non una nuova visione. Ora ne era sicura. «Questa volta la mamma dove andava?» le domando.

Annie abbasso gli occhi.

«Devi dirmelo. L’altra notte hai detto che andava in un bosco. Anche questa volta nello stesso posto?»

«No», rispose Annie. «Il poliziotto, la portava via lui, come hanno detto alla TV.»

Vera si agito. Aveva cercato di mantenere l’atmosfera di casa normale, per quanto possibile, di fronte alla dura prova che l’attendeva, ma Annie a volte aveva sentito i telegiornali, che inevitabilmente avevano parlato del probabile arresto di Vera, e aveva compreso fin troppo bene.

«La TV si sbaglia, tesoro», disse Vera tentando di rassicurarla.

«Pero continuano a dire cosi», ribatte Annie. Guardo la madre, desolata. «Ti metteranno in prigione?»

«No», disse Vera, lottando per mostrarsi calma. «Annie, e tutto uno sbaglio.»

Allora intervenne la Neuberger. «Parlami ancora del sogno», chiese alla bambina.

«Non c’era poi molto altro.»

«Dimmelo lo stesso.»

«Mettevano in prigione la mamma e lei doveva indossare un vestito buffo, quello che una volta ho visto in un film. Mi venivano attorno dei bambini. Restavano qui davanti a casa e gridavano.»

La Neuberger vide le lacrime spuntare negli occhi di Annie. «Che cosa gridavano?»

Annie guardo Vera, quasi per scusarsi. «Gridavano: ‘Tua mamma ha ucciso tuo papa!’» Poi scoppio a piangere, respinse la sedia cosi violentemente da farla quasi capovolgere e cerco di abbandonare la tavola.

Vera l’afferro per un braccio. «Sono dei bugiardi!» proruppe, dimenticando che si trattava solo di un sogno. «Annie, io volevo bene a papa. Non lo sai?»

Ma la bambina, spaventata dalla reazione della madre, cerco di divincolarsi. «Lasciami andare!» grido.

«No!» si ostino Vera. «Non voglio che tu gli creda! E tutto un errore, Annie! Vedrai!»

«La lasci andare», l’ammoni, calma, la Neuberger. «Vuole restare per conto suo.»

Vera ubbidi e la bimba corse su per le scale e si sbatte dietro la porta della sua camera.

Negli occhi di Vera si riflettevano la paura e l’angoscia. «Sospetta di me», disse alla Neuberger con voce tremante, tormentandosi le mani.

«C’era da aspettarselo», spiego pacatamente la Neuberger. «La mente infantile e facilmente influenzarle, ecco perche i bambini si fanno irretire da estranei. Lei deve aspettarsi dei problemi con Annie finche questa mostruosa menzogna non si dimostrera falsa.»

«Se», mormoro Vera.

«Non ho capito. Che cosa, se?»

«Se sara dimostrata falsa. Tutta quella gente e contro di me. Non riesco a sperarlo.» Vera era madida di sudore freddo. «Il martello e di Ned. So che e suo.»

Stava cominciando a divagare, senza concatenare troppo le idee, ma la Neuberger sapeva che era un bene, una specie di sfogo. Vera tacque, con gli occhi che saettavano intorno alla stanza, come se sospettassero di ogni cosa. «Lui sapeva che il martello e suo!» esplose poi. «Perche non l’ha detto? Ci vuole bene. Mi occorre un avvocato.»

Si volto guardando un cassetto vicino all’acquaio della cucina, si alzo all’improvviso e vi si diresse. Dal piano di sopra arrivavano chiaramente i patetici singhiozzi di Annie. Vera apri il cassetto e ne tiro fuori una busta. «L’ho avuta qualche giorno fa», spiego alla Neuberger. «L’ho messa qui e non ci pensavo neanche piu. Chissa dove avevo la testa.»

«Che cos’e?» domando gentilmente la psicanalista.

«E di Mr. Birch del News. Da quando mi ha indirizzata a lei, credo si consideri mio consigliere permanente.» E rise, nervosa. «Ha un avvocato per me.»

«Dovrebbe intendersene», commento la Neuberger. «E l’amico di tutti gli imbroglioni.»

Vera trasse la lettera dalla busta. Era scritta su carta del Daily News, macchiata di ditate lungo gli orli. Vera fisso il nome che Birch aveva battuto a macchina: elwood P. frain. Poi lui aveva aggiunto di suo pugno: «Se la Neuberger le va, questo signore le piacera ancora di piu. E il migliore».

«Voglio vedere questo tizio», dichiaro Vera alla Neuberger. «E al piu presto.»

Fisso ancora la lettera, consapevole che la sua esistenza presto si sarebbe incrociata con l’illustre avvocato difensore Elwood P. Frain.

17

Occorsero solo quaranta minuti al gran giuri della Contea di Westchester per raggiungere una decisione sul caso del Popolo contro Vera McKay, iscritto a ruolo sotto il numero 63457. Un sorridente Richardson Tremont usci dalla sala delle udienze, attraverso un corridoio coperto da una passatoia e raggiunse una piccola saletta per le conferenze, per leggere la seguente dichiarazione a un ansioso gruppo di cronisti:

«Il gran giuri ha rinviato a giudizio Vera McKay per l’assassinio premeditato del marito. Sono estremamente soddisfatto di tale decisione e credo che la macchina della giustizia stia procedendo nella direzione giusta. Mi riprometto di aprire il procedimento entro quattro settimane all’incirca e non ho dubbi sul suo esito».

Tremont gongolava. Larry Birch, nauseato, si rintano in fondo all’atrio. Era il tipico comportamento da gran giuri, penso, con i giurati che facevano esattamente cio che il giudice istruttore aveva chiesto. Dopo la sua dichiarazione, Tremont poso sorridente per i fotografi. Segretari e giovani di studio fecero capolino nella saletta per gettare un’occhiata a quello storico evento e arricchire il bagaglio dei loro pettegolezzi.

Ned McKay ricevette per telefono nel suo studio la notizia del rinvio a giudizio. I giornalisti piombarono da lui, sollecitando la solita dichiarazione di sorpresa e di contrarieta. Ned li ricevette e parlo senza consultare appunti, esponendo quanto, per una maggiore efficacia, aveva imparato a memoria.

«Sono turbato», disse, «da cio che e accaduto questa mattina. Naturalmente mia cognata e innocente finche la sua colpevolezza non venga comprovata, ma l’idea che abbia potuto compiere quello di cui e accusata mi sconvolge. Non ho mai notato in lei nessuna tendenza criminale.

«La mia angoscia e in particolare rivolta a sua figlia Annie, che, in questi ultimi mesi, e passata attraverso cosi penose vicende. Faro tutto quanto e in mio potere per aiutarla in questa dura prova.»

Era una strana dichiarazione, priva di quella sdegnata difesa di Vera che tutti si erano aspettati. Birch non era andato nello studio di Ned, ma ne senti i commenti dalla sua autoradio. Si avverava cio che tante altre volte aveva visto: verdetto di colpevolezza, precipitoso e a furor di popolo.

Lo studio dell’avvocato Elwood P. Frain era degno di un re, cio che lui riteneva appropriato alla sua posizione tra i luminari del foro. Perche Frain, a volte stigmatizzato per le sue eccentricita, era temuto dai colleghi per la sua smaliziata destrezza procedurale. Durante i trentaquattro anni della sua carriera aveva perso esattamente quattro cause, tutte e quattro riguardanti assassini la cui innocenza non sarebbe stata dimostrabile neanche da un dio.

Vera e la Neuberger erano sedute nel regale ufficio, in attesa che il Grande Uomo emergesse da una conferenza che si svolgeva in un antistudio. Vera era impressionata dall’arredamento. La scrivania di Frain era lunga due metri e mezzo, con il piano in marmo massiccio del Vermont, su cui spiccava un antico calamaio d’oro. Il telefono era placcato oro, la matita a scatto, li a fianco, di puro platino. Il pavimento scompariva sotto un autentico tappeto rosso afgano, alto due centimetri e mezzo. Ogni armadietto, ogni scaffale erano un pezzo di antiquariato italiano. Anziche la tradizionale illuminazione di un ufficio, Frain si serviva di due lampadari di cristallo, di modello esclusivo, in vetro Steuben.

Di colpo, una pesante porta di quercia venne spalancata. Una figura irruppe di slancio nello studio. «Mrs.

Вы читаете Visioni di terrore
Добавить отзыв
ВСЕ ОТЗЫВЫ О КНИГЕ В ИЗБРАННОЕ

0

Вы можете отметить интересные вам фрагменты текста, которые будут доступны по уникальной ссылке в адресной строке браузера.

Отметить Добавить цитату